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Allarme alghe al lago di Fimon

pubblicato il 31/05/2010, ultima modifica 31/05/2010
A lanciarlo l'Assessore alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari, che al riguardo non usa mezzi termini: “Il lago si sta atrofizzando". Un'intesa con l'Università di Parma per scoprirne le cause.

Lago di Fimon, allarme alghe.

A lanciarlo l'Assessore Provinciale Paolo Pellizzari, che al riguardo non usa mezzi termini: “Il lago si sta atrofizzando. Ovvero sta morendo. La fioritura abnorme delle alghe, la presenza di mucillagine e l'espandersi delle ninfee sta togliendo ossigeno a tutto l'ambiente e determinato la scomparsa della castagna d'acqua. Inoltre anche il canneto si sta riducendo in modo preoccupante e da qualche tempo assistiamo ad una moria preoccupante di lucci, esemplari dai 50 ai 100 centimetri e dal peso considerevole”.

Un vero e proprio bollettino di guerra. Basta del resto una semplice occhiata: l'antico specchio d'acqua è oramai un tappeto verde senza soluzione di continuità. Ovunque spazi lo sguardo. “Fino a qualche tempo fa – continua Pellizzari – c'era appunto il canneto, la zona delle ninfee e, verso il centro, la parte acquatica che veniva impegnata per l'attività sociale dei pescatori e della Lega Navale. Ora non è più così, le alghe hanno invaso tutto rendendo praticamente impossibile, quando non pericolosa, la navigazione”.

Prova ne sia la decisione presa dal presidente della Lega Navale Piergiorgio Xodo di lasciare alla fonda tutte le imbarcazioni dopo dopo l'ultima regata di qualche settimana fa. “Non si riesce più a navigare, neppure a pagaiare, e pertanto siamo stati costretti a scendere a terra. Abbiamo sospeso tutti i corsi a cominciare da quelli promozionali per scuole e piccini”.

Bandiera bianca anche sul versante dei pescatori. E qui il rammarico diventa angoscia di fronte al drammatico spettacolo degli splendidi esemplari di luccio recuperati morti: “Novantasei in pochi giorni – sottolinea Silvano Foladore del Bacino zona Pesca B – e tutti di belle dimensioni. Questo lago è un patrimonio di tutti, vi sono 75 tonnellate di pesce in un'acqua che gli esami di Arpav hanno dichiarato addirittura potabile. Però la proliferazione in atto sta togliendo l'ossigeno al lago. Assistiamo a fenomeni inspiegabili, come la moria di cui sopra e la colonizzazione delle ninfee gialle a danno delle bianche, come se le prime stessero aggredendo le seconde. In più abbiamo dovuto sospendere la caccia al siluro ed al gambero killer, del quale, lo scorso anno, abbiamo catturato 3500 esemplari”.

La soluzione sarebbe la più ovvia: sfalciare periodicamente questo tappeto verde e ovviamente stoccare altrove il materiale asportato. “Sì – conclude Pellizzari – ma finché non veniamo a conoscenza delle cause di questo fenomeno rischiamo solo di mettere delle toppe. Per questo abbiamo contattato l'Università di Parma e spero che a breve il tutto si concretizzi in un protocollo d'intesa e successivamente in un'indagine serrata che ci consenta di trovare le soluzioni più idonee e poi di definire un Piano di gestione”.

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