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Sotto sorveglianza le acque del Fratta Gorzone sono ok

pubblicato il 21/05/2012, ultima modifica 21/05/2012

 

Mai cullarsi sui risultati raggiunti. E' l'impegno, doveroso ma non così scontato, che l'assessorato provinciale all'ambiente si è assunto negli ultimi anni con un'attività costante di monitoraggio di siti, luoghi ed interventi. L'ultima iniziativa, in ordine di tempo, la sperimentazione adottata sul “tubone” che a Cologna Veneta, via Trissino, scarica nel Fratta Gorzone le acque provenienti dalle valli dell'Agno e del Chiampo. Spiega Andrea Baldisseri, funzionario responsabile del progetto Giada: “Noi sappiamo che quel manufatto rispetta tutti i limiti stabiliti dalla legge però dai territori a valle, del padovano e del veronese, dove viene usata a scopi irrigui, ci è sempre stata fatta la stessa domanda ovvero se sia pericolosa. Vero che ci sono 2 parametri biologici, stabiliti per legge, ed entrambi sono rispettati ma come Giada abbiamo provato ad andare oltre”.

 Prevenire, si sa, è meglio che curare e questo vale anche sotto il profilo economico-amministrativo. Di qui la decisione di attivare uno studio affidando, dopo un concorso, al Laboratorio Hydrotech del Parco Scientifico di Trieste il compito di verificare, sfruttando altri protocolli magari non normati ma scientificamente più aggiornati, la situazione e l'eventuale tossicità delle acque in esame. “Abbiamo pertanto svolto una quindicina di test di diverso tipo per un anno tenendo sotto occhio il Fratta Gorzone. Questo perché, pur trattandosi di acqua dolce, la presenza di un grammo litro di cloruri porta ad avere similitudini con le acque salate marittime o lagunari”.

 Risultato: nessun problema di ecotossicità. Promosso lo scarico del tubone ed anche il lavoro svolto in questi anni sotto la guida dell'Assessore Provinciale Antonio Mondardo. Il quale commenta: “Oggi è stato dato un risultato, frutto di una sperimentazione che è innovazione. La nostra idea è di rendere comunque costante nel tempo questo monitoraggio per tenere d'occhio la situazione ed evitare sorprese. Lo studio è costato 38mila euro proprio in quanto sperimentale, le azioni successive potranno essere svolte a molto meno dal momento che bisognerebbe prendere solo i campioni e fare le analisi”.