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Direttivo UPI Veneto a Vicenza: sul tavolo elezioni, legge di Bilancio e riforma delle Province. Nardin: “Abbiamo dimostrato il nostro valore, ora il voto torni ai cittadini”

pubblicato il 01/03/2024, ultima modifica 05/03/2024

Montecchio Maggiore (VI), 1 marzo 2024 - Si è riunito oggi a villa Cordellina Lombardi, sede di rappresentanza della Provincia di Vicenza, il Consiglio Direttivo dell’Unione Province del Veneto: al centro della discussione le elezioni amministrative, i tagli previsti dalla legge di bilancio 2024, lla revisione della legge Delrio e il ritorno al voto dei cittadini.

Ospiti del presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin, hanno partecipato al Direttivo Stefano Marcon, presidente UPI Veneto e presidente della Provincia di Treviso, Roberto Padrin, vicepresidente UPI Veneto e presidente della Provincia di Belluno, Carlo Rapicavoli, direttore generale UPI Veneto, Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo, Daniele Canella, vicepresidente della Provincia di Padova, Flavio Pasini, presidente della Provincia di Verona, e il segretario generale della Città Metropolitana di Venezia, Michele Fratino.

Sul tavolo, le prossime elezioni di secondo livello per il rinnovo dei Consigli provinciali, fissate a sabato 16 marzo per le Province di Belluno, Padova e Verona (i sindaci delle tre Province sono chiamati a votare per rinnovare i propri Consigli entro i 90 giorni successivi alla data del 18 novembre 2023, naturale termine di scadenza biennale dall'ultimo rinnovo del 2021) e a domenica 29 settembre, invece, per le Province di Treviso, Rovigo e Vicenza.

Tra i punti all’ordine del giorno anche i pesanti tagli previsti dalla Legge di Bilancio, che graveranno sui bilanci delle Province per 100 milioni nel prossimi biennio.

Per la Provincia di Vicenza si potrebbe parlare di circa 1 milione di euro. “Una cifra -spiega il presidente Nardin-a cui si aggiungono le maggiori spese dovute ai rincari energetici, quindi bollette più pesanti negli istituti superiori a carico della Provincia, e all’aumento del costo delle materie prime, con maggiori spese per garantire l’operatività dei cantieri. Con il risultato di mettere a dura prova servizi fondamentali di cui si occupano le Province, scuole e strade in primis. Sempre a proposito di edilizia scolastica, abbiamo concordato di chiedere al Governo di poter utilizzare le economie di gara per gli interventi in corso del Pnrr. A Vicenza abbiamo 12 interventi per 30 milioni di euro. Siamo stati virtuosi nel rispetto dei termini, abbiamo anche sostenuto con finanze nostre gli aumenti dei costi, ora riteniamo giusto che i risparmi siano utilizzabili per l’edilizia scolastica.”

All’ordine del giorno anche la riforma delle Province, a 10 anni dalla legge che le ha trasformate in enti di secondo livello. “In questi anni abbiamo dimostrato l’importanza di un livello di governo intermedio tra Regione e Comuni -afferma Nardin- Siamo diventati punti di riferimento per i Comuni, offrendo loro assistenza e mettendo a disposizione professionalità e competenza: penso alla Stazione Unica Appaltante che gestisce le procedure di gara per appalti pubblici di Comuni e altri Entri, all’Avvocatura Unica che supporta i Comuni, all’ufficio Espropri, all’ufficio Disciplina, ma anche alla gestione di temi di area vasta, le grandi infrastrutture, l’alta velocità, i temi ambientali, le bonifiche. La Provincia di Vicenza, come le Province venete, ha saputo riorganizzarsi e ripensarsi, sempre garantendo le funzioni fondamentali di propria competenza e diventando esempio di “buona amministrazione”.”

La riforma prevede una revisione della legge Delrio e il ritorno al voto di primo livello, quindi direttamente dei cittadini, pur con un assetto governativo più snello, quindi un minor numero di consiglieri e una Giunta di poche unità. “Una riforma di buon senso -commenta Nardin- che restituisce il voto ai cittadini, come è giusto che sia in democrazia, ma permette all’ente di essere celere nelle decisioni e operativo. L’augurio -conclude il presidente Nardin- è che la riforma non si areni nella burocrazia romana.”

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