21.05.2021_Intervento_valutazione PNRR_Francesca Lazzari

21 maggio 2021, UN passo a due – Francesca Lazzari

Uno sguardo di genere per l’investimento sul futuro del territorio della Provincia di Vicenza.

1.
Il Rapporto del Segretario Generale dell’ONU, dedicato all’impatto del Covid-19 sulle donne,
inpidua cinque ambiti in cui la pandemia avrà ricadute specifiche sulle donne “per il
semplice fatto di essere donne”, ovvero l’ambito economico e occupazionale, la salute, il lavoro di
cura non retribuito, la violenza di genere e i contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze.

La Commissione europea, attraverso il dispositivo per la ripresa socioeconomica del “Next
Generation EU” (Recovery Fund) del valore di 750 miliardi di euro di cui 221, 5 destinati
all’Italia, sosterrà le misure indispensabili per sostenere gli Stati membri nell’affrontare l'impatto
economico e sociale della pandemia. L’Europa con questo piano disegna un nuovo modello di
sviluppo, segnando un cambio di paradigma con ricadute che richiedono l’impegno di tutti i
livelli amministrativi ed in particolare degli Enti Locali. Inoltre il prossimo programma
comunitario 2021-2027 si fonderà sui medesimi pilastri del Next Generation EU. (1150 mld fondi
PON-FSE- FESR-FASR)

Siamo di fronte per la nostra provincia e per le nostre città ad una straordinaria opportunità
per definire un piano strategico di sviluppo costruito in forma partecipata, che ci porti verso
Vicenza 2030, potenzialmente idoneo a ridurre la segregazione lavorativa, sociale, economica,
esistenziale delle donne in considerazione delle rinunce e dei condizionamenti a cui sono sottoposte
anche a causa di una organizzazione economico-sociale non sempre adeguata.
Solo destinando parte delle risorse a contrastare le disuguaglianze di genere e generazione,
attraverso un riordino della spesa pubblica locale e l’ introduzione obbligatoria dei bilanci di
genere negli Enti pubblici, attraverso nuove infrastrutture sociali per sostenere una vera
economia della cura basata su misure di medio-lungo periodo e su riforme immediate si
risponderà al fabbisogno di servizi alle donne e alle famiglie del nostro territorio.

