Report occupazione femminile_ClicLavoro Veneto_Veneto Lavoro
In ra
DONNE E LAVORO AI TEMPI DEL COVID-19:
VECCHI PROBLEMI TORNANO A GALLA
(alla ricerca di nuove opportunità)
Marzo 2021
Focus 7 | 2021
Report realizzato da Veneto Lavoro in collaborazione con la redazione di ClicLavoroVeneto.
A cura di Letizia Bertazzon, Veneto Lavoro
(Il report è stato chiuso con le informazioni disponibili a fine febbraio 2021)
VENETO LAVORO
Via Ca’ Marcello, 67b
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1. Introduzione
Fin dal suo avvio, i primi studi volti a indagare i possibili effetti dell’emergenza sanitaria nell’economia e
nel mercato del lavoro hanno richiamato l’attenzione sulle “conseguenze disuguali” che la crisi avrebbe
avuto con il prevedibile rafforzamento delle disuguaglianze e l’emergere di nuove forme di fragilità.
Le conseguenze maggiori si sarebbero riversate su alcune categorie di inpidui, in particolare quelli ap-
partenenti ad alcuni gruppi più vulnerabili. Tra questi, per via di alcuni specifici elementi di fragilità, sono
state ricomprese, fin da subito, le donne.
Era chiaro che la pandemia stava determinando ovunque un profondo shock ma, dal punto di vista del
genere, le implicazioni per uomini e donne sarebbero state molto differenti. Come suggerivano le evi-
denze emergenti, l’impatto del Covid-19 sulla vita economica e produttiva si sarebbe riversato sulle
donne in modo “sproporzi0nato” e differente dagli uomini.1 Le proiezioni evidenziavano, infatti, il ri-
schio di un prolungato calo dei redditi delle donne e della partecipazione alla forza lavoro, acuendo dif-
ficoltà e aumentando le situazioni di marginalità.2
L’emblematica espressione “donne su tutti i fronti” coniata dall’Ocse3 analizzando l’impatto del Covid-19
nella prima ondata della pandemia richiamava l’attenzione proprio sui molteplici rischi per la compo-
nente femminile. In particolare venivano evidenziate le differenze con quanto successo con la crisi del
2008: una recessione che colpì soprattutto il settore industriale, interessando quasi esclusivamente gli
uomini.4 La recessione causata dalla pandemia si prospettava, invece, al femminile, “she-cession”5, per il
molteplice coinvolgimento delle donne nella gestione dell’emergenza e l’elevato rischio di subire riper-
cussioni da più punti di vista.
In primo luogo, le donne risultavano maggiormente esposte al contagio in quanto particolarmente pre-
senti nelle professioni sanitarie, nei servizi essenziali e nei lavori di cura. In secondo luogo, si trovavano
ad essere “sovraesposte” perché i lockdown e le ripercussioni economiche della crisi hanno colpito più
severamente il settore terziario, un settore caratterizzato da un’alta partecipazione femminile. Infine, le
donne sono state interessate anche da un aggravio dei carichi di lavoro non retribuito in ambito dome-
stico per via della chiusura dei servizi essenziali o la loro trasformazione a distanza.6
Tutte queste motivazioni hanno portato a lanciare l’allarme sui possibili effetti del Covid-19 e in partico-
lare sul rischio che la situazione generata dalla pandemia potesse in qualche modo “invertire i limitati
progressi raggiunti in materia di genere e diritti delle donne”7: ciò significa, tra le altre cose, un impor-
tante arretramento nei livelli occupazionali, un nuovo incremento del pario di genere e il deteriora-
mento delle condizioni occupazionali.
1
United Nations (2020), Policy Brief: The Impact of COVID-19 on Women, April 9th, www.un.org
2
Saraceno C. (2021), La dimensione sociale della crisi Covid in Italia, Friedrich Ebert Stiftung in Italia, gennaio, library.fes.de
3
OECD (2020), “Women on all fronts during the COVID-19 crisis”, in Employment Outlook 2020: Worker Security and the COVID-19 Crisis,
www.oecd.org
4
E per certi versi avvantaggiando e stimolando la domanda di lavoro per le donne, grazie anche al parallelo sviluppo della do-
manda di lavoro nel settore terziario.
5
Questo termine è stato coniato a partire dal pronome femminile inglese she e il termine che indica la recessione e, in modo
emblematico, intende identificare una recessione con ripercussioni soprattutto al femminile.
6
Carlini R. (2020), “Covid-19 e lavoro: l'impatto negativo sulle donne”, IlBoLive Università di Padova, 21 novembre ilbolive.unipd.it
7
Così commenta Antonio Guterres, Segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, alla pubblicazione del policy
brief in merito agli effetti della pandemia sulle donne: “The COVID-19 pandemic affects everyone, everywhere. But it affects
different groups of people differently, deepening existing inequalities. […] the pandemic is having devastating social and
economic consequences for women and girls. Covid-19 could reverse the limited progress that has been made on gender
equality and women’s rights.” Guterres A. (2020), “Put women and girls at the centre of efforts to recover from Covid-19”,
Speaking, april 9th, www.un.org
3/19
Ad un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria – erano i primi di marzo 2020 quando l’Italia ha do-
vuto fare i conti con la pandemia riducendo le attività economiche, chiudendo le scuole e mettendo in
atto un lockdown rigidissimo protrattosi fino a tutto il mese di maggio – non possiamo ancora piena-
mente valutare gli effetti della crisi.
Ci troviamo ancora nell’impossibilità di capire fino in fondo la reale portata delle conseguenze
dell’emergenza sanitaria nel mercato del lavoro. L’estrema incertezza che ancora contraddistingue que-
sto periodo, unitamente al protrarsi delle previsioni normative che, in un certo senso, continuano a
“vincolare” e “tenere bloccato” buona parte del sistema produttivo e del mercato del lavoro, rende dif-
ficile una precisa contabilizzazione. Ciò nonostante, il monitoraggio continuo dei flussi nel mercato del
lavoro ha consentito di elaborare alcune prime stime permettendo di inpiduare i tratti essenziali di
questa nuova “crisi” nel mercato del lavoro.
