Report_occupazione maschile-femminile Veneto 2021

Ministero del Lavoro
e delle Politiche Sociali
                 Consigliera Nazionale
                 di Parità

 CONSIGLIERA REGIONALE DI PARITÀ DEL VENETO




  L’OCCUPAZIONE


                              2021
    MASCHILE E
    FEMMINILE
         Rapporto sulla situazione del personale
         nelle aziende con oltre cento dipenden�
             Da� rela�vi al biennio 2018-2019
L’OCCUPAZIONE



                      2021
  MASCHILE E
  FEMMINILE
Rapporto sulla situazione del personale
nelle aziende con oltre cento dipenden�
    Da� rela�vi al biennio 2018-2019
                  La Regione del Veneto si impegna costantemen-
                  te a monitorare il mondo del lavoro con parti-
                  colare attenzione all’occupazione femminile, alla
                  tutela della genitorialità e dell’infanzia. È fonda-
                  mentale per consentire una crescita sociale, non
                  soltanto economica, favorire un processo di evo-
                  luzione nella parità di genere e superare quegli
                  ostacoli che non permettono alle donne di rag-
                  giungere posizioni lavorative apicali così come
                  una parità salariale.
                  Azioni che vanno sostenute con i giusti strumen-
                  ti legislativi, che negli anni non sono mancati. Il
  lavoro sinora fatto in termini di pari opportunità e parità di genere ha dati,
  quindi, rilevanti anche in Veneto, con un aumento dell’occupazione femmi-
  nile nelle posizioni apicali e nei contratti a tempo indeterminato, anche se
  permane ancora un pario retributivo di genere importante e la consueta
  difficoltà di conciliare il tempo lavorativo con quello familiare. Problematica
  emersa anche durante la pandemia, quando lo smart working è pentato
  per le lavoratrici un “over working”, dovendo esse conciliare accudimento
  dei figli e degli anziani fragili con l’impegno lavorativo.
  I dati contenuti in questo report, pur facendo riferimento al biennio 2018-
  2019, quindi in fase pre-Covid19, mettono in luce positivi risultati rispetto al
  passato, come un tasso di occupazione delle donne che si aggira sul 58,8%
  contro il 50,1% della media nazionale.
  Ho sempre pensato che la parità di genere sia un concetto inequivocabile
  e inscalfibile, sancito nella nostra Costituzione nell’articolo 1 che riconosce
  il diritto al lavoro a tutti i cittadini e promuove le condizioni più favorevoli
  per l’esercizio di tale diritto. O, ancora, fissato nella Convenzione sull’elimi-
  nazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW) del 1979 o,
  anche, nel nostro statuto regionale (L.R. n.1/2012, art. 6, comma1, lettera c),
  in cui la Regione riconosce e valorizza le differenze di genere e rimuove ogni
  ostacolo che impedisce la piena parità tra uomo e donna.
  A riguardo, le nostre politiche regionali muovono dalla convinzione che sia
  necessario intervenire su più aspetti per favorire l’ingresso e la permanen-
  za delle donne nel mondo del lavoro. Si tratta di incentivare interventi di
  orientamento, accompagnamento al lavoro, riqualificazione e formazione
  delle donne, superare i gap nelle discipline scientifico-tecnologiche, offrire
  sistemi di welfare adeguati e politiche di conciliazione, supportare l’autoim-
  prenditorialità femminile.
  Tutte le iniziative della Regione del Veneto nell’ambito del Programma


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Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo 2014-2020 per promuove-
re la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, la valorizzazione dei
percorsi professionali e il migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, sono
raccolte e consultabili in un nuovo portale “La Regione del Veneto per le
donne” (https://fse1420.regione.veneto.it/8marzo).
L’obiettivo dell’Amministrazione regionale è, dunque, quello di porre tutte
le condizioni per superare il pario non soltanto occupazionale ma anche
reddituale fra donne e uomini, un traguardo culturale e di civiltà che è ne-
cessario raggiungere per parlare di effettiva parità di genere e di meritocra-
zia reale. Una sfida che mi auguro possa essere vinta nel prossimo futuro,
anche se dovremo fare i conti con le conseguenze della pandemia sull’occu-
pazione femminile. Questo potrà essere studiato e analizzato nel prossimo
documento che la Consigliera di Parità, che ringrazio, metterà in cantiere.
Nel frattempo su questa questione anche il PNRR, riconoscendo la persi-
stenza di disuguaglianze di genere e l’assenza di pari opportunità come
ostacoli significativi allo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese,
fissa nelle proprie missioni alcune priorità per sostenere il genere femminile
dal punto di vista occupazionale, dei servizi, della salute e del supporto
attraverso la tecnologia.
“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre do-
vuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la
colonna vertebrale delle società” diceva Rita Levi Montalcini. Citazione che
conpido, una verità incontrovertibile che, a tutti i livelli della società, va
riconosciuta per evitare ogni forma di discriminazione e violenza di genere
e procedere a rimuoverle, facendo squadra ed elaborando strategie, azioni
e obiettivi conpisi.
                                 Luca Zaia
                    Presidente della Regione del Veneto




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                 Il report biennale sull’occupazione maschile e
                 femminile in Veneto rappresenta un prezioso
                 strumento di monitoraggio, che permette, elabo-
                 rando i dati forniti dalle aziende con più di cento
                 dipendenti, di analizzare le oscillazioni del merca-
                 to del lavoro veneto.
                 Il report è particolarmente illuminante sulla situa-
                 zione delle lavoratrici, offrendo un bilancio det-
                 tagliato sull’occupazione di genere e sul quadro
                 complessivo delle donne nel mercato del lavoro.
                 La parità di genere, infatti, nonostante la sua im-
                 portanza come valore chiave dell’Unione Europea
  sia largamente riconosciuta, resta ancora lontana dall’effettiva realizzazione.
  Tuttavia, la situazione descritta dal report relativo ai dati del biennio 2018-
  2019 evidenzia stabili punti di forza, da cui si può apprezzare un netto trend
  positivo nella Regione. Il Veneto si conferma quindi come una delle regioni
  a tasso di occupazione femminile più alto, impegnata per una sempre mag-
  giore diffusione dei valori di parità. Purtroppo, i dati incoraggianti presen-
  tati dal libretto sono riferiti ad una situazione pre-pandemica: sarà quindi
  doverosa una riflessione sul ruolo del Covid-19 e sulle sue ripercussioni nel
  mondo del lavoro in sede di pubblicazione del prossimo report biennale.
  La Regione del Veneto da anni incentiva l’occupazione sia maschile che
  femminile, mediante i fondi strutturali europei, in particolare mediante il
  POR-FSE, la programmazione regionale del Fondo Sociale Europeo. In que-
  sti ultimi anni l’obiettivo dei progetti previsti nel contesto della program-
  mazione si è concretizzato sul recupero delle donne escluse dal mercato
  del lavoro e sullo sviluppo di nuove forme di welfare territoriale, frutto di
  una collaborazione fra pubblico e privato (come per esempio il Progetto “Il
  Veneto delle Donne”).
  Per garantire un’occupazione di qualità si parte prima di tutto con progetti
  di formazione, che puntano sia all’istruzione iniziale che alla qualificazione
  mirata.
  Gli interventi partono dai settori dell’istruzione e della formazione, al fine di
  aumentare la partecipazione al mercato del lavoro degli inattivi, combatte-
  re l’esclusione sociale e promuovere la parità tra uomini e donne e la non
  discriminazione.
  La programmazione 2014-2020 del FSE della Regione del Veneto ha pre-
  visto infatti interventi concreti a beneficio dei cittadini: giovani, lavoratori,
  disoccupati, persone in condizione di svantaggio.
  Nel corso del 2020, a seguito dell’emergenza sanitaria, la Regione è stata


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pronta alla riprogrammazione, rispondendo con tempestività nell’aggior-
namento dei bandi in corso e adottando misure straordinarie volte alla
digitalizzazione e al riadattamento verso forme di lavoro e formazioni più
flessibili e sostenibili. È stata data continuità agli strumenti considerati effi-
caci e compatibili con il contesto pandemico (come le work experience o le
iniziative di outplacement). Sono state mantenute e potenziate le iniziative
mirate all’occupazione femminile, inserendo nuovi strumenti utili. Per esem-
pio, all’interno del bando “il Veneto delle Donne”, relativamente all’obiet-
tivo “occupabilità”, sono stati integrati voucher di connessione e voucher
di conciliazione, volti ad agevolare maternità e paternità, responsabilità di
cura e accomodamento dei tempi vita-lavoro, spesso sovrapposti a causa
dei lockdown e di una gestione poco efficiente dello smart-working.
Sono stati erogati voucher di assistenza mirati a sostenere le carriere delle
donne, senza costringerle a rinunciare ad avere una famiglia, incentivando
la redistribuzione degli obblighi familiari. Ulteriori voucher sono stati pensati
per aiutare le famiglie numerose (per esempio con l’acquisto di dispositivi
digitali per le scuole, da assegnare ai figli).
I dati di questo resoconto, seppur antecedenti all’emergenza sanitaria, ci
aiutano ad avere dei parametri di riferimento a cui puntare per la ripresa,
mentre la riprogrammazione ci porta ad avere degli obiettivi nuovi ma com-
plementari con altre attività.
La nuova programmazione 2021-2027 dovrà vederci fare tesoro della nostra
capacità di reazione e risposta ai cambiamenti, tenendo conto delle misure
efficaci da mantenere, e, quelle meno efficaci da non riproporre.
L’obiettivo della Regione è oggi puntare tutto sulla riqualificazione, l’ac-
compagnamento e rimotivazione al lavoro, per gestire al meglio la transi-
zione dall’inattività all’attività, forte del contributo dei centri per l’impiego.
È necessario con questa nuova programmazione accompagnare verso il
reinserimento al lavoro, contando su una sinergia tra pubblico e privato e
includendo politiche attive e ammortizzatori sociali.
Grazie al costante impegno dimostrato, ai presupposti positivi e alla pro-
grammazione mirata, la nostra Regione sarà in grado di far fronte agli stra-
scichi della crisi pandemica, procedendo verso la piena realizzazione del
quinto degli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dall’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Agenda 2030: “Raggiungere l’uguaglianza di ge-
nere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze”.

                               Elena Donazzan
                      Assessore regionale all’istruzione,
                 alla formazione, al lavoro e pari opportunità

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                  A che punto siamo con la parità tra uomo e don-
                  na nel mondo del lavoro?
                  La fotografia scattata dal Rapporto biennale
                  2018-19 dell’Ufficio regionale della Consigliera
                  di Parità, monitorando 1.015 aziende venete con
                  oltre 100 dipendenti, pubbliche e private, per un
                  totale di 362 mila occupati, consente di cogliere
                  distintamente luci e ombre e alcune dinamiche
                  in corso.
                  Va precisato che i dati sono stati raccolti prima
                  della pandemia da Covid-19, autentico ‘cigno
                  nero’ che ha colpito duramente l’economia mon-
  diale, compresa quella veneta: una stima dell’impatto della crisi pandemica
  sulle dinamiche occupazionali e di genere nell’assetto sociale e produttivo
  del Veneto sarà possibile solo con il prossimo rapporto biennale, che potrà
  essere elaborato con i dati raccolti al 31 dicembre 2021.
  Alla vigilia della pandemia l’occupazione femminile in Veneto ha registrato
  due risultati che delineano progressi nel percorso di riequilibrio tra i generi:
  secondo i dati Istat, la percentuale delle donne occupate nel 2019 ha rag-
  giunto il 58,8% del totale dei dipendenti, posizionandosi 8 punti sopra la
  media nazionale; un quarto di secolo fa in Veneto la percentuale delle don-
  ne inserite nel mondo del lavoro sfiorava il 43%. Inoltre, sebbene le aziende
  rispondenti al questionario non siano le stesse del biennio precedente in
  ragione dell’andamento fisiologico del mercato, la quota di donne che oc-
  cupano posizioni apicali nelle aziende è salita: alla fine del biennio in esame
  il 31,7% dei dirigenti veneti risulta essere donna. Due dati che testimoniano
  non solo la crescita della presenza femminile nel mondo del lavoro, ma
  anche il riconoscimento dell’apporto delle donne in termini di competenze,
  qualifiche, preparazione e responsabilità.
  C’è un terzo dato positivo che accompagna e in parte spiega questi indica-
  tori positivi: il tasso di alta formazione delle donne che in Veneto rappresen-
  tano il 34% delle 30-34enni, 8 punti percentuali in più rispetto agli uomini.
  La quota di donne laureate in Veneto è cresciuta di oltre 6 punti rispetto a
  dieci anni fa.
  Ma insieme a questi indicatori di segno positivo, i dati raccolti e rielaborati,
  grazie alla preziosa collaborazione dell’Unità Organizzativa Sistema Statisti-
  co Regionale della Regione Veneto, anche di fonte Istat, evidenziano anche
  le zone d’ombra: l’occupazione femminile in Veneto è ancora troppo spesso
  a part-time, infatti, l’83,6% dei lavoratori in part time totali sono donne (il
  36,5% delle donne venete ricorrono part-time, mentre la quota maschile è


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appena del 6%), e in molti casi non per libera scelta della dipendente. La
percentuale di part-time femminile in Veneto è la seconda più alta tra le
regioni italiane.
In aumento anche il numero di donne che lavorano a tempo indeterminato.
La mobilità lavorativa caratterizza ancora il mercato lavorativo femminile in
proporzioni significativamente maggiori rispetto a quello maschile.
Resta ancora troppo elevato il pario retributivo di genere: in media nel
2019 la retribuzione di un uomo è stata di 150 euro superiore a quella di una
donna di pari grado e profilo. Nelle professioni dirigenziali il gap retributivo
tra uomo e donna sale a 400 euro al mese, in quelle impiegatizie risulta
essere di 200 euro al mese.
La presenza delle donne nel mondo del lavoro, per quanto emergente, ri-
mane ancora appannaggio di un certo tipo di professioni: i settori più “fem-
minili” sono quelli della sanità, dell’istruzione, della pubblica amministra-
zione, della ristorazione e del commercio, dove la partecipazione di donne
supera il 70% degli occupati.
Da segnalare, ancora, un’altra nota dolente tra le lavoratrici venete: la voglia
di maternità rinviata, disattesa o negata. Il 23% delle trentenni non ha figli,
(all’inizio degli anni Sessanta era il 16%1) e per quelle con figli piccoli con-
ciliare lavoro e maternità resta sempre difficile: nel 2019 una su quattro ha
abbandonato il posto di lavoro, per scelta o per necessità. Da notare che in
Veneto è la stessa percentuale di dieci anni fa.
Come influiranno sull’occupazione gli esiti e le conseguenze della pande-
mia che abbiamo vissuto e stiamo tutt’oggi vivendo? A risentirne in modo
particolare sono purtroppo le donne: dalla fine del 2019 al terzo trimestre
del 2020, secondo i dati Istat, 62mila donne venete hanno perso il lavoro2.
Molti settori di consolidato impiego femminile, come quello alberghiero, la
ristorazione e il turismo da sempre solido pilastro economico della nostra
regione, si sono trovati ad affrontare una situazione di sofferenza, a causa
dei lockdown nazionali e dell’impossibilità di adottare modalità di impiego
‘smart’.
A questo si aggiunge la forte esposizione al rischio sanitario per le tante
donne delle professioni e dei settori cosiddetti “essenziali”: le donne sono
state in prima linea, impegnate con numeri massicci, nel campo della sanità
e dell’assistenza (dove le donne rappresentano il 79% degli occupati), dei
servizi alla persona e del commercio.
Ma anche nei settori che meglio hanno garantito continuità occupazionale,
1 Fonte: report ISTAT https://www.istat.it/it/files/2019/11/Report_natalit%C3%A0_anno2018_def.pdf

2 Fonte: https://nordesteconomia.gelocal.it/lavoro/2021/03/06/news/il-covid-massacra-l-occupazione-femminile-a-nordest-
69mila-donne-hanno-perso-il-lavoro-1.39991655



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  il massiccio ricorso allo smartworking ha fatto emergere le disparità di ac-
  cesso alla rete, di formazione, di dotazione tecnologica e strumentale che
  intercorrono tra i generi. Inoltre, i ritmi del ‘lavoro agile’ si sono spesso
  rivelati insostenibili, soprattutto per le donne: lo smartworking è pentato
  “over-working”, costringendo le donne a dover coniugare nello stesso spa-
  zio fisico-temporale i ruoli di moglie, madre, lavoratrice e spesso caregiver
  per i membri della famiglia di età avanzata o con disabilità. Molte donne,
  trovandosi in difficoltà nel bilanciare la sovrapposizione indefinita di ruoli e
  funzioni, hanno lasciato il lavoro.
  Tra gli aspetti negativi e più allarmanti generati dalla crisi pandemica, che
  dovrà essere oggetto di adeguato monitoraggio regionale, va ricordato
  anche l’aumento delle violenze domestiche subite dalle donne: il numero
  ‘rosa’ 1522’ nazionale ha registrato lo scorso anno un crollo delle chiama-
  te del 71%, mentre i numeri dei femminicidi e delle violenze agìte dagli
  uomini nei confronti delle donne è stato in costante aumento. Segno che
  i lockdown e la crisi occupazionale non hanno certo mitigato il fenome-
  no della violenza domestica, anzi hanno reso ancor più difficile alle donne
  esprimere una qualche richiesta di aiuto. “Una pandemia nella pandemia”
  è la definizione utilizzata da UN Women3 per evidenziare come le donne
  costrette a casa delle restrizioni sanitarie siano state ancora più esposte ai
  comportamenti violenti e discriminatori messi in atto dai loro mariti, compa-
  gni, familiari o conviventi.
  La pandemia, come una cartina al tornasole, sta evidenziando incertezze,
  fragilità e arretramenti nel percorso verso una piena parità di genere. L’ef-
  fetto rivelatore innescato dalla crisi sembra rendere più lontani gli obiettivi
  di parità, sostenibilità, crescita e sviluppo dell’Agenda 2030 delle Nazioni
  Unite, e interpella con ancora maggior vigore istituzioni, politici e attori so-
  ciali sulla necessità di superare pari e disuguaglianze.
  La Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti in occasione
  della 65esima conferenza della Commissione sullo stato delle Donne or-
  ganizzata dalle Nazioni Unite, ha ribadito quanto sia necessaria “un’azione
  sinergica che coinvolga i settori pubblico e privato per far fronte a disparità
  e violenza di genere”. Anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando subito
  dopo il suo insediamento, ha voluto istituire un gruppo di lavoro che af-
  fronti le opportunità e i rischi delle nuove tecnologie applicate al lavoro, gli
  effetti di telelavoro e smart working, le problematiche della conciliazione
  vita-lavoro.
  La Regione Veneto ha concluso un ampio monitoraggio interno sugli effetti
  3 UN Women: ente delle Nazioni Unite che lavora per favorire il processo di crescita e sviluppo della condizione delle donne
  e la loro partecipazione pubblica



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e le prospettive del massiccio ricorso allo smart working nel periodo dell’e-
mergenza, ricavandone alcune indicazioni di prospettiva: il ricorso al ‘lavoro
agile’ nella pubblica amministrazione andrà sì potenziato, ma con regole
ben precise e concordate, e con un investimento formativo permanente.
Questo stesso rapporto si offre come uno strumento di analisi e di riflessio-
ne per valorizzare i segnali incoraggianti che hanno caratterizzato il biennio
2018-2019 e per orientare il percorso di ripresa e ‘resilienza’ verso l’effettiva
parità di genere. I fondi del Recovery Plan troveranno giusta allocazione
solo se nei progetti di spesa ci sarà doverosa attenzione verso l’inclusione e
la valorizzazione dei giovani e delle donne: lo chiede l’Europa, lo prevede
il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza elaborato dal Governo, lo impone
la consapevolezza storica che non ci può essere sviluppo senza le donne.
Infine dedico un ringraziamento particolare alle imprese, per la serietà e
l’impegno con cui hanno adempiuto all’obbligo di legge fornendo puntual-
mente i dati necessari all’indagine, nonostante l’emergenza sanitaria in cor-
so e le difficoltà della crisi economica: con la loro scelta di responsabilità e
trasparenza hanno offerto un prezioso contributo alla causa della parità di
genere.
                                 Sandra Miotto
                  Consigliera Regionale di Parità del Veneto




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                         Indice
Cap.1: L’indagine sulla situazione del personale maschile e
    femminile nelle medie e grandi imprese................. pag.12
 1.1 Perché un rapporto sulla parità di genere nel mondo del lavoro..... pag.13
 1.2 Il quadro normativo.......................................................................... pag.14
 1.3 Chi è la Consigliera di Parità.............................................................pag.15
 1.4 La situazione Internazionale della parità di genere e la posizione
   dell’Italia...........................................................................................pag.17
 1.5 La rete delle Consigliere del Veneto ............................................... pag.18
 1.6 Le collaborazioni ............................................................................. pag.18

Cap.2: Donne e uomini nel contesto veneto e nelle medie e
    grandi imprese........................................................ pag.20
 2.1 La parità di genere nel contesto veneto: luci e ombre.................... pag.22
 2.2 Le donne e gli uomini dell’indagine sul personale nelle aziende
   con oltre cento dipendenti...............................................................pag.28

Cap.3: Mercato lavorativo: quello femminile è più
    mobile..................................................................... pag.36
3.1 Meno le promozioni di carriera per le donne................................... pag.37
3.2 L’occupazione per tipo di contratto..................................................pag.38
3.3 La mobilità occupazionale nelle aziende........................................... pag.43

Cap.4: Formazione e retribuzione: bisogna lavorare per la parità
    di genere.................................................................pag.50
 4.1 La formazione aziendale: un diritto per il lavoratore........................pag.51
 4.2 Lo svantaggio retributivo delle donne............................................. pag.54

Cap.5: Il personale con disabilità........................................ pag.62
 5.1 L’occupazione e le disparità............................................................. pag.63

Cap.6: Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale del
    Lavoro di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche
    e Veneto, in merito alle convalide delle dimissioni e delle
    risoluzioni consensuali presentate nella regione Veneto
    nell’anno 2019.........................................................pag.76
 6.1 L’Agenzia Ispettorato Nazionale del Lavoro.................................... pag.77
 6.2 La convalida delle dimissioni nella Regione Veneto. Anno 2019..... pag.78

Cap.7: Conclusioni.............................................................. pag.92

                                                           11
1  L’indagine sulla situazione
   del personale maschile e
    femminile nelle medie e
        grandi imprese
  L’indagine sulla situazione del personale maschile
      e femminile nelle medie e grandi imprese

Capitolo 1 - L’indagine sulla situazione del perso-
nale maschile e femminile nelle medie e grandi im-
prese
1.1 Perché un rapporto sulla parità di genere nel mondo del la-
voro

Tra il 1977 e il 2018 il tasso di occupazione femminile in Italia è aumentato
di 16 punti percentuali (dal 33,5 al 49,5 per cento)1. La Ministra per Pari op-
portunità e Famiglia dell’Italia Elena Bonetti alla Conferenza online “Gender
Equality Index” dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), che
si è tenuta il 29 ottobre del 2020, ha sottolineato che particolarmente negli
ultimi dieci anni l’Italia ha dimostrato un progresso significativo nell’ambito
della parità di genere e che è migliorata la situazione della leadership fem-
minile e della partecipazione femminile al mercato di lavoro.
Nonostante la dinamica positiva, le donne italiane sono ancora lontane
dall’aver raggiunto le pari opportunità in molti campi. Alcuni settori così
come ICT, scienza e tecnologia, sono ancora dominati dagli uomini. Sono
ancora consistenti il gap retributivo e il pario della partecipazione fem-
minile al mercato di lavoro tra il Sud e il Nord d’Italia. Ancor oggi le donne
affrontano una significativa persità nella tipologia dell’impiego e spesso
sono soggette a condizioni di lavoro al limite del rispetto della normativa
sul lavoro.
La misurazione della situazione lavorativa fra uomo e donna si avvale di più
strumenti. Questo rapporto biennale, previsto dalla legge istitutiva delle
Consigliere di parità, è uno di questi: i dati raccolti sull’occupazione nel-
le aziende con oltre cento dipendenti ci portano a riflettere sulle disparità
nell’accesso al lavoro, nella progressione di carriera, nella formazione, nella
retribuzione e su modelli organizzativi che favoriscano le condizioni e l’equi-
librio con le responsabilità familiari e professionali.
Nel corso degli anni varie normative hanno introdotto concetti di work fa-
mily balance, anche se nella realtà c’è ancora molto da fare. Permettere
alle donne di rimanere nel mercato del lavoro anche dopo la nascita di un
figlio sembra ancora una missione molto difficile, anche in questo periodo
storico.
Garantire la presenza femminile anche nelle istituzioni è pentato un nuovo
obiettivo, previsto dalla L. 56/2014 Del Rio relativa al raggiungimento dell’e-
quilibrio di genere nelle Giunte, secondo cui “nelle giunte dei comuni con

1 Fonte: https://www.istat.it/it/files/2020/02/Memoria_Istat_Audizione-26-febbraio-2020.pdf




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   popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere
   rappresentato in misura inferiore al 40%, con arrotondamento aritmetico”.
   La legge Golfo-Mosca (n. 120/2011) che assicura la presenza femminile nei
   Consigli di Amministrazione delle società quotate ha dimostrato particolare
   efficacia portando ad un notevole aumento del numero delle donne nei ‘bo-
   ard’ delle grandi imprese. Alla sua entrata in vigore la legge fissava la quota
   al 20%, portata poi a 30% nel 2015. A dicembre 2019 un emendamento alla
   legge di bilancio 2020 ha prorogato le disposizioni previste dalla suddetta
   legge, che sarebbe altrimenti scaduta nel 2022, e innalzato la quota di ge-
   nere al 40% per i Cda e i collegi sindacali delle società quotate.
   Il monitoraggio della condizione delle lavoratrici e dei lavoratori occupa-
   ti con particolare attenzione all’analisi dei dati sudpisi per genere è fon-
   damentale per l’elaborazione e la realizzazione delle strategie politiche in
   materia di occupazione e lavoro orientato alla parità di genere. Questo rap-
   porto penta una fonte di informazioni sul mercato del lavoro veneto e
   nazionale, da mettere a disposizione di tutti i soggetti pubblici e privati per
   la promozione dei principi di parità di genere consapevoli che il raggiungi-
   mento di tale obiettivo dipende non solo dai fattori economici e professio-
   nali ma anche da quelli sociali e culturali.