Non posso dirmi complessivamente soddisfatta delle misure e degli investimenti contenuti nel
Piano. Se posso valutare positivamente l’introduzione della Valutazione di Impatto di Genere,
la previsione dei principi di gender procurement negli appalti e le clausole per condizionare
l’ammontare complessivo degli investimenti del Piano all’occupazione femminile e giovanile,
alcune riforme e investimenti in imprese e sanità,
non posso estendere la medesima valutazione positiva per i fondi previsti per gli asili nido –
che al massimo riusciranno a garantire 1 posto su 3 - e le strutture per l’infanzia, così come per gli
investimenti a favore dell’imprenditoria femminile.
Non c’è una lettura unificante:
-che veda negli ostacoli di accesso ai saperi uno dei nostri limiti fondamentali (per l’infanzia,
l’adolescenza, le energie micro-imprenditoriali e creative, il dialogo pubblico-privato-sociale nel
disegno delle politiche, la predisposizione di appalti innovativi, la strategia delle imprese pubbliche,
etc.);
- che chieda un sistematico riequilibrio a favore di lavoro, giovani e donne (certo, sia per i
giovani che per le donne esistono persi cenni, ma questi non risultano ancora tali da garantire il
passaggio dalle intenzioni ai fatti);
- che metta al centro la costruzione di un Welfare sociale alimentato da una prospettiva di genere
( “gridato” dalla vicenda pandemica); che favorisca una democratizzazione dei modelli di
governance delle imprese e delle relazioni industriali, garantendo la partecipazione strategica dei
lavoratori e degli altri stakeholder essenziali;
- che adatti l’azione a misura delle differenze territoriali, delle perse configurazioni e
modalità della marginalizzazione territoriale; che indirizzi il green deal e la lotta al cambiamento
climatico come terreno privilegiato per costruire una nuova giustizia sociale.
In mancanza di questo, il paese perderà un’opportunità unica di cambiamento di ribaltamento
culturale e di prospettiva che consentirebbe con maggior forza di aggredire alla radice i fattori
determinanti delle disuguaglianze e di evitare così il semplice ritorno alla normalità che già prima
della crisi impepa al Paese di crescere e alimentava disuguaglianze e povertà diffuse. Spero che
tutto ciò non alimenti un pericoloso deficit di motivazione per l’amministrazione pubblica che
dovrà attuare il piano e per le cittadine e i cittadini .
Emerge, persino nel linguaggio, un conservatorismo culturale ( si confondono le politiche per la
famiglia con le politiche di genere), una continuità con il senso comune degli ultimi trenta anni ,
dopo aver tanto parlato di “cogliere l’opportunità dello shock”.
MI spiego: si dà per scontato che il lavoro di cura, assistenza. pulizia, ristorazione, turismo e
cultura debba rimanere fortemente femminilizzato, poco si fa per mutare le condizioni di
segregazione occupazionale nel MdL. AD EX:
- sulla ricerca si potrebbero prevedere Azioni + specifiche per combattere gli stereotipi sulle materie
stem e non solo, superando la segregazione formativa femminile
- ritengo poco generosa la dotazione di finanziamenti all’imprenditoria femminile, soprattutto per la
microimpresa
- la missione 4 (servizi educativi 0-6 anni, potenziamento del tempo scolastico pieno, iniziative di
contrasto alle povertà educative) offrirebbe aspettative di lavoro per le donne e se ben condotta
potrebbe avere effetti positivi sulla natalità, ma è delineata con poco coraggio
- una rete di servizi efficace e più estesa ( vedi missioni 5 e 6, voci legate a sanità, sociale e
assistenza) potrebbe ridurre il carico del lavoro di cura delle donne, ma non influisce sulle politiche
di CONDIVISIONE ( sottolineo il termine), non si affronta il tema della conciliazione che in Italia
è autoconciliazione ( basta vedere i dati sui congedi parentali, i part-time involontari, l’abbandono
del lavoro alla nascita del secondo figlio, i congedi durante la dada...ecc.) e non distribuzione equa
dei carichi di lavoro di cura tra partner familiari...Manca una chiara prospettiva, un cambio di passo
sociale e culturale: le politiche devono essere genitoriali, universali, assunte come responsabilità
sociale
- manca una decisa attenzione alla qualità del lavoro e dei posti che si creeranno con le nuove
misure ( c’è solo un breve accenno in premessa alla missione sulla coesione sociale...) In un Paese
dove il lavoro delle donne è maggiormente precario, aleatorio, con contratti intermittenti, di
somministrazione e dove il sommerso è molto più alto per le donne e eii lavori di cura domiciliare,
dove i numeri di infortuni e morti di lavoro sono significativi, a mio avviso, si rinuncia e ridurre lo
squilibrio.
2.
Larga parte degli interventi verrà attuata da amministrazioni locali (soprattutto Comuni) e da
articolazioni territoriali di istituzioni pubbliche nazionali (università, scuole,ecc).
L’Anci ha stimato in 43 mld di Euro la cifra impegnabile su materie di diretta competenza degli
Enti locali circa 42 milioni ogni 100.000 abitanti, che a spanne per la prov di VI, significano 357
milioni per una popolazione di circa 860.000 abitanti circa .
E’ una opportunità unica a cui non si può arrivare impreparati. I Comuni hanno un ruolo
fondamentale. Perciò dipenderà moltissimo dalla capacità di ciascuno di farsi portatore di
progettualità e di interessi diffusi, ma anche di collegarsi sviluppando progettualità di area vasta
e interconnessa. Tutti gli enti del territorio provinciale devono sforzarsi di costruire un
coordinamento per un piano di interventi pensati per le singole realtà comunali, ma integrati in un
vero PATTO PER LO SVILUPPO inteso come strumento essenziale per la futura crescita
economica, sociale e culturale di rango sovra-comunale che attivi progetti per incrementare
l’occupazione, specie quella femminile e giovanile, attraverso la valorizzazione del sistema delle
competenze e del capitale umano in sinergia con l’ università e con il partenariato economico e
sociale.
Esistono le condizioni perché il processo di attuazione sia innervato, sorretto, sollecitato,
indirizzato dalle organizzazioni territoriali della cittadinanza, del lavoro e dell’impresa, in
uno stretto collegamento con i soggetti attuatori. E per gli interventi aggregati nazionali e per le
innumerevoli riforme, bisognerà, dai territori, incalzare i governi che si succederanno, prima che
sia Bruxelles a scoprire che gli impegni non sono rispettati.
Perché ciò avvenga serve un monitoraggio accessibile e di alta qualità: un monitoraggio
finanziario, fisico –“attraverso la rilevazione degli appositi indicatori”, come scrive il Piano –e
procedurale usabile da tutte le organizzazioni della società. Serve conoscere tempestivamente
obiettivi, tempi, responsabili, stati di avanzamento di ogni riforma e di ogni dato progetto in ogni
dato luogo. E serve avere informazioni pubbliche su ogni stadio del processo attuativo attivato da
ogni misura del Piano: per incalzare, per smontare burocratismi e collusioni anti-concorrenziali, per
portare nelle scelte i saperi, evitare il finanziamento di progetti inutili o dannosi. E’ necessario che
la pianificazione sia celere e preveda precisi tempi di attuazione dei progetti.
La gestione competente la trasparenza nelle procedure e nei processi di affidamento, la
definizione dei risultati attesi dei criteri e delle modalità di monitoraggio e di valutazione
d’impatto, soprattutto per quanto riguarda la crescita e la qualità dell’occupazione in generale e
dell’occupazione giovanile e femminile nello specifico, devono rappresentare per gli enti locali la
preoccupazione fondante per realizzare concretamente i progetti e non vanificare questa
opportunità per i territori.
Comprendiamo bene che c’è la necessità di risollevare un intero Paese, di conciliare e cercare di
colmare l’enorme pario che ci separa dall’equità, dal progresso e dalla sostenibilità, ma le donne
rappresentano il 51% della popolazione italiana e la pandemia non ha fatto altro che squarciare il
velo dietro al quale si celavano difficoltà e ostacoli che affastellano il nostro percorso di crescita ed
emancipazione da decenni.
Tuttavia, è proprio la Valutazione di Impatto di Genere di ogni Missione e dell’intero Piano a
mostrarci palesemente che gli investimenti sulle donne (e anche sulle famiglie) sono investimenti
moltiplicatore, che hanno un potenziale incredibile e generano un impatto economico molto
rilevante: se le donne restano un passo indietro, l’intero paese arretra e il pario di genere è
anzitutto una questione economica. Le risorse dovranno stimolare politiche attive più efficaci,
capacitanti, strutturali, dovranno creare processi virtuosi tali per cui il welfare e gli ammortizzatori
sociali non rappresentino più solo un costo per il territorio, per l’economia e la società, ma
l’opportunità per ridisegnare il futuro a partire dal sostegno e incentivo dell’occupazione e
dell’iprenditoria femminile, della sanità di prossimità e territoriale di base, del sistema scolastico,
formativo e della ricerca, si devono mettere in campo interventi per l’inversione della dinamica
demografica attraverso adeguate misure di sostegno alla natalità e alla genitorialità, si devono
contrastare le povertà educative anche con politiche di aggregazione più capillarmente diffuse per
far ripartire l’ascensore sociale e sostenere le giovani generazioni. QUINDI => I fondi destinati ai
territori non potranno prescindere da progettualità e azioni destinate alle donne per il
superamento della discriminazione di genere nel lavoro relativa a funzioni, salario e riconoscimenti,
sulla presenza delle donne nelle decisioni della policy pubblica, anche perché di fatto le donne sono
la maggior parte delle persone che lavorano nella sanità, nel sociale, nel comparto culturale, nella
scuola e nelle imprese a più alto tasso di innovazione.
I vantaggi, come ci dicono studi autorevoli, si svilupperanno tanto più strutturale sarà l’azione che
seguirà, perché solo così gli investimenti innescheranno effetti moltiplicativi duraturi: sociali,
economici, culturali, demografici.

