Le parole per includere_glossario LGBTQI+_UniTrento

Le parole per includere: glossario LGBTQI+ UniTrento




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Il presente testo è stato redatto da Anna Caprinali, Lorenzo De Preto e Alessia Tuselli,
Centro Studi Interdisciplinari di Genere.

Per la preziosa consulenza scientifica si ringraziano: Elisa Bellè (ricercatrice del Centro
Studi Interdisciplinari di Genere); Carla Reale (assegnista di ricerca presso la Facoltà di
Giurisprudenza). Per l’avvio del progetto, il lavoro di coordinamento e sinergia fra i vari
attori istituzionali, si ringrazia Patrizia Tomio (Diversity Manager di Ateneo, Ufficio Equità e
Diversità).




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Sommario
Introduzione ...................................................................................................................... 4
Nota metodologica............................................................................................................ 6
Termini e definizioni .......................................................................................................... 8
Fonti ............................................................................................................................... 16




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Introduzione
Nominare, chiamare le differenze è sempre più una necessità. Questa esigenza non si
esaurisce nella sfera del “politicamente corretto”, ma incontra i cambiamenti che stiamo
vivendo: per abbracciare, includere e riconoscere le differenze che abitano uno stesso
spazio, penta fondamentale conoscere e usare i termini corretti, per far sì che le persità
abbiano visibilità ed esistenza, a partire dalle parole.

Il glossario contenuto in queste pagine nasce da tale esigenza: il tentativo è quello di
offrire una mappa, all’interno del contesto universitario, per orientarsi tra le parole legate al
mondo delle differenze, in particolare quelle che riguardano l’orientamento sessuale e
l’identità di genere. Un aiuto, un supporto, uno stimolo per far propri termini e significati,
acquisire e approfondire il senso di parole corrette ed inclusive, che accolgono, invece di
escludere.

L’obiettivo principale è informare e formare, in maniera semplice, agile, fruibile: questi
sono, a nostro avviso, primi e fondamentali passi per ragionare (ed agire), in termini di
uguaglianza e di rispetto delle differenze in Ateneo.

Conoscere le parole più frequentemente utilizzate quando si parla di orientamento
sessuale e identità di genere vuol dire non soltanto accrescere la propria competenza
lessicale, ma contribuire nel quotidiano a contrastare la paura di ciò che non si conosce.
Un timore alimentato da stereotipi e pregiudizi, anticamera di intolleranza, discriminazioni,
violenza, che hanno effetti negativi su chi li subisce, ma anche sul benessere di tutto il
contesto.

    A partire dal 2010, in Europa si è posto l’accento sull’importanza che assume il
linguaggio per favorire l’inclusione: attraverso una raccomandazione, il Consiglio d’Europa
ha evidenziato come l’uso di un lessico corretto sia da annoverarsi fra le misure dirette a
combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere.

Secondo il Consiglio, è compito degli Stati membri sensibilizzare ed educare tanto le
autorità (a partire dai contenuti delle dichiarazioni pubbliche), quanto cittadine e cittadini

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riguardo l’utilizzo di espressioni e formule che non fomentino discriminazioni, pregiudizi,
odio, nei confronti delle persone LGBTQI+. Con tale acronimo si indicano, nell’ordine, le
persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender-transessuali, queer ed intersessuali. Il
segno “+” indica l’inclusione di tutte quelle soggettività che si riconoscono in qualcos’altro
rispetto alle categorie indicate nell’acronimo.

    In Italia il contrasto al discorso discriminatorio, oggi comunemente definito “hate
speech” (discorso d’odio) trova spazio nella legge n. 205 del 1993, detta anche legge
Mancino, che circoscrive le aggravanti penali a motivazioni di razza, etnia, nazionalità o
religione, non includendo la declinazione LGBTQI+. Rimane dunque, ad oggi, un grave
vuoto normativo nel nostro Paese: tentare di colmarlo da un punto di vista educativo è un
primo passo.

    Per questo lo spazio universitario può e deve essere un contesto da cui partire per
promuovere principi di equità e valorizzazione di tutte le persità presenti, nella
consapevolezza della responsabilità educativa di giovani cittadine e cittadini, professionisti
e professioniste.