   1.2 Il quadro normativo
   Il rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile nel-
   le aziende sia pubbliche che private con più di 100 dipendenti contiene
   informazioni circa lo stato delle assunzioni, le promozioni professionali, i
   passaggi di livello, categoria e qualifica; registra i fenomeni di mobilità, i
   licenziamenti, i pensionamenti e i pre-pensionamenti e la retribuzione real-
   mente corrisposta, così come stabilito dall’art. 46 del decreto legislativo n.
   198/2006 e s.m.i.
   Il rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile viene compi-
   lato dalle aziende mediante l’utilizzo di un applicativo informatico messo a
   disposizione dal Ministero del Lavoro.
   Per quanto concerne le aziende pubbliche tenute a compilare il rapporto
   biennale, oltre alle imprese a partecipazione statale sono da considerarsi
   anche le aziende regionali e le aziende autonome dello Stato i dati sono
   riferiti al 31 dicembre di ciascun anno del biennio.
   La mancata trasmissione del rapporto da parte delle aziende, dopo sollecito
   dell’Ispettorato del Lavoro competente, comporta l’applicazione delle san-
   zioni di cui all’art. 11 del Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo
   1955 n. 520. Nei casi più gravi può essere disposta la sospensione per un
   anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda.
   Nel caso specifico del Veneto, la Direzione dell’Ispettorato del lavoro terri-




14
 L’indagine sulla situazione del personale maschile
     e femminile nelle medie e grandi imprese

torialmente competente, su segnalazione della Consigliera di parità o delle
rappresentanze sindacali aziendali, sollecita le aziende affinché adempiano
all’obbligo entro 60 giorni dalla scadenza prevista.
Considerata l’emergenza sanitaria Covid-19, la scadenza per la compilazio-
ne del report biennale è stata prorogata da parte del Ministero del Lavoro
al 30 giugno 2020. Il Ministero, ricevuti i report provenienti dalle Regioni e
Province Autonome, ha disaggregato il materiale per regione e ha trasmes-
so i dati alle Regioni per consentire la propria elaborazione.
Nei bienni precedenti la Regione del Veneto ha utilizzato la propria piat-
taforma informatica, con contatto diretto con le aziende del territorio. Con
l’attivazione della piattaforma nazionale i dati inseriti possono essere con-
frontati a livello nazionale tra Regioni, e ogni Regione potrà elaborare i pro-
pri.
Quest’ultimo rapporto, rispetto ai precedenti, ha previsto anche l’integra-
zione della voce relativa al personale con disabilità nelle Aziende (cap. 5).

1.3 Chi è la Consigliera di Parità.
La Consigliera di Parità è un pubblico ufficiale con obbligo di segnalazione
all’autorità giudiziaria dei reati di cui viene a conoscenza per ragione del suo
ufficio (Art. 13, Decreto Legislativo n.198/2003) e può agire in giudizio per
l’accertamento delle discriminazioni e la rimozione dei loro effetti.
E’ una figura istituita dalla legge 125/1991 e confluita nel decreto legislativo
198/2006 “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” e s.m.i. con la
finalità di svolgere funzioni di promozione e di controllo dell’attuazione dei
principi di uguaglianza, di opportunità e di non discriminazione tra donne
e uomini.
La Consigliera di Parità regionale promuove, a tutela del principio di non di-
scriminazione, le pari opportunità per lavoratrici e lavoratori. In particolare:
  -  rileva le situazioni di squilibrio di genere e collabora con le direzioni
   regionali e provinciali del lavoro per le violazioni della normativa in ma-
   teria;
 -  promuove progetti di azioni positive al fine del miglioramento del be-
   nessere organizzativo;
 -  sostiene le politiche attive del lavoro, comprese quelle formative, per
   favorire condizioni di pari trattamento;
 -  incentiva anche l’attuazione di politiche di pari opportunità da parte dei
   soggetti pubblici e privati che operano nel mercato del lavoro;
 -  favorisce il diffondersi delle buone prassi, collaborando con gli assesso-
   rati al lavoro e con gli organismi di parità degli enti locali;



                                          15
    -  può acquisire nei luoghi di lavoro informazioni sulla situazione occupa-
      zionale maschile e femminile in relazione, ad esempio, allo stato delle
      assunzioni, della formazione e promozione professionale, delle retri-
      buzioni, delle condizioni di lavoro e della cessazione del rapporto di
      lavoro.
   La Consigliera di Parità favorisce l’uguaglianza sostanziale tra donna e uomo
   nell’accesso al lavoro e nel mantenimento dell’occupazione al lavoro, carrie-
   ra e formazione, attraverso le seguenti azioni dirette:
    -  interventi su segnalazione di casi di discriminazione di genere
    -  verifica della composizione delle commissioni di concorso (per la verifi-
     ca del rispetto dell’art. 57, comma 1-bis, del D.Lgs n. 165 del 30 marzo
     2001, così come modificato dall’art. 5, comma 1, lett. b), della Legge n.
     215 del 23 novembre 2012)
    -  supporto all’attuazione di azioni positive nelle Pubbliche Amministra-
      zioni (art. 48 D.Lgs 168/2006 e Direttiva della Presidenza del Consiglio
      dei Ministri n. 2 del 26 giugno 2019).
   La Consigliera regionale di Parità partecipa a Tavoli Istituzionali, Gruppi di
   lavoro, Think Tank e Organismi di Parità, promuove Reti e Protocolli di Inte-
   sa che favoriscono lo spirito della sua mission.
   La Consigliera è componente effettiva della Commissione per la concerta-
   zione delle parti sociali della Regione Veneto, della Commissione regionale
   per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna, dell’Osserva-
   torio regionale sul mobbing, disagio lavorativo e stress psico-sociale nei
   luoghi di lavoro, del Comitato di Sorveglianza del POR Veneto 2014-2020 e,
   nella nuova programmazione 2021-2027, è partner nella Strategia regionale
   per lo sviluppo sostenibile “Il Veneto Sostenibile” 2030, è partner nel Pro-
   tocollo di rete per il contrasto alla Violenza contro le donne nella Regione
   del Veneto (Dgr n.863 del 15.06.2018) ed è fra i promotori del Tavolo re-
   gionale permanente della Carta per le pari opportunità e per l’uguaglianza
   nel lavoro.
   La Consigliera collabora con la Direzione Interregionale dell’Ispettorato del
   Lavoro e sue Direzioni provinciali, per rilevare e contrastare violazioni alla
   normativa in materia di parità, pari opportunità e anti-discriminazione. Col-
   labora con gli Assessorati al lavoro degli enti locali e con organismi di parità
   degli enti locali. Dal 2016 è anche componente effettivo del Comitato re-
   gionale per la bioetica e fa parte del gruppo “Disseminazione della cultura
   e dell’educazione bioetica”, in rappresentanza delle istanze della medicina
   di genere e della promozione di una cultura sempre più attenta alla salu-
   te della donna. Con lo scopo di diffondere la conoscenza e lo scambio di



16
  L’indagine sulla situazione del personale maschile
      e femminile nelle medie e grandi imprese

buone prassi, collabora anche con le Università venete svolgendo attività di
informazione e formazione culturale sulle pari opportunità per gli studenti e
accogliendo i tirocinanti nel suo ufficio.

1.4 La situazione Internazionale della parità di genere e la
posizione dell’Italia
Come risulta dal report internazionale “World Employment and Social Outlo-
ok: Trends for Women”2 del 2018 redatto dall’Organizzazione Mondiale di
Lavoro, il tasso di partecipazione della forza lavoro femminile globale è al
48,5% nel 2018, di 26,5 punti percentuali inferiore al tasso maschile. Inoltre,
il tasso di disoccupazione globale delle donne nel 2018 – al 6% – è di circa
0,8 punti percentuali in più rispetto al tasso degli uomini. Complessivamen-
te, ogni dieci uomini con un posto di lavoro, solo 6 donne sono occupate.
La parità di genere è una condizione indispensabile per il progresso eco-
nomico e lo sviluppo effettivo dell’intera società. Non a caso l’obiettivo di
“Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ra-
gazze” è indicato fra i ‘goals’ dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. I Paesi
più sviluppati tradizionalmente sono anche i Paesi con la migliore situazione
di parità di genere, ma anche per l’Europa c’è ancora tanta strada da fare.
L’analisi condotta dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE)
presentata il 29 ottobre del 2020 ha rilevato l’indicatore sull’uguaglianza di
genere nell’UE pari a 67.9 su 100 nel 2020. È stato dimostrato che la situa-
zione migliora di 0.5 punti ogni anno. Con questi ritmi ci vorranno almeno
altri 60 anni per raggiungere totale uguaglianza di genere in Europa.
Il punteggio italiano dell’indicatore di parità di genere arriva a 63.6 su 100
(4.4 in meno della media europea), posizionando il nostro Paese al quattor-
dicesimo posto in UE. I ritmi con i quali l’Italia progredisce verso la parità di
genere sono sostenuti rispetto a molti altri Paesi europei: dal 2010 l’indice
di parità di genere in Italia è cresciuto di 10.2 punti (ma solo 0.5 dal 2017).
Questo risultato è stato reso possibile grazie all’introduzione di varie norma-
tive che hanno garantito la presenza femminile in molte situazioni lavorative
(per esempio la legge Golfo-Mosca del 2011 che impone la presenza fem-
minile nei CdA delle Aziende quotate; la legge Del Rio n. 56/2014 relativa
alla parità di genere nell’accesso delle cariche elettive e nella composizione
delle Giunte Comunali, la legge 20/2016 volta a garantire l’equilibrio nella
rappresentanza tra donne e uomini nei Consigli regionali). Gli strumenti
legislativi sono efficaci per colmare i gap di genere, ma è sicuramente più
importante cambiare la cultura di fondo.
Alcuni dati fanno riflettere: l’Italia rimane uno dei Paesi UE con il pario

2 Report: https://www.ilo.org/global/research/global-reports/weso/trends-for women2018/WCMS_619577/lang--en/index.
htm https://www.sicurezzaoggi.com/le-donne-e-il-mercato-del-lavoro-istantanea-dellilo/




                                                           17
   occupazionale più ampio. Il 15,6% delle donne in Italia risulta inattiva per
   responsabilità di cura. Le donne italiane guadagnano un quinto in meno de-
   gli uomini. L’81% di donne rispetto al 20% degli uomini impegnano almeno
   un’ora al giorno per lavori domestici non pagati.
   L’emergenza Covid-19 ha evidenziato come una cartina di tornasole la
   mancata o incompleta parità di genere, ponendo con urgenza esigenze ed
   obiettivi di uguaglianza, riequilibrio e inclusione. Questo rapporto contribu-
   isce ad una maggiore sensibilizzazione sulla questione di parità di genere,
   nella convinzione che l’impegno per il riconoscimento e la valorizzazione
   delle donne nel mondo del lavoro e nella società deve cominciare ‘dal bas-
   so’, nella famiglia, nella scuola, nelle piccole aziende e società, nelle istitu-
   zioni locali.

   1.5 La rete delle Consigliere del Veneto
   Oltre alla Consigliera regionale di Parità, in ogni singola Città metropolita-
   na/Area Vasta, sono presenti le Consigliere di Parità provinciali, che insieme
   formano la Rete delle Consigliere di parità. Alle Consigliere provinciali spet-
   ta il compito, quindi, di mediare con le parti sociali (sindacali e datoriali) e di
   inpiduare soluzioni alle contenziose sorti in relazione a problematiche di
   genere. Alle Consigliere delle sette province del Veneto (Belluno, Rovigo,
   Padova, Treviso, Verona, Vicenza e Città Metropolitana di Venezia) è affida-
   to il compito di occuparsi dei casi inpiduali di discriminazione al lavoro. Su
   mandato della singola lavoratrice o del singolo lavoratore che lamenti una
   discriminazione, come primo passo promuovono un tentativo di concilia-
   zione con il datore di lavoro; se la conciliazione non si raggiunge ricorrono
   al Giudice del Lavoro; in ultima istanza possono agire in giudizio su delega
   della lavoratrice o del lavoratore.
   La Consigliera regionale coordina la rete al fine di rafforzare l’efficacia dell’a-
   zione e di consentire lo scambio di informazioni, esperienze e buone prassi
   in una logica di cooperazione funzionale all’attuazione delle politiche per le
   pari opportunità in tutto il territorio regionale.
   Questo rapporto sull’occupazione maschile e femminile con dati dettagliati
   anche su scala provinciale, coglie le particolarità territoriali e gli ambiti più
   esposti a fenomeni di discriminazione. In questo modo il rapporto rappre-
   senta anche uno strumento valido per la rete territoriale delle consigliere di
   parità facilitando l’elaborazione di azioni positive e la prevenzione dei casi
   di discriminazione sul lavoro legata al genere.

   1.6 Le collaborazioni
   La collaborazione con l’Ispettorato Interregionale del Lavoro
   Dal 2017 la Consigliera regionale di parità ha in essere una collaborazione



18
 L’indagine sulla situazione del personale maschile
     e femminile nelle medie e grandi imprese

con l’Ispettorato interregionale del Lavoro Veneto, Emilia-Romagna, Friuli
Venezia Giulia, Marche.
L’accordo rinnovato nel 2018 ha intensificato e qualificato ulteriormente la
collaborazione volta a tutelare le condizioni di lavoro delle donne, a far
conoscere e promuovere le misure di conciliazione della vita professionale
con la vita familiare e, infine, a sensibilizzare e informare aziende e datori di
lavoro per il raggiungimento del benessere lavorativo e quindi di una cultu-
ra delle pari opportunità.
Durante l’emergenza sanitaria la collaborazione ha prodotto un’informativa
ai genitori-lavoratori sotto forma di brochure denominata “Decreto Rilan-
cio” : la pubblicazione riassume misure, agevolazioni e modifiche degli isti-
tuti per lavoratori attivate nel periodo della crisi Covid-19 (es. GIGO, CIGD,
FIS, congedo maternità/paternità, congedo parentale, congedo Covid19,
bonus baby sitter, prolungamento congedo parentale per i figli con disa-
bilità, permessi L. 104/92, congedo straordinario retribuito per assistere i
disabili gravi, assegni nucleo familiare).

La collaborazione con i CPO degli Ordini degli Avvocati del Veneto
Dal 2019 è in corso una collaborazione con i Comitati pari opportunità degli
Ordini degli Avvocati del Veneto per la realizzazione di corsi di formazione
per avvocati specializzati in diritto antidiscriminatorio. Tale cooperazione
ha portato nello stesso anno alla realizzazione della prima parte del corso
regionale sulla tutela antidiscriminatoria, comprensivo di 7 giornate con un
totale di 28 ore. Sono state trattate le seguenti materie: I principi della Co-
stituzione e la disciplina nella CEDU; Il licenziamento e la discriminazione
di genere, aspetti sostanziali e processuali; I rapporti di lavoro; Le azioni
positive ed esperienze giurisprudenziali, I profili di tutela contro le condotte
discriminatorie, La legge 120/2011 Golfo-Mosca, Il linguaggio di genere.
Il corso regionale ha visto come relatori docenti universitari, magistrati, av-
vocati, esperti del diritto del lavoro.
Nel 2021 si è conclusa la seconda parte del corso con ulteriori 12 ore forma-
tive, organizzata dalla Consigliera Nazionale di Parità e dal Consiglio Nazio-
nale Forense, su piattaforma webinar.
I corsisti potranno essere iscritti ad una short list nazionale di Avvocati spe-
cializzati in diritto antidiscriminatorio e potranno affiancare le Consigliere di
Parità, sia regionali che di area vasta. Per il Veneto, che risulta essere una
delle prime regioni in Italia ad aver condotto questa esperienza formativa,
significa poter disporre in loco di una rete di professionisti qualificati sui
temi discriminatori.




                                          19
2   Donne e uomini nel
  contesto veneto e nelle
  medie e grandi imprese
               Donne e uomini nel contesto veneto e
                   nelle medie e grandi imprese

Capitolo 2 - Donne e uomini nel contesto veneto e
nelle medie e grandi imprese

Cinque sono le priorità europee per la parità di genere, sancite dalla Carta
per le donne adottata nel 2010 dalla Commissione europea: indipendenza
economica, pari retribuzione per lo stesso lavoro, parità nei processi deci-
sionali, dignità, integrità e fine della violenza sulle donne, parità tra uomini
e donne nelle azioni esterne. Questo impegno è assunto anche nella Stra-
tegia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea, ed è il
5° Goal inpiduato dall’ONU nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Il Gender Equality Index, elaborato dall’European Institute for Gender
Equality1, rileva che in Europa l’obiettivo della parità, sebbene in migliora-
mento, è ancora distante: l’indicatore, che è una sintesi della disuguaglianza
tra uomini e donne in perse aree della vita (partecipazione al lavoro, op-
portunità economiche, scolarità ed educazione, gestione del tempo libe-
ro, rappresentanza politica, salute), assume nel 2018 un valore medio per
l’UE28 di 67,9 punti su una scala da 1 a 100, dove 1 rappresenta l’assoluta
disuguaglianza di genere e 100 la condizione di perfetta parità tra uomo
e donna. I Paesi del Nord Europa e la Francia sono i più egualitari, con un
valore dell’indicatore superiore a 74, fanalino di coda la Grecia con solo
52,2 punti. L’Italia, con un punteggio di 63,5 si trova circa a metà della gra-
duatoria, al 16° posto.
Va considerato, però, anche il contesto straordinario in cui stiamo vivendo.
La pandemia ha investito l’Italia ed il nostro sistema economico regionale
quando finalmente aveva recuperato e superato anche i livelli occupazionali
registrati prima della crisi del 2008. Il 2019 è stato un anno particolarmente
positivo per la partecipazione al mercato del lavoro in Italia e nella nostra
regione, ma l’emergenza sanitaria, a seguito della comparsa del Covid-19
a inizio anno, rappresenta un nuovo shock per l’economia con un pesante
impatto sfavorevole anche sul mercato del lavoro. Bisognerà aspettare per
vedere poi quale sarà il vero peso in futuro di questa terribile pandemia. Se-
condo molte fonti, il lavoro del domani uscirà infatti profondamente mutato
dall’odierna crisi sanitaria, avendo come prime vittime proprio le categorie
più fragili, fra cui rientra anche la componente femminile.



1
L’European Institute for Gender Equality è un organo autonomo dell’Unione Europea, istituito per promuovere l’uguaglianza
di genere e combattere le discriminazioni fra cittadini europei in base al genere.




                                                               21
   2.1 La parità di genere nel contesto veneto: luci e ombre
   In base all’ultimo censimento della popolazione, al 31 dicembre 2019 la
   popolazione residente in Veneto è di 4.879.133 abitanti, di cui il 51% donne
   e il 49% uomini. Dopo una crescita costante dal 1960, dal 2015 la popola-
   zione risulta in diminuzione: nell’ultimo anno si contano 5.457 residenti in
   meno. Una delle cause che ha determinato la diminuzione di popolazione è
   il calo delle nascite dovuto, da un lato, a motivi strutturali legati al conclu-
   dersi della vita riproduttiva della cospicua generazione di donne nate nel
   baby-boom; dall’altro, vi è stata contestualmente una variazione del model-
   lo di fecondità, ovvero del numero medio di figli che ciascuna donna mette
   al mondo. Questo indicatore negli ultimi anni si affievolisce e per il Veneto
   passa da 1,5 figli nel 2010 a 1,29 9 anni dopo. Anche il contributo positivo
   delle donne straniere che fino a qualche anno fa era particolarmente accen-
   tuato, con un numero medio di figli per donna di 2,71 nel 2008, oggi si sta
   affievolendo (2,1).
   Tra i fattori che contribuiscono a questo fenomeno bisogna annoverare le
   difficoltà che le donne vivono nel conciliare lavoro e famiglia, un onere an-
   cora fortemente sbilanciato a loro carico. La difficoltà di conciliare la mater-
   nità con la formazione, l’indipendenza abitativa e l’occupazione, provoca
   il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età via via più avanzate; se nel
   1980 si partoriva in media a 27,6 anni, nel 2019 l’età media al parto penta
   di 32 anni. In questo modo, però, si accorcia la vita feconda e penta più
   frequente rimanere senza figli: se tra 100 nate nel 1960 solo 16 rimanevano
   senza figli, tra 100 nate nel 1979 si stima pentino 23. Si tratta di cambia-
   menti non imputabili ad un mutato desiderio di maternità, dato che, in me-
   dia, si continua a desiderare di avere almeno 2 figli.