Per concludere ( un pensiero propositivo sui settori di mia competenza istituzionale)
• Pari opportunità, lavoro e partecipazione strategica dei lavoratori e delle lavoratrici:
cogliendo l’assai significativa indicazione delle clausole condizionanti l’accesso ai finanziamenti
alle imprese per questi due obiettivi, molto, moltissimo si può fare per orientare e supportare la
costruzione di queste clausole, includendo tra gli obiettivi anche la qualità del lavoro. Al
contempo sarebbe possibile specificare quali condizionalità per l’accesso alle risorse previste dal
piano, e per l’uso dei crediti agevolati e dei finanziamenti volti a favorire le ristrutturazioni
aziendali, l’adozione di forme democratiche nel governo di impresa.

• Equità di genere: sarà fondamentale presidiare con continuità e competenza l’attuazione di tutti
gli interventi previsti, missione per missione, per monitorare la rispondenza all’obiettivo trasversale
declinato come parità di genere con particolare attenzione alle cinque priorità (lavoro, reddito,
competenze, tempo, potere) indispensabili per la risalita di cinque punti entro il 2026 nella classifica
del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality ma con la forte spinta ad un
radicale cambio di prospettiva che contrasti la disuguaglianza di genere dal suo riprodursi.
Fondamentale sarà dare concretezza alle perse formulazioni vaghe e incidere perché
l’investimento sui nidi e su tutto il sistema di welfare sia efficace ed integrato, perché il sostegno
all’occupazione delle donne sia immediato e parta dalla rimozione dei vincoli, dalla liberazione dei
tempi e dal contrasto delle resistenze culturali vigilando perché il sistema educativo consenta il
pieno sviluppo delle potenzialità e non predisponga alla disparità di potere e perché sia garantita la
tutela dalla violenza maschile in tutte le sue forme. Bisognerà chiedere a gran voce la concertazione
e la progettazione partecipata con la prescrizione di una componente di donne che porti il punto di
vista, le pratiche, i saperi e le buone prassi per politiche di empowerment femminile.