L’Università di Trento ha posto in essere un percorso in questo senso, attraverso la
creazione di una rete di soggetti interni, in una logica di confronto e collaborazione.

È stato presentato un Piano di Azioni Positive (2017-2019), che prevede strumenti e
misure volte ad identificare e rimuovere qualsiasi discriminazione basata sul genere, il
credo religioso o le convinzioni personali e politiche, l’appartenenza etnica e culturale,
l’orientamento e l’identità sessuale, le disabilità, l'età, la condizione contrattuale. Tale
documento, tra l’altro, è stato inserito quale parte integrante del Piano Strategico di
Ateneo.

In questo quadro si inscrive il lavoro presentato in queste pagine: “Le parole per includere:
il glossario LGBTQI+ UniTrento”, parte di un progetto più ampio e articolato, risultato della
sinergia fra l’Ufficio Equità e Diversità, che fa riferimento alla Prorettrice alle politiche di
equità e persità, prof.ssa Barbara Poggio; il Comitato Unico di Garanzia (CUG) per le
pari opportunità; il Centro Studi Interdisciplinari di Genere (CSG) dell’Università di Trento.
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Il fine è avviare un processo di consapevolezza che, a partire dallo studio del contesto
universitario, dia voce alle necessità di inclusione, per strutturare politiche atte a migliorare
il benessere organizzativo per le persone e il contesto in cui operano e si relazionano, a
partire dalle parole che tutte e tutti utilizziamo.

Nota metodologica
La stesura di questo glossario ha preso avvio dalla necessità di porre in essere uno
strumento che possa accompagnare e facilitare i percorsi di formazione per tutte le
componenti di Ateneo sulla gestione delle differenze (anche detta persity management
and inclusion), in particolare rispetto alle questioni di orientamento sessuale ed identità di
genere.

“Le parole per includere” presentate in queste pagine si collocano in un panorama più
ampio: persi sono, infatti, i glossari nazionali ed internazionali che fanno riferimento al
tema in questione. Per questa ragione, si è deciso di prenderne in esame alcuni
(ampiamente citati in letteratura) per affinità di contesto di destinazione (universitario):

  ● https://www.amnestyusa.org/ / “LGBT Glossary”

  ● https://lgbtq.ucla.edu/ / “LGBTQ Terminology”

  ● http://www.portalenazionalelgbt.it/ / “Glossario”

  ● http://www.rainbowproject.eu/ / “Glossario dei termini”

  ● https://www.sinapsi.unina.it / “La cassetta degli attrezzi del Centro SInAPSi”

  ● https://www.stonewall.org.uk/ / “Glossary of terms”

  ● http://www.unar.it/ / “Linee guida informazione LGBT - Unar”.

Presi in esame i vari termini che fanno riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di
genere, con le relative declinazioni di significato, nei vari glossari considerati, sono state
inpiduate 5 aree:

1) Orientamento (termini riferibili all’orientamento sessuale e/o affettivo);

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2) Genere/i (termini riferibili all’identità di genere, al sesso biologico o alla disforia tra
  essi);

3) Inclusione (termini riferibili a strumenti, prassi o comportamenti generici di inclusione);

4) Discriminazione (termini riferibili a prassi o comportamenti generici di
  discriminazione);

5) Cultura LGBTQI+ (termini riferibili al linguaggio o riferimenti e iconici di “comunità”,
  “Pop” o a identificativi -anche dispregiativi- dei vari sottogruppi comunitari).

L’obiettivo è stato quello di definire delle aree tematiche di riferimento entro cui collocare i
vari lemmi, per meglio cogliere l’accezione e la rilevanza data dai/dalle persi/e
autori/autrici ai vocaboli presi in esame, per proseguire poi nella selezione dei vocaboli
stessi.