Esse ci consentono di avvalorare le previsioni mostrando, effettivamente, un impatto marcatamente
selettivo della crisi in particolar modo da un punto di vista settoriale. Le ricadute dal punto di vista occu-
pazionale sono state maggiori per alcune categorie di lavoratori, in particolar modo quelli concentrati
negli ambiti lavorativi che hanno sofferto di più.
Le difficoltà maggiori – nonostante la riduzione dell’attività produttiva abbia interessato la maggior
parte dei settori – si sono riversate soprattutto nei comparti penalizzati dai lockdown e dalla debolezza
della domanda. Nel caso delle donne, la contrazione delle opportunità lavorative si è avuta soprattutto
nelle attività del terziario più esposte agli effetti delle misure di contrasto alla pandemia, in particolare
nel commercio o nei servizi turistici. Si tratta di settori nei quali la presenza delle donne è tradizional-
mente elevata, pur contraddistinta da modalità lavorative spesso temporanee e non sempre qualitati-
vamente elevate.
Per comprendere appieno le implicazioni della crisi, partiamo dunque dal ripercorrere i tratti salienti
dell’inserimento occupazionale delle donne nel mercato del lavoro regionale.
2. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro
Diversi ordini di motivi8 hanno incentivato nel corso degli anni la partecipazione femminile al mercato
del lavoro, determinando anche in Veneto, come nel complessivo contesto nazionale, un progressivo
incremento dei tassi di attività.
In Italia il tasso di attività, ancora inferiore al 50% nei primi anni duemila, è gradualmente salito fino ad
arrivare al 56,5% nel 2019. In Veneto il livello di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che si
contraddistingue per essere nettamente al di sopra della media nazionale, è cresciuto anche negli ultimi
anni ad un ritmo particolarmente intenso (graf. 1).
Nel 2019 il tasso di attività registrato per la componente femminile ha raggiunto il valore massimo del
63,6%. In valori assoluti, parliamo di 932mila donne mediamente occupate in Veneto nel corso del 2019
e di 74mila in cerca di occupazione; il 44% dei circa 2,3milioni di “attivi” totali nel mercato del lavoro
regionale.
Nonostante gli importanti incrementi registrati negli ultimi anni, in Italia e in Veneto il livello di parteci-
pazione delle donne al mercato del lavoro rimane ancora molto contenuto se confrontato con quello
degli altri stati europei.
8
Solo per citarne alcuni, il profondo cambio generazionale e culturale con crescenti livelli d’istruzione, una maggiore
emancipazione delle donne, la crescita della domanda di lavoro nel comparto terziario, l’ingresso di un numero consistente
di donne straniere nel lavoro domestico e di cura alla persona, l’allungamento delle carriere lavorative complice anche il pro-
gressivo posticipo dei pensionamenti, ecc.
4/19
In particolar modo, il tasso di occu-
Graf. 1 – Italia e Veneto. Tasso di attività femminile (15-64 anni) pazione delle donne italiane in età
65,0 20-64 anni è tra i più bassi dei paesi
dell’Unione Europea (graf. 2).
60,0
I livelli occupazionali fissati negli
55,0 obiettivi di Europa 20209 sono anco-
ra molto lontani, in particolar modo
50,0 per le donne e, alla scadenza del
termine stabilito quasi dieci anni fa,
45,0 Italia l’Italia è ancora molto distante dal
Veneto suo target posizionandosi tra gli ul-
40,0 timi paesi dell’Unione per livello di
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occupazione delle donne.
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Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl Anche il Veneto, pur collocandosi in
una posizione migliore rispetto al
Graf. 2 – Tassi di occupazione femminile (20-64 anni) nei paesi dell’Unione totale nazionale, rimane al di sotto
Europea (2019) della media europea e molto di-
Sweden 79,7 stante dai livelli raggiunti in alcuni
Lithuania
Germany
stati del nord Europa.
Estonia
Finland Il ruolo strategico che avrebbe do-
Netherlands vuto avere il rafforzamento dell’oc-
Latvia
Denmark cupazione femminile (anche per sti-
United Kingdom molare la crescita economica e con-
Slovenia
Portugal trastare il progressivo invecchia-
Czechia
Austria
mento delle forze di lavoro) è rima-
Bulgaria sto in larga parte marginale e il di-
Cyprus
Ireland
vario di genere si mantiene ancora
EU-28 68,2 molto elevato.
Luxembourg
France La crescita dei livelli di occupazione
Hungary
Slovakia femminile è riuscita solo in parte ad
Belgium attenuare il marcato differenziale di
Malta
Poland genere presente in Italia e anche
VENETO 63,2 nella nostra regione (graf. 3).
Spain
Croatia
Romania
Nei primi anni ’90 il gap tra i tassi di
ITALY 53,8 occupazione in Veneto superava i 30
Greece
punti percentuali: considerando la
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Eurostat classe 15-64 anni, esso era pari al 74%
per gli uomini e al 43% per le donne.
Nel 2019, quando in Veneto si è raggiunto il livello massimo del tasso di occupazione femminile (58,8%),
il differenziale uomo-donna – pur ridotto – continuava ad essere elevato, ancora di poco inferiore ai 20
punti percentuali.
9
Il primo obiettivo di Europa 2020 prevedeva il conseguimento di un tasso di occupazione del 75% della popolazione tra i 20 e i 64
anni. Questo target generale è stato successivamente tradotto dagli Stati in target nazionali, inpiduati in base alle rispettive si-
tuazioni economiche e sociali di partenza. L’obiettivo fissato per l’Italia era il raggiungimento del 67% di occupati entro il 2020.
5/19
Graf. 3 – Veneto. Tasso di occupazione per genere (15-64 anni) Un ruolo fondamentale nel ridurre il
80,0
pario occupazionale tra uomini e
donne nel corso dell’ultimo decennio
75,0
va sicuramente attribuito (anche) al
70,0
processo di redistribuzione delle op-
65,0 portunità occupazionali – processo
60,0 che la crisi del 2008 ha sicuramente
55,0
contribuito ad alimentare10 – dovuto
alla progressiva, veloce, trasforma-
50,0
Maschi
zione (e terziarizzazione) del mer-
45,0
Femmine cato del lavoro.
