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La Provincia in difesa della cascata della Val Civetta

pubblicato il 09/03/2010, ultima modifica 09/03/2010
L'Assessore alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari invia in Regione 19 osservazioni contro l'autorizzazione di una centrale idroelettrica sul tratto terminale del torrente Civetta che restituirebbe l'acqua sull'Astico oltre un chilometro più a valle.

“Condivido lo scetticismo espresso dal presidente del Bacino Astico Leogra, cavaliere Mario Casalini, sul progetto per l'utilizzazione del salto della Val Civetta”.

Sulla richiesta di una ditta privata di realizzare una centrale idroelettrica da 3.650.000 KWh/anno, sul tratto terminale del torrente Civetta e con restituzione sul torrente Astico a circa 1.3 Km più a valle, l'Assessore Provinciale alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari esprime più di una perplessità. Detto che limpianto è del tipo ad acqua fluente e prevede in sintesi uno sbarramento d’alveo del torrente val Civetta, un'opera di presa costituita dal canale adduttore, sghiaiatore e dissabbiatore, va sottolineato come ad una ventina di metri più a valle dell’opera di presa hanno inizio le cascate della Val Civetta, che verrebbero pertanto “chiuse” con conseguenze importanti, se non addirittura pesanti sotto il profilo paesaggistico ambientale.

“Il torrente Civetta – sottolinea Pellizzari - scende dall’Altopiano dei Fiorentini e confluisce nell’Astico, di cui è il principale affluente, subito a valle dell’abitato di Lastebasse, alimentandolo nei periodi di magra. La presenza di fauna ittica è significativa (trota fario, scazzone, rari esemplari di trota marmorata) e nel Civetta si attuano importanti attività ittiogeniche”.

Una premessa necessaria alle osservazioni, ben 19!, che motivano la riserva dell'Assessorato riguardo all'opera e alle motivazioni addotte. Nel mirino la mancanza della valutazione dell'impatto cumulativo con altri elementi di pressione ambientale già attivi sul territorio in oggetto (ed esempio la cava al termine della Val Civetta e la strada di fondovalle), l'inattendibilità scientifica dei dati idraulici di portata, risalenti a 10 anni fa e proposti da un privato, la mancanza dei dati di evapotraspirazione e dell'analisi circostanziata delle curve di durata che sintetizzano le disponibilità idriche presenti nel bacino.

“Non c'è, inoltre, una valutazione adeguata relativa all’impatto della diminuzione di portata sull' Astico che per giunta in periodi di magra resterebbe praticamente in secca per tutto questo tratto. Questo lede anche il diritto dei pescatori di esercitare la propria passione in quella sezione di fiume in pratica per tutto l'anno. Non c'è poi un'analisi costi-benefici ma solo costi, manca ogni riferimento ai fabbisogni energetici che determinano la necessità dell’impianto e la valutazione di alternative strategiche, non si tiene conto dell’impatto che il progetto può avere in primis sul corso d’acqua”.

Per non parlare della riduzione del valore paesaggistico dell'area, che oggi esercita un sicuro richiamo turistico come dimostrano diverse pubblicazioni. Le cascate della Val Civetta, tra le poche presenti in Provincia di Vicenza (altra molto frequentata cascata è la “Montagna spaccata” a Recoaro), costituiscono un sito di particolare fascino turistico, ma una cascata senza acqua è solo una parete rocciosa come tante, priva di grande interesse.

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