Sono stati selezionati (senza pretesa di esaustività) tutti quei termini citati in più glossari
(dunque in più fonti), con una particolare attenzione al target di riferimento del presente
glossario (il contesto universitario). Sono stati poi considerati i lemmi presi in esame da
una sola fonte (ad esempio, “Two-Spirited”) e quelli più prettamente legati ad un
linguaggio specialistico come quello relativo all’ambito medico; e ancora quelli che non
trovano diretto riscontro nel panorama italiano (ad esempio, i pronomi neutri anglosassoni
come Ze/Hir).

Al termine di questa operazione sono state stilate tre liste di lemmi: una prima, composta
dalle parole da cui non si può prescindere quando si parla di orientamento sessuale ed
identità di genere (es: “orientamento sessuale”; “coming out”; “pregiudizio”); una seconda,
che unisce termini precedentemente considerati con altri lemmi di respiro più ampio, atti a
richiamare la complessità delle differenze prese in esame (es: “queer”; “non binary”,
“pansessuale”); infine, una terza lista, che ha raccolto i lemmi che compongono le due liste
precedenti, con, in aggiunta, vocaboli specifici utilizzati in ambito medico o che fanno
riferimento a contesti differenti da quello universitario/italiano.



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A seguito di un confronto all’interno del tavolo tecnico, responsabile del glossario per
UniTrento, si è convenuto sulla maggiore funzionalità (rispetto agli obiettivi, alla
popolazione di riferimento, alla necessità di avere un glossario agile e di facile
consultazione) della seconda lista.

A questa scelta è seguito un lavoro di rilettura dei termini presi in esame con il fine di
raccogliere e rivedere, dove necessario, quelle definizioni che meglio potessero esprimere
ogni singolo vocabolo in modo sintetico, esaustivo e rispettoso del tema trattato.

“Le parole per includere: glossario LGBTQI+ UniTrento” si compone di 36 termini (proprio
per rispondere all’esigenza di una consultazione agile) classificati in ordine alfabetico,
selezionati a partire dagli obiettivi già indicati e con una particolare attenzione al principio
di inclusività, all’uso comune che si fa degli stessi (per ridefinirlo dove necessario) e della
diffusione mediatica delle parole che utilizziamo per chiamare le differenze.

Termini e definizioni
A
Alleato: persona eterosessuale che non si identifica come parte della comunità LGBTQI+,
ma che sostiene la lotta per la parità dei diritti e combatte contro sessismo, omofobia,
transfobia, eteronormatività e contro ogni altra forma di discriminazione verso le persone
LGBTQI+.

Arcobaleno: vedi alla voce Rainbow.

Asessuale: persona che non sente alcun desiderio di avere rapporti sessuali, né col
proprio partner, né con altre persone; che non è sessualmente attratta da nessuno e da
nessun genere. L’asessualità non coincide pienamente con l’astinenza sessuale; a
seconda delle circostanze e delle opinioni, è considerata come orientamento sessuale a
sé stante oppure come mancanza di orientamento.

B
Bisessuale: persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da entrambi i
generi, non necessariamente in egual misura. La bisessualità è classificabile come un

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orientamento sessuale al pari di eterosessualità e omosessualità; recentemente ad essa è
stata affiancata la “pansessualità”. (vd. alla voce Pansessuale).

Bullismo omo-transfobico: insieme di comportamenti violenti perpetrati attraverso
minacce, insulti e aggressioni a sfondo omofobico o transfobico da una o più persone nel
gruppo dei pari. Quando tali comportamenti si rilevano nello spazio scolastico, tra
bambini/e e/o ragazze e ragazzi, generano spesso esclusione e isolamento. Gli aggressori
- i cosiddetti “bulli/e” - si servono dei pregiudizi discriminatori associati all’eterosessismo
per squalificare e de-umanizzare i bersagli, tra cui troviamo non solo giovani appartenenti
alla comunità LGBTQI+, ma anche qualunque persona sia percepita o rappresentata
come fuori dai modelli normativi di genere. Il bullismo può avere una componente
omotransfobica, intersecata ad altre componenti quali genere, provenienza etnica,
religione ecc.

C
Cisgender: persona che sviluppa un’identità di genere in linea con il sesso assegnatole
alla nascita (per esempio: persona assegnata al sesso femminile alla nascita che si
percepisce e identifica come donna).