   Prosegue il percorso di inclusione delle donne, ma ancora c’è da lavo-
   rare
   Negli ultimi decenni, le donne hanno migliorato la loro posizione nel mer-
   cato in conseguenza anche all’aumento dei titoli di studio: basti pensare
   che solamente negli ultimi anni la percentuale di donne laureate è cresciuta
   di oltre sei punti percentuali (dal 9,9% del 2008 al 16,0% del 2019), mentre
   per gli uomini è salita di tre punti (da 9,7% a 12,9%). Secondo i dati ISTAT,
   il tasso di occupazione femminile è passato dal 46,9% del 1998 al 55,7% del
   2008, fino al 58,8% del 2019. La crisi ha dunque frenato il trend crescen-
   te, ma non ha bloccato il processo di emancipazione: nel 2008 il tasso di
   occupazione femminile era pari al 72,3% di quello maschile, valore che nel
   2019 è comunque cresciuto seguendo un percorso altalenate fino al 77,3%.
   Chiaramente l’obiettivo a cui deve essere rivolta l’attenzione è un pieno



22
                             Donne e uomini nel contesto veneto e
                                 nelle medie e grandi imprese
100% dove occupazione maschile e femminile si equivalgono: per ottenere
questo risultato è però necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono
alle donne di seguire gli stessi percorsi degli uomini, a partire dalle politiche
di conciliazione famiglia lavoro fino ad arrivare al superamento degli stere-
otipi culturali.
Nonostante l’occupazione femminile sia cresciuta, il livello italiano è molto
lontano da quello europeo: in Italia nel 2019 il tasso di occupazione delle
donne è pari al 50,1% contro il 64,1% registrato in Europa (75,4% in Svezia).

Fig. 2.1.1 - Tasso di occupazione (*) per sesso. Veneto – Anni 1993:2019
                                                    Maschi            Femmine
                80                                                                            76,1
                        73,9
                75
                70
                65
                                                                                              58,8
                60
                55
                50
                        43,0
                45
                40
                      1993

                             1995

                                   1997

                                        1999

                                             2001

                                                    2003

                                                         2005

                                                             2007

                                                                    2009

                                                                         2011

                                                                              2013

                                                                                   2015

                                                                                        2017

                                                                                               2019


(*) Tasso di occupazione = (Occupati 15-64 anni/Popolazione di riferimento)x100
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat


Fig. 2.1.2 – Rapporto percentuale fra il tasso di occupazione delle donne in età
25-49 con figli in età prescolare e il tasso di occupazione delle donne della stes-
sa età senza figli (*). Anno 2018
  100
      89,0
   90

   80                                                                        76,9
                                                                                    73,8
   70

   60                                                                                                              57,4

   50

   40
                                                                             Veneto


                                                                                      Italia
      Molise
          Valle d'Aosta
                  Piemonte
                        Emilia Rom.
                               Marche
                                   Toscana
                                        Liguria
                                             Friuli V.G.
                                                    Umbria
                                                         Lazio
                                                             Lombardia
                                                                   Abruzzo
                                                                        Sardegna


                                                                                  Puglia


                                                                                           Trentino A.A.
                                                                                                   Basilicata
                                                                                                         Sicilia
                                                                                                              Calabria
                                                                                                                    Campania




(*) Tasso di occupazione = (Occupati/Popolazione di riferimento)x100
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat


                                                                                                                         23
   È necessario intervenire ed eliminare, quindi, gli ostacoli, che molto spesso
   sono anche culturali, che tengono le donne lontane dal mercato del lavoro.
   Si può osservare, ad esempio, che le donne con figli piccoli lavorano meno
   delle altre: in Veneto nel 2018, fatto 100 il tasso di occupazione delle donne
   in età 25-49 anni senza figli, il tasso delle donne con figli piccoli con meno di
   sei anni si ferma al 76,9%. E la nostra regione purtroppo non brilla in questo:
   tredici regioni fanno meglio di noi, ossia la distanza fra donne con e senza
   figli è inferiore alla nostra. Neanche la serie temporale ci viene in soccorso:
   dieci anni fa il rapporto fra i due tassi era pari al 76,3%, un valore poco più
   basso di quello attuale, nonostante nel 2015 avesse toccato il valore mas-
   simo di 89,3%.
   Queste differenze si riflettono in parte sul reddito: considerando solamen-
   te gli occupati dipendenti a tempo pieno per non distorcere la stima dal
   maggior ricorso della donna ai lavori part time, un uomo in Veneto nel 2019
   guadagna 150 euro al mese in più della donna. Inoltre, il differenziale re-
   tributivo è presente anche a parità di livello: un dirigente uomo in Veneto
   guadagna 400 euro di più di una dirigente femmina, un quadro oltre 470
   euro in più rispetto alla collega e un impiegato 200 euro.
   La differenza salariale, poi, si amplifica con l’aumentare dell’età, a testimo-
   nianza di quanto sia più difficile per una donna seguire la stessa carriera
   professionale degli uomini e raggiungere gli stessi risultati.

   Fig. 2.1.3 – Retribuzione mensile netta dei lavoratori dipendenti a tempo pieno
   per sesso, età e titolo di studio. Veneto - Anno 2019
     1.800                                       Reddito medio
                  Maschio                          degli uomini       1.700
     1.700                                         1.500€
                  Femmina
     1.600                                     1.600
                                                          1.500
     1.500

     1.400                                       1.400

     1.300                                   1.342
                      Reddito medio
     1.200               delle donne
                       1.350€                       1.200
     1.100

     1.000
                                                 Fino
                                               licenza
                                                media

                                                     Diploma

                                                          Laurea
                                           60+
          15-24

              25-29

                  30-34

                      35-39

                          40-44

                              45-49

                                  50-54

                                      55-59




   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat




24
              Donne e uomini nel contesto veneto e
                  nelle medie e grandi imprese
In giovinezza il gap di guadagno è basso fra i due sessi, mentre dopo i 45
anni gli uomini hanno uno stipendio significativamente più alto delle donne.
Del resto una paga più bassa durante gli anni di lavoro e qualche “buco”
nella contribuzione, causato dalla necessità di interrompere o rinunciare alla
carriera per accudire i figli o curare i familiari anziani e disabili, penalizza le
donne in termini di reddito anche nelle età più avanzate: in Veneto le donne
che vivono con una pensione esigua, sotto i mille euro al mese, sono il 43%,
a fronte del 19% dei pensionati uomini (dati al 2018).
Ma gli scarti più evidenti si registrano osservando i titoli di studio: una don-
na laureata guadagna mediamente 1.500 euro al mese, ossia quasi 200
euro in meno degli uomini con lo stesso titolo di studio.

Conciliare famiglia e lavoro: ancora sulle spalle delle donne
La qualità dell’occupazione si lega anche alla possibilità di conciliare il la-
voro retribuito con le attività di cura familiari. Nonostante la partecipazione
femminile al mercato del lavoro sia in crescita, nella maggior parte dei Paesi
occidentali il peso del lavoro domestico continua a gravare principalmente
sulle spalle delle donne. Il Gender Equality Index medio europeo calcolato
nell’ambito dei soli compiti domestici e di cura, infatti, è per il 2018 ancora
lontano dalla parità (100) attestandosi a 70 punti, e per l’Italia è ancora più
basso (61,2).

Fig. 2.1.4 - Gender Equality Index per le attività domestiche e di cura. Ue28 -
Anno 2018
             EIGE: care index. UE28 - Anno 2018




Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati EIGE


                                            25
   Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, ovvero che all’impegno lavora-
   tivo fuori casa delle donne corrisponda una maggior conpisione dei com-
   piti tra i partner dentro casa, in realtà sono ancora le donne a sostenere la
   maggior parte del carico di lavoro destinato alle attività domestiche e all’ac-
   cudimento e cura di figli e familiari. Una realtà che emerge anche dall’indice
   di asimmetria del lavoro familiare: in Veneto, nel caso di coppie in cui lavora
   solo l’uomo, la donna svolge il 76% del lavoro familiare; se entrambi i part-
   ner lavorano, lo squilibrio diminuisce ma non di molto dato che la donna
   continua a farsi carico del 68% delle incombenze familiari. In particolare, la
   nascita di un bambino comporta una profonda riorganizzazione della vita sul
   piano personale, familiare e lavorativo.
   Ed è così che il tasso di occupazione delle donne con figli è, per tutte le età,
   più basso di quello delle donne senza figli, lasciando in evidenza quanto
   ancora bisogna lavorare anche per la creazione di politiche efficaci sulla
   conciliazione tra i tempi di lavoro e la vita familiare.
   Uno strumento per agevolare la gestione familiare è il ricorso al part time,
   ma anche in questo caso si identificano alcune criticità. Innanzitutto la ridu-
   zione dell’orario di lavoro è una prerogativa ancora femminile: in Veneto,
   nel 2019, il 36,5% delle donne lavora in regime di part time, valore che pre-
   cipita al 6% fra gli uomini. Inoltre, la nostra regione ha un doppio primato:
   la percentuale di part time femminile è la seconda più alta d’Italia, mentre
   quella maschile è la più bassa in assoluto.

   Fig. 2.1.5 – Percentuale di donne occupate in part time volontario e involontario
   sul totale di donne occupate. Veneto - Anni 2008:2019
           40         Part time involontario    Part time volontario



           30
                                      17   16      19
              10         14   17   16   17          17
                  10  13

           20



           10   21   20                       19
                     19   18   17   18   17   18      18   18



           0
              2009

                 2010

                     2011

                        2012

                            2013

                               2014

                                   2015

                                      2016

                                          2017

                                             2018

                                                 2019




   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat




26
          Donne e uomini nel contesto veneto e
              nelle medie e grandi imprese
A volte, poi, il part time nasconde situazioni di sottoutilizzo delle risorse
umane: molti lavoratori non vorrebbero lavorare a tempo ridotto con uno
stipendio decurtato, ma sono obbligati a farlo perché non hanno trovato
un lavoro a tempo pieno. Il part time involontario è cresciuto notevolmente
negli anni di crisi economica denotando un calo della qualità del lavoro: se
nel 2008 il 4,2% degli occupati si trovava in una condizione di part time in-
volontario, nel 2019 sono il 10,1% (19,0% fra le donne, 3,5% fra gli uomini).
Per agevolare la conciliazione famiglia-lavoro, oltre al part time, altri po-
trebbero essere gli strumenti da utilizzare. La ridefinizione dell’orario di la-
voro, in accordo con l’azienda, permette di inpiduare profili orari persi
rispondendo alle necessità derivanti dalla organizzazione della propria vita
privata. Tra questi strumenti di flessibilità oraria ci sono:
  -  la banca delle ore che prevede che le ore di straordinario che vengo-
    no accumulate, anziché riscosse in forma monetaria, possano essere
    accantonate in un conto ore dal quale il lavoratore possa attingere al
    bisogno (previo consenso aziendale);
  -  il tele-lavoro, ancora poco utilizzato nel nostro Paese, spesso perché i
   datori di lavoro non posseggono strumenti adeguati alla misurazione
   della prestazione lavorativa in alternativa alla presenza in ufficio dei
   collaboratori, ma anche per problemi legati alla normativa sulla sicu-
   rezza sul lavoro;
  -  la flessibilità dell’orario di entrata e uscita dal lavoro che si sta diffon-
   dendo sempre più;
  -  lo smartworking.
Proprio lo smartworking rappresenta la cifra distintiva di questo momen-
to straordinario che l’Italia, ma non solo, sta vivendo. In tempi strettissimi,
Scuola, Università, imprese, Pubblica Amministrazione, hanno dovuto dare
corso a quella rivoluzione delle modalità di lavoro più volte discussa, ma
che finora è sempre rimasta un’esperienza marginale seppur evocata come
strumento utile a migliorare la conciliazione famiglia-lavoro o a ridurre gli
spostamenti e di conseguenza l’inquinamento, a rispondere al perso ap-
proccio che le giovani generazioni hanno rispetto ai tempi del lavoro. La
speranza è che questo esperimento forzato su larga scala rimanga poi un
patrimonio utile a sperimentare nuove forme organizzative.
La conciliazione fra tempi di lavoro e tempi familiari risulta anche più com-
plessa se gli orari di lavoro sono disagiati. Molte donne e uomini con figli
si trovano a dover lavorare di sera o di notte, di sabato o di domenica: in
Veneto nel 2019 sono il 50,6% gli uomini occupati con figli che lavorano
in orari difficili e 39,1% le madri, un dato che fa riflettere se consideriamo


                                           27
   quanto detto sopra sul peso del lavoro domestico che continua a gravare
   principalmente sulle spalle delle donne. In particolare, le donne che lavora-
   no al sabato sono in aumento e sono pari al 37,5%, il 19,1% quelle che lavo-
   rano alla domenica, il 16,4% di sera, il 17,1% con turni e quasi l’8% di notte.

   Fig. 2.1.6 - Donne occupate con figli per lavoro in orari disagiati. Veneto - Anno
   2019
           40                    37,5

           35

           30

           25
                                       19,1
           20                                    17,1
                16,4
           15

           10            7,8

            5

            0
               Di sera    Di notte    Di sabato  Di domenica     Con turni

   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat


   È alla donna dunque che si richiede più spesso di accettare i compromessi
   necessari per adattare la sua attività lavorativa alle esigenze della famiglia,
   e questo comporta un maggior grado di disagio e di fragilità economica
   anche nelle età avanzate.

   2.2 Le donne e gli uomini dell’indagine sul personale nell’aziende
   con oltre cento dipendenti
   Le imprese con oltre cento dipendenti, per permettere il monitoraggio della
   condizione delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nelle realtà produttive
   di media e grande dimensione, sono tenute alla redazione ogni due anni di
   un rapporto sulla gestione del personale. Al fine di monitorare tale situazio-
   ne lavorativa, l’art. 46 del Decreto Legislativo n. 198 del 2006 prevede uno
   strumento di rilevazione che obbliga le imprese con più di cento dipendenti
   a dare conto di aspetti di rilievo circa la gestione del personale come le as-
   sunzioni, i licenziamenti, i passaggi di livello o di categoria, la formazione e
   la retribuzione, mediante la compilazione di un apposito modello introdotto
   con decreto ministeriale del 17 luglio 1996.




28
              Donne e uomini nel contesto veneto e
                  nelle medie e grandi imprese
L’obiettivo è di definire un benchmark statistico per finanziare interventi di
prevenzione delle disparità di trattamento fra i generi sul lavoro così da
assicurare e promuovere l’attuazione del principio delle pari opportunità.

Le aziende rispondenti…
Per il biennio 2018/2019 le aziende con sede in Veneto rispondenti all’in-
dagine sulla situazione del personale maschile e femminile nelle imprese
con oltre 100 dipendenti sono state 1.015, per un totale di quasi 362mila
occupati alla fine del 2019, di cui il 44,6% femmine.
A livello provinciale Vicenza, Treviso e Verona presentano il numero mag-
giore di imprese con più di 100 addetti rispondenti all’indagine. Per quanto
riguarda la classe dimensionale, le aziende dell’indagine sono per lo più
imprese che registrano meno di 150 dipendenti (il 34,5%), seguono poi
le aziende che danno lavoro a 150-199 dipendenti (21,6%) e quelle molto
grandi con più di 350 (il 21,3% dei rispondenti) che assorbono il 62% del
personale osservato. In dettaglio, il tasso di femminilizzazione, ovvero la
quota di lavoratrici sul totale degli occupati, è più alto nelle grandi aziende
(50%).
Il tasso di femminilizzazione varia in modo significativo fra le province vene-
te: si passa dal 37,1% della provincia di Rovigo al 57,6% di Belluno; valori
che superano la metà anche a Padova e a Venezia: rispettivamente, 51,2%
e 50,5%. Ciò dipende dal tipo di lavoro più frequente nel territorio: si sot-
tolinea, infatti, che a Rovigo il 67% degli occupati delle aziende rispondenti
lavora nel settore manifatturiero, settore che tradizionalmente conta una
presenza maschile più marcata, mentre a Venezia, il 39% lavora nel com-
mercio, settore più rosa.

Tab. 2.2.1 - Aziende rispondenti con sede in Veneto per classe dimensionale -
Anno 2019
                                 Distribuzione %
           Aziende     Numero occupati                   % femmine su
                                   occupati
                                                totale
           N     %    Totale   Femmine    Totale   Femmine
Meno di 150     350   34,5   42.145    15.183     11,6      9,4        36,0
Da 150 a 199     219   21,6   37.734    13.209     10,4      8,2        35,0
Da 200 a 249     118   11,6   26.186     9.057      7,2      5,6        34,6
Da 250 a 349     112   11,0   32.723    12.500      9,0      7,7        38,2
350 e più      216   21,3  223.033    111.560     61,6     69,1         50,0
Totale       1.015 100,0    361.821    161.509     100,0     100,0         44,6
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                         29
   …e il personale: persa la concentrazione per genere nei settori…
   Il settore maggiormente rappresentato risulta ancora quello dell’industria
   in senso stretto con il 56% del totale aziende rispondenti che assorbono
   il 45,3% del personale coinvolto nell’indagine, seguono il commercio con
   l’11,1% delle imprese e il 18,6% dei lavoratori e l’area delle attività con-
   nesse all’istruzione, sanità ed altri servizi sociali con l’8% delle aziende e il
   10,3% degli occupati.
   Uomini e donne si concentrano in modo perso nei settori. Le donne sono
   più presenti rispetto ai maschi nel campo dell’istruzione, sanità ed altri servi-
   zi sociali (sono il 79% degli occupati), nella Pubblica Amministrazione (75%),
   nelle attività di altri servizi collettivi e personali (62,6%), nel commercio
   (61,7%) e nella ristorazione/alberghi (57,6%); prettamente maschile, invece,
   l’edilizia (85,2%), il Trasporto e magazzinaggio (82,7%) e pari al 71,4% la
   quota di uomini nell’industria in senso stretto.

   Tab. 2.2.2 - Distribuzione percentuale delle aziende e degli occupati per settore.
   Veneto - Anno 2019
                                         Occupati
                       Aziende                % maschi    % femmine
                              Totali  femmine
                                           sul totale   sul totale
   Agricoltura, silvicoltura e pesca        0,9    0,7      0,5      65,9      34,1
   Industria in senso stretto          56,0   45,3     29,0       71,4      28,6
   Costruzioni                   1,6    1,0      0,3      85,2      14,8
   Commercio                   11,1   18,6     25,8       38,3      61,7
   Alberghi e ristoranti              2,7    1,8      2,4      42,4      57,6
   Trasporto e magazzinaggio            5,5    4,6      1,8      82,7      17,3
   Servizi di informazione e comu-         2,6    1,5      1,4      60,5      39,5
   nicazione
   Attività finanziarie e assicurative       2,3    3,8      3,9      54,1      45,9
   Attività immobiliari, servizi alle       6,8    6,8      7,9      47,6      52,4
   imprese e altre attività profes-
   sionali e imprenditoriali
   Amministrazione pubblica e di-         0,5    3,9      6,6      25,2      74,8
   fesa assicurazione sociale obbli-
   gatoria
   Istruzione, sanità ed altri servizi       8,0   10,3     18,1       21,1      78,9
   sociali
   Altri servizi collettivi e personali      2,2    1,7      2,4      37,4      62,6
   Totale                   100,0   100,0     100,0       55,4      44,6
   Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




30
                 Donne e uomini nel contesto veneto e
                     nelle medie e grandi imprese
…e sempre poche le donne con qualifiche alte
Diversa è anche la qualifica raggiunta per genere: in linea con i dati regio-
nali desunti dalla rilevazione Istat sulle Forze Lavoro, è elevata la “segrega-
zione verticale” per le donne, ovvero l’esigua rappresentanza di esse nei
profili aziendali più alti. Nel 2019 fra i lavoratori che ricoprono una carica
dirigenziale (il 2,1% del totale occupati) solo il 31,7% sono donne e il 34,2%
sono le rappresentanti fra i quadri, viceversa, le impiegate rappresentano
il 58,4% del relativo personale. A livello provinciale spicca Verona dove la
quota di donne dirigenti e quadri supera il 46% del totale, molte meno sono
le donne con figure dirigenziali al lavoro nelle altre province: Belluno regi-
stra il 35,3% e Vicenza il 30,8%. Nelle altre province la quota è al di sotto del
30% e a Treviso e a Rovigo scendono al di sotto persino del 20%.
Le donne ricoprono ruoli meno qualificanti rispetto agli uomini, riflettendosi
così sulla retribuzione. E’chiaro che, se per garantire lo sviluppo dell’occu-
pazione, l’aumento della partecipazione delle donne nel mercato lavorativo
riveste un ruolo chiave, è necessario valorizzarne il potenziale. Aumentando
il salario e offrendo più opportunità, le donne sarebbero più probabilmente
indotte ad entrare nel mercato del lavoro2.

Fig. 2.2.1 - Tasso di femminilizzazione e distribuzione % degli occupati per cate-
gorie professionali (*). Veneto - Anno 2019
              Tasso di femminilizzazione        Distribuzione % totale occupati
                                     58,4
        60

                                                48,2
        50                                45,4

        40
                         34,2                  33,2
              31,7
        30


        20


        10                    4,3
                  2,1
         0
               Dirigenti       Quadri        Impiegati    Operai

(*) Tasso di femminilizzazione = Percentuale di donne sul totale di riferimento
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità



2
  Al riguardo si possono leggere maggiori informazioni nei prossimi capitoli.




                                                         31
   Anche nei settori del Commercio, della Ristorazione/alberghi e degli Altri
   servizi collettivi e personali, dove il personale è più rosa, poche sono le
   donne che ricoprono le cariche più alte: infatti, nel primo caso sono appena
   il 14,6% le cariche dirigenziali offerte alle femmine contro il 68,6% delle im-
   piegate, per gli Alberghi e ristoranti sono il 17,4% le donne dirigenti e per
   gli Altri servizi collettivi e personali meno del 10%.

   Fig. 2.2.2 - Tasso di femminilizzazione (*) delle figure dirigenziali (dirigenti e
   quadri) e del totale dipendenti per provincia. Veneto - Anno 2019
                     Figure dirigenziali     Totale dipendenti
      57,6

             51,2                   50,5
                                             46,5
                                                      44,6
                           41,3                  41,2
                    37,1                   38,6
    35,3
                                                   33,4
           29,4                   29,6     30,8


                 19,8     19,8




    Belluno   Padova    Rovigo    Treviso    Venezia    Vicenza   Verona    Totale

   (*) Percentuale di donne sul totale di riferimento
   Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   L’occupazione tra il 2018 e il 2019
   Tra il 2018 e il 2019, quindi prima dell’emergenza sanitaria che stiamo oggi
   vivendo, nelle aziende che hanno risposto all’indagine, si registra una cresci-
   ta dell’occupazione del 3,5%, più per le donne che per gli uomini: +3% per i
   maschi e +4% per le femmine. Da evidenziare che risulta positivo l’aumento
   di dipendenti femmine tra le posizioni apicali, considerato anche quanto
   scritto nel precedente paragrafo: nel giro di un anno il numero di dirigenti
   donne si eleva del 2,7% a fronte di un calo di quasi un punto percentuale
   degli uomini, in aumento anche le donne in posizione quadro del 5% (per
   i maschi +2%). Inoltre, è rilevante che l’occupazione femminile aumenta in
   modo più significativo di quella maschile in tutte le categorie professionali.




32
                          Donne e uomini nel contesto veneto e
                              nelle medie e grandi imprese
Fig. 2.2.3 - Variazione percentuale degli occupati 2019/2018 per categoria pro-
fessionale e sesso. Veneto

                                                               3,0
    Totale
                                                                         4,0
                                                                                        Maschi
                                                                                        Femmine
                                                                   3,5
    Operai
                                                                        3,9

                                                           2,6
  Impiegati
                                                                          4,1

                                                    1,9
    Quadri
                                                                               4,7

                      -0,8
  Dirigenti
                                                           2,7

             -2         -1        0       1            2         3        4          5


Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


Fig. 2.2.4 - Variazione percentuale 2019/2018 e distribuzione % degli occupati
del 2019 per settore e sesso. Veneto
               45,3
                                    Var. % occupati 2019/2018 Totale
  40                                  Var. % occupati 2019/2018 Femmine
                                    Distribuz. % occupati Totale

  30

                              18,6
  20

                                                                                       10,3
  10                                  1,8                                 6,8
                                             4,6                 3,8               3,9
       0,7               1,0                               1,5                                        1,7
  0
             senso stretto
              Industria in




                                                      informaz. e
                                     ristoranti

                                             Trasporto e
                                    Alberghi e




                                                       comunic.