40,0
Sulla scia di questi cambiamenti, la
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crescente partecipazione delle donne
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl al mercato del lavoro, con conse-
guente riduzione dei livelli di inatti-
Graf. 4 – Veneto. Tasso di mancata partecipazione delle donne (15-74 vità, si associa alla progressiva diffu-
anni) e incidenza del part-time nell’occupazione femminile (15 anni e più)
sione del part-time11 (graf. 4).
18,0 38,0
In Veneto, nel 2019, circa 1/3 delle
16,0 36,0 nuove assunzioni di donne nel lavoro
14,0 34,0
dipendente è avvenuta con contratti
part-time. Nel caso delle donne que-
12,0 32,0 sta quota sale al 46% e raggiunge livelli
ancora più elevati se si considera la
10,0 30,0
sola componente straniera.
8,0 Tasso di mancata partecipazione (scala a sin.) 28,0
Incidenza part-time (scala a dx)
Pur rappresentando un’importante
6,0 26,0 opportunità di conciliazione e di mo-
dulazione dei carichi lavorativi, il ri-
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schio di incorrere in situazioni di sot-
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl
toccupazione12 è tuttavia elevato.
L’incidenza del part-time involontario è risultata, infatti, in forte crescita e lo è soprattutto tra le donne
(oltre il 60% dei part-time secondo le stime Istat a livello nazionale).
Se da un lato, dunque, il rafforzamento del part-time ha avuto un ruolo positivo nell’innalzare i livelli
di occupazione delle donne, la sua diffusione rappresenta in molti casi una scelta dettata dalla natura
delle opportunità di lavoro offerte (non da ultimo per via delle strategie delle imprese alla ricerca di
crescente flessibilità) e si configura come una via obbligata in mancanza di valide alternative che
consentano un’agevole organizzazione del lavoro e l’adozione di strategie di conciliazione vita-lavoro.
10
Soprattutto nei primi anni della “Grande crisi” avviatasi nel 2008 si è osservato l’effetto lavoratore “aggiuntivo” determinato in
particolar modo dall’aumento delle donne passate dalla condizione di inattività all’universo delle forze lavoro per far fronte, in via
sussidiaria, al venire meno di risorse per il nucleo familiare, ma anche in virtù delle nuove trasformazioni socio-demografiche che
hanno avviato un processo di destrutturazione dei nuclei familiari tradizionali sempre più importante “costringendo” le donne alla
partecipazione attiva al mercato del lavoro.
11
Per una disanima sull’evoluzione della diffusione del part-time in regione si veda Bertazzon L. (2017), “Sulle dinamiche del lavoro
part-time: evidenze statistiche e questioni aperte”, in i Tartufi n.46, www.venetolavoro.it
12
Situazioni nelle quali la persona occupata a tempo parziale si dichiara disposta a lavorare un numero maggiore di ore e, in un
certo senso, è stata obbligata ad accettare un lavoro part-time in mancanza di alternative.
6/19
L’elevata presenza delle donne tra le
Graf. 5 – Veneto, donne. In cerca di occupazione (15 anni e più), forze di
lavoro potenziali (15-74 anni) e inattive (15-64 anni)
persone in cerca di occupazione, ma
(valori in migliaia) anche l’elevata numerosità di quante
100 720
potrebbero far parte delle forze di la-
voro (graf. 5), sono sicuramente due
90 690 importanti indicatori delle difficoltà
80 660 che ancora oggi limitano l’effettivo in-
serimento delle donne nel mercato
70 630
del lavoro.
60 600
L’incremento dell’occupazione fem-
50 570 minile nel corso degli ultimi anni ha si-
In cerca di occupazione (scala a sin.) curamente determinato un’impor-tan-
40 540
Forze di lavoro potenziali (scala a sin.) te erosione dei livelli di inattività. Essi
Inattivi (scala a dx)
30 510 rimangono tuttavia elevati, ben al di
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sopra di quelli rilevati per gli uomini, in
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particolar modo con riferimento al nu-
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl mero delle persone potenzialmente
“attivabili” nel mercato del lavoro.13
Ad alimentare questo sotto-insieme del più ampio universo dell’inattività, nel caso delle donne è soprat-
tutto la diffusione di situazioni di abbandono temporaneo del mercato del lavoro dovute ai carichi fami-
liari e alla mancanza di adeguate possibilità di sostegno e/o conciliazione. Non a caso, come testimo-
niano le statistiche14, i livelli di partecipazione al mercato del lavoro sono infatti molto più contenuti per
le donne con figli. Non di rado, la fuoriuscita temporanea dal mercato del lavoro e la durata a volte pro-
lungata dell’assenza, determinano difficoltà crescenti nel rientrare ed alimentano diffuse condizioni di
scoraggiamento.
3. L’impatto dell’emergenza sanitaria nel mercato del lavoro
3.1 Le tendenze generali
A partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020, i provvedimenti normativi che
si sono succeduti nel corso dell’anno per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica
da Covid-19 hanno fortemente alterato l’ordinaria dinamica del mercato del lavoro.
Al fine di fronteggiare l’emergenza e le sue ricadute per l’occupazione sono stati varati persi interventi
normativi e introdotte molteplici misure. Per salvaguardare l’occupazione e tutelare i lavoratori sono
stati introdotti, in particolar modo, alcuni interventi volti a favorire (laddove possibile) lo svolgimento
dell’attività lavorativa in modalità agile15; sono stati previsti strumenti di sostegno al reddito in conse-
guenza della riduzione o sospensione del lavoro; sono state introdotte severe limitazioni alle possibilità
di licenziamento da parte delle imprese.16
13
Si fa riferimento alle cd. “forze di lavoro potenziali”. Rientrano in questa categoria gli inpidui che non cercano attivamente
un lavoro, ma sono disponibili a lavorare; le persone che cercano lavoro ma non sono subito disponibili.