Coming out: dall’espressione inglese “coming out of the closet” (letteralmente “uscire
fuori dall’armadio), indica il processo di scoperta, considerazione e accettazione del
proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere e l’atto di rivelarlo e
conpiderlo con altri (famiglia, amici/che e conoscenti). Il coming out si distingue dal
cosiddetto “outing” che indica invece la pratica, scorretta, di rivelare pubblicamente
l’orientamento sessuale di una persona senza il suo consenso, esponendola spesso a
conseguenze negative.

D
Discriminazione: mancato riconoscimento e/o trattamento sfavorevole e non paritario,
attuato nei confronti di una persona o un gruppo di persone sulla base di una o più




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caratteristiche (quali genere, etnia, razza1, religione, orientamento sessuale, età,
disabilità).

Disforia di genere: condizione definita da una forte e persistente sofferenza psicologica
presente in una persona, causata dalla mancanza di congruenza tra il sesso assegnato
alla nascita e l’identità di genere della persona stessa, che si identifica nel genere opposto
a quello corrispondente ai propri attributi sessuali primari e secondari, oppure non si
identifica in nessuno dei due, rifiutando una categorizzazione binaria. La disforia di genere
può accompagnarsi ad un senso di malessere e fastidio verso i propri attributi sessuali
primari e secondari.

Drag (queen/king): persona che, in quanto performer (artista performativa), intrattiene un
pubblico con numeri musicali, danzati ecc. indossando i panni del genere opposto rispetto
a quello con il quale si identifica (gli uomini che performano il genere femminile sono detti
drag queen, donne che performano il genere maschile sono dette drag king). Questo
avviene tramite costumi e trucco di scena che caricaturizzano, “esasperandole”, alcune
caratteristiche del genere performato. L’attività di dragging transgender è una forma di
arte.

E
Espressione di genere: concerne il modo attraverso cui una persona sceglie di
esprimere esternamente il proprio genere, in modo più o meno conforme alle aspettative
sociali (di genere) vigenti, in un dato contesto socio-storico-culturale. Una persona non
conforme alle aspettative sociali sul proprio genere, tuttavia, non è necessariamente una
persona transgender o non binary.

Eterosessuale: persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone
dell'altro genere (uomini da donne e donne da uomini). L'eterosessualità è un
orientamento sessuale come l’omosessualità, la bisessualità o la pansessualità.


1 Cfr. l’articolo 2, comma 8, del Regolamento per la tutela della dignità della persona e per la prevenzione e il
contrasto del mobbing, dello straining, delle molestie e delle discriminazioni, emanato con DR n. 375 del 28
maggio 2019: “L’Università considera il termine “razza” privo di ogni fondamento scientifico. In questo
regolamento è usato al solo scopo di stigmatizzare forme di discriminazione che vi fanno riferimento.”
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G
Gay: uomo omosessuale (vd. alla voce Omosessuale).

Genere: indica l’insieme delle caratteristiche e delle aspettative sociali che si ritengono
connaturate alle categorie di maschile e femminile, ma che invece sono frutto di
condizionamenti ambientali e culturali che orientano comportamenti, atteggiamenti e ruoli
sociali sulla base del sesso assegnato alla nascita. A partire dalle differenze biologiche tra
i sessi, infatti, la società costruisce delle aspettative su ciò che viene ritenuto “femminile” o
“maschile”. Tali aspettative condizionano fortemente gli inpidui nel loro agire quotidiano:
coloro che non aderiscono al modello vigente, costruito in un dato spazio e tempo,
subiscono spesso forti sanzioni sociali. Le caratteristiche proprie del genere e quindi le
aspettative sulle categorie sociali di maschile e femminile non sono, infatti, fisse nel tempo
e nello spazio, ma mutano a seconda del luogo, del periodo storico e politico, avvalorando
la tesi per cui il genere sia socialmente determinato e costruito all’interno delle società.
Proprio perché slegato dal sesso biologico, il genere percepito da una persona può non
corrispondere con il sesso assegnatole alla nascita (vd. alla voce Identità di genere).