                                                             assicurative
                                           magazzinaggio
        pesca




                                                       Servizi di



                                                             finanziarie e
     silvicoltura e




                                                                                 Amm.
     Agricoltura,




                                                                              pubblica (**)
                                                                                       Istruzione,
                                                                     immobiliari(*)




                                                                                      servizi sociali
                                                                        Attività




                                                                                      sanità ed altri
                              Commercio
                       Costruzioni




                                                                                                personali
                                                                Attività




                                                                                               Altri servizi
                                                                                               collettivi e




 -10




(*) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
(**) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                                                                       33
   In sintesi, per quanto riguarda le entrate e le uscite dei dipendenti nelle
   aziende, le cifre circa si equivalgono in entrambi i casi tra i due sessi, con un
   saldo a fine anno leggermente superiore per le donne rispetto all’inizio del
   2019. In termini di settore, invece, vale la pena sottolineare la crescita nel
   biennio degli occupati nel campo dei servizi di informazione e comunica-
   zione, della ristorazione e alberghi e del trasporto e magazzinaggio, settori
   dove pesa di più la crescita occupazionale femminile.




34
Donne e uomini nel contesto veneto e
    nelle medie e grandi imprese




                    35
3  Mercato lavorativo:
   quello femminile
     è più mobile
                            Mercato lavorativo:
                       quello femminile è più mobile

Capitolo 3 - Mercato lavorativo: quello femminile è
più mobile

Prima della pandemia del 2020, fenomeno che sta già portando e porterà
conseguenze nel mercato del lavoro, negli ultimi anni il lavoro era aumen-
tato, ma la povertà non diminuiva, perché? Non basta, infatti, creare lavori
per abbattere la povertà, bisogna che questi lavori siano relativamente ben
remunerati e non siano intercalati da molti periodi di disoccupazione; un
buon impiego stabile offre maggiori opportunità all’inpiduo, dona mag-
giore sicurezza e gli permette di fare dei progetti futuri.
In tale contesto, in questo capitolo e nel prossimo, si analizzano i risulta-
ti emersi dall’indagine sull’occupazione femminile e maschile nelle im-
prese con più di 100 dipendenti che operano nel territorio veneto, con-
dotta dall’Ufficio Consigliera Regionale di Parità del Veneto per il biennio
2018/2019.

3.1 Meno le promozioni di carriera per le donne
Nel corso del 2019 sono stati assunti nelle aziende con più di 100 occupati,
considerate nell’indagine in esame, quasi 73mila dipendenti e promossi 21
mila, ovvero, rispettivamente, il 20,2% e il 5,8% del totale occupati. Molte
le assunzioni e le promozioni di impiegate, categoria che assorbe il 45,4%
degli occupati e con un tasso di femminilizzazione del 58,4%.

Tab. 3.1.1 - Promozioni e assunzioni per principali categorie professionali e ses-
so. Veneto - Anno 2019
          % promozioni sul      % assunzioni sul
           totale occupati     totale occupati nella    Promozioni     Assunzioni
           nella categoria        categoria
          Maschi   Femmine    Maschi    Femmine    % Femmine     % Femmine
Dirigenti        2,1      1,5     9,4      11,5       25,2        36,3

Quadri         4,3      3,6     9,2       8,8       30,0        33,0
Impiegati        6,6      5,7     15,9      19,5       55,2        63,4

Operai         6,0      4,4     19,5      27,8       26,6        41,4
Apprendisti      16,2      16,6     51,0      48,7       47,1        45,3
Totale         6,2      5,4    18,2       22,6       41,2       50,1

Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                         37
   Ma a fronte di una assunzione praticamente equa tra i due generi, maggiori
   sono le occasioni di promozione invece per gli uomini e meno sono le don-
   ne che fanno carriera. Non solo sono meno le donne che ricoprono ruoli
   apicali, ma più bassa è anche la quota di donne dirigenti o quadri che hanno
   avuto una promozione rispetto ai colleghi uomini.
   Ovviamente il settore dell’industria, che rappresenta oltre la metà del-
   le aziende dell’indagine, assorbe la maggiore quantità di assunzioni e di
   promozioni fra tutti i settori (rispettivamente, il 28,3% e il 49,5%). Segue il
   settore del Commercio con il 25,5% delle assunzioni effettuate nell’anno
   e il 23,7% delle promozioni, ma va anche detto che le assunzioni vanno
   considerate almeno sulla base della tipologia di contratto offerta e della
   stagionalità del lavoro: ad esempio, dalla Figura 3.2.2 presentata nel sot-
   tocapitolo seguente, si evince che il Commercio è uno dei settori dove è
   meno presente il contratto a tempo indeterminato.
   Assumere è sicuramente un dato positivo e essere assunti anche con un
   contratto flessibile è una possibilità in più per entrare e restare nel mercato
   lavorativo, anziché rimanere disoccupato, l’importante è che tale condizio-
   ne non sia protratta per tempi troppi lunghi, generando così situazioni in-
   sostenibili.

   3.2 L’occupazione per tipo di contratto
   Gli ultimi anni sono segnati da numerose novità normative riguardanti il
   mercato del lavoro, ma altre forse dovremmo aspettarcene nel futuro pros-
   simo a causa della pandemia in atto.
   Ciò nonostante, tenendo conto che questa indagine rileva la situazione al
   2019, possiamo dire che cambiando le regole d’ingresso per i nuovi assun-
   ti, abolendo alcune figure contrattuali precarie e aumentando il grado di
   copertura degli ammortizzatori sociali, che raggiungono anche i lavoratori
   con carriere discontinue, si è fatto un passo importante verso l’armonizza-
   zione delle regole tra perse categorie di lavoratori e verso la riduzione del
   dualismo contrattuale, fra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori con
   contratti temporanei. E’ chiaro che lavori meno precari hanno effetti positivi
   sugli stili di vita, particolarmente dei giovani, che tendono a ritardare la loro
   uscita dalla famiglia di origine, anche per motivi economici, e di conseguen-
   za a formare una famiglia propria sempre più tardi e ad avere un figlio.

   La stabilità del posto di lavoro
   Dai risultati dell’indagine sulla situazione occupazionale del personale nel-
   le aziende con oltre 100 dipendenti, emerge che l’87,6% delle donne e il
   90,7% degli uomini svolgono il loro lavoro con un contratto a tempo inde-



38
                            Mercato lavorativo:
                       quello femminile è più mobile

terminato, valori più alti della media veneta registrata dall’indagine Istat
delle Forze Lavoro pari a 84,6% nel 2019. Svolgono, invece, un lavoro a
tempo determinato il 10% delle donne e il 7,1% degli uomini e l’apprendi-
stato circa il 2% in entrambi i sessi. E’ evidente che il lavoro a tempo deter-
minato, che genericamente rappresenta la principale forma di lavoro atipi-
co, è più diffuso tra le donne rispetto agli uomini. Le persone che ricoprono
le cariche più alte nell’azienda hanno anche un contratto più spesso stabile.
Viceversa, per impiegati e operai si registrano quote più alte di occupati
con contratto a tempo: in dettaglio, tra le donne il valore più alto si trova
tra le operaie, 12,2% a fronte dell’8,8% registrato per la stessa categoria fra
gli uomini.
I contratti di lavoro stabili sono più diffusi nell’Amministrazione pubblica,
dove tale contratto viene offerto a quasi la totalità dei dipendenti maschi
e femmine, e nel settore delle Attività finanziarie, campo quest’ultimo che
offre anche tra l’altro più formazione e più alte retribuzioni ai propri impie-
gati1; valori al di sopra del 90% anche nell’Industria in senso stretto e nel-
le Costruzioni, mentre la maggior presenza di instabilità lavorativa, ovvero
di stagionalità nei contratti, è evidente nel settore dell’Agricoltura dove a
meno del 44% dei dipendenti è offerto un lavoro a tempo indeterminato e
si registra un gender gap di venti punti percentuali a sfavore delle donne
che lavorano con un contratto stabile solo nel 30,8% dei casi rispetto agli
uomini che lo fanno nel 50,7% dei casi, il gap più elevato fra tutti i settori.
Il secondo gender gap più elevato si registra nel settore degli Alberghi e
ristoranti, ma questa volta a sfavore degli uomini: in questo campo le donne
lavorano per il 69,6% dei casi con un contratto a tempo indeterminato men-
tre gli uomini nel 57,8% dei casi.

Fig. 3.2.1 - Distribuzione percentuale dei lavoratori per sesso e contratto. Ve-
neto - Anno 2019
              Maschi               Femmine
         Tempo indeterminato      Tempo determinato   Apprendistato

       90,7%                  87,6%

                                              10,0%
                        7,1%
                                              2,3%
                        2,2%




Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità
1
  Al riguardo si legga il capitolo 4.



                                                         39
   Tab. 3.2.1 - Distribuzione percentuale dei lavoratori per ruolo, per sesso e con-
   tratto. Veneto - Anno 2019
                 Tempo         Tempo
                                       Apprendistato       Totale
                indeterminato      determinato
   Totale
   Dirigenti            98,4           1,6           0,0       100,0
   Quadri             99,3           0,7           0,0       100,0
   Impiegati            89,4           7,9           2,6       100,0
   Operai             87,9           9,9           2,2       100,0
   Totale             89,3           8,4           2,2       100,0
   Femmine
   Dirigenti            98,6           1,4           0,0       100,0
   Quadri             99,3           0,7           0,0       100,0
   Impiegati            88,0           9,4           2,5       100,0
   Operai             85,5          12,2           2,3       100,0
   Totale             87,6          10,0           2,3       100,0
   Maschi
   Dirigenti            98,3           1,7           0,0       100,0
   Quadri             99,3           0,7           0,0       100,0
   Impiegati            91,5           5,6           2,7       100,0
   Operai             89,1           8,8           2,1       100,0
   Totale             90,7           7,1           2,2       100,0
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Fig. 3.2.2 - Quota di lavoratori a tempo indeterminato sul totale lavoratori per
   ogni settore. Veneto - Anno 2019
               Amm. Pubblica (*)                              98,8
       Attività finanziarie e assicurative                             98,5
            Industria in senso stretto
                    Costruzioni
   Istruzione, sanità ed altri servizi sociali
          Trasporto e magazzinaggio
   Servizi di informazione e comunicazione
                    Commercio
             Attività immobiliari (**)                           Femmine
        Altri servizi collettivi e personali                           Maschi
              Alberghi e ristoranti
                                      30,8
        Agricoltura, silvicoltura e pesca                   50,7
                            0             50           100
   (*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
   (**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


40
                            Mercato lavorativo:
                       quello femminile è più mobile

La scelta del part time: un fenomeno femminile
Ma le maggiori differenze di genere emergono se si analizza la durata del
contratto: infatti, a fronte dell’86,9% di uomini che hanno un impiego a
tempo pieno e indeterminato, le donne che si trovano nella stessa condi-
zione sono il 58,6%. Come già accennato in questo rapporto, il part time
è largamente diffuso tra le donne ancora oggi più attive rispetto al proprio
partner nella cura della casa e della famiglia. Complessivamente sono circa
il 33,4% le lavoratrici in queste aziende che a fine del 2019 risultano lavorare
a tempo ridotto contro il 5,3% dei maschi, ovvero la componente femminile
ricopre ben l’83,6% dei lavoratori in part time.
Se da una parte, parlando di prosperità economica, obiettivo raggiungibile
mediante la piena occupazione e l’offerta di impieghi adeguati, il lavoro a
tempo parziale è uno strumento importante per accrescere la partecipa-
zione e l’occupazione, una soluzione per equilibrare gli impegni della vita
professionale con le esigenze personali e familiari e un’organizzazione del
lavoro più favorevole alla vita familiare contribuisce ad una più alta qualità
della vita, dall’altra è certo, però, che tale discrepanza di genere nell’uso del
part time evidenzia il perpetuare del modello tradizionale di pisione dei
ruoli nella famiglia ed incide pesantemente anche sulle carriere delle donne
e quindi sui loro redditi e sulle future pensioni.
L’uso del part time è perso tra i settori. Circa metà delle donne che lavo-
rano nel campo degli Alberghi e ristoranti o nelle Attività immobiliari, ser-
vizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali sono a tempo

Tab. 3.2.2 - Distribuzione percentuale dei lavoratori per contratto e sesso. Ve-
neto - Anno 2019
                    Distribuzione % per genere     Distribuzione % per contratto
                   Femmine Maschi      Totale   Femmine   Maschi   Totale
Lavoratori a tempo pieno          36,2   63,8    100,0     66,6    94,7     82,2
di cui
 a tempo indeterminato           35,2    64,8    100,0     58,6    86,9    74,3
 a tempo determinato            44,9    55,1    100,0      5,7    5,6     5,6
 con altri contratti (formazione      46,4    53,6    100,0      2,4    2,2     2,3
lavoro, apprendistato, ecc.)
Lavoratori a tempo parziale        83,6   16,4    100,0     33,4     5,3    17,8
di cui
 a tempo indeterminato           86,1    13,9    100,0     29,0    3,8    15,0
 a tempo determinato            70,1    29,9    100,0      4,4    1,5     2,8
Totale lavoratori             44,6   55,4    100,0     100,0   100,0    100,0
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


                                                         41
   Fig. 3.2.3 - Percentuale di lavoratori in part time per sesso e settore. Veneto -
   Anno 2019
                               23,4
           Alberghi e ristoranti                   50,4
          Attività immobiliari (**)
                            15,9
                                        48,9
    Istruzione, sanità ed altri servizi         19,9
                   sociali                43,1
                           11,1
                Commercio                 42,3
                                24,7
    Altri servizi collettivi e personali             36,6
                         5,7
       Trasporto e magazzinaggio                34,1
        Servizi di informazione e   2,2
              comunicazione            25,6
                 Costruzioni
                       2,1             Maschi
                                25,0
             Amm.pubblica (*)
                        2,8            Femmine
                               22,2
           Attività finanziarie e 1,3
                assicurative        20,3
                       1,6
        Industria in senso stretto        18,7
                       1,0
    Agricoltura, silvicoltura e pesca     7,9
                         0          20          40            60
   (*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
   (**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Fig. 3.2.4 - Percentuale di lavoratori in part time sul totale dipendenti per sesso
   e ruolo. Veneto - Anno 2019
    40                                    37,3
             Totale
    35        Femmine               33,1                   33,4
             Maschi
    30

    25
                            21,9
    20                                            17,8
                                       15,9
    15
                     10,9
    10
                                  6,3                     5,3
                   4,2                         5,3
     5      3,1
        1,2     0,4         0,7
     0
         Dirigenti       Quadri       Impiegati       Operai         Totale
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




42
                            Mercato lavorativo:
                       quello femminile è più mobile

ridotto, mentre sono il 20,3% nel settore finanziario, il 18,7% nell’Industria e
il 7,9% nel lavoro agricolo. Per quanto riguarda gli uomini, i valori più alti di
occupati in part time si trovano nel campo di Altri servizi collettivi e perso-
nali (circa un quarto dei dipendenti) e nel settore alberghiero e ristorazione
(23,4%).
Poche le dirigenti in part time, mentre è largamente diffuso tra le operaie
e le impiegate che lo utilizzano, rispettivamente, nel 37,3% e nel 33,1% dei
casi.

3.3 La mobilità occupazionale nelle aziende
Per quanto riguarda la dinamicità lavorativa delle aziende oggetto dell’in-
dagine, ovvero il movimento occupazionale dei dipendenti, nel 2019 si re-
gistrano quasi 83.500 entrate che coinvolgono per il 50,1% dei casi le don-
ne. In generale, il principale motivo dell’entrata sono nuove assunzioni: il
92,3%, in numero maggiore di donne, seguono i trasferimenti da altra unità
produttiva (4,2%) e i passaggi da altra categoria (3,5%), per i quali sono più
coinvolti gli uomini.

Tab. 3.3.1 (segue)- Entrate e uscite dei dipendenti dall’azienda per tipologia e
sesso. Veneto - Anno 2019
                                                % femmine
                               Totale   Femmine Maschi
                                                sul totale
Entrate
Trasferimenti da altra unità produttiva             4,2     4,1    4,2      49,6
Passaggio da altra categoria                   3,5     2,7    4,3      39,2
Nuova assunzione                        92,3     93,1   91,5      50,6
Totale Entrate                        100,0    100,0   100,0      50,1
Uscite
Trasferimenti ad altra unità produttiva             4,3     4,5    4,1      52,3
Passaggio ad altra categoria                   3,4     2,7    4,2      38,8
Cessazione rapporto di lavoro                 92,3     92,8   91,7      50,1
Totale Uscite                         100,0    100,0   100,0      49,8
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                         43
   Tab. 3.3.1 (segue)- Entrate e uscite dei dipendenti dall’azienda per tipologia e
   sesso. Veneto - Anno 2019
                                                   % femmine
                                 Totale   Femmine Maschi
                                                   sul totale
   di cui Cessazioni per (distribuz %):
   Licenziamenti collettivi                     0,8     0,5    1,2      30,4
   Licenziamento per giusta causa                  1,5     0,9    2,0      31,6
   Licenziamento per giustificato motivo oggettivo         2,6     3,0    2,3      56,6
   Licenziamento per giustificato motivo soggettivo         0,7     0,5    0,8      40,9
   Licenziamento per giusta causa durante il perio-         0,5     0,3    0,6      37,7
   do di formazione
   Licenziamento per giustificato motivo durante il         0,2     0,2    0,2      57,4
   periodo di formazione
   Dimissioni                           37,7     34,3   41,0      45,7
   Modifica del termine inizialmente fissato            0,3     0,3    0,3      50,7
   Decesso                             0,4     0,3    0,6      31,7
   Risoluzione consensuale                      1,2     1,0    1,4      42,7
   Cessata attività                         0,2     0,2    0,1      64,7
   Pensionamenti                           4,0     2,6    5,3      33,3
   Prepensionamenti                         0,4     0,4    0,4      48,1
   Scadenza contratto                       44,6     50,6   38,6      56,9
   Altro                               4,9     4,6    5,3      47,0
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Anche per quanto riguarda le uscite la quota si distribuisce quasi equamen-
   te tra uomini e donne. Complessivamente, il 92,3% è dovuto per cessazione
   del rapporto del lavoro: più in particolare per la scadenza del contratto, il
   44,6% del totale cessazioni e per le dimissioni volontarie (37,7%). La prin-
   cipale persità uomo-donna che vale la pena sottolineare si trova proprio
   nella scadenza del contratto, più incisiva per il gentil sesso: si registra un
   gap uomo-donna in questo caso di 12 punti percentuali a sfavore delle don-
   ne, vista anche la maggior percentuale di occupate a tempo determinato.
   Le dimissioni volontarie interessano, invece, di più gli uomini.
   Per quanto riguarda i settori, emerge il carattere molto flessibile in Agricol-
   tura e degli Alberghi/ristoranti. Nel primo settore la quota di dipendenti
   entrati e di usciti nel 2019, rispetto ai relativi occupati, quasi si equivalgono
   e sono altissime, ovvero l’85%, e la percentuale di usciti per scadenza di
   contratto è quasi il 91%. Nel campo dell’alberghiero e ristorazione la quota
   di occupati entrati è sempre 85%, la quota di usciti 78,5%, di cui per con-


44
                                                Mercato lavorativo:
                                           quello femminile è più mobile

tratto scaduto il 61%. Seguono Altri servizi collettivi e personali e le attività
immobiliari con valori un po’ più bassi dei settori appena descritti nelle en-
trate e uscite dei dipendenti, ma quote di usciti per scadenza di contratto
alte: rispettivamente, 68,8% e 58,3%.
Viceversa, l’Amministrazione pubblica, le attività finanziarie e assicurative e i
Servizi di informazione e comunicazione sono settori meno mobili.
Il gap gender più elevato nelle uscite per contratto scaduto si registra
nell’Industria che risulta pari ad oltre 31 punti percentuali a sfavore delle
donne, mentre negli Alberghi/ristoranti il gap è pari a 14 punti a sfavore
degli uomini. Comunque si sottolinea che nella maggioranza dei settori le
quote di uscite per contratto scaduto è più elevata tra le donne, evidenzian-
do ancora una volta la maggiore mobilità femminile.

Fig. 3.3.1 - Mobilità aziendale per settore: percentuale di dipendenti entrati e
di usciti nell’anno rispetto al totale occupati a fine anno e quota di usciti per
scadenza del contratto. Veneto - Anno 2019
                        100  Dimensione bolla = % us ci� per s cadenza di contra�o
                                                                      Agricoltura
  % dipendenti usciti rispetto agli occupati




                        90

                        80

                        70                                      Alberghi e ristoranti

                        60                    Altri servizi collettivi
                                               e personali
                        50

                        40   Istruzione, sanità ed             Attività immobiliari
                             altri servizi sociali                (**)
                        30  Totale            Commercio

                        20  Costruzioni         Trasporto e
                                         magazzinaggio
    10                Servizi di informaz. e
               Industria     com.
 Amm. pubblica (*)  Attività finanz. e ass.
    0
     0     10     20    30     40    50                        60    70     80     90    100
                                    % dipendenti entrati rispetto agli occupati
(*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
(**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


Le trasformazioni contrattuali
Interessanti anche i dati sulle trasformazioni contrattuali, ossia se e come
vengono trasformati i contratti di lavoro da tempo determinato a indetermi-


                                                                                45
   nato, da tempo parziale a pieno e viceversa.
   Le stabilizzazioni lavorative nel 2019 sono state 15.800, ovvero il 4,4% degli
   occupati delle aziende, e hanno interessato in misura maggiore le donne
   che hanno registrato il 4,7% delle lavoratrici, mentre gli uomini il 4,1% dei
   lavoratori. Ancora più evidente è il carattere prevalentemente femminile del
   cambiamento di orario di lavoro: nel 68,8% dei casi il passaggio da un orario
   parziale ad uno pieno riguarda le donne, così come il 77,9% delle riduzioni
   di orario.
   Nel 2019 il settore più mobile è quello degli Alberghi e ristoranti che re-
   gistra le quote più alte, fra tutti i settori, di dipendenti che trasformano il
   proprio contratto da determinato a indeterminato e di quelli che cambiano
   orario da tempo parziale a pieno; inoltre questo settore presenta anche la
   seconda quota più elevata di passaggi da tempo pieno a tempo parziale.

   Tab. 3.3.2 - Trasformazioni contrattuali registrate nel 2019 per tipologia e ge-
   nere. Veneto
                              Totale          % sul totale occupati
                        Totale Femmine Maschi       Totale Femmine Maschi
   Da tempo determinato a tempo        100,0     48,0    52,0    4,4      4,7    4,1
   indeterminato
   Da tempo parziale a tempo pieno      100,0     68,8    31,2    1,5      2,4    0,9
   Da tempo pieno a tempo parziale      100,0     77,9    22,1    1,5      2,6    0,6
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Questi dati sono in linea con la maggiore percentuale di lavoratori in part
   time rilevata proprio in questo settore. Molto attivi anche i settori Altri servi-
   zi collettivi e personali e il Commercio e interessanti i dati delle stabilizzazio-
   ni nelle Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e
   imprenditoriali; tutti settori anche questi che hanno una maggiore presenza
   di occupati in part time.
   In sintesi, dall’analisi si evidenzia un mercato lavorativo femminile mobile:
   rispetto ai colleghi maschi, maggiore la richiesta di cambiamento di orario,
   l’utilizzo del part time, i tempi determinati, le uscite per scadenza del con-
   tratto, a segnale del perpetuare del modello tradizionale di pisione dei
   ruoli nella famiglia che incide pesantemente anche sulle carriere delle don-
   ne e quindi sui loro redditi e sulle future pensioni. Alle donne è richiesto di
   essere madri, mogli, figlie, lavoratrici, ma è essenziale scaricare il peso che
   grava su di loro, incentivando di più anche la sudpisione delle responsabi-
   lità dei figli ad entrambi i genitori.