14
Sabbadini L.L. (2020), Audizione alla XI Commissione Lavoro pubblico e privato Camera dei deputati in merito alle Misure a
sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro, 26 feb-
braio, www.istat.it
15
L’emergenza sanitaria ha prodotto anche un mutamento repentino e radicale della modalità di erogazione della prestazione
lavorativa che è stata resa, laddove possibile, da remoto (lavoro agile, telelavoro, altre modalità). Il lavoro da casa, che nel 2019
coinvolgeva meno del 5% del totale degli occupati, nel secondo trimestre 2020 ha interessato il 19,4% dei lavoratori, per un to-
tale di oltre 4milioni di occupati. Istat et al. (2021), Il mercato del lavoro 2020. Una lettura integrata, www.istat.it
16
Per una rassegna dettagliata degli interventi si veda Camera dei Deputati, Servizio Studi (2021), Gli interventi in materia di la-
voro per fronteggiare l’emergenza da Covid-19, 18 febbraio, www.camera.it
7/19
L’andamento del mercato del lavoro nel 2020 risulta fortemente influenzato dai provvedimenti di par-
ziale chiusura delle attività produttive, dalle misure di limitazione dei comportamenti sociali e dalle poli-
tiche realizzate a sostegno dell’occupazione e questo rende difficile la comparazione della dinamica oc-
cupazionale con i periodi precedenti.17
Siamo alle prese con una fase congiunturale decisamente straordinaria nella quale è risultato fonda-
mentale il ruolo dei provvedimenti di sostegno dell’occupazione e, grazie alla presenza di un’ampia
gamma di ammortizzatori sociali, gli effetti sul mercato del lavoro si sono registrati più sulle ore lavo-
rate, che non sui livelli di occupazione.18
Ciò nonostante, le ripercussioni per i lavoratori sono evidenti, soprattutto in termini di diminuzione della
domanda, ancorché non del tutto quantificabili.
3.2 Gli effetti sui livelli di partecipazione
Alla diminuzione dei livelli di occupazione registrata nella parte centrale dell’anno non è corrisposto uno
speculare incremento della disoccupazione ma si è invece assistito a un veloce aumento dell’inattività.
Le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, in particolare le restrizioni dovute ai periodi di lockdown, e la
sostanziale stasi del mercato del lavoro hanno ridotto la propensione alla ricerca di lavoro e la disponibi-
lità a lavorare.19 Così nel contesto nazionale, ma anche in Veneto.
Un’indicazione in questo senso ci viene fornita dall’andamento trimestrale dei principali indicatori del
mercato del lavoro. Nel secondo e nel terzo trimestre del 2020 (ad oggi non è ancora disponibile
l’informazione per il quarto trimestre) si assiste ad un veloce calo del tasso di occupazione. In chiave
tendenziale, la riduzione rispetto agli stessi trimestri del 2019 è di circa due punti percentuali. Il tasso di
inattività subisce una forte accelerazione nel secondo trimestre e in Veneto, per la popolazione 15-64
anni, arriva a sfiorare il 31%. Nel corso del terzo trimestre, complice la riduzione delle limitazioni imposte
e il riavvio delle attività economiche, il livello di mancata partecipazione torna a diminuire e si accompa-
gna a un contestuale incremento delle persone alla ricerca attiva di lavoro.
Le tendenze mediamente osservate in regione nascondono tuttavia importanti differenze se osservate
sulla base del genere (graff. 6-9).
Per le donne i livelli di occupazione subiscono una contrazione molto più marcata che nel caso degli
uomini: una contrazione già presente fin dal primo trimestre del 2020 (quando nel mercato del lavoro
regionale erano già evidenti alcuni segnali di rallentamento dell’attività economica e della crescita occu-
pazionale) e che si protrae a tutto il terzo trimestre.
Sia per gli uomini che per le donne il secondo trimestre dell’anno ha rappresentato un momento di forte
crescita dei livelli di inattività. Nel caso delle donne, per le quali è più rilevante l’effetto scoraggiamento
e sono più forti le ripercussioni dovute all’aggravio dei carichi familiari per via della chiusura dei servizi, si
sono nuovamente toccati livelli attorno al 40%. L’incremento osservato per gli uomini e culminato nel
secondo trimestre del 2020 con un valore attorno al 22% è andato, invece, ridimensionandosi nella se-
conda parte dell’anno.
17
Come sottolineato dalle pubblicazioni periodiche per il monitoraggio delle dinamiche occupazionali. Cfr. i vari numeri de “La
bussola” in www.venetolavoro.it
18
Istat et al. (2021), Il mercato del lavoro 2020. Una lettura integrata, www.istat.it; Istat (2020), Le prospettive per l’economia
italiana nel 2020-2021, in Previsioni, 3 dicembre, www.istat.it
19
All’incremento dell’inattività può aver contribuito anche la riduzione delle opportunità di lavoro irregolari, spesso frequenti
nei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria. Secondo i dati di contabilità nazionale, nel 2018 gli occupati irregolari in Veneto
erano stimati in circa 207mila. Di questi 164mila nel settore dei servizi, ambito nel quale il tasso di irregolarità rilevato è di poco
inferiore all’11%.
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Graf. 6/7 – Veneto. Tasso di occupazione e inattività (15-64 anni) e tasso di disoccupazione per trimestre - DONNE
60,0 10,0 41,0 10,0
59,0 8,0 39,5 8,0
58,0 6,0 38,0 6,0
57,0 4,0 36,5 4,0
56,0 tasso di occupazione (scala a sin.) 2,0 35,0 2,0
tasso di inattività (scala a sin.)
tasso di disoccupazione (scala a dx)
tasso di disoccupazione (scala a dx)
55,0 0,0 33,5 0,0
T4-2018
T4-2018
T4-2019
T4-2019
T2-2020
T2-2020
T1-2020
T3-2020
T1-2020
T3-2020
T2-2019
T3-2019
T2-2019
T3-2019
T1-2019
T1-2019
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl
Graf. 8/9 – Veneto. Tasso di occupazione e inattività (15-64 anni) e tasso di disoccupazione per trimestre - UOMINI
78,0 10,0 23,0 10,0
77,0 8,0 22,0 8,0
76,0 6,0 21,0 6,0
75,0 4,0 20,0 4,0
74,0 tasso di occupazione (scala a sin.) 2,0 19,0 2,0
tasso di inattività (scala a sin.)
tasso di disoccupazione (scala a dx) tasso di disoccupazione (scala a dx)
73,0 0,0 18,0 0,0
T4-2019
T4-2019
T4-2018
T4-2018
T2-2020
T2-2020
T1-2020
T3-2020
T1-2020
T3-2020
T2-2019
T3-2019
T2-2019
T3-2019
T1-2019
T1-2019
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl
Il calo dei livelli di occupazione registrato nel secondo e nel terzo trimestre del 2020 è in larga parte ri-
conducibile alla flessione del lavoro autonomo20 sia per gli uomini che per le donne. Per quanto riguarda
il lavoro dipendente, la flessione registrata è particolarmente marcata nel caso della componente fem-
minile ed interessa – come naturale aspettarsi – soprattutto i rapporti di lavoro a termine o saltuari,
come nel caso dell’intermittente.
