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La Provincia vince il ricorso contro i cavatori

pubblicato il 19/10/2010, ultima modifica 19/10/2010

A Rosà non ci sarà una nuova discarica. Ma, ciò che conta forse ancor di più, non ci sarà una nuova cava. Perché di questo, in realtà, trattava il progetto presentato in Provincia dal Consorzio Valorizzazione Inerti di Fontaniva, che manifestava la volontà di realizzare una nuova discarica di inerti su un’area su cui avrebbe preventivamente asportato 500mila metri cubi di ghiaia in un’area di estensione inferiore ai 50mila metri quadrati. Come dire che siccome in quell’area non era possibile ottenere un’autorizzazione per la gestione di attività di cava, la si chiedeva per una discarica, su cui però bisognava prima scavare.
La Provincia, in tutta risposta, aveva ritenuto doppiamente impattante il progetto, sia per realizzare lo scavo che per riempirlo con rifiuti inerti, per cui dapprima la Commissione Via Provinciale, poi la Giunta Provinciale hanno bocciato il progetto.
Di qui il ricorso del Consorzio Valorizzazione Inerti, che ha impugnato la bocciatura e chiesto alla Provincia di risarcire un danno qualificato “gravissimo” e quindi quantificabile in qualche milione di euro.
Il Tar Veneto ha dato ragione alla Provincia, assistita dall'Avvocatura interna, e con lei ai tre Comuni che l’hanno affiancata in quanto interessati al progetto: Rosà, Tezze sul Brenta e Rossano Veneto.
“E’ una vittoria prima di tutto dell’ambiente –sottolinea l’Assessore Provinciale all’Ambiente Antonio Mondardo- visto il forte impatto che l’opera avrebbe avuto sul territorio. Ci troviamo in un’area molto delicata dal punto di vista idrico, ed è nostro dovere evitare di esporre la falda acquifera a situazioni di rischio. Oltretutto, vicinissime a questa zona si trovano ex cave dismesse di notevoli dimensioni, per cui è opportuno colmare questi vuoti prima di scavarne di nuovi. E’ una questione, prima di tutto, di buon senso.”
“A ciò si aggiunga -conclude il responsabile della Commissione Via Provinciale Filippo Squarcina- che utilizzare cave abbandonate è un modo per recuperare aree degradate, per cui la Provincia favorirà sempre simili soluzioni, in modo da ridurre al minimo il consumo di territorio e il degrado del paesaggio, limitando le opere che possano avere effetti irreversibili sul suolo.”