46
                             Mercato lavorativo:
                        quello femminile è più mobile

Sebbene siano di più le donne laureate, una donna su tre in Veneto in età
30-34 anni è laureata, mentre tale rapporto fra gli uomini si ferma a uno su
quattro, continuano ad essere sottorappresentate nei luoghi decisionali e
pagate meno rispetto agli uomini.
È necessario trovare ancora nuove strategie per la conciliazione fra vita fa-
miliare e vita lavorativa così da assicurare maggiore inclusione femminile,
anche in una prospettiva di prosperità economica, e da aumentare le possi-
bilità occupazionali e quelle professionali.

Tab. 3.3.3 (segue) - Trasformazioni contrattuali registrate nel 2019 per tipolo-
gia, settore e genere. Percentuale sugli occupati. Veneto
                                      Da tempo determinato a
                                       tempo indeterminato
                                      Totale   Femmine Maschi
Agricoltura, silvicoltura e pesca                      4,7      5,3    4,4
Industria in senso stretto                         3,0      2,9    3,0
Costruzioni                                 4,8      3,2    5,1
Commercio                                  6,5      6,7    6,3
Alberghi e ristoranti                            8,7      8,4    9,0
Trasporto e magazzinaggio                          7,1      6,6    7,2
Servizi di informazione e comunicazione                   2,9      4,7    1,8
Attività finanziarie e assicurative                     3,3      3,8    2,8
Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività         7,7      7,7    7,6
professionali e imprenditoriali
Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale           0,4      0,3    0,5
obbligatoria
Istruzione, sanità ed altri servizi sociali                 4,3      4,3    4,5
Altri servizi collettivi e personali                    6,1      7,2    4,3
Totale                                   4,4      4,7    4,1
Agricoltura, silvicoltura e pesca                      0,3      1,0    0,0
Industria in senso stretto                         0,6      1,5    0,2
Costruzioni                                 0,8      2,9    0,5
Commercio                                  3,0      4,0    1,4
Alberghi e ristoranti                            9,0      7,4    11,3
Trasporto e magazzinaggio                          1,4      1,3    1,4
Servizi di informazione e comunicazione                   1,0      2,4    0,1
Attività finanziarie e assicurative                     0,6      1,1    0,1
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità



                                                         47
   Tab. 3.3.3 (segue) - Trasformazioni contrattuali registrate nel 2019 per tipolo-
   gia, settore e genere. Percentuale sugli occupati. Veneto
                                         Da tempo pieno a tempo
                                             parziale
                                         Totale   Femmine Maschi
   Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività         2,3     2,6    2,0
   professionali e imprenditoriali
   Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria     0,4     0,5    0,2
   Istruzione, sanità ed altri servizi sociali                 1,4     1,5    1,4
   Altri servizi collettivi e personali                     6,5     4,8    9,3
   Totale                                   1,5      2,4    0,9
   Agricoltura, silvicoltura e pesca                      0,3     0,7    0,0
   Industria in senso stretto                          0,7     2,1    0,2
   Costruzioni                                 0,3     1,7    0,1
   Commercio                                  3,1     4,1    1,5
   Alberghi e ristoranti                            4,2     4,8    3,4
   Trasporto e magazzinaggio                          1,1     4,5    0,4
   Servizi di informazione e comunicazione                   1,2     2,6    0,3
   Attività finanziarie e assicurative                     1,0     2,0    0,1
   Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività         2,0     2,6    1,3
   professionali e imprenditoriali
   Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria     0,5     0,5    0,3
   Istruzione, sanità ed altri servizi sociali                 1,3     1,4    0,8
   Altri servizi collettivi e personali                     6,5     5,2    8,7
   Totale                                   1,5      2,6    0,6
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




48
     Mercato lavorativo:
quello femminile è più mobile




                49
4  Formazione e retribuzione:
    bisogna lavorare per la
       parità di genere
            Formazione e retribuzione: bisogna
              lavorare per la parità di genere

Capitolo 4 - Formazione e retribuzione: bisogna la-
vorare per la paritá di genere

La parità di genere e la valorizzazione delle potenzialità e delle competenze
sono fattori essenziali per costruire una società più prospera, con una mag-
giore qualità di vita per tutti. Per realizzarla è necessario non solo ricono-
scerla giuridicamente, ma anche renderla effettiva in tutte le sfere della vita:
politica, economica, sociale e culturale. Negli ultimi anni si è assistito alla
crescita della partecipazione delle donne nell’economia e del loro contribu-
to alle finanze familiari. La parità di genere e la necessità di colmare il pa-
rio retributivo sono quindi questioni essenziali per la crescita occupazionale,
la competitività e la ripresa economica. Certo è che bisognerà aspettare
per vedere in futuro quale sarà il vero peso della terribile pandemia che
stiamo vivendo. Il lavoro di domani potrebbe uscire, infatti, profondamente
mutato dall’odierna crisi sanitaria e molto probabilmente potrebbe avere
come prime vittime proprio le categorie più fragili, fra le quali rientra anche
la componente femminile.


4.1 La formazione aziendale: un diritto per il lavoratore
L’uguaglianza professionale è fondamentale per qualificare l’impiego e mo-
tivare la forza lavoro. Un impiego di qualità è a sua volta fondamentale
per creare un’atmosfera di lavoro positiva dove ognuno è apprezzato per
i propri meriti. Tra gli strumenti per migliorare la crescita professionale e,
quindi il benessere, vi è la formazione. Inoltre, offrire opportunità di crescita
delle proprie competenze aiuta i lavoratori a far fronte ai rapidi cambiamen-
ti che investono la nostra società, aumenta la competitività e la prosperità
economica. L’aggiornamento e il miglioramento delle competenze degli
adulti è misurato dal Consiglio Europeo con l’adozione di un parametro
che prevede di fornire una formazione permanente ad almeno il 15% degli
adulti in età 25-64 anni entro il 2020. Nel 2019 l’UE28 registra un valore
pari all’11,3% di adulti 25-64 anni che partecipano ad attività formative e di
istruzione. Buone le performance dei Paesi Nordici, primo fra tutti la Sve-
zia con un dato pari al 34,3%; basse, invece, le quote registrate nei Paesi
dell’Est, con il valore più basso registrato in Romania. Anche in Italia la si-
tuazione, sebbene in miglioramento, non è rosea: è pari all’8,1% rispetto al
6% di dieci anni fa. In significativa crescita, ma ancora lontano dall’obiettivo,
il dato veneto: nel 2019 il 10% degli adulti si forma contro il 6,2% registrato
nel 2009.



                                          51
   La formazione nelle nostre aziende
   Considerando i risultati dell’indagine, condotta dall’Ufficio della Consiglie-
   ra Regionale di Parità del Veneto, sulla situazione del personale maschile
   e femminile nelle imprese con oltre 100 dipendenti operanti nel territorio
   veneto, nel 2019 il 76% delle imprese ha dichiarato di effettuare formazione
   per i propri dipendenti per un ammontare complessivo di quasi 403 mila
   partecipanti ai corsi di formazione offerti (si tenga presente che un lavorato-
   re può frequentare più di un corso).
   In sintesi, per ogni 100 occupati delle imprese che hanno offerto attività di
   formazione, si contano 138 partecipanti ai corsi. Complessivamente, in tutto
   il 2019, sono state erogate circa 3 milioni e mezzo di ore di formazione, 12
   per ogni occupato.
   Fra le perse categorie di lavoratori, quadri e dirigenti risultano ben forma-
   ti: mediamente un quadro ha ricevuto in un anno 25,4 ore di formazione pro
   capite, mentre un dirigente 23 ore annue. La categoria che riceve in valore
   assoluto più ore di formazione è quella degli impiegati (essendo anche la
   seconda categoria con il più alto numero di occupati), ma le ore formative
   erogate pro capite sono in misura inferiore a quelle date ai ruoli apicali, ov-
   vero 13,6 ore per impiegato; infine, all’estremo opposto troviamo gli operai
   con solo 8,4 ore seguite sebbene sia la categoria che assorba il numero più
   elevato di occupati delle aziende rispondenti all’indagine.

   Tab. 4.1.1 - Formazione in azienda nel corso del 2019: partecipanti e numero di
   ore frequentate per categoria professionale e sesso (*). Veneto
             % di partecipanti su occupati        N. ore di formazione su occupati
            Totale    Femmine     Maschi     Totale    Femmine     Maschi
   Dirigenti     170,3     176,7     167,1      23,0      26,3      21,3
   Quadri       221,1     218,4     222,6      25,4      21,4      27,7
   Impiegati     171,2     154,3     193,7      13,6      11,3      16,6
   Operai       97,5      89,9     101,3       8,4      6,5       9,4
   Totale       137,9     133,7      141,2      11,9      10,2      13,2
   (*) Il numero di partecipanti può essere superiore al numero di occupati nell’azienda perché un lavoratore
   può aver frequentato più corsi.
   Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di
   Parità


   Per quanto riguarda le differenze di genere, anche dal punto di vista forma-
   tivo emerge lo svantaggio delle donne: il numero di partecipanti ogni 100
   occupati delle aziende rispondenti che hanno organizzato formazione è pari




52
                  Formazione e retribuzione: bisogna
                   lavorare per la parità di genere

a 133,7 tra le donne rispetto al 141,2 degli uomini e le ore pro capite sono
10,2 per le donne e 13,2 per gli uomini. Quadri, impiegati e operai maschi
registrano più ore di formazione rispetto alle colleghe; interessante il dato
della classe dirigenziale dove di più sono le ore di formazione pro capite e
più alta la quota di partecipanti donna sulle occupate.
Fra i settori che offrono più opportunità di formazione troviamo quello fi-
nanziario che spicca con 651 partecipanti ogni 100 occupati delle aziende
rispondenti che hanno organizzato formazione ed oltre 45 ore di formazio-
ne fatte nel 2019 per ogni occupato. Il settore, invece, dove la formazione
sembra meno diffusa è quello agricolo, 51,5 partecipanti e appena 5 ore
formative pro capite, ma ben poche anche le ore offerte nel campo del
commercio e della ristorazione e alberghi, settori più femminili.

Tab. 4.1.2 - Formazione in azienda nel corso del 2019: partecipanti e numero di
ore frequentate per settore (*). Veneto

                       % di partecipanti su      N. ore di formazione su
                           occupati            occupati

                      Totale Femmine Maschi Totale Femmine Maschi
  Agricoltura, silvicoltura e pesca    51,5   56,3 49,2  5,1   6,0  4,7
  Industria in senso stretto       128,8  128,2 129,0  11,1   8,6  12,1
  Costruzioni               132,0  114,0 135,0  9,9   5,9  10,6
  Commercio                73,1   67,8 81,6  5,2   3,6  7,6
  Alberghi e ristoranti          138,7  152,3 117,1  6,4   7,1  5,2
  Trasporto e magazzinaggio        67,4   72,2 66,5  10,4  10,6  10,3
  Servizi di informazione e        95,1  108,1 87,1  21,1  18,3  22,9
  comunicazione
  Attività finanziarie e assicurative  650,8     644,1   656,4    45,3     39,8    50,0
  Attività immobiliari, servizi      92,3     66,2   116,4    10,4     9,3    11,5
  alle imprese e altre attività
  professionali e imprenditoriali
  Amministrazione pubblica e       107,4     109,9   100,1    10,1     10,3     9,6
  difesa assicurazione sociale
  obbligatoria
  Istruzione, sanità ed altri servizi  127,2     124,6   137,5    12,3     12,1    13,0
  sociali
  Altri servizi collettivi e personali  125,3     120,7   133,2    10,2     10,2    10,1
  Totale                 137,9     133,7   141,2   11,9     10,2    13,2
(*) Il numero di partecipanti può essere superiore al numero di occupati nell’azienda perché un lavoratore
può aver frequentato più corsi.
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                         53
   4.2 Lo svantaggio retributivo delle donne
   La parità di genere è uno dei capisaldi dell’Unione Europea e la parità re-
   tributiva è sancita dai trattati sin dal 1957. Ad oggi le donne vivono ancora
   condizioni di maggiore svantaggio economico, le retribuzioni, come abbia-
   mo visto anche nel secondo capitolo di questo dossier, sono sempre più
   basse rispetto a quelle percepite dagli uomini. E non persa è la situazione
   che emerge dall’analisi delle aziende oggetto dell’indagine.
   Il pario retributivo incide sul reddito femminile lungo tutto l’arco di vita:
   guadagnando meno degli uomini, anche durante la pensione, le donne
   sono più esposte al rischio di povertà in vecchiaia.
   Una maggiore uguaglianza tra donne e uomini incide positivamente sull’in-
   sieme dell’economia e della società. Colmare il pario retributivo tra i sessi
   vuol dire ridurre il livello di povertà e dare alle donne la possibilità di gua-
   dagnare meglio lungo l’arco di vita, evitando non solo il rischio di povertà
   durante la vita lavorativa, ma anche il pericolo di cadere in povertà al mo-
   mento della pensione.

   Meno i ruoli apicali, meno i soldi in busta paga
   Nel valutare le differenze di genere nella retribuzione dei lavoratori è ne-
   cessario considerare le perse condizioni lavorative: le donne ricorrono più
   spesso al part time dei colleghi uomini, in molti casi per dedicarsi alla cura
   della famiglia. Diversi sono anche i ruoli ricoperti e i settori di impiego,
   come abbiamo scritto in precedenza.
   Dopo questa premessa, si sottolinea che, sulla base di come sono state
   formulate le domande nell’indagine, per le stime relative alla retribuzione
   per genere non è stato possibile quest’anno calcolare la distinzione fra re-
   tribuzione degli occupati a tempo pieno e quella degli occupati a tempo
   parziale e quindi non è stato possibile eliminare quella parte di distorsione
   dovuta alla maggiore quantità di donne che lavorano in part time. In ogni
   caso, però, il pario retributivo, seppur più gonfio di quello stimato nelle
   precedenti indagini sul personale nelle aziende con oltre cento dipendenti
   (dove era stato possibile fare la distinzione per orario di lavoro) è conferma-
   to; inoltre, come abbiamo presentato nel capitolo 2 di questo Rapporto,
   anche altre indagini come, ad esempio, la Rilevazione sulle Forze Lavoro di
   Istat, lo confermano anche a parità di orario di lavoro.
   Considerato ciò, passiamo ai dati. Nelle aziende con più di 100 addetti con
   sede in Veneto, si stima che i lavoratori dipendenti con ruoli non dirigenziali
   guadagnano circa 28.700 euro annui lordi, ma questo valore è la media fra i
   poco più dei 23.250 euro delle donne e gli oltre 33 mila euro degli uomini.
   E il differenziale retributivo è presente anche a parità di livello. Si tenga pre-



54
                  Formazione e retribuzione: bisogna
                   lavorare per la parità di genere

sente che sono stati richiesti in modo perso alle aziende rispondenti i dati
retributivi dei dirigenti rispetto a quelli delle altre categorie professionali,
perciò abbiamo deciso di dedicare ai dirigenti un paragrafo a parte e di
trattare qui tutte le altre categorie.
Ciò che salta immediatamente agli occhi è che, oltre ad esserci disparità ad
ogni ruolo e sempre a sfavore delle donne, le differenze si amplificano man
mano che il ruolo ricoperto è di grado più elevato: gli uomini con incarichi
da quadro guadagnano oltre 71mila euro lordi all’anno e le donne con la
stessa qualifica 55.400, ovvero circa 16 mila euro in meno. Anche per gli
impiegati, che ricordiamo si tratta di una categoria rosa, lo scarto retributivo
è a favore degli uomini che vedono in busta paga oltre 12.000 euro lorde in
più rispetto alle loro colleghe. Seguono gli operai e gli apprendisti con un
gap di genere, sempre a favore degli uomini, rispettivamente, di oltre 9.600
euro e di 2mila euro.

Fig. 4.2.1 - Retribuzione media annua lorda per sesso e categoria professionale
(*). Veneto - Anno 2019

           Quadri
                                 71.369
                              55.422


          Impiega�
                          36.862
                        24.625


           Operai
                        28.054
                      18.402          Maschi 33.141 euro
                                  Femmine 23.262 euro
         Apprendis�
                      18.347
                     16.223

                0   20.000   40.000  60.000  80.000
(*) Per i dirigenti si legga il paragrafo dedicato
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


In tutti i settori gli uomini guadagnano di più delle donne
Va da sé che in quei settori dove ci sono più lavoratrici la paga media regi-
strata sia più bassa rispetto ai settori più prettamente maschili.
Sempre considerando che le elaborazioni qui presentate fanno riferimento
ai lavoratori dipendenti con ruoli non dirigenziali, nel 2019 il settore dove
si guadagna meno in assoluto è quello degli alberghi e ristorazione, dove
la quota delle donne è pari al 57,6% sul totale occupati; certo bisogna con-




                                                         55
   siderare la forte stagionalità di questo settore: molti sono gli alberghi che
   chiudono nei mesi di bassa stagione. Viceversa, il settore finanziario, dove la
   quota di occupati uomini è oltre il 54%, garantisce redditi più elevati, oltre
   44mila euro; seguono poi due settori prettamente maschili, ovvero quello
   delle Costruzioni dove la retribuzione media annua lorda è oltre 37mila euro
   e quello dell’Industria in senso stretto con oltre 32.500. Il quarto reddito più
   alto si ottiene nel settore dei Servizi di informazione e comunicazione dove
   il 60,5% sono lavoratori maschi.

   Fig. 4.2.2 - Retribuzione media annua lorda per settore. Veneto - Anno 2019
                 Alberghi e ristoranti          17.989
          Altri servizi collettivi e personali           21.357
                Attività immobiliari (**)           21.451
          Agricoltura, silvicoltura e pesca             21.737
      Istruzione, sanità ed altri servizi sociali             23.037
                      Commercio              23.595
                  Amm.pubblica (*)                27.126
            Trasporto e magazzinaggio                  28.126
         Servizi di informaz. e comunicaz.                   32.310
              Industria in senso stretto                 32.569
                      Costruzioni                   37.062
          Attività finanziarie e assicurative                      44.261
                              0  10.000 20.000 30.000 40.000 50.000
   (*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
   (**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Analizzando le differenze di genere per settore si scopre che non c’è un
   solo settore in cui la donna prenda più soldi del proprio collega maschio.
   Persino nel settore dell’Istruzione, sanità ed altri servizi sociali, dove la quota
   di donne occupate è pari al 79% sul totale occupati, il gap di retribuzione
   media annua lorda è oltre gli 11mila euro a favore degli uomini. I settori
   dove la donna risulta più penalizzata dal punto di vista economico sono le
   Attività finanziarie e assicurative e i Servizi di informazione e comunicazione
   con un gap di oltre 12mila euro. Anche nel Commercio, dove sono le don-
   ne a lavorare nel 62% dei casi, si registra un gap importante superiore agli
   8mila euro.




56
                     Formazione e retribuzione: bisogna
                      lavorare per la parità di genere

Fig. 4.2.3 - Retribuzione media annua lorda per sesso e settore. Veneto - Anno
2019
                                          25.062
      Altri servizi collettivi e personali
                                       19.166
                                             32.112
Istruzione, sanità ed altri servizi sociali                  20.788
                                           29.452           Maschi
                Amm.pubblica (*)
                                          26.519            Femmine
                                          25.474
             Attività immobiliari (**)
                                       17.829
                                                         50.153
      Attività finanziarie e assicurative                           37.508
     Servizi di informaz. e comunicaz.                            37.255
                                         24.898
                                           29.034
         Trasporto e magazzinaggio                    23.786
                                        21.340
              Alberghi e ristoranti             15.535
                                           28.715
                    Commercio               20.444
                                               38.147
                    Costruzioni                   30.844
                                              34.801
           Industria in senso stretto                   27.082
                                         23.607
      Agricoltura, silvicoltura e pesca                 18.169
                           0    10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000
(*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
(**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità



In qualsiasi provincia le donne sono pagate meno degli uomini
In tutte le province venete lo stipendio medio annuo lordo delle donne è
inferiore a quello degli uomini1.
Treviso registra la seconda retribuzione media annua complessiva più ele-
vata e la differenza per genere più ampia: infatti, a fronte di una paga annua
recepita in media dalle donne di poco più di 24mila euro, i colleghi maschi
portano a casa quasi 36mila euro, ovvero quasi 12mila euro in più. Seguono
Padova, Rovigo e Venezia con un gap intorno agli 11mila euro sempre a
svantaggio del lavoro delle donne, mentre a Verona si conta quello minore
(la differenza uomo-donna è inferiore ai 6mila euro).
Inoltre, si rileva che Venezia e Padova sono le province con lo stipendio più
basso femminile, meno di 21mila euro, viceversa a Verona si registra quello
più alto (26mila euro).
1
  Anche qui le elaborazioni presentate fanno riferimento ai lavoratori dipendenti con ruoli non dirigenziali.




                                                              57
   Fig. 4.2.4 - Retribuzione media annua lorda per sesso e provincia.
   Veneto - Anno 2019

       Verona                      31.890
                             26.071

       Vicenza                        33.697
                            23.959

       Venezia                      31.566
                         20.724

       Treviso                         35.996
                            24.245

       Belluno                        32.821
                            24.251            Maschi 33.141 euro

                                 31.884       Femmine 23.262 euro
       Padova
                         20.813

       Rovigo                          36.921
                             25.963
            0    10.000    20.000    30.000    40.000

   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   I dirigenti: gli uomini sono di più e il loro stipendio è più alto
   Un discorso a parte va fatto per la retribuzione lorda annua dei dirigenti.
   Per quanto riguarda la figura del dirigente risaltano due problemi di dispa-
   rità: il primo è che molte aziende hanno solo uomini dirigenti e il secondo
   è che nelle aziende dove ci sono dirigenti di entrambi i sessi gli uomini che
   prendono più soldi sono molti di più delle donne.
   Spieghiamo meglio questo concetto.
   Per quanto riguarda il primo tipo di disparità esposto, i dati rilevano che tra
   le aziende rispondenti ben il 41,3% hanno solo uomini dirigenti, mentre le
   aziende con solo donne dirigenti sono meno del 2%.
   Per il secondo tipo di disparità, occorre spiegare che dalle domande dell’in-
   dagine, per il ruolo di dirigente, non si può elaborare il valore della retri-
   buzione media annua lorda calcolata come per le altre figure professionali
   di cui abbiamo già scritto: infatti, ogni azienda ha sudpiso la retribuzione
   annua lorda dei dirigenti in quattro scaglioni dove nel primo scaglione si
   inserisce la fascia di retribuzione percepita più bassa e nel quarto quello
   invece a cui appartengono i dirigenti che guadagnano di più. Con questa
   metodologia non è possibile confrontare le fasce retributive perché variano
   da azienda a azienda, ma è possibile calcolare il numero di dirigenti che
   rientrano in ciascun scaglione.
   Fatta questa premessa andiamo a spiegare meglio la seconda disparità



58
                 Formazione e retribuzione: bisogna
                  lavorare per la parità di genere

accennata sopra. Partendo dai dati elaborati per il totale delle aziende, si
rileva che i tre quarti dei dirigenti si collocano nelle due fasce retributive
inferiori all’interno della propria azienda. Solo il 2,7% delle dirigenti donne
guadagna il massimo a fronte del 15,1%, invece, dei dirigenti uomini. 16,6%
sono poi i dirigenti di sesso maschile che si inseriscono nel terzo scaglione
contro il 9,5% delle donne. Queste quote alte di uomini che percepiscono
stipendi più elevati rispetto alle donne sono però gonfiate dal fatto che
stiamo considerando tutte le aziende e molte, come abbiamo visto (ovvero
il 41,3%), hanno solo dirigenti uomini. Ma se consideriamo solo le aziende in
cui ci sono dirigenti di entrambi i sessi si nota che questa disparità permane
ugualmente. Infatti, sono il 18,7% i dirigenti uomini che percepiscono una
retribuzione in terzo scaglione a fronte dello scarso 10% delle donne ed il
9,5% quelli che si collocano nella fascia retributiva più alta contro il 2,6%
delle colleghe.

