Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

E-mail istituzionale info@provincia.vicenza.it

E-mail posta certificata provincia.vicenza@cert.ip-veneto.net

Notizie stampa

Tu sei qui: Home / Notizie stampa / Archivio news / 2011 / Operazione antibracconaggio a Posina

Operazione antibracconaggio a Posina

pubblicato il 06/12/2011, ultima modifica 06/12/2011

 

Un'operazione complessa, avviata dalla prontezza del Maresciallo dei Carabinieri di Posina e portata a termine dagli agenti della Polizia Provinciale, ha permesso di segnalare all'Autorità Giudiziaria tre persone. Si tratta di C. I., residente a Posina, di P.N. e di suo figlio P.M. di Treschè Conca di Roana. Gravi le accuse: per i primi due di aver abbattuto e detenuto fauna alpina stanziale appartenente a specie protetta e per aver omesso di soccorrere una persona in difficoltà, in violazione agli articoli 18 e 30/g della L. 157/92 e art. 593 C.P, mentre al terzo è contestato di aver abbattuto e detenuto, in concorso con i sopra nominati, fauna alpina stanziale appartenente a specie protetta in violazione agli articoli 18 – 30/g della L. 157/92.

I FATTI. Sabato 26 novembre 2011 il Maresciallo Capo dell'Arma Claudio Burello, comandante della Stazione dei Carabinieri di Arsiero, in compagnia di due cacciatori rilevava, in località Val Grande in comune di Posina - luogo molto impervio a due ore di cammino dalla strada più vicina – quella che si sarebbe configurata come una vera e propria azione di bracconaggio. Il Maresciallo, infatti, individuava tre cacciatori che, dopo aver sostato per un certo tempo in una zona della montagna maneggiando un fucile, poi smontato e riposto in uno zaino, nel raggio di poche centinaia di metri recuperavano e trascinavano tre camosci morti. Il sottufficiale, dopo aver a lungo osservato tutta la scena e le persone coinvolte per poi poterle riconoscere, decideva di intervenire in qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria e dopo aver avvertito telefonicamente la Polizia Provinciale cominciava ad avvicinarsi al gruppetto di cacciatori anche in considerazione della difficoltà oggettiva degli agenti provinciali ad intervenire in tempi brevi. A pochi metri dai due più anziani, il Maresciallo si qualificava ma per tutta risposta i due si davano alla fuga. Nel tentativo di fermarli Burello cadeva lungo il pendio della montagna, ferendosi alla testa e a un braccio. Inutili le sue invocazioni d'aiuto e di soccorso rivolte ai fuggitivi, per giunta ad una decina di metri da lui. A soccorrerlo, invece, provvedevano i suoi compagni di caccia. Nel frattempo la Polizia Provinciale, con più pattuglie, si disponeva in modo da chiudere eventuali vie di fuga, identificando tutti coloro che incontravano, cacciatori ed escursionisti. Purtroppo la difficoltà di collegamento telefonico impediva di individuare e fermare i responsabili. Le indagini della Polizia Provinciale, in collaborazione con i carabinieri di Arsiero, di Posina e di Canove, portavano però all'individuazione dei bracconieri e all'immediato riconoscimento da parte del Maresciallo Burello. Veniva recuperato un camoscio morto abbandonato dai cacciatori e successivamente, nel corso di un sopralluogo svolto in data 30 novembre con l’aiuto di un cacciatore presente al fatto, un cane da traccia e il suo conduttore, altri due animali abbandonati probabilmente durante la fuga. Uno di questi era in uno zaino nel quale sono stati trovati anche effetti personali del proprietario. Il tutto è stato sottoposto a sequestro penale con verbale a carico di ciascun responsabile. Inoltre, durante i controlli nelle abitazioni dei tre, venivano riscontrate irregolarità riguardo alla detenzione e alla custodia delle armi per le quali i medesimi sono già stati segnalati all’autorità Giudiziaria con segnalazione a parte.

IL COMMENTO. Deciso e soddisfatto l’assessore provinciale alla Caccia Marcello Spigolon: “Tolleranza zero verso i bracconieri. Da anni da Provincia cerca di gestire oculatamente il proprio patrimonio faunistico, in particolare la fauna tipica alpina. I prelievi venatori della specie camoscio vengono attuati in forma strettamente selettiva, con piani di abbattimento che tengono conto dei dati dei censimenti e che vengono attuati con limitazioni qualitative e quantitative. Ciò ha consentito in pochi anni una presenza sempre maggiore di camoscio sulle nostre montagne. Non permetteremo che azioni sconsiderate vadano a danneggiare questo patrimonio. Un plauso e un ringraziamento al Maresciallo Burello per il coraggio ed il senso del dovere dimostrati. Un grazie ed un riconoscimento alla professionalità del Corpo di Polizia Provinciale e agli agenti che hanno operato direttamente. Grazie alla loro conoscenza storica del territorio e delle persone sono riusciti, sulla base delle testimonianze assunte, a individuare in breve tempo i responsabili”.