I
Identità di genere: è il modo in cui una persona si percepisce e si identifica in relazione al
genere (maschile, femminile, non binaria, ecc.). L’identità di genere si sviluppa in
ognuna/o di noi a prescindere dal sesso assegnato alla nascita, non coincidendo
necessariamente con esso.

Intersessuale: persona che presenta attributi sessuali primari e/o secondari sia maschili
che femminili o che non si accordano con quanto, in una data società, viene ritenuto
necessario per definire il sesso maschile o femminile di una persona. Le persone
intersessuali possono identificarsi come maschi, femmine o non binary a prescindere dal
sesso assegnatogli alla nascita, con o senza l’accordo dei genitori. Molte/i bambine/i
intersessuali alla nascita o durante la prima infanzia, difatti, quando non possono opporsi
legalmente e/o non conoscono la propria condizione, subiscono interventi chirurgici per
transizionare verso un determinato sesso (riassegnazione del sesso) scelto da persone

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altre (personale sanitario e/o famiglia), con il rischio di generare, successivamente, disforia
di genere nella persona che li ha subiti (vd. alla voce Disforia di genere).

L
Lesbica: donna omosessuale (vd. alla voce Omosessuale).

LGBT: acronimo usato per indicare (in ordine) le persone lesbiche, gay, bisessuali,
transgender-transessuali. Recentemente se ne è esteso l’utilizzo, con scritture quali
LGBT* o LGBTQI+, LGBTQIA, e altre ancora, per includere e nominare le persone che
vivono una condizione di intersessualità, coloro che si identificano come queer, asessuali
ecc.

N
Non binary (o non binarie o di genere non conforme): termine ombrello che indica tutte
le persone che non si identificano né con il maschile né con il femminile. Il termine include
le persone che rifiutano la concezione binaria dei generi nella società. Ne fanno parte, ad
esempio, persone il cui genere mescola elementi comunemente associati alla sfera
femminile e maschile, persone il cui genere è differente da quello maschile e da quello
femminile, persone che non si identificano in alcun genere o persone che percepiscono la
propria identità di genere in maniera fluida e mutevole.
In alcune lingue sono presenti dei pronomi neutri che possono essere usati per riferirsi a
persone non binarie (es: in inglese they; in svedese hen). Non vi è nulla di analogo nella
lingua italiana, che prevede una declinazione maschile o femminile per le parole. Tuttavia,
nel linguaggio scritto negli ultimi anni si sono sviluppate delle forme inclusive che possano
tenere conto dello spettro dei generi, utilizzando segni di interpunzione quali *, +, @, al
termine della parola (es: tutt@; collegh*; ecc).

O
Omofobia: recentemente definita anche “omonegatività”, è la paura, irrazionale e
immotivata, per l’omosessualità o per qualsiasi espressione comportamentale non
conforme ai ruoli stereotipici riferiti al genere e all’orientamento sessuale. Questa paura
può sfociare in violenza, verbale e/o fisica e generare azioni discriminatorie.

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L’omofobia si compone di tre dimensioni: inpiduale (repulsione emotiva e cognitiva verso
l’omosessualità), sociale-interpersonale (di natura culturale e collettiva) e istituzionale
(omonegatività attuata a livello familiare, lavorativo e scolastico). È “interiorizzata” quando
una persona omosessuale prova sentimenti negativi nei confronti della propria e/o altrui
omosessualità, a causa dell’interiorizzazione degli stessi pregiudizi, dei valori e degli
atteggiamenti discriminatori veicolati da un clima culturale omonegativo.

Omosessuale: persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone
dello stesso genere, uomini da uomini e donne da donne. L'omosessualità è un
orientamento sessuale come l’eterosessualità, la bisessualità o la pansessualità.

P
Pansessuale: persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone
di tutti i generi. La pansessualità è un orientamento sessuale (come l’eterosessualità, la
bisessualità o l’omosessualità) per cui l’attrazione sessuale non è determinata dal/al
genere e/o dal/al sesso dell’altra persona.