Fig. 4.2.5 - Distribuzione % dei dirigenti per scaglione retributivo (*) nelle azien-
de in cui ci sono dirigenti di entrambi i sessi. Veneto - Anno 2019
           60
                                Femmine
           50           48,3%
                                Maschi
              39,5%
           40              37,5%
                 34,3%
           30

           20                      18,7%

                               9,6%          9,5%
           10
                                       2,6%
           0
               Primo     Secondo      Terzo     Quarto
              scaglione    scaglione    scaglione    scaglione
(*) A partire dalla retribuzione lorda massima e dalla retribuzione lorda minima dei propri dirigenti, ogni
azienda ha sudpiso i dirigenti in quattro scaglioni: considerando i due estremi, nel primo scaglione sono
inseriti i dirigenti con la retribuzione più bassa mentre nel quarto quelli con la retribuzione più alta.
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


E’ chiaro che una maggiore offerta per le donne a ricoprire posizioni nelle
sfere alte aziendali e un aumento di salario atteso le indurrebbe ad entra-
re maggiormente nel mercato del lavoro, elemento fondamentale per ga-
rantire lo sviluppo dell’occupazione e per il raggiungimento degli obiettivi
economici europei e del nostro Paese. Ridurre la disuguaglianza econo-



                                                         59
   mica, promuovere formazione investendo nel capitale umano, favorire la
   partecipazione femminile al mercato del lavoro, anche con politiche attive
   per la conciliazione lavoro-famiglia, visto che ancora oggi a dedicarsi princi-
   palmente alla cura di figli e familiari cari sono le donne, e ciò trova ulteriore
   conferma nel loro ampio utilizzo del part time, sono tutti percorsi per giun-
   gere ad una piena coesione sociale e dunque migliorare la qualità della vita
   di ciascuno.
   L’eliminazione delle disparità tra uomini e donne nella vita economica, poli-
   tica, sociale favorisce la coesione, l’inclusione nonché la crescita economica
   e attenzione particolare va posta a quelle donne in condizioni di maggiore
   vulnerabilità, come immigrate e donne sole capofamiglia.




60
Formazione e retribuzione: bisogna
  lavorare per la parità di genere




                   61
5  Il personale con disabilità
                    Il personale con disabilità

Capitolo 5 – Il personale con disabilità
L’inclusione sociale è un pilastro fondamentale per la crescita e il benessere
della società: due strumenti essenziali per raggiungere tale inclusione sono
un’istruzione di qualità e un lavoro dignitoso per tutte gli inpidui. L’Agen-
da 2030 per lo Sviluppo sostenibile pone grande attenzione a queste tema-
tiche. Per il lavoro, inclusione sociale significa permettere a tutte le persone
di avere gli stessi diritti e le stesse opportunità.
La disoccupazione comporta una significativa perdita di libertà ed è una
delle cause principali di esclusione sociale. Non solo perché dal reddito
dipende la possibilità di condurre una vita indipendente e dignitosa, ma
anche perché l’assenza di lavoro può impoverire le relazioni umane e com-
promettere lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni sociali. Nel nostro
Paese, norme dirette a favorire l’inserimento lavorativo delle persone con
disabilità esistono da tempo ed hanno anticipato la Convenzione Onu, nella
quale si fa più volte riferimento alla non discriminazione e alle pari opportu-
nità nelle progressioni di carriera.
Malgrado la normativa, però, resta rilevante lo svantaggio nel mercato del
lavoro delle persone con disabilità. Secondo Istat, la strada da percorrere è
ancora lunga, in quanto permane un netto pario: in Italia, il tasso di occu-
pazione delle persone tra i 15 e i 64 anni con disabilità è pari al 31,3% con-
tro il 57,8% delle persone senza limitazioni nella stessa fascia di età (media
2016-2017). E lo svantaggio è ancora più netto per la componente femmi-
nile: risulta occupato solo il 26,7% delle donne con disabilità mentre per gli
uomini la quota sale al 36,3%.

5.1 L’occupazione e le disparità
Come affermato all’inizio di questo Rapporto, l’obiettivo principale è quello
di definire un benchmark statistico per finanziare interventi di prevenzione
delle disparità fra i generi di trattamento sul lavoro così da assicurare e
promuovere l’attuazione del principio delle pari opportunità. Quest’anno,
per la prima volta è stato possibile ricavare dall’indagine informazioni anche
sulle persone con disabilità che lavorano nelle aziende rispondenti, suddi-
vise per sesso.

Il personale con disabilità nelle aziende rispondenti
Per il biennio 2018/2019 le aziende con sede in Veneto rispondenti all’inda-
gine sulla situazione del personale maschile e femminile nelle imprese con
oltre 100 dipendenti sono state 1.015, per un totale di quasi 362mila oc-




                                          63
   cupati alla fine del 2019, di cui il 44,6% femmine. Le persone con disabilità
   che lavorano in queste aziende sono circa 13 mila, ovvero il 3,6% del totale
   occupati e, in linea con il dato complessivo, le occupate con disabilità sono
   meno dei loro colleghi maschi, ovvero il 43,4% del totale dei lavoratori con
   disabilità.
   Per quanto riguarda la classe dimensionale, il maggior numero di occupa-
   ti con disabilità si rileva chiaramente nelle grandi aziende con più di 350
   dipendenti, ma il calcolo della percentuale di questi lavoratori sul totale
   occupati per ogni classe registra che proprio in questa classe dimensionale
   la quota è la più bassa (3,4%), viceversa è nelle altre quattro classi che si
   trovano le quote più alte (3,9%-4%). Infine, in tutte le classi le donne con
   disabilità sono in percentuale inferiore degli uomini.

   Tab. 5.1.1 - Occupati con disabilità nelle aziende rispondenti con sede in Veneto
   per classe dimensionale - Anno 2019
                                             di cui occupati con
                  Aziende         Totale occupati
                                               disabilità
              Numero       %      Totale    Femmine     Totale    Femmine
   Meno di 150       350       34,5     42.145     15.183     1.669       632
   Da 150 a 199      219       21,6     37.734     13.209     1.475       512
   Da 200 a 249      118       11,6     26.186      9.057     1.027       345
   Da 250 a 349      112       11,0     32.723     12.500     1.295       534
   350 e più        216       21,3    223.033    111.560     7.474     3.599
   Totale        1.015     100,0     361.821    161.509     12.940     5.622

              Distribuzione % degli occupati
                                       % con disabilità sul totale
              con disabilità per sesso per ogni
                                       occupati per ogni classe
                     classe
                Maschi        Femmine         Totale       Femmine
   Meno di 150        62,1          37,9          4,0          4,2
   Da 150 a 199        65,3          34,7          3,9          3,9
   Da 200 a 249        66,4          33,6          3,9          3,8
   Da 250 a 349        58,8          41,2          4,0          4,3
   350 e più         51,8          48,2          3,4          3,2
   Totale           56,6         43,4           3,6          3,5
   Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   In linea con i dati degli occupati complessivi, anche considerando il per-
   sonale con disabilità, i settori maggiormente rappresentati risultano quelli



64
                            Il personale con disabilità

dell’Industria in senso stretto, che assorbe il 51,3% del personale con disa-
bilità coinvolto nell’indagine, del Commercio con il 16,7% dei lavoratori e
dell’area delle attività connesse all’Istruzione, sanità ed altri servizi sociali
con il 7,9% degli occupati. A differenza, però, della distribuzione percentua-
le del totale occupati, una buona concentrazione del personale con disabi-
lità si registra anche nelle Attività finanziarie e assicurative (il 6,7% contro il
3,8% della distribuzione calcolata per gli occupati totali), valore che spicca
anche poiché le aziende rispondenti sono appena il 2,3% del totale aziende
dell’indagine. Quest’ultimo dato trova maggiore conferma se si considera
la quota di occupati con disabilità per ogni settore: infatti, le Attività fi-
nanziarie e assicurative registrano la quota più alta fra tutti i settori (6,2%),
segue l’area dell’Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale
obbligatoria (4,8%).

Tab. 5.1.2 - Indicatori per settore. Veneto - Anno 2019
                                             Percentuale
                              Distrib.   Distribuzione di occupati
                     Distrib. %
                              % totale    % occupati  con disabilità
                      aziende
                              occupati   con disabilità  per ogni
                                              settore
Agricoltura, silvicoltura e pesca       0,9      0,7        0,4        2,3
Industria in senso stretto         56,0      45,3        51,3        4,0
Costruzioni                  1,6      1,0        0,8        2,9
Commercio                  11,1      18,6        16,7        3,2
Alberghi e ristoranti             2,7      1,8        1,5        2,8
Trasporto e magazzinaggio           5,5      4,6        1,3        1,0
Servizi di informazione e           2,6      1,5        1,7        4,0
comunicazione
Attività finanziarie e assicurative      2,3      3,8        6,7        6,2
Attività immobiliari, servizi         6,8      6,8        4,7        2,5
alle imprese e altre attività
professionali e imprenditoriali
Amministrazione pubblica e          0,5      3,9        5,3        4,8
difesa assicurazione sociale
obbligatoria
Istruzione, sanità ed altri servizi      8,0     10,3         7,9        2,7
sociali
Altri servizi collettivi e personali     2,2      1,7        1,8        3,8
Totale                  100,0      100,0       100,0         3,6
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




                                                         65
   Meno le donne assunte e meno le promosse
   Nel corso del 2019 sono stati assunti nelle aziende con più di 100 dipenden-
   ti, considerate nell’indagine in esame, quasi 1.300 dipendenti con disabilità
   e promossi 400, ovvero, rispettivamente, il 9,8% e il 3,1% del totale occu-
   pati con disabilità. E anche in questo caso, in linea con il dato complessivo
   degli occupati, è evidente la disparità di genere: infatti, sono meno le don-
   ne promosse. E non solo: per questi occupati sono anche meno le donne
   assunte. Fra tutte le promozioni offerte nell’anno a questi lavoratori il 42%
   sono a favore delle donne e fra le assunzioni il 48,3%.

   Tab. 5.1.3 - Promozioni e assunzioni dei lavoratori (totale occupati e occupati
   con disabilità) per sesso. Veneto - Anno 2019

                 % promozioni sugli occupati        % assunzioni sugli occupati


                  Maschi      Femmine         Maschi        Femmine


   Totale occupati         6,2          5,4         18,2         22,6

   Occupati con
                   3,2          3,0          9,0         10,9
   disabilità

                       Promozioni                 Assunzioni


                      % Femmine                  % Femmine

   Totale occupati               41,2                    50,1

   Occupati con
                         42,0                    48,3
   disabilità
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   Per quanto riguarda l’occupazione per contratto, emerge che la quota di
   occupati con disabilità a tempo indeterminato sono in misura maggiore di
   quella calcolata per il totale occupati, ma anche tra le persone con disabilità
   sono sempre le donne ad avere un contratto precario con più frequenza. A
   fronte dell’89,3% del totale dipendenti che hanno un lavoro stabile, questi
   lavoratori risultano impiegati con un contratto a tempo indeterminato nel
   94,8% dei casi. Le donne, però, registrano nel 5,6% dei casi un contratto a
   tempo determinato mentre i loro colleghi maschi il 4,1%.




66
                            Il personale con disabilità

Tab. 5.1.4 - Distribuzione percentuale dei lavoratori (totale occupati e occupati
con disabilità) per sesso e contratto. Veneto - Anno 2019
                 Tempo    Tempo
                            Apprendistato           Altro   Totale
               indeterminato determinato
Totale
Totale occupati          89,3        8,4         2,2       0,0    100,0
Occupati con disabilità      94,8        4,8         0,4       0,0    100,0
% sul totale            3,8        2,0         0,6       1,8     3,6
Femmine
Totale occupati          87,6        10,0         2,3       0,0    100,0
Occupati con disabilità      93,9        5,6         0,5       0,0    100,0
% sul totale            3,7        2,0         0,7       2,8     3,5
Maschi
Totale occupati          90,7        7,1         2,2       0,0    100,0
Occupati con disabilità      95,5        4,1         0,4       0,0    100,0
% sul totale            3,8        2,1         0,6       1,1     3,7
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


In linea con i dati registrati per il totale occupati, i contratti di lavoro stabili
sono più diffusi nell’Amministrazione pubblica, dove tale contratto viene
offerto a quasi la totalità dei dipendenti con disabilità, e nel settore delle
Attività finanziarie (97,2% dei casi); a differenza però del totale occupati,
anche il settore dell’Istruzione, sanità ed altri servizi sociali offrono a questi
lavoratori un contratto a tempo indeterminato nel 98,6% dei casi (per il tota-
le si ferma all’89,5%). Alberghi e ristoranti e attività immobiliari presentano,
invece, le quote più alte di contratti a tempo determinato: rispettivamente,
il 12,8% e il 12%.

Più frequente il part time fra le donne
Anche fra il personale con disabilità le maggiori differenze di genere emer-
gono se si analizza la scelta del part time: infatti, a fronte del 17,6% di uo-
mini che hanno un impiego a tempo ridotto, le donne che si trovano nella
stessa condizione sono il 45,1%. Come già accennato in questo rapporto,
il part time è largamente diffuso tra le donne e tra le donne con disabilità
ancora di più: infatti, se consideriamo il totale donne occupate nelle aziende
dell’indagine sono il 33,4% le lavoratrici che a fine del 2019 risultano lavora-
re in part time contro il 5,3% dei colleghi maschi.
Considerando il totale dei dipendenti con disabilità, quelli a part time sono




                                                         67
   il 29,6%, mentre il 70,4% hanno un contratto a tempo pieno, dati ben di-
   versi da quelli registrati per il totale occupati in queste aziende che sono,
   rispettivamente, il 17,8% e l’82,2%. Il lavoro a tempo parziale è uno stru-
   mento importante per la partecipazione al mercato del lavoro. Se per il
   totale dipendenti, negli altri capitoli, abbiamo parlato del part time come
   di uno strumento importante per conciliare vita privata e professione, per le
   persone con disabilità si deve considerare anche come una buona soluzione
   per favorirli proprio nel lavoro.

   Tab. 5.1.5 - Distribuzione percentuale degli occupati (totale occupati per sesso
   e lavoratori con disabilità) per contratto. Veneto - Anno 2019

                                Distribuzione % per contratto

                                           Totale    Occupati con
                          Femmine      Maschi
                                          occupati    disabilità

   Lavoratori a tempo pieno             66,6       94,7     82,2       70,4

   di cui
    a tempo indeterminato              58,6       86,9     74,3        67,8

    a tempo determinato               5,7       5,6     5,6        2,2
    con altri contratti (formazione
                             2,4       2,2     2,3        0,4
    lavoro, apprendistato, ecc.)
   Lavoratori a tempo parziale           33,4        5,3     17,8       29,6
   di cui

    a tempo indeterminato              29,0       3,8     15,0        27,0

    a tempo determinato               4,4       1,5     2,8        2,5

   Totale lavoratori                100,0      100,0    100,0       100,0
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   La concentrazione del part time fra i dipendenti con disabilità è molto di-
   versa fra i settori: si passa da quasi il 62% di questi occupati che lavorano
   nell’Industria al 14% di quelli occupati nel campo agricolo. Oltre alla metà
   anche gli occupati con disabilità che lavorano a tempo ridotto nell’Ammi-
   nistrazione pubblica e negli Alberghi e ristoranti, pochi, invece, quelli nel
   campo dei Trasporti e magazzinaggio e nell’Istruzione, sanità ed altri servizi
   sociali. Il gap più elevato, nella scelta del part time fra dipendenti con disa-
   bilità e totale occupati, si rileva nelle Attività finanziarie e assicurative dove
   la quota del tempo ridotto per i primi è quasi 28 punti percentuali al di so-


68
                            Il personale con disabilità

pra di quella del totale dipendenti. Da rilevare anche i dati del Commercio
dove sono molti meno gli occupati in part time fra gli occupati con disabilità
rispetto al totale dei lavoratori in questo settore.

Fig. 5.1.1 - Percentuale di lavoratori in part time, totale occupati e lavoratori con
disabilità, per settore. Veneto - Anno 2019

             Alberghi e ristoranti                         54,3
                                       32,2
                  Commercio            23,7
                                         38,2
      Altri servizi collettivi e personali          21,9
                                17,3
           Attività immobiliari (**)                37,3
                                       33,2
      Agricoltura, silvicoltura e pesca        14,0
                             10,0
Servizi di informazione e comunicazione                  30,8
                             11,4
 Istruzione, sanità ed altri servizi sociali         18,5
                             10,6
          Industria in senso stretto                           61,7
                                          38,9
              Amm. pubblica (*)                          55,4
                                      30,3
        Trasporto e magazzinaggio            18,3
                            5,5             Occupati con disabilità
                  Costruzioni           22,7      Totale
                            6,5
     Attività finanziarie e assicurative                30,9
                           3,4
                         0   10   20   30     40   50   60   70

(*) Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria
(**) Attività immobiliari, servizi alle imprese e altre attività professionali e imprenditoriali
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


La mobilità occupazionale
Per quanto riguarda la dinamicità lavorativa delle aziende oggetto dell’in-
dagine, ovvero il movimento occupazionale dei dipendenti, nel 2019 si re-
gistrano quasi 83.500 entrate che coinvolgono per l’1,8% dei casi persone
con disabilità. In generale, anche per il personale con disabilità il principale
motivo dell’entrata sono nuove assunzioni: l’89,1%, seguono poi i passaggi
da altra categoria (6,5%) per i quali sono più coinvolti gli uomini.
Le uscite di questi lavoratori sono circa 1.180, in misura più consistente per
gli uomini. Complessivamente, il 93,1% è dovuto per cessazione del rappor-
to del lavoro; più in particolare il 41,5% delle cessazioni derivano da dimis-
sioni, mentre il 23,2% dalla scadenza del contratto. La principale persità
uomo-donna che vale la pena sottolineare si trova proprio nella causa della
cessazione del rapporto di lavoro: il personale con disabilità maschile cessa
il suo rapporto di lavoro nel 44% dei casi per dimissione a fronte del 38,1%
rilevato fra le cessazioni delle donne, mentre per quest’ultime il principale
motivo di uscita è la scadenza del contratto, nel 28,2% dei casi contro il
19,5% registrato fra le cessazioni degli uomini. Vale la pena sottolineare che
per il totale dei dipendenti, invece, le principali cause di cessazione sono


                                                         69
   invertite rispetto ai dipendenti con disabilità: escono, infatti, di più dall’a-
   zienda per il contratto scaduto e poi a seguire per dimissioni.

   Tab. 5.1.6 (segue) - Entrate e uscite del totale occupati e dei lavoratori con disa-
   bilità dall’azienda per tipologia e sesso. Veneto - Anno 2019
                                        Totale occupati
                                                  % femmine
                                Totale   Femmine Maschi
                                                   sul totale
   Entrate
   Trasferimenti da altra unità produttiva            4,2     4,1     4,2     49,6
   Passaggio da altra categoria                 3,5     2,7     4,3     39,2
   Nuova assunzione                      92,3     93,1    91,5     50,6
   Totale Entrate                       100,0    100,0    100,0     50,1
   Uscite
   Trasferimenti ad altra unità produttiva            4,3     4,5     4,1     52,3
   Passaggio ad altra categoria                 3,4     2,7     4,2     38,8
   Cessazione rapporto di lavoro                92,3     92,8    91,7     50,1
   Totale Uscite                       100,0    100,0    100,0     49,8
   di cui Cessazioni per (distribuz %):
   Licenziamenti collettivi                   0,8     0,5     1,2     30,4
   Licenziamento per giusta causa                1,5     0,9     2,0     31,6
   Licenziamento per giustificato motivo             2,6     3,0     2,3     56,6
   oggettivo
   Licenziamento per giustificato motivo             0,7     0,5     0,8     40,9
   soggettivo
   Licenziamento per giusta causa durante il           0,5     0,3     0,6     37,7
   periodo di formazione
   Licenziamento per giustificato motivo durante         0,2     0,2     0,2     57,4
   il periodo di formazione
   Dimissioni                         37,7     34,3    41,0     45,7
   Modifica del termine inizialmente fissato           0,3     0,3     0,3     50,7
   Decesso                            0,4     0,3     0,6     31,7
   Risoluzione consensuale                    1,2     1,0     1,4     42,7
   Cessata attività                       0,2     0,2     0,1     64,7
   Pensionamenti                         4,0     2,6     5,3     33,3
   Prepensionamenti                       0,4     0,4     0,4     48,1
   Scadenza contratto                     44,6     50,6    38,6     56,9
   Altro                             4,9     4,6     5,3     47,0
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


70
                            Il personale con disabilità

Tab. 5.1.6 (segue) - Entrate e uscite del totale occupati e dei lavoratori con disa-
bilità dall’azienda per tipologia e sesso. Veneto - Anno 2019
                                  Occupati con disabilità
                                                % femmine
                             Totale   Femmine    Maschi
                                                sul totale
Entrate
Trasferimenti da altra unità produttiva           4,5     5,1     3,8     55,9
Passaggio da altra categoria                6,5     4,9     8,0     36,4
Nuova assunzione                     89,1     90,0     88,2     48,9
Totale Entrate                      100,0    100,0    100,0      48,4
Uscite
Trasferimenti ad altra unità produttiva           3,8     5,1     2,8     57,8
Passaggio ad altra categoria                3,1     3,2     3,0     44,4
Cessazione rapporto di lavoro               93,1     91,7     94,2     42,4
Totale Uscite                      100,0    100,0    100,0      43,0
di cui Cessazioni per (distribuz %):
Licenziamenti collettivi                  1,7     0,9     2,4     21,1
Licenziamento per giusta causa               2,6     3,4     2,1     55,2
Licenziamento per giustificato motivo            6,2     7,3     5,4     50,0
oggettivo
Licenziamento per giustificato motivo            1,3     1,7     0,9     57,1
soggettivo
Licenziamento per giusta causa durante il          0,0     0,0     0,0
periodo di formazione
Licenziamento per giustificato motivo            0,2     0,2     0,2     50,0
durante il periodo di formazione
Dimissioni                        41,5     38,1     44,0     38,9
Modifica del termine inizialmente fissato          0,3     0,4     0,2     66,7
Decesso                           3,3     2,8     3,6     36,1
Risoluzione consensuale                   1,8     1,1     2,4     25,0
Cessata attività
Pensionamenti                       12,7      9,0     15,3     30,2
Prepensionamenti                      0,2     0,2     0,2     50,0
Scadenza contratto                    23,2     28,2     19,5     51,6
Altro                            5,0     6,0     4,3     50,9
Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


Le trasformazioni contrattuali
Interessanti anche i dati sulle trasformazioni contrattuali, ossia se e come

                                                         71
   vengono trasformati i contratti di lavoro da tempo determinato a indetermi-
   nato, da tempo parziale a pieno e viceversa.
   Nel 2019 le stabilizzazioni lavorative dei dipendenti delle aziende prese in
   considerazione in questa indagine sono state 15.800, di cui il 2,7% sono a
   favore dei lavoratori con disabilità che si distribuiscono in misura equiva-
   lente fra i generi. In linea con i dati registrati per il totale dei dipendenti, è
   evidente il carattere prevalentemente femminile del cambiamento di orario
   di lavoro: nel 69,4% dei casi il passaggio da un orario parziale ad uno pieno
   riguarda le donne, così come il 63% delle riduzioni di orario.

