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Polizia Provinciale restituisce capriolo all'oasi protetta

pubblicato il 09/01/2014, ultima modifica 09/01/2014

Nonno Mario Pegoraro, i “cuccioli” Ilaria e Alessio, Scilla (ma per tutti Sila), splendido esemplare di pastore tedesco e poi lei, Camilla, capriolo salvata da morte sicura dopo pochi giorni di vita. Tutti assieme appassionatamente, ma con il sorriso velato di tristezza, nella foto di addio scattata prima del distacco. Immagine di una storia vera ed emozionante, di quelle che riempiono la Tv a Natale ma che per una volta supera la fantasia dei registi. Una storia di bei sentimenti, che seguirà ora il corso della Natura ma che pure, nonostante il distacco, lascia in chi l'ha vissuta, e nelle persone che la leggeranno, un sorriso dolce e gli occhi un po' umidi.

Tutto inizia sette mesi fa, in piena estate, ma come in un film che si rispetti il primo fotogramma mostra un gruppo di agenti del distaccamento di Vicenza della Polizia Provinciale che liberano l'ungulato nell'oasi protetta di Novoledo, a poca distanza da una famiglia di caprioli. Camilla lascia la sua gabbia un po' confusa, non è la “sua” fattoria. E dove sono il cane, i gatti, le mani delicate di quell'uomo forte che ogni sera la imboccava? Lo spazio è enorme, invitante, e lei se ne va. Non si sa ancora il finale, ovvero se Camilla supererà la diffidenza e l'esperienza trascorsa avvicinandosi al branco e se questo adotterà il nuovo arrivato, ma la trama è fantastica e mette in secondo piano pure un fatto gioioso come quello della restituzione di un animale alla sua vita ed ai suoi istinti.

Tutto ha inizio, si diceva, nel giugno scorso in via Palù a Mossano quando la signora Miriam vede, sdraiata sull'asfalto, in mezzo alla strada, un cucciolo femmina di capriolo. Perso dalla madre e appena schivato da un trattore. “Ho chiamato subito gli agenti provinciali e poi l'ho raccolta. Era spaventata, denutrita, spossata. Quasi pronta a morire. Gli agenti, che conoscevano papà, in via del tutto eccezionale ci hanno permesso di accudirla”. La casa di via Cà Dolfina, a Ponte di Barbarano, diventa da quel momento un piccolo Eden di armonia e la nuova inquilina viene ribattezzata Camilla. Mario, 72 anni a breve, e Sila si alternano nel ruolo di mamme. “Grazie a una pompa morbida, le ho dato il latte delle capre che ho in stalla. Poi ho cominciato con il biberon”. Cinque, sei volte al giorno, mentre la femmina di pastore tedesco le lecca il muso teneramente proteggendola come se fosse sua, se l'avesse partorita lei. Anche la gatta Minia non è da meno. Insomma, per sette mesi riempie la casa e le giornate dei Pegoraro, con tutti i bimbi della zona (e non solo loro) che estasiati si fermano ad ammirarla. “Una volta è scappata nel vicino Consorzio – sottolinea Mario – ma quando è arrivata la cagna si è tranquillizzata e l'ha seguito a casa. Una di famiglia, ma ormai era chiaro che era cresciuta e aveva bisogno di ritrovare i suoi spazi. Così abbiamo richiamato la Polizia Provinciale per chiedere di intervenire e far sì che le cose seguissero naturalmente il proprio corso”. Una decisione opportuna e necessaria anche se l'interessato confessa: “Non ho mai dormito questa notte, anzi mi sono pure dovuto misurare la pressione”. Qualcosa di analogo deve aver passato Camilla, svegliatasi nervosa e divenuta improvvisamente così diffidente di fronte a quegli estranei in divisa da rendersi necessario per qualche minuto un guinzaglio. A calmarla, alla fine, ancora le mani callose e amorevoli di Mario ed una ciopa de pan divisa con Sila. Poi l'ultima foto e la gabbia, accolta senza fare storie. Con il furgone seguito dallo sguardo commosso di tutti (“Ma andremo a trovarla, vero papà?”) dalla ricerca affannosa, senza soste di Sila, ritrovatasi improvvisamente sola.

“Spesso e volentieri – sottolineano il dirigente Adriano Arzenton ed il vice-ispettore Alberto Nuciari intervenuti assieme ad altri 4 agenti del distaccamento berico – dobbiamo intervenire per casi di bracconaggio, nei quali le mani di figuri che non hanno alcun rispetto della vita e delle regole diventano strumenti di morte. Qui, invece, mani amorevoli hanno saputo ridare la vita. Sottolineiamo due cose: era una situazione eccezionale, l'animale era condannato a morte certa in quelle condizioni. Pertanto, invitiamo i Vicentini di buona volontà ad avvertirci sempre quando trovano un cucciolo abbandonato o disperso e soprattutto a non cedere alla tentazione di prenderlo subito fra le braccia”. Per non trasformare un possibile lieto fine in un probabile e silenzioso dramma.

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