3.2 L’evoluzione della domanda di lavoro dipendente
Nei primi mesi del 2020, l’emergenza sanitaria si innesta in una situazione di rallentamento della con-
giuntura economica con importanti ricadute anche nel mercato del lavoro.21 Infatti, già nella seconda
parte del 2019 la dinamica delle posizioni di lavoro mostrava incrementi inferiori rispetto allo stesso pe-
riodo degli anni precedenti con un’evidente flessione del ritmo di crescita.
20
Rientrano nella definizione Istat di lavoratori indipendenti tutti coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vin-
coli formali di subordinazione. Sono compresi: imprenditori, liberi professionisti, lavoratori in proprio, coadiuvanti
nell’azienda di un familiare (se prestano lavoro nell’impresa senza il corrispettivo di una retribuzione), soci di cooperativa non
dipendenti e collaboratori.
21
Quando a marzo 2020 l’Italia ha dovuto fare i conti con la pandemia da Covid-19 non aveva ancora recuperato, sul piano
economico e del mercato del lavoro, le perdite provocate dalla crisi finanziaria del 2008. Anche in Veneto, nonostante il pieno
recupero delle posizioni di lavoro perse, per quanto riguarda le ore di lavoro ancora non erano stati raggiunti i livelli occupa-
zionali pre-crisi.
9/19
Anche per quanto riguarda la do- Graf. 10 – Veneto. Assunzioni nel lavoro dipendente* nel 2020
manda di lavoro dipendente espressa Variazioni tendenziali a 12 mesi
10.000 10%
dal sistema produttivo regionale, il
0 0%
2020 si presenta come un anno del
-10.000 -10%
tutto anomalo nel quale le misure
-20.000 -20%
adottate per il contenimento della
-30.000 -30%
pandemia hanno di fatto ingessato di- -40.000 -40%
versi settori occupazionali e ridotto -50.000 -50%
l’attività economica di molti altri. -60.000 Var. tend. assoluta (scala a sin.) -60%
-70.000 -70%
Dal punto di vista occupazionale, Var. tend. % (scala a dx)
-80.000 -80%
tutto questo si è tradotto soprattut-
Giugno
Agosto
Ottobre
Gennaio
Maggio
Novembre
Marzo
Luglio
Aprile
Dicembre
Settembre
Febbraio
to in una riduzione della domanda di
lavoro, in particolar modo quello
temporaneo, spesso stagionale, ed * tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021)
ha sostanzialmente precluso ad al-
cune categorie di lavoratori le possi- Graf. 11 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* nel 2020
bilità di accesso o reingresso nel Saldi mensili e variazioni tendenziali a 12 mesi
mercato del lavoro. 30.000
20.000
Come già osservato, per avere reale
10.000
contezza delle effettive ripercus-
0
sioni dell’emergenza sanitaria nel
-10.000
mercato del lavoro dipendente è
-20.000
necessario attendere il venir meno
delle eccezionali misure a tutela del- -30.000
Saldo mensile
l’occupazione. Al momento è possi- -40.000
Variazione tendenziale
bile avere delle indicazioni in merito -50.000
Giugno
Gennaio
Maggio
Ottobre
Agosto
Novembre
Marzo
Luglio
Aprile
Settembre
Dicembre
Febbraio
all’evoluzione della domanda di la-
voro nel corso del 2020 avendo co-
me riferimento le dinamiche occu- * tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
pazionali registrate nel corso degli Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021)
anni precedenti.
Graf. 12 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* per settore nel 2020
La variazione nel numero delle nuove Variazioni tendenziali a 12 mesi
30.000
assunzioni osservata con cadenza Industria
mensile, ci permette di cogliere l’evo- 20.000 Servizi
(di cui) servizi turistici
luzione temporale della crisi nel mer- 10.000
cato del lavoro. 0
Nel raffronto con il 2019 (graf. 10), il -10.000
volume complessivo delle assunzioni -20.000
effettuate nel corso del 2020 ha regi-
-30.000
strato una contrazione media del 21%.
-40.000
Essa è stata particolarmente rile-
Giugno
Ottobre
Gennaio
Agosto
Maggio
Novembre
Marzo
Luglio
Settembre
Aprile
Febbraio
Dicembre
vante nei mesi del primo lockdown22
con il picco massimo nel mese di apri-
le dove la riduzione della domanda di * tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
lavoro è stata superiore al 70%. Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021)
22
La prima fase di lockdown è stata avviata il 24 febbraio e si è conclusa il 3 maggio; la seconda fase, con alcune limitate riaper-
ture, va dal 4 maggio al 2 giugno. Complessivamente la prima ondata della pandemia ha comportato 100 giorni di lockdown in
tutto il contesto nazionale.
10/19
Le ricadute in termini di posti di lavoro persi e/o “non attivati” sono evidenti nelle variazioni mensili delle
posizioni di lavoro. Tra mancate assunzioni e mancati rinnovi di contratti a termine, nel mese di maggio
si sono registrare circa 40mila posizioni di lavoro dipendente in meno rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente (graf. 11). La quasi totalità delle posizioni di lavoro perse è attribuibile al terziario;
poco meno di 30mila al solo comparto turistico (graf. 12).