   Tab. 5.1.7 - Trasformazioni contrattuali registrate nel 2019 del totale occupati e
   degli occupati con disabilità per genere. Veneto
                           Totale occupati        Occupati con disabilità
                       Totale  Femmine Maschi      Totale Femmine Maschi
   Da tempo determinato a
                        100,0    48,0     52,0   100,0    49,8     50,2
   tempo indeterminato
   Da tempo parziale a tempo
                        100,0    68,8     31,2   100,0    69,4     30,6
   pieno
   Da tempo pieno a tempo
                        100,0    77,9     22,1   100,0    63,0     37,0
   parziale
   Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


   La disparità anche nella formazione …
   Uno strumento che può migliorare il benessere, la vita lavorativa e quindi
   anche la stessa qualità della vita è la formazione. Offrire opportunità di cre-
   scita delle proprie competenze aiuta l’inserimento lavorativo e l’inclusione.
   Considerando i risultati dell’indagine, come si è scritto nel capitolo 4 di
   questo Rapporto, nel 2019 il 76% delle imprese ha dichiarato di effettuare
   formazione per i propri dipendenti per un ammontare complessivo di quasi
   403 mila partecipanti ai corsi di formazione offerti e di questi il 2,1% sono di-
   pendenti con disabilità (si tenga presente che un lavoratore può frequentare
   più di un corso). La percentuale di partecipanti su occupati cambia molto se
   consideriamo gli occupati totali e solo gli occupati con disabilità: infatti, per
   ogni 100 occupati delle imprese che hanno offerto attività di formazione,
   si contano 138 partecipanti ai corsi nel complesso e appena 79 se consi-
   deriamo solo i lavoratori con disabilità. In tutto il 2019 sono state erogate
   circa 3 milioni e mezzo di ore di formazione, di cui il 2,7% per occupati con
   disabilità, e si registrano 12 ore di formazione pro capite se consideriamo il
   totale occupati a fronte delle 9 ore pro capite del personale con disabilità.
   Ma non vi è solo una disparità fra il totale dei lavoratori e quelli con disabili-
   tà: lo svantaggio delle donne è evidente ancora una volta anche tra i soli oc-


72
                            Il personale con disabilità
cupati con disabilità. Sebbene il numero di partecipanti ogni 100 occupati
con disabilità delle aziende rispondenti che hanno organizzato formazione
è maggiore tra le donne, le ore pro capite sono 7,3 per le donne e circa 10
per gli uomini.

Tab. 5.1.8 - Formazione in azienda nel corso del 2019: partecipanti e numero di
ore frequentate (*). Totale occupati e occupati con disabilità. Veneto
                % di partecipanti su occupati N. ore di formazione su occupati
                Totale   Femmine    Maschi     Totale    Femmine    Maschi
Totale occupati        137,9     133,7    141,2       11,9     10,2     13,2
Occupati con disabilità    79,3     90,1    71,3        8,8      7,3     9,8
(*) Il numero di partecipanti può essere superiore al numero di occupati nell’azienda perché un lavoratore
può aver frequentato più corsi.
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità

Tab. 5.1.9 - Formazione in azienda nel corso del 2019: partecipanti e numero di
ore frequentate per settore (*). Totale occupati e occupati con disabilità. Veneto
                        % di partecipanti su      N. ore di formazione su
                           occupati            occupati
                       Totale    Occupati con     Totale    Occupati con
                      occupati    disabilità     occupati    disabilità
Agricoltura, silvicoltura e pesca       51,5      52,4         5,1        7,1
Industria in senso stretto         128,8      61,5        11,1         5,5
Costruzioni                 132,0      60,5         9,9        4,2
Commercio                   73,1      37,9         5,2        2,2
Alberghi e ristoranti            138,7      49,4         6,4        4,6
Trasporto e magazzinaggio           67,4      37,3        10,4         3,6
Servizi di informazione e           95,1      70,1        21,1        14,2
comunicazione
Attività finanziarie e assicurative     650,8      348,1        45,3        16,0
Attività immobiliari, servizi         92,3     107,3        10,4         6,4
alle imprese e altre attività
professionali e imprenditoriali
Amministrazione pubblica e difesa      107,4      18,6        10,1         0,7
assicurazione sociale obbligatoria
Istruzione, sanità ed altri servizi     127,2      51,9        12,3        40,1
sociali
Altri servizi collettivi e personali    125,3      43,2        10,2         2,2
Totale                   137,9      79,3        11,9         8,8
(*) Il numero di partecipanti può essere superiore al numero di occupati nell’azienda perché un lavoratore
può aver frequentato più corsi.
Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità


                                                         73
   In linea con il dato complessivo, il settore che offre più opportunità di forma-
   zione è quello finanziario che spicca con 348 partecipanti ogni 100 occupati
   con disabilità delle aziende rispondenti che hanno organizzato formazione
   ed oltre 16 ore di formazione fatte nel 2019 per ogni occupato. Ma il settore
   che offre più ore di formazione pro capite è quello dell’Istruzione, sanità ed
   altri servizi sociali dove si raggiunge quota 40 ore a fronte delle 12 offerte
   se consideriamo tutti gli occupati.

   …e nello stipendio
   La disparità di genere è evidente anche nella retribuzione. Se da una parte
   la minore retribuzione percepita da questi lavoratori con disabilità, rispet-
   to al dato registrato per il complesso degli occupati, può essere imputata
   anche alla minore rappresentanza di essi nei ruoli apicali, dall’altra emerge
   lo stipendio inferiore delle donne con disabilità rispetto ai colleghi uomini.
   Si sottolinea quanto già scritto nel capitolo 4: ovvero che per le stime rela-
   tive alla retribuzione per genere non è stato possibile quest’anno calcolare
   la distinzione fra retribuzione degli occupati a tempo pieno e quella degli
   occupati a tempo parziale e quindi non è stato possibile eliminare quella
   parte di distorsione dovuta alla maggiore quantità di donne che lavorano
   in part time. In ogni caso, però, il pario retributivo, seppur più gonfio di
   quello stimato nelle precedenti indagini sul personale delle aziende con
   oltre cento dipendenti (dove era stato possibile fare la distinzione per orario
   di lavoro) è confermato.

   Fig. 5.1.2 - Retribuzione media annua lorda (in euro) per sesso. Totale occupati
   e occupati con disabilità. Veneto - Anno 2019
        35.000               Totale occupati          33.141
                28.691      Lavoratori con disabilità
        30.000
                                               26.008
                     24.120      23.262
        25.000                       21.675
        20.000

        15.000

        10.000

         5.000

           0
                  Totale          Femmine           Maschi
   Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Consigliera Regionale di Parità




74
                    Il personale con disabilità

Considerato ciò, passiamo ai dati. Nelle aziende con più di 100 addetti con
sede in Veneto, si stima nel complesso che i lavoratori dipendenti con ruoli
non dirigenziali guadagnino circa 28.700 euro annui lordi, ma questo valore
è la media fra i poco più dei 23.250 euro delle donne e gli oltre 33 mila
euro degli uomini. E se consideriamo i soli lavoratori con disabilità si stima
che guadagnino poco più di 24mila euro annui lordi, ovvero la media fra i
21.700 euro delle donne e i 26 mila euro degli uomini.

In sintesi, dall’analisi si evidenzia, anche fra gli occupati con disabilità, un
mercato lavorativo femminile più mobile e non paritario: rispetto ai colleghi
maschi, maggiore la richiesta di cambiamento di orario, l’utilizzo del part
time, le uscite per scadenza del contratto, più frequente il contratto pre-
cario, inferiori le occasioni di promozione, meno le ore di formazione e più
bassi gli stipendi.




                                          75
       Relazione illustrativa
         dell’Ispettorato
    Interregionale del Lavoro
    di Emilia Romagna, Friuli




6
     Venezia Giulia, Marche
     e Veneto, in merito alle
  convalide delle dimissioni e
  delle risoluzioni consensuali
    presentate nella regione
     Veneto nell’anno 2019
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019

Capitolo 6 - Relazione illustrativa dell’Ispettorato
Interregionale del Lavoro di Emilia Romagna, Friu-
li Venezia Giulia, Marche e Veneto, in merito alle
convalide delle dimissioni e delle risoluzioni con-
sensuali presentate nella regione Veneto nell’anno
2019

6.1 L’Agenzia Ispettorato Nazionale del Lavoro
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro è un’Agenzia istituita nel 2015 e opera-
tiva dal 1° gennaio 2017. Essa, attraverso i propri Uffici distribuiti capillar-
mente sul territorio (Ispettorati Territoriali del Lavoro), coordinati da quattro
Ispettorati Interregionali, garantisce alle aziende e ai cittadini una serie di
importanti servizi collegati al mondo del lavoro e rappresenta l’Ente prin-
cipale al quale il cittadino può rivolgersi per ottenere la tutela dei propri
diritti in questo ambito.
Esercita e pianifica la vigilanza sul rispetto della normativa giuslavoristica
e sulle assicurazioni sociali obbligatorie (INPS e INAIL), coordinandosi con
le ASL, per le tematiche che riguardano la salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro.
Costituisce, inoltre, il punto di riferimento per l’informazione, l’interpreta-
zione e l’applicazione della normativa in materia di lavoro e di previdenza
sociale. Conpide con le Regioni analoga competenza in materia di sicu-
rezza del lavoro, con riferimento a specifici settori.
Per assicurare una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori che si trovano
in particolari situazioni, rilascia autorizzazioni, abilitazioni e certificazioni.
Svolge anche perse procedure conciliative finalizzate alla risoluzione delle
controversie tra dipendenti e datori di lavoro oltre che ad agevolare le re-
lazioni sindacali.
Si rende garante della legalità, difendendo, mediante lo svolgimento dei
propri compiti di vigilanza sul rispetto della normativa giuslavoristica e pre-
videnziale, le aziende regolari dalla concorrenza sleale generata da quelle
aziende che adottano comportamenti illeciti.
Nel dettaglio e a titolo riepilogativo, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro:
esercita la vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nel
limite delle competenze attribuite al personale ispettivo del Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali;




                                           77
     • svolge gli accertamenti in materia di riconoscimento del diritto alle
      prestazioni correlate agli infortuni sul lavoro e alle malattie profes-
      sionali; analizza le caratteristiche dei vari cicli produttivi al fine di
      stabilire la relativa tariffa dei premi che il datore di lavoro è tenuto a
      versare;
     • emette circolari interpretative in materia ispettiva e sanzionatoria,
      nonché direttive operative al personale ispettivo, previo parere con-
      forme del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali;
     • in armonia con le direttive del Ministro del Lavoro fa proposte ine-
      renti gli obiettivi quantitativi e qualitativi delle verifiche e ne monito-
      ra la realizzazione;
     • svolge attività di prevenzione e promozione della legalità volte al
      contrasto del lavoro sommerso e irregolare;
     • nel settore dei trasporti su strada svolge e coordina l’attività di vigi-
      lanza sui rapporti di lavoro;
     • esegue studi ed effettua analisi con riferimento ai fenomeni del lavo-
      ro sommerso e irregolare e alla mappatura dei rischi;
     • si occupa di tutte le ulteriori attività che vengono ad esso demanda-
      te dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali;
     • riferisce informazioni utili allo svolgimento delle attività istituzionali
      e alla programmazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche
      Sociali, dell’INPS e dell’INAIL.

   6.2 La convalida delle dimissioni nella Regione Veneto. Anno 2019
   Il presente rapporto ha l’intento di illustrare le informazioni relative alle con-
   valide rilasciate dagli Ispettorati Territoriali alle lavoratrici madri e dei lavo-
   ratori padri per gli effetti di cui all’art. 55 del D. Lgs. n. 151/2001.
   A tal proposito si ricorda che la risoluzione consensuale del rapporto e la
   richiesta di dimissioni presentate durante il periodo di gravidanza acqui-
   stano efficacia soltanto successivamente al rilascio della convalida da parte
   dell’INL. Ciò ha la finalità di accertare l’autenticità della volontà dimissiona-
   ria onde garantire le tutele connesse alla genitorialità e contrastare even-
   tuali abusi.
   In particolare, il comma 4 dell’art. 55 D.Lgs. 151/2001 prevede che “La
   risoluzione consensuale del rapporto o la richiesta di dimissioni presentate
   dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, e dalla lavoratrice o dal
   lavoratore durante i primi tre anni di vita del bambino o nei primi tre anni
   di accoglienza del minore adottato o in affidamento, o, in caso di adozione
   internazionale, nei primi tre anni decorrenti dalle comunicazioni di cui all’ar-
   ticolo 54, comma 9, devono essere convalidate dal servizio ispettivo del



78
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Ministero del lavoro e delle politiche sociali competente per territorio. A
detta convalida è sospensivamente condizionata l’efficacia della risoluzione
del rapporto di lavoro”. Le convalide vengono rilasciate, precisamente, da-
gli Ispettorati Territoriali del Lavoro competenti (nel territorio della Regione
Veneto, gli Ispettorati Territoriali di Venezia, Padova, Treviso, Belluno, Vi-
cenza, Verona e Ferrara-Rovigo).
Grazie alla collaborazione tra l’Ispettorato Nazionale del lavoro e l’Ufficio
della Consigliera Nazionale di Parità, annualmente viene scattata la fotogra-
fia dell’andamento di tali istituti.
I dati di seguito analizzati sono stati estratti da un nuovo applicativo infor-
matico utilizzato a livello nazionale per la rilevazione automatizzata degli
elementi statistici relativi ai citati provvedimenti.
Nel corso dell’anno 2019 il numero complessivo di dimissioni e risoluzioni
consensuali convalidate a livello regionale è risultato pari a n. 8.454 (su un
totale nazionale pari a n. 51.558). Il dato regionale del 2019 risulta in cresci-
ta di quasi il 10% rispetto a quello rilevato nel 2018 (pari a n. 7.728 casi, a
propria volta in crescita di quasi il 30% rispetto al dato del 2017, quando vi
erano stati n. 5.954 recessi convalidati).
Come per gli anni precedenti, le convalide sono riferite prevalentemente
alle dimissioni pari a n. 8.397 (di cui 8.251 dimissioni volontarie e 146 per
giusta causa), corrispondenti al 99% circa del totale. Le risoluzioni consen-
suali, in numero molto limitato, pari a n. 57 (con un drastico calo sull’anno
precedente, quando erano state n. 87, nonostante l’aumento complessivo
dei recessi), costituiscono quindi un valore del tutto residuale. Le proiezioni
regionali sono sostanzialmente in linea con quelle nazionali ove si registrano
convalide riferite principalmente alle dimissioni volontarie e per giusta cau-
sa (pari a n. 50.674 nell’anno di interesse).
Il dato sulla (assai scarsa) incidenza delle risoluzioni consensuali va letto uni-
tamente all’altro dato, secondo il quale nella grande maggioranza dei casi
le lavoratrici e i lavoratori interessati non hanno ricevuto incentivi all’esodo;
tali incentivi, infatti, costituiscono una sollecitazione e rimunerazione, me-
diante una vera e propria controprestazione, del consenso del lavoratore
alla risoluzione anticipata del rapporto (Cass. Civ., Sez. Lav., Ord. n. 10602
del 4.6.2020).
Infatti, incentivi all’esodo sono stati accordati solo in 35 casi su 8.454 (in 22
ipotesi per lavoratrici madri e nei rimanenti 13 per lavoratori padri).




                                           79
   Fig. 6.2.1 - Dimissioni per tipologia recesso. Veneto - Anno 2019


         9.000                                              8.454
                                                8.251
         8.000
         7.000
         6.000
              4.881       4.997
         5.000
         4.000                             3.457
                               3.370
         3.000
         2.000
         1.000
                  84 32               62 25              146  57
           0
                  Femmine               Maschi              Totale
   Dimissioni volontarie     4.881               3.370               8.251
    Giusta causa          84                 62                146
    Risoluzione consensuale    32                 25                57
    Somma            4.997               3.457               8.454
           Dimissioni volontarie  Giusta causa      Risoluzione consensuale      Somma


   Fonte:INL




   Fig. 6.2.2 - Dimissioni totali per tipologia recesso. Veneto - Anno 2019
               Dimissioni totali per �pologia recesso
                                Ri s oluzione
              Gi usta ca usa 1,7%       cons ensuale 0,7%




                                      Di missioni volontarie
                                        97,6%
   Fonte:INL
              Dimissioni volontarie   Giusta causa     Risoluzione consensuale




80
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Fig. 6.2.3 - Incentivi ricevuti. Veneto - Anno 2019
                Incen�vi ricevu�




                     0,4%




                     99,6%




                     No  Si
Fonte:INL


NAZIONALITÀ DEI/DELLE RECEDENTI
La maggior parte delle dimissioni/risoluzioni convalidate ha interessato sog-
getti di nazionalità italiana, pari a n. 6.650, che costituiscono poco meno
dell’80% del totale. Le lavoratrici/ i lavoratori extracomunitari che hanno
richiesto ed ottenuto la convalida delle dimissioni/risoluzioni consensuali
sono stati, nel 2019, n. 1.167, pari a quasi il 14% del totale (a livello nazio-
nale n. 5.428, cioè il 10% del totale). Più contenuto risulta il numero dei

Fig. 6.2.4 - Dimissioni per cittadinanza in percentuale. Veneto - Anno 2019
                     Dimissioni per ci�adinanza in %
           Ci�adini Extra UE
              7%

        Ci�adini UE
          14%



                                     Ci�adini ITA
                                     Ci�adini UE
                                     Ci�adini Extra UE



                              Ci�adini ITA
                                79%

Fonte:INL




                                               81
   cittadini comunitari recedenti, pari a complessive n. 637 unità, attestandosi
   sul 7,5% del totale. Le percentuali, confrontate all’anno 2018, sono presso-
   ché invariate, ma segnano un lievissimo arretramento dei recessi di cittadini
   italiani nel 2019, e per contro un altrettanto leggero aumento dei recessi di
   cittadini comunitari.

   GENERE DEI/DELLE RECEDENTI/E
   Nell’anno considerato le dimissioni e le risoluzioni consensuali hanno in-
   teressato in misura predominante le lavoratrici madri, a cui sono riferiti n.
   4.997 provvedimenti, attestandosi come l’anno precedente intorno al 60%
   dei casi (per l’esattezza, dal 2018 al 2019 il dato passa dal 62 al 59% dei casi
   totali anche se, in termini assoluti, in crescita di circa 160 unità).
   Le convalide relative ai lavoratori padri sono state invece pari a n. 3.457; vi
   è stato dunque un aumento, sia in termini assoluti (n. 568 unità) che per-
   centuali (dal 38% al 41% circa), dei provvedimenti che hanno interessato gli
   uomini.
   Fig. 6.2.5 - Recessi per genere in percentuale. Veneto - Anno 2019




              40,9%
                                 Femmine
                                 Maschi
                           59,1%




   Fonte:INL


   FASCE DI ETÀ
   Grazie alla nuova procedura informatizzata, sono state persamente detta-
   gliate le fasce di età dei/delle lavoratori/trici recedenti. Al riguardo, è sta-
   to possibile osservare, nella Regione, una particolare concentrazione dei
   provvedimenti con riferimento alla fascia di età da “maggiore di 34 fino a
   44 anni”, invariato in termini percentuali (42% rispetto al 2018) sul totale
   nell’annualità qui considerata.
   Si osserva che, con riguardo alla nazionalità delle lavoratrici e dei lavoratori
   interessati, i provvedimenti si collocano maggiormente in tale fascia di età
   soprattutto relativamente agli italiani (2.993 provvedimenti su 6.650, in per-
   centuale pari al 45%).

82
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Il numero di lavoratrici madri e lavoratori padri provenienti da Paesi extra-
comunitari che si collocano in tale fascia di età è, invece, pressoché pari a
coloro che si collocano nella fascia “maggiore di 29 fino a 34 anni” (con,
rispettivamente, 375 e 378 convalide su 1.167 totali relative a tali lavoratrici/
lavoratori, in entrambi i casi pari a circa il 32%; relativamente agli/alle extra-
comunitari/ie la fascia di età “maggiore di 34 fino a 44 anni” segna dunque
un calo rispetto all’anno 2018, nel quale la percentuale ad essa riferita era
stata pari al 35%).
Per quanto riguarda i lavoratori/trici comunitari, la prevalenza appartiene
alla fascia di età “maggiore di 29 fino a 34 anni”, come era stato nel 2018,
con 237 convalide su 637 totali, pari a circa il 37% del totale di tale gruppo.
Fig. 6.2.6 - Dimissioni per fasce d’etàper fasce di età in % Veneto - Anno 2019
                Dimissioni in percentuale.

            Maggiore di 44 a 54 Maggiore di 54 a 64
                        0,05%
                              ;
                3,38%              Fino a 24 3,69%
                                     Maggiore di 24 a 29
       Maggiore di 34 a 44                        16,93%
         42,25%




                                      Maggiore di 29 a 34
                                         33,70%
Fonte:INL

Tab. 6.2.1 - Dimissioni per fasce di età. Veneto - Anno 2019
                    Genere - Cittadinanza lavoratore
                  Femmine                  Maschi
                                                    Totale
  Età lavoratore
            Paesi                  Paesi                  compl.
                          Paesi                  Paesi
            Extra     Italia          Extra     Italia
                          UE                    UE
             UE                   UE
Fino a 24           50     149      16      29       54      14    312
Maggiore di 24 a 29     148     729      84     143       255      72   1.431
Maggiore di 29 a 34     174    1.542     135     204       692      102  2.849
Maggiore di 34 a 44     147    1.661      99     228     1.332      105  3.572
Maggiore di 44 a 54       4      57       2     39      176       8   286
Maggiore di 54 a 64                           1        3          4
Totale complessivo      523    4.138     336      644     2.512      301  8.454
Fonte:INL



                                                         83
   ANZIANITÀ DI SERVIZIO
   Anche nel 2019, come negli anni precedenti, è confermato il rapporto inver-
   samente proporzionale tra dimissioni/risoluzioni convalidate e anzianità di
   servizio medio-bassa delle lavoratrici madri/dei lavoratori padri interessati.
   Il fenomeno è particolarmente evidente per i lavoratori padri.
   A livello regionale:
     -  n. 4.432 si riferiscono a soggetti con anzianità di servizio “fino a 3 anni”;
     -  n. 2.749 si riferiscono a lavoratrici/lavoratori con anzianità “da oltre 3 a
      10 anni”;
     -  n. 907 si riferiscono a lavoratrici/lavoratori con anzianità “da oltre 10 a
      15 anni”;
     -  n. 310 si riferiscono a lavoratrici/lavoratori con anzianità “da oltre 15 a
      20 anni”;
     -  n. 56 si riferiscono a lavoratrici/lavoratori con anzianità “oltre 20 anni”.
   NUMERO ED ETÀ DEI FIGLI DEI/DELLE RECEDENTI/E
   Fig. 6.2.7 - Dimissioni per genere ed anzianità di servizio. Veneto - Anno 2019
             Dimissioni per genere ed anzianità di servizio
              0  500     1.000  1.500  2.000   2.500  3.000  3.500  4.000  4.500   5.000
                                  2.210
     Fino a 3 anni                       2.222
                                                     4.432
                    790
   Da oltre 3 a10 anni                  1.959
                                       2.749
                316
   Da oltre 10 a15 anni       591
                   907
            116
   Da oltre 15 a20 anni 194
              310
           25
    Oltre 20 anni 31
            56
        Oltre 20 anni Da oltre 15 a 20 anni Da oltre 10 a 15 anni Da oltre 3 a 10 anni     Fino a 3 anni
    Maschi    25        116         316          790           2.210
    Femmine    31        194         591          1.959          2.222
    Totale    56        310         907          2.749          4.432

   Fonte:INL


   Nella Regione Veneto, i soggetti interessati hanno prevalentemente un solo
   figlio o sono in attesa del primo (pari a n. 4.632): tale tipologia di genitori
   rappresenta oltre la metà del totale (pari a quasi il 55% del totale). Altrettan-
   to significativa è la percentuale di dimissionari con due figli (n. 3.069, pari a
   oltre il 36%). I figli dei soggetti interessati (tra già nati e nascituri) sono com-



84
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
plessivamente n. 13.170 (per, ricordiamo, n. 8.454 genitori dimissionari).
Per quanto riguarda l’età dei figli delle lavoratrici e dei lavoratori recedenti,
si osserva che nella grande maggioranza dei casi le dimissioni non riguarda-
no lavoratrici in gravidanza (solo 55 sono i figli nascituri, pari allo 0,65%; per
n. 8 non vi è precisazione dell’età), ma figli già nati.

