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Attilio Schneck: “Solo profughi e impegni certi: queste le condizioni dell’ospitalità”

pubblicato il 20/05/2011, ultima modifica 20/05/2011

Vicenza, giovedì 19 maggio 2011

“Ospitalità ai profughi a due condizioni: che siano effettivamente profughi, cioè provenienti da un Paese in guerra, e che ci sia un impegno scritto del Governo che ne stabilisce termini e modalità.”
Il Presidente della Provincia Attilio Schneck chiarisce la sua posizione mentre esce dalla riunione organizzata dal Prefetto per affrontare con Provincia e Sindaci la questione profughi.
“Condivido la rabbia della gran parte dei Sindaci vicentini -spiega- su cui, ancora una volta, viene scaricata la responsabilità di risolvere problemi di forte impatto sul territorio senza avere a disposizione i mezzi per farlo. Non sono arrivate circolari e non ci sono certezze: solo un ipotetico rimborso, promesso a voce, senza chiarire per quanto tempo bisogna ospitare questi stranieri, che cosa dovranno o potranno fare, dove devono essere alloggiati, chi si occuperà di loro, della loro vigilanza e di garantire la sicurezza delle comunità che li ospitano.”

Di fronte a tanta incertezza e a tanta precarietà il Presidente si schiera dalla parte dei Sindaci e, con loro, dei cittadini e del territorio. Nel nome non tanto e non solo della solidarietà, che appartiene senza alcun dubbio alla tradizione veneta e vicentina, ma della correttezza e del rispetto che devono essere alla base dell'azione politica e amministrativa, a tutti i livelli di governo.
“Bene se ci sono Sindaci che hanno strutture da mettere a disposizione degli stranieri -prosegue Schneck- il Governo riconosca la loro buona volontà e li premi con incentivi e, perchè no, con la possibilità di derogare al patto di stabilità, in modo da avere risorse per dare risposte concrete in tempi celeri sia agli stranieri che ai propri cittadini. Ma, nello stesso tempo, il Governo rispetti quei Comuni che non hanno la possibilità di prendersi carico di stranieri.”

Infine, una considerazione: “Senza distinguere tra profughi e non, si corre il rischio di aprire indiscriminatamente le porte dell'Italia all'Africa e gli arrivi potrebbero aumentare in maniera esponenziale: è questo che vogliamo? L'Italia è in grado, poi, di rispondere adeguatamente alle esigenze di tutti garantendo i suoi cittadini?”