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Fluoro nell'acqua: presidio e monitoraggio costanti

pubblicato il 08/08/2013, ultima modifica 08/08/2013

La vicenda dell'acqua potabile con presenza di sostanze per fluoro- alchiliche (PFAS) riscontrata recentemente nell’ovest Vicentino è arrivata sui tavoli della Provincia di Vicenza. A Palazzo Folco, su convocazione del Servizio Acqua Suolo Rifiuti della Provincia, si sono riuniti tutti gli attori di questa complicata vicenda, dalla Regione Veneto alla Ulss 5, dall'Arpa Veneto al Comune di Trissino oltre, naturalmente, ai tecnici della Miteni Spa, l'azienda che autonomamente ha segnalato agli uffici competenti i risultati di una indagine condotta sul sito nella quale emerge il superamento di alcuni limiti tabellari dei parametri ambientali.

Un incontro, dunque operativo, per capire come e dove intervenire e porre in atto tutti gli accorgimenti per contenere ed affrontare definitivamente una problematica che sembra avere radici più profonde della falda stessa. Se è vero infatti che Provincia ed Arpav avvieranno tutte le indagini del caso per capire a quanto risale questo inquinamento – tra l'altro numerosi sono stati i passaggi di proprietà nel corso degli anni – e a chi imputare la responsabilità dell'accaduto, dall'altra c'è da porre in atto tutte le misure di sicurezza per evitare che la situazione degeneri. Sebbene, infatti, dichiaratasi non responsabile, sulla ditta Miteni Spa ricade ugualmente l'obbligo e la responsabilità non solo di porre in atto una serie di indagini ambientali ma anche di circoscrivere la contaminazione, evitando che questa si estenda anche al di fuori, con conseguenze facilmente intuibili per la salute dei cittadini e la salubrità della falda.

Oggi è stata formalmente consegnata alla Miteni Spa la relazione del marzo 2013 del CNR da cui emerge la presenza di PFAS nella matrice delle acque sotterranee e da più parti è stata sottolineata la valenza ambientale e igienico-sanitaria del problema nonché le sue dimensioni. Fermo restando le implicazioni di natura sanitaria per cui nelle scorse settimane è stato interessato l’Istituto Superiore di Sanità, è sicuramente positivo, hanno sottolineato Provincia e Comune, che l'azienda abbia ritenuto di segnalare la questione all'autorità competenti, ma ora è tempo di porre in atto tutte le possibili soluzioni. Un invito ad attivarsi quanto prima è arrivato anche dall'Agenzia Regionale di Protezione Ambientale.

Pertanto, in attesa della presentazione del Piano di Caratterizzazione, l'azienda entro 30 giorni, dovrà intanto trasmettere una relazione contenente i risultati delle indagini sulla matrice suolo e acque sotterranee condotte sul sito, le caratteristiche dei pozzi di emungimento già attivati per trattare l’acqua di falda e dei piezometri presenti in loco, il modello concettuale del sito con proposta di approfondito studio idrogeologico specifico, la descrizione dei cicli produttivi attivi e dismessi con uso dei contaminanti riscontrati in falda (PFAS) e la descrizione delle azioni di messa in sicurezza attive e da attivare (con relativo cronoprogramma) con riscontro sulla efficacia ed efficienza della stesse.

Proprio per le conseguenze di carattere ambientale riguardanti la vicenda, la Provincia si è impegnata a istituire e convocare ogni 30 giorni un tavolo tecnico con la ditta per valutare lo stato dell'arte e capire se gli interventi adottati cominciano a dare risposte efficaci. Va da sé che le misure di sicurezza dovranno essere comunque via via implementate e definite in accordo con tutti gli Enti.