Pregiudizio: un atteggiamento ostile, negativo o inferiorizzante nei confronti di un gruppo
o di una persona in quanto appartenente a quel gruppo. Il pregiudizio si fonda su
convinzioni diffuse, non derivanti dall’esperienza diretta, fondate sulla generalizzazione,
nei confronti di persone appartenenti a un gruppo sociale perso dal proprio (out-group),
per criterio di genere e identità di genere, etnia, religione, orientamento sessuale,
disabilità, ecc. Le persone tendono ad accentuare i caratteri identitari del proprio gruppo
(in-group) acuendo, in termini di opposizione, le differenze tra “noi” e “loro”, portando a
una distinzione del gruppo di appartenenza rispetto agli altri e cercando di favorire il
proprio gruppo (vd. alla voce Stereotipo).

Pride: parola inglese che letteralmente significa orgoglio: l’orgoglio di essere ciò che si è
senza paura di esprimersi, un'affermazione di sé. Nel corso degli anni e nel linguaggio
comune l’espressione ha iniziato ad indicare la manifestazione e le iniziative che si
svolgono ogni anno in occasione del “mese dell'orgoglio LGBTQI+” volte a commemorare
la rivolta di Stonewall del 28 giugno 1969.

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Q
Queer: termine anglosassone, originariamente traducibile come “strano”, “insolito”, veniva
impiegato in senso denigratorio per indicare gli uomini omosessuali (traducibile come
“frocio” o “checca”). Negli ultimi decenni, il termine è stato utilizzato dalla comunità
LGBTQI+, assumendo una nuova, positiva accezione in ambito politico e culturale. Indica
ora quelle persone che rivendicano il proprio non identificarsi con specifiche categorie di
genere e/o orientamento sessuale, rifiutandone la rigidità e affermandone il superamento
(si veda il filone di studi che fa riferimento alla “queer theory”).

R
Rainbow (arcobaleno): simbolo del Gay Pride (oggi sempre più spesso denominato, in
modo inclusivo, LGBTQI+ Pride), l’arcobaleno è costituito da sei colori aventi ognuno un
preciso significato (rosso, la vita; arancione, la cura; giallo, la luce del sole; verde, la
natura; blu, l’armonia; viola, lo spirito), ordinati dal rosso al viola e spesso utilizzati sotto
forma di bandiera, denominata "bandiera della libertà" e persa dalla bandiera della pace,
che ha un colore in più.

S
Sessismo: sistema ideologico che struttura i rapporti tra i sessi in modo non paritario e
discriminatorio, con uno squilibrio di potere fondato su stereotipi e/o pregiudizi di genere,
solitamente a discapito del sesso femminile. Il sessismo è, dunque, una forma di
discriminazione basata sulla presunta superiorità di un sesso rispetto all’altro.

Sessismo benevolo: credenze che giustificano atteggiamenti paternalistici nei confronti
delle donne, in relazione ad una presunta superiorità maschile, derivata da una visione
tradizionale dei ruoli di genere.

Sessismo ostile: credenze che, in relazione ad una presunta superiorità maschile,
attribuiscono un giudizio negativo ed ostile nei confronti delle donne, percepite come
minaccia al potere ed al ruolo maschile.

Sesso: solitamente assegnato alla nascita sulla base dei caratteri sessuali fenotipici
primari (genitali), legati alle funzioni riproduttive. Nell’essere umano è definito come il
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complesso dei caratteri anatomico-fisiologici, ormonali, genetici e psicologici che
distinguono gli inpidui in categorie maschili e femminili. Non di rado, nel linguaggio
comune, i termini “sesso”, e “genere” finiscono per essere sinonimi, risultando
erroneamente interscambiabili (vd. alla voce Genere).

Stereotipo: oggetto del pregiudizio, è la visione semplificata e socialmente conpisa su
una persona e/o, un gruppo di persone o qualsiasi altro oggetto per la cui valutazione si fa
affidamento a idee superficiali e/o credenze. Lo stereotipo rappresenta un’immediata e
non fondata opinione che però può, secondo una certa letteratura, venire modificata grazie
a processi educativi e di familiarizzazione (vd. alla voce Pregiudizio).