Nei mesi estivi e nella seconda parte dell’anno, con l’allentamento delle misure restrittive, si è registrato
un parziale recupero delle posizioni di lavoro perse nei primi mesi dell’anno. Alla fine del terzo trimestre,
le posizioni di lavoro mancanti erano, tuttavia, ancora 16mila.
Nella parte finale dell’anno, nonostante le nuove restrizioni adottate a livello regionale per far fronte alla
seconda ondata pandemica – complice il prolungamento del blocco dei licenziamenti e la contestuale
estensione della cassa integrazione a buona parte della platea di lavoratori dipendenti – si è registrato il
sostanziale recupero delle posizioni di lavoro perse tornando ai livelli di fine 2019. Si assiste tuttavia a un
marcato rallentamento (uno stop) del trend di crescita osservato negli anni precedenti.
Come già sottolineato, il settore di impiego rappresenta la principale determinante nel definire l’impatto
della crisi nel mercato del lavoro. A subire in maniera più marcata le ricadute sono stati i lavoratori inse-
riti negli ambiti maggiormente interessati dal blocco o dalle limitazioni dell’attività produttiva.
La forte caduta delle assunzioni e delle
Graf. 13 – Veneto. Assunzioni nel lavoro dipendente* per genere nel 2020 posizioni di lavoro dipendente nel terzia-
Variazioni tendenziali a 12 mesi
40% rio e in particolar modo nel comparto tu-
20%
ristico ha interessato in maniera rilevante
sia gli uomini che le donne (graff. 13 e 14).
0%
-20%
Nel mese di aprile quando è stato registrato
il picco negativo, il calo delle assunzioni è
-40%
stato leggermente più marcato per le
-60%
Donne donne (-77% contro -72%). A maggio, la
-80% Uomini contrazione delle posizioni di lavoro nei
-100% servizi ha interessato in maniera analoga
uomini e donne. L’impatto, in termini rela-
Giugno
Gennaio
Agosto
Maggio
Ottobre
Aprile
Novembre
Luglio
Marzo
Settembre
Dicembre
Febbraio
tivi, è stato chiaramente più elevato nel
caso delle donne.
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021) Su base annua, grazie al recupero degli
ultimi mesi dell’anno e grazie alla ripresa
Graf. 14 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* nel 2020 delle assunzioni in alcuni ambiti occupa-
Variazioni tendenziali a 12 mesi
zionali, il bilancio complessivo del lavoro
15.000
Industria, uomini Industria, donne dipendente nel settore dei servizi – an-
10.000 Servizi, uomini Servizi, donne corché fortemente ridimen-sionato – è
5.000 tornato ad essere positivo nel caso delle
0 donne, mentre rimane ancora legger-
-5.000
mente al di sotto dei livelli del 2019 nel
caso degli uomini.
-10.000
-15.000 Un ruolo rilevante nel rilanciare la do-
manda di lavoro al femminile è stato svol-
-20.000
to (in maniera più intensa che nell’anno
Giugno
Ottobre
Gennaio
Maggio
Agosto
Novembre
Luglio
Marzo
Settembre
Febbraio
Aprile
Dicembre
precedente) dal settore dell’istruzione;
settore al quale è associata un’importante
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021)
dinamica stagionale legata ai periodi di
inizio e fine anno scolastico.
11/19
Nel mercato del lavoro regionale, sono tuttavia visibili segnali importanti di rafforzamento
dell’occupazione femminile anche in altri settori. Osservando la variazione annuale delle posizioni di la-
voro (graf. 15) si possono osservare – nonostante il generale rallentamento del mercato del lavoro – se-
gnali di crescita nei settori dell’ingrosso e della logistica, sanità e servizi sociali, nel terziario avanzato e
(qui in controtendenza rispetto agli uomini) nel metalmeccanico.
Graf. 15 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* nel 2020
Particolarmente negativo si conferma il
Saldo annuale bilancio 2020 nel comparto turistico, nel
commercio ma anche in alcuni comparti
Istruzione
del manifatturiero locale particolarmente
Ingrosso e logistica
Sanità/servizi sociali
interessati dalla contrazione dell’attività
Terziario avanzato
economica a seguito della riduzione della
Metalmeccanico
domanda (tessile, occhialeria, concia e
Costruzioni calzature).
Altre industrie
Nell’insieme, pur rimanendo complicato
Agricoltura
un bilancio di quanto accaduto nel mer-
Utilities
cato del lavoro dipendente, le informa-
...
zioni disponibili ci forniscono alcune pri-
Ind. calzature
Ind. conciaria
me indicazioni in merito alle ripercussioni
Occhialeria
dell’emergenza sanitaria e dei provvedi-
Ind. tessile-abb.
menti attivati per contrastarla nel mer-
Servizi persi cato del lavoro regionale.
Donne
Commercio dett.
Uomini Nello specifico, con particolare attenzione
Servizi turistici
all’evoluzione della domanda di lavoro
-10.000 -5.000 0 5.000 10.000 femminile, ci mostrano come in alcuni pe-
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione riodi dell’anno siano risultate piuttosto
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv (estrazione 25 gennaio 2021)
pesanti per le donne.
Il recupero registrato nella seconda parte dell’anno trainato dal settore dell’istruzione cela di fatto pe-
santi perdite occupazionali in alcuni comparti sia dell’industria che del terziario. Anche per le donne, le
nuove opportunità di lavoro sono arrivate soprattutto dai settori rafforzatisi proprio “grazie” all’emer-
genza e a quelli facilmente ri-organizzabili (almeno in parte) con le attività da remoto.
BOX 1 - La dinamica del lavoro dipendente nell’ultimo decennio
Per capire meglio l’evoluzione della domanda di lavoro dipendente è necessario ripercorrere le dinamiche oc-
cupazionali dal 2008 ad oggi. La “Grande Crisi” – crisi che dalla seconda metà di quell’anno ha visto protrarsi i
suoi effetti per buona parte del 2014 – ha marcatamente intaccato i livelli occupazionali nell’intero territorio
regionale. Complessivamente, nel lavoro dipendente si è registrata una perdita di circa 70mila posti di lavoro.