Tab. 6.2.2 - numero ed età figli dei recedenti. Veneto - Anno 2019
Fascia età figli                    Numero figli
N.D.                             8
Nascituro                          55
Fino a 1 anno                       4.622
Da 1 a 3 anni                       4.891
Oltre 3 anni                       3.594
Totale complessivo                   13.170
Fonte: INL

Fig. 6.2.8 - Numero di figli dei recedenti in percentuale. Veneto - Anno 2019

               8,9%
                                 1 figlio
                                 2 figli
        36,3%                       Più di 2 figli


                                  54,8%




Fonte:INL


MOTIVAZIONE DEI RECESSI
Diverse sono le ragioni poste alla base dei recessi che richiedono la con-
valida dell’Ispettorato del Lavoro; ogni recedente, si sottolinea, ha potuto
indicare più di una motivazione (le motivazioni risultanti per l’anno 2019,
infatti, sono 9.741, a fronte di 8.454 recessi complessivi).
Tra le ragioni alla base delle cessazioni dei rapporti di lavoro che qui in-
teressano si segnala il passaggio ad altra azienda, specificando che tale
motivazione non è strettamente connessa a difficoltà di conciliazione della
vita lavorativa e familiare (n. 4.473 casi); è l’ipotesi maggioritaria in quanto



                                           85
   riguarda la grande maggioranza dei lavoratori padri dimissionari, mentre è
   al terzo posto tra le causali addotte dalle lavoratrici madri dimissionarie, tra
   le quali prevalgono invece le difficoltà a conciliare il lavoro con l’accudimen-
   to della prole, per ragioni legate ai servizi di cura disponibili (primo posto)
   o per ragioni legate all’azienda in cui si lavora (secondo posto). Se ci fosse
   più ampia disponibilità dei servizi di cura, le dimissioni di lavoratrici madri
   verrebbero meno in ben più di un terzo dei casi (tale motivazione è stata
   infatti indicata in 2.470 casi su 6.205; anche se, come detto, questi numeri
   andrebbero letti al netto dei casi in cui sono state addotte più ragioni per
   un unico recesso).
   In totale, l’incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le esigenze di ac-
   cudimento della prole per ragioni legate ai servizi di cura (n. 2.547 in totale
   per madri e padri lavoratori) costituisce il 26% delle motivazioni (ma quasi il
   40%, come accennato, per le madri lavoratrici).
   Relativamente alle motivazioni connesse alla situazione dell’azienda di ap-
   partenenza (n. 1.647, pari al 17% del totale delle motivazioni), le cause di
   recesso storicamente possono essere ricondotte all’organizzazione ed alle
   condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente compatibili con
   la cura della prole, a ragioni concernenti l’orario di lavoro (per mancata mo-
   difica degli orari lavorativi o per mancata concessione del part-time), alla
   distanza dal luogo di lavoro, al cambiamento della sede o, infine, al muta-
   mento delle mansioni.

   Tab. 6.2.3 - Motivazione recesso. Veneto - Anno 2019
   Motivazioni recesso                   Totale  Maschi    Femmine
   cambio residenza/distanza tra luogo di residenza e     187    48      139
   sede di lavoro/ricongiungimento al coniuge
   difficoltà a conciliare il mio lavoro con la cura del   2.547    77     2.470
   bambino/bambina, per ragioni legate ai servizi di
   cura:
   difficoltà a conciliare il mio lavoro con la cura del   1.647    72     1.575
   bambino/bambina, per ragioni legate all’azienda
   dove lavoro:
   passaggio ad altra azienda                4.473   2.986     1.487
   trasferimento dell’azienda dove lavoro            17      4     13
   altro                            870    349      521
                                9.741   3.536     6.205


   Fonte: INL




86
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Inoltre, sempre riconducibili alle motivazioni del recesso, si riportano di se-
guito le altre voci:
   • Cambio di residenza/modifica distanza tra luogo di residenza e sede
    di lavoro/ricongiungimento al coniuge (n. 187),
   • “Trasferimento dell’azienda” (n. 17),
   • “Altro” (voce generica nella quale confluiscono n. 870 fattispecie di
    convalida).
In merito alle motivazioni di cui sopra, si sottolinea che, come accennato,
mentre le lavoratrici madri inpiduano come principale causa della cessa-
zione le “ragioni legate ai servizi di cura”, i lavoratori padri generalmente
lasciano il lavoro per “passaggio ad altra azienda” (n. 2.986 casi su 3.536,
pari a circa l’84% dei casi totali maschili), presumibilmente per migliorare le
condizioni di lavoro e non per cause strettamente connesse all’accudimento
della prole.
Fig. 6.2.9 - Motivazione di recesso in percentuale. Veneto - Anno 2019
                         Cambio residenza/distanza tra
                            luogo di residenza
                               e sede di
                  Altro; 9,0%  lavoro/ricongiungimento al
    Trasferimento dell'azienda               coniuge1,9%
      dove lavoro; 0,2%                       Difficoltà a conciliare il mio
                                       lavoro con la cura del
                                        bambino/bambina,
                                     per ragioni legate ai servizi di
                                         cura; 26,1%




                                    Difficoltà a conciliare il mio
                                     lavoro con la cura del
               ;                      bambino/bambina,
    Passaggio ad altra azienda                    per ragioni legate all'azienda
        45,9%                            dove lavoro 16,9%
                                           ;
Fonte:INL


PART-TIME E FLESSIBILITÀ – QUALIFICHE PROFESSIONALI
A decorrere dall’anno 2017 è stato valorizzato il dato concernente l’even-
tuale richiesta di part time o flessibilità da parte dei lavoratori interessati alle
convalide e l’accoglimento di tali istanze da parte dell’azienda.
Nella Regione Veneto emerge che, nell’anno di interesse, a fronte di n. 438
richieste, tale concessione è avvenuta in n. 80 casi (poco meno di 1/5 del
totale, in leggera diminuzione percentuale sull’anno precedente).
Questa rappresentazione potrebbe suggerire una reale difficoltà di concilia-
re la vita familiare con il lavoro a tempo pieno.



                                                      87
   In merito alle qualifiche di inquadramento dei lavoratori interessati, si evi-
   denzia che, nella maggior parte dei casi, si tratta di operai (n. 4.559) e im-
   piegati (n. 3.536); nell’ambito del genere maschile prevale il profilo pro-
   fessionale di operaio, mentre per le donne quello di impiegata. A seguire
   troviamo apprendisti (n. 214), quadri (n. 111) e dirigenti (n. 34).
   Fig. 6.2.10 - Qualifica professionale e genere della lavoratrice/del lavoratore.
   Veneto - Anno 2019

             111
     QUADRO    35
            76

                                              4559
     OPERAIO                     2149
                               2410

                                       3536
    IMPIEGATO                        2630
                   906

         34
    DIRIGENTE 20
         14
                                           Totale
                                           Femmine
             214                            Maschi
   APPRENDISTA     163
            51
          0     500  1000  1500  2000   2500  3000  3500  4000  4500  5000

   Fonte:INL




   SETTORI PRODUTTIVI INTERESSATI E DIMENSIONI DELLE IM-
   PRESE COINVOLTE

   Il settore produttivo maggiormente interessato dalle convalide è il terziario
   (n. 5.697 casi, pari al 67% circa del totale), tradizionalmente caratterizzato
   dalla prevalente occupazione femminile; rilevanti anche i dati relativi all’in-
   dustria (n. 2.056 casi, corrispondenti a circa un quarto del totale) e all’edilizia
   (n. 470 casi, pari al 5,5%, riferibile in misura prevalente agli uomini). Il setto-
   re dell’agricoltura è quello meno investito dal fenomeno (n. 74 casi, dunque
   in misura inferiore all’1%). Le percentuali restano pressoché invariate rispet-
   to al 2018. In 157 casi non è stato possibile risalire al settore merceologico
   di riferimento.



88
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Tab. 6.2.4 - Settori produttivi interessati dai recessi - dettaglio. Veneto - Anno
2019
Settore    Settore dettaglio                 Femmine Maschi        Totale
                                              comples.
agricoltura  Agricoltura, silvicoltura e pesca           34      40     74
industria   Attività manifatturiere               804     1.247    2.051
       Estrazione di minerali da cave e miniere         1     4      5

edilizia   Costruzioni                      80      390     470
terziario   Altre attività di Servizi              326      34     360
       Attività artistiche, sportive, di           43      19     62
       intrattenimento e pertimento
       Attività dei Servizi di alloggio e di        612      247     859
       ristorazione
       Attività di famiglie e convivenze come        67       2     69
       datori di lavoro per personale domestico;
       Produzione di beni e servizi indifferenziati
       per uso proprio da parte di famiglie e
       convivenze
       Attività finanziarie e assicurative         115      46     161
       Attività immobiliari                 41       6     47
       Attività professionali, scientifiche e tecniche   323      97     420
       Commercio all’ingrosso e al dettaglio;        1.045      443     1.488
       Riparazione di autoveicoli e motocicli
       Fornitura di acqua; Reti fognarie, attività di      12     23       35
       gestione dei rifiuti e risanamento
       Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e         6    10       16
       aria condizionata
       Istruzione                        122     13       135
       Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di         507    304       811
       supporto alle imprese
       Organizzazioni ed organismi extraterritoriali         1             1
       Pubblica Amministrazione e Difesa;             13       3      16
       Assicurazione sociale obbligatoria
       Sanità e Assistenza sociale                464     55       519
       Servizi di informazione e comunicazione          139     81       220
       Trasporto e magazzinaggio                 132    346       478
N.D.     N.D.                           110     47       157
Totale com-                           4.997      3.457     8.454
plessivo
Fonte:INL




                                                     89
   Interessante anche il dato che riguarda le dimensioni delle imprese coinvol-
   te dalle richieste di dimissioni da convalidare da parte dell’Ispettorato del
   Lavoro.
   Sulla base dei dati acquisiti a sistema in relazione alla grandezza azienda-
   le - dato tuttavia indisponibile in molti casi (addirittura 5.219 su 8.454) - i
   provvedimenti rilasciati dagli Ispettorati territoriali hanno prevalentemente
   riguardato le grandi imprese (quelle occupanti oltre 250 dipendenti) con
   1.628 convalide, vale a dire la metà dei casi per i quali è disponibile il dato
   relativo alle dimensioni aziendali. Tuttavia, assai probabilmente, questa per-
   centuale fornisce una falsa rappresentazione della realtà, in quanto nel 2018
   (quando il dato sulle dimensioni aziendali è disponibile in più del 90% dei
   casi) i recessi risultano invece concentrati nelle micro e piccole imprese.
   Nel 2019 le convalide riguardanti lavoratrici madri/lavoratori padri occupati
   presso le:
    -  grandi imprese sono state 1.628 (1.529 nel 2018);
    -  medie imprese (da 50 a 249 dipendenti) sono state 826 (1.237 nel 2018);
    -  piccole imprese (tra 10 a 49 dipendenti) sono state 594 (2.112 nel 2018);
    -  microimprese (da 0 a 9 dipendenti) sono state 187 (2.224 nel 2018).



   SUDDIVISIONE PER TERRITORIO DEI RECESSI
   Sulla base delle informazioni fornite dalla Direzione Centrale Vigilanza, è
   possibile affermare che, pure per il biennio considerato, vi è uno stretto
   legame tra la distribuzione delle convalide sul territorio nazionale e il diffe-
   rente tasso di occupazione che caratterizza le differenti aree del Paese:
     • nel Nord Italia sono state rilevate n. 33.442 convalide, pari a circa il
       65% del totale (a fronte di n. 31.691 convalide nel 2018, pari al 64%
       del totale di quell’anno);
     • nel Centro le convalide sono state pari a n. 9.899, rappresentando
       oltre il 19% del totale (a fronte di n. 9055 convalide nel 2018, pari ad
       oltre il 18% del totale di quell’anno);
     • nel Sud si sono registrate solo n. 8.217 convalide, che costituiscono
       quasi il 16% del totale (a fronte di n. 8.705 convalide nel 2018, pari a
       quasi il 18% del totale di quell’anno).




90
Relazione illustrativa dell’Ispettorato Interregionale
              del Lavoro nell’anno 2019
Fig.6.2.11 - Dimissioni/risoluzioni convalidate 2019- distribuzione per area ge-
ografica

                             Bolzano e Trento


                               Nord
       SUD




                               Centro
      Sicilia

Fonte:INL




                                          91
7  Conclusioni
                               Conclusioni

Capitolo 7 - Conclusioni
Oggi il tema della parità di genere è sempre più d’attualità, sia per le recen-
ti iniziative legislative in materia di pari opportunità che per un’incrementata
rappresentanza delle donne, in ambito politico e amministrativo. Le ragazze
del nuovo millennio possono oggi più di ieri ispirarsi a modelli di successo
femminili in ambito tecnico-scientifico, politico ed anche sportivo.
Anche il linguaggio di genere sta cambiando: a piccoli passi, molte accezio-
ni mai utilizzate prima, hanno iniziato ad integrarsi nel linguaggio comune.
La democrazia paritaria si pone non più solo come una sfida di genere, ma
come un imperativo democratico dell’intera società.
Democrazia paritaria significa che donne e uomini conpidono lo spazio
pubblico e quello privato, la carriera e la cura familiare, la partecipazione
alle istituzioni e al mercato del lavoro. Significa costruire una società basa-
ta su una reale eguaglianza, su relazioni paritarie e inclusive nelle quali la
differenza di genere sia elemento di ricchezza e non di discriminazione o di
subordinazione gerarchica.
La fotografia scattata da questa pubblicazione sull’occupazione maschile
e femminile nelle grandi e medie imprese in Veneto – pubbliche e private
– basata su dati precedenti all’emergenza sanitaria, evidenzia alcune novi-
tà positive, come l’aumento di posizioni apicali femminili e l’incremento di
contratti a tempo indeterminato per le donne (sebbene le Aziende rispon-
denti al questionario non siano le stesse del biennio precedente in ragione
dell’andamento fisiologico del mercato). Nel contempo, tuttavia, lo studio
conferma la permanenza della difficoltà di molte donne a mantenere un’oc-
cupazione a tempo pieno a causa degli impegni familiari di cura verso figli
piccoli e anziani fragili.
L’emergenza sanitaria non ha fatto che accentuare molte delle difficoltà già
presenti: il costo più caro è stato pagato dai più giovani e in particolare dalle
donne, che in molti casi si sono trovate ad assistere i propri familiari durante
l’orario di lavoro (catapultate in uno “smart working” non sufficientemente
regolato) o addirittura si sono trovate a rinunciare “tout court” al lavoro.
Tra i problemi evidenziati dall’emergenza sanitaria c’è anche quello del “di-
gital pide”: i lockdown hanno imposto nuove modalità ‘a distanza’ di lavo-
ro, di studio, che se da un lato hanno razionalizzato tempi e spostamenti, fa-
cilitato incontri telematici e innescato nuovi processi organizzativi, dall’altro
hanno messo in luce i ritardi dell’alfabetizzazione digitale nel nostro Paese,
che investono soprattutto le donne e in particolare le meno giovani. Dopo
un anno e mezzo di pandemia appare improcrastinabile un investimento
collettivo sulla formazione digitale delle donne e sulla diffusione delle cono-
scenze tecnologiche, favorendo l’interesse e l’accesso femminile alle disci-



                                          93
   pline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
   Lavoro, formazione, competenze, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro,
   lavoro di cura: sono tutti problemi, già ampiamente presenti prima della
   pandemia, ma costantemente accantonati dall’agenda politica, che ora con
   l’emergenza sanitaria sono pentati centrali e richiedono di essere affronta-
   ti con nuove politiche.
   Grazie alle direttive Europee che orientano il PNRR e ad una consapevo-
   lezza conpisa imposta dal trauma epidemico, si spera sia pentato ormai
   chiaro a tutti che il carico di lavoro famigliare e di cura non vada più consi-
   derato come un fattore secondario affidato alla buona volontà delle donne.
   Migliori e più eque organizzazioni e conpisioni dei ritmi e dei tempi di
   lavoro, scuola e famiglia rappresentano, nella più moderna letteratura d’im-
   presa, il presupposto obbligato per migliori performance economiche e per
   una maggiore sostenibilità.
   Appaiono quindi sempre più necessari interventi di welfare innovativo, che
   integrino welfare aziendale e welfare territoriale, in un’ottica di collaborazio-
   ne tra pubblico e privato, tra imprese e lavoratori. Solo un approccio ‘comu-
   nitario’ e intergenerazionale, di valorizzazione delle risorse e delle opportu-
   nità dei territori, capace di dosare nel giusto equilibrio interventi normativi
   ed incentivi, potrà superare i vuoti e le derive dello statalismo assistenziale
   e aiutare a colmare le differenze di genere che ancora permangono.
   L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ri-
   conosce che la parità di diritti per le donne e per gli uomini è essenziale per
   favorire la pace, la democrazia sostenibile e lo sviluppo economico.
   Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) spinge l’acceleratore sulla
   parità di genere inpiduandola come una priorità trasversale a tutte le 6
   missioni che ne formano l’infrastruttura portante: digitalizzazione e innova-
   zione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione,
   salute.
   Il Piano interviene sulle molteplici dimensioni del pario di genere e si in-
   serisce nel percorso di riforma avviato con il “Family Act”: introducendo il
   “sistema nazionale di certificazione della parità di genere” intende “accom-
   pagnare le imprese nella riduzione dei pari in tutte le aree più critiche per
   la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale”.
   Le aree più critiche in cui intervenire per ottenere una effettiva e ‘certificata’
   parità di genere sono le opportunità di crescita in azienda, la parità salariale,
   la gestione delle differenze di genere, la tutela della maternità.
   Il sistema economico funziona per incentivi: sarà necessario quindi imma-
   ginare un meccanismo di premialità nei confronti delle imprese che la ap-
   plicheranno, tenendo presente che attraverso l’adozione di Policy di pari-
   tà e Certificazione di Genere non solo rispondono agli obiettivi del MDGs
   (Millennium Development Goals – obiettivi di sviluppo del millennio delle



94
                               Conclusioni

Nazioni Unite) ma sono la pre-condizione per accompagnare le imprese ita-
liane verso la creazione di maggiore valore e maggiore produttività.
La certificazione della parità di genere dev’essere quindi intesa come van-
taggio competitivo, nel mercato globale.
Come sostenuto dalla Presidente Nazionale di Aidda (Associazione impren-
ditrici e Donne Dirigenti d’Azienda), Antonella Giachetti, in audizione alla
Commissione Lavoro della Camera sulla parità di retribuzione tra uomini e
donne “risulta fondamentale che i meccanismi premiali e le norme in atto
siano da applicarsi a tutte le dimensioni aziendali”, monitorando e accom-
pagnando con particolare attenzione “il mondo delle PMI, dove si annida
una disparità consistente, senza però creare costi aggiuntivi per le piccole
imprese”.
La fotografia sull’occupazione femminile e maschile in Veneto nelle grandi
imprese ci può aiutare ad avere un punto di riferimento e di progettazio-
ne per guardare in termini propositivi alla ripresa, per stimolare i decisori
politici ed economici a dare impulso a nuovi modelli e nuove pratiche che
inneschino circuiti virtuosi nella società, nell’economia e nell’organizzazione
del lavoro, partendo proprio dal riconoscimento dell’essenziale contributo
delle donne.
Questa edizione del report biennale della Consigliera di Parità del Veneto
esce nell’anno in cui l’Italia è alla guida del primo forum delle 20 economie
più importanti del mondo sulla parità di genere ed empowerment femmini-
le: il W20 (Women 20). Il primo G20 delle donne rappresenta un’occasione
importante e imperdibile per costruire una road map sulle questioni fem-
minili aggravate dalla crisi pandemica, una riflessione e un confronto tra i
maggiori Paesi del mondo.
Come ci ricorda la sociologa e direttrice dell’Istat Linda Laura Sabbadini,
chair del W20, “il nostro compito è contribuire alla ricostruzione sociale,
economica, ambientale dei nostri Paesi e indurre i nostri governi a investire
adeguatamente sull’empowerment delle donne, altrimenti rischieremo di
essere respinti indietro, condannando i nostri Paesi a una crescita più lenta,
ad un minore sviluppo e benessere. Con l’unità tra di noi, la sorellanza, la
competenza, la determinazione, ce la faremo”.




                                         95
   A cura della Consigliera regionale di Parità del Veneto e della Unità
   Organizzativa Sistema Statistico Regionale della Regione Veneto (SISTAR)

   Coordinamento

   Sandra Miotto, Consigliera regionale di Parità

   Francesco Alberti, Direttore dell’U.O. Sistema Statistico Regionale (SISTAR)

   Collaborazioni

   U.O. Sistema Statistico Regionale della Regione Veneto (SISTAR)
   Responsabile analisi e testi: Desiré Molin
   Elaborazioni e analisi: Elisa Mantese
   Grafica e impaginazione: Federico Bonandini

   Ispettorato Nazionale del Lavoro – Ispettorato Interregionale del Lavoro di
   Venezia, Direttore Stefano Marconi
   Responsabile di Posizione Organizzativa Processo Coordinamento della
   Vigilanza, Sabrina Gaeta

   Giornalista della Regione del Veneto, Margherita Carniello per il
   coordinamento testuale

   La Rete delle Consigliere provinciali di Parità del Veneto: Stefania Barbieri
   (Provincia di Treviso), Silvia Cavallarin (Città Metropolitana di Venezia),
   Francesca Lazzari (Provincia di Vicenza), Flavia Monego (Provincia di
   Belluno), Paola Poli (Provincia di Verona), Loredana Rosato (Provincia di
   Rovigo), Silvia Scordo (Provincia di Padova).

   Ufficio della Consigliera Regionale di Parità: Silvia Brunello

   Stagiste Ufficio della Consigliera Regionale di Parità: Caterina Fiocchi, Yana
   Kondratova




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Si ringraziano

Le Aziende che hanno partecipato alla rilevazione.

Area Politiche Economiche, Capitale Umano e Programmazione Comunitaria,
Direttore Santo Romano

Direzione Lavoro della Regione Veneto,
Direttore Alessandro Agostinetti

Direzione Sistema dei Controlli, Attività Ispettive e SISTAR,
Direttore Michele Pelloso

U.O. Mercato del Lavoro e interventi per l’occupazione,
Direttore Roberto Fabian

P.O. Segreteria della Consigliera di Parità e organismi collegiali,
Anna Rosa Pisani

Consigliera Nazionale di Parità, Francesca Bagni Cipriani

Consigliera Nazionale di Parità Supplente, Serenella Molendini

In attuazione della Legge regionale n. 8 del 2002, l’Ufficio Statistica della
Regione del Veneto raccoglie, analizza e diffonde informazioni statistiche
di interesse regionale. I dati elaborati sono patrimonio della collettività e
vengono diffusi con pubblicazioni e tramite il sito internet della Regione
Veneto all’indirizzo https://www.regione.veneto.it/web/statistica.

Si autorizza la riproduzione parziale di testi, tabelle e grafici ai fini non
commerciali e con citazione della fonte.




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