T
Terapie riparative: le terapie riparative - dette anche “terapie di conversione” - sono
forme di trattamento invasive e spesso forzate, che hanno come obiettivo quello di
modificare l'orientamento sessuale di una persona, “convertendola” da omosessuale a
eterosessuale. Tali trattamenti, rigettati dalla scienza medica, si basano sul pregiudizio,
scientificamente infondato, che l’omosessualità sia una patologia. Tuttavia, ad oggi, sono
trattamenti ancora praticati, spesso in modo clandestino.

Transessuale: persona che, al di là del proprio orientamento sessuale, vive una
discordanza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere (vd. alla voce Disforia
di genere) e sta sottoponendosi o si è già sottoposta ad una parziale o completa
modificazione dei caratteri sessuali primari e secondari per via medica (ormonale e/o
chirurgica). L'ordinamento italiano riconosce questo processo di transizione come
“riattribuzione chirurgica del sesso” (Legge n.164/82). È più corretto declinare le
espressioni linguistiche nel genere in cui il soggetto si riconosce: identificando, ad
esempio, come “uomo transessuale” una persona che abbia eseguito o stia eseguendo
una transizione al genere maschile (“FtM”) (vd. alla voce Transgender).

Transfobia: recentemente definita anche “transnegatività”, è la “paura” irrazionale e
immotivata verso le persone trans o per qualsiasi espressione comportamentale non
conforme a stereotipi di ruolo di genere e identità di genere. Questa paura può sfociare,

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come nel caso dell’omofobia, in violenze verbali o fisiche e fenomeni di discriminazione. Si
compone di tre dimensioni: inpiduale (repulsione emotiva e cognitiva verso la
transessualità e il transgenderismo), sociale-interpersonale (di natura culturale e collettiva)
e istituzionale (transnegatività attuata a livello familiare, lavorativo e scolastico). Può
essere “interiorizzata” se indica gli atteggiamenti e i sentimenti negativi che una persona
transessuale o transgender può arrivare a provare nei confronti della propria e altrui
transessualità a causa dell’interiorizzazione degli stessi pregiudizi, valori e degli
atteggiamenti discriminatori veicolati da un clima culturale transnegativo.

Transgender: termine ombrello che indica tutte le persone che si identificano in un genere
altro rispetto a quello atteso in relazione al sesso assegnato loro alla nascita. Ad esempio,
un uomo trans (FTM - “female to male”) è una persona a cui è stato assegnato alla nascita
un genere femminile, ma che si identifica in quello maschile, mentre una donna trans
(MTF - “male to female”) è una persona a cui è stato assegnato alla nascita un genere
maschile, ma che si identifica in quello femminile. A differenze delle persone transessuali,
le persone transgender non necessariamente ricorrono per via medica ad una transizione
o riassegnazione di genere. L’essere transgender non preclude alla persona di avere un
orientamento sessuale non eterosessuale, per cui è possibile che una donna trans o un
uomo trans siano sessualmente attratti da persone appartenenti al genere in cui si
identificano e quindi abbiano un orientamento omosessuale, oppure siano bisessuali,
pansessuali o ancora asessuali.

U
Unione civile: nell'ordinamento italiano, si indica così l'istituto che comporta il
riconoscimento giuridico di una coppia formata da persone dello stesso sesso quale
specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione (art. 1 Legge 20
maggio 2016 n. 76, comunemente chiamata “Legge Cirinnà” in riferimento alla sua prima
proponente).

Fonti
  •  Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (http://www.unar.it/)
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•  Centro SInAPSi dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
  (https://www.sinapsi.unina.it)
•  Rights Against INtolerance: Building an Open-Minded World
  (http://www.rainbowproject.eu/)
•  Portale antidiscriminazioni di informazione LGBT
  (http://www.portalenazionalelgbt.it/)
•  Stonewall (https://www.stonewall.org.uk/)
•  Amnesty International USA (https://www.amnestyusa.org/)
•  UCLA LGBTQ Campus Resource Center (https://lgbtq.ucla.edu/)
•  Enciclopedia Treccani (https://www.treccani.it/)




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