Poiché la crisi ha interessato soprattutto il settore industriale e le attività terziarie ad esso collegate, le rica-
dute sono state maggiori per gli uomini. Per le donne, complice anche il processo di trasformazione del mer-
cato del lavoro e la riallocazione della domanda di lavoro, le ricadute sono state più contenute (graf. B1).
Nel 2015, prima che per gli uomini, nel caso delle donne si è potuto osservare il completo recupero delle posi-
zioni lavorative perse (tornando dunque ai livelli pre-crisi) e si è avviata una nuova fase di espansione occupa-
zionale, grazie alla congiuntura favorevole, alle innovazioni normative e le agevolazioni contributive per i nuovi
rapporti a tempo indeterminato. Ciò nonostante, al recupero dei posti di lavoro e alla successiva crescita
occupazionale non è corrisposta una completa ripresa delle ore di lavoro che, soprattutto a causa della forte
espansione del part-time, sono rimaste al di sotto dei livelli pre-crisi.
12/19
Graf. B1 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* per genere
Variazioni cumulate, dicembre 2008 = 0
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
-20.000
-40.000 Uomini
-60.000 Donne
-80.000
2009
2015
2011
2013
2008
2012
2017
2020
2016
2010
2018
2019
2014
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv/Co
Sullo sfondo di queste tendenze si collocano alcune precise dinamiche settoriali che hanno contraddistinto
l’evoluzione del mercato del lavoro nel corso dell’ultimo decennio e hanno, almeno in parte, contributo ad
alimentare la crescita dell’occupazione femminile. I flussi registrati nel lavoro dipendente in base ai principali
ambiti occupazionali ci permettono di osservare una marcata tendenza alla “ricomposizione” settoriale sia nel
periodo della crisi, sia durante la successiva fase di crescita (graf. B2). Il processo di “terziarizzazione” del
mercato del lavoro, in atto già da tempo, ha subito una forte accelerazione.
A partire dalla seconda metà del 2008, è stata registrata una significativa contrazione dei posti di lavoro e delle
nuove opportunità lavorative nel settore industriale. Se da un lato, la “Grande Crisi” ha colpito soprattutto
questo comparto provocando un numero elevato di espulsioni, dall’altro la diminuzione osservata è il risultato
di un processo di riorganizzazione del tessuto produttivo locale alle prese con importanti trasformazioni,
soprattutto dal punto di vista tecnologico.
Graf. B2 – Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* per genere e settore
Variazioni cumulate, dicembre 2008 = 0
100.000
Industria Uomini
80.000
Industria Donne
60.000 Servizi Uomini
40.000 Servizi Donne
20.000
0
-20.000
-40.000
-60.000
-80.000
2015
2011
2008
2013
2009
2017
2020
2012
2016
2010
2018
2019
2014
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv/Co
Sul versante opposto, nel settore terziario è cresciuta senza precedenti l’occupazione e si sono intensificate le
opportunità di lavoro tanto per gli uomini quanto per le donne. Lo sviluppo di alcuni ambiti occupazionali, spesso
collegato al mutamento degli stili di vita delle persone e veicolato da una domanda di servizi sempre più impor-
tante, ha interessato un crescente numero di lavoratori. In molti casi questo rafforzamento ha agevolato e so-
stenuto il processo di ricollocazione dei lavoratori fuoriusciti dall’industria; in altri ha offerto nuove ed inedite
possibilità di lavoro sostenendo la partecipazione di alcune categorie di persone, non da ultimo le donne.
13/19
4. Le donne più colpite? Sicuramente penalizzate dalle caratteristiche del loro lavoro
Anche nelle ultime settimane, sulla scia degli esiti di alcune importanti analisi e rilevazioni23, nel dibattito
pubblico italiano è stata data particolare rilevanza al fatto che a pagare il prezzo più alto della pandemia
siano state soprattutto due categorie: giovani e donne. In particolar modo, l’impatto selettivo della crisi
nel mercato del lavoro sembra aver agito penalizzando in maniera marcata le donne, poiché impegnate
in attività più “precarie”, soprattutto nei servizi, ma anche perché interessate da un maggior carico di la-
voro familiare, con conseguente maggiore difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro al termine di pe-
riodi, più o meno lunghi, di sospensione.
Di sicuro l’esito della recessione nel mercato del lavoro innescata dalle misure di contenimento della
pandemia ha avuto un impatto specifico sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.24 Come
già osservato, la perdita del lavoro e la mancanza di nuove opportunità si sono tradotte in un incre-
mento delle situazioni di scoraggiamento e una ripresa dei livelli di inattività. Tutto ciò alimentando la
disparità uomo-donna: disparità che “la crisi pandemica ha esacerbato, ma non ha certo creato”.25
Il fatto che le donne siano state tra le categorie maggiormente interessate dalle ripercussioni dell’emer-
genza sanitaria nel mercato del lavoro non può che richiamare l’attenzione sulle caratteristiche del loro
inserimento occupazionale.
Nonostante la crescita dei livelli di partecipazione nel corso degli ultimi anni, le opportunità di occupa-
zione per le donne continuano ad essere ancora fortemente connotate determinando una concentra-
zione in pochi settori o comparti economici (soprattutto in alcuni ambiti del terziario, in particolare
nei servizi alla persona) e in un numero limitato di professioni. Anche per quanto riguarda il Veneto,
dove persiste un’importante vocazione manifatturiera, la presenza delle donne nei comparti indu-
striali è oggi (differentemente dal passato) particolarmente ridotta e limitata a pochi, specifici, ambiti
occupazionali (graf. 16).
Ancora oggi e anche in Veneto le occu-
Graf. 16 – Veneto, donne. Occupate (15 anni e più) per settore
(valori in migliaia)
pazioni a più elevata presenza femmi-
1.000,0 82,0 nile richiamano i tradizionali ruoli di
900,0 81,0 cura affidati alle donne. Il persistere di
800,0 80,0 stereotipi legati al ruolo della donna
700,0 79,0
nella società e la presenza di molte ri-
600,0 78,0
500,0 77,0 gidità organizzative26 fanno sì che la
400,0 76,0 parte più consistente dell’occupazione
300,0 75,0 femminile si concentri nelle attività im-
200,0 74,0
piegatizie e nei servizi alla persona.
100,0 73,0
0,0 72,0 Molto spesso in ruoli che si prestano
maggiormente alla “flessibilizzazione”
2008
2009
2011
2013
2015
2017
2012
2016
2010
2018
2019
2014
Occupate agricoltura Occupate industria
dei tempi di lavoro offrendo opportu-
Occupate servizi Inc. % servizi su tot. (scala a dx) nità di conciliazione altrimenti difficili
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl da trovare.
23
Su tutti Censis e Cnel nel loro rapporto annuale. Censis (2020), 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese,
www.censis.it e Cnel (2021), XXII Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione collettiva, www.cnel.it
24
Bettio F., Villa P. (2020), “Gli effetti del Covid sull'occupazione femminile”, inGenere, 4 giugno, www.ingenere.it
25
Bettio F. (2021), “La parità spiegata al nuovo governo”, inGenere, 18 febbraio, www.ingenere.it
26
A questo contribuisce sicuramente la natura della struttura produttiva locale, contraddistinta da imprese molto piccole.
14/19
Il lavoro temporaneo, alcune forme di parasubordinazione, il part-time (anche involontario) hanno in
molti casi offerto alle donne la possibilità di rimanere nel mercato del lavoro consentendo flessibilità e
possibilità di conciliazione. Il risultato è che, più spesso che per gli uomini, i percorsi lavorativi delle donne
risultano contraddistinti da interruzioni e da una sovraesposizione nei rapporti di lavoro a termine.
La discontinuità dei percorsi lavorativi, spesso contraddistinta da abbandoni anche prolungati e che
pregiudicano le possibilità di successivo reinserimento nel mercato del lavoro, espone sicuramente le
donne a una maggior vulnerabilità (minor accesso alle tutele) e pregiudica le carriere professionali, in
particolar modo con riferimento alle possibilità di crescita.
Il tema della “segregazione verticale”, ovvero della diffusa difficoltà delle donne a raggiungere posizioni
apicali per qualificazione e retribuzione27, ha (non a caso) molto a che vedere anche con le stesse
caratteristiche occupazionali.
Nonostante l’innalzamento dei livelli di
Graf. 17 – Veneto. Occupati (15 anni e più) per titolo di studio.
istruzione e la presenza nel mercato del Inc. % laurea e post-laurea su totale per genere
lavoro di molte più donne giovani ed 30,0
istruite (graf. 17) rimane elevata la diffi-
coltà di inserirsi nel mercato del lavoro lo- 25,0
cale occupando posizioni coerenti con il 20,0
profilo professionale posseduto.
15,0
Un problema questo, che interessa so-
prattutto le giovani generazioni, più 10,0
istruite e con prospettive di crescita e 5,0 Maschi
valorizzazione professionale mutate ri- Femmine
28 0,0
spetto al passato , e che si potrebbe in
2004
2011
2006
2008
2013
2009
2015
2017
2005
2012
2010
2019
2007
2016
2018
2014
parte spiegare con la peculiare specializ-
zazione delle imprese italiane nei settori Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Rfl
di attività tradizionali e con il ruolo pre-
dominante delle piccole imprese poco innovative, presso le quali la domanda di lavoratori con un livello
di istruzione elevato è generalmente più debole.29 Questo inevitabilmente si riflette nelle opportunità di
accesso, in particolar modo per le donne, alle posizioni apicali trovandosi, in un contesto di ridotte op-
portunità, a competere in modo spesso impari con gli uomini.
Le analisi – declinate per genere – sui livelli di istruzione raggiunti e la successiva transizione scuola-
lavoro ben rappresentano lo scarso utilizzo del capitale umano in Italia in particolare nel caso della
componente femminile. Per le giovani donne, con livelli di istruzione più elevati rispetto ai loro pari
uomini, si registrano grandi differenziali, a loro sfavore, nei tassi di occupazione all’uscita dagli studi.30
27
La misura più diffusa della disparità salariale è il differenziale salariale orario (gender pay gap) basato sulla differenza tra
quanto guadagna un dipendente ‘medio’ per ora lavorata e quanto guadagna una dipendente ‘media’. Nel 2018 una donna
guadagnava il 14,8% in meno di un uomo in Europa, e il 5% in Italia, terzo miglior paese europeo in codesta classifica. Questo
apparente ‘vantaggio’ dell’Italia va tuttavia ricollegato alla scarsa partecipazione femminile, in particolare nel caso delle donne
a bassa istruzione. Ciò tende ad innalzare il valore medio salariale di quelle poche (e istruite) che lavorano, riducendo così la
differenza con i lavoratori maschi. Cfr. Bettio F. (2021), op. cit.
28
Non a caso i percorsi migratori verso l’estero oggi investono un numero sempre più elevato di persone che, anche dal Veneto,
partono alla ricerca di nuovi stimoli e opportunità di crescita. Le motivazioni e le modalità delle recenti migrazioni assumono carat-
teristiche inedite rispetto al passato e spesso hanno a che vedere con una mutata concezione della dimensione lavorativa, del bi-
sogno di crescita e realizzazione professionale, oltre che personale. Cfr. Veneto Lavoro (2020), “I recenti percorsi migratori dei
veneti all’estero: il lavoro come filo conduttore”, Focus 6, maggio in http://www.cliclavoroveneto.it/studi-e-ricerche-mdl
29
Visco I. (2020), “Economia, innovazione, conoscenza”, Lectio magistralis, Gran Sasso Science Institute, inaugurazione anno
accademico 2020-2021, Evento online, 16 dicembre, www.bancaditalia.it
30
Sabbadini L.L. (2020), Audizione dell’Istituto nazionale di statistica, XI Commissione Lavoro pubblico e privato Camera dei depu-
tati Roma, 26 febbraio, www.istat.it
15/19
L’indagine sull’inserimento professionale dei laureati mostra come per le donne sia più complesso
trovare una collocazione nel mercato del lavoro adeguata al percorso di istruzione seguito.31
Un percorso formativo ancora mar-
catamente connotato da scelte che Graf. 18 – Veneto. Iscritti alle scuole secondarie di secondo grado:
% femmine su totale iscritti (2019)
portano le donne a privilegiare gli
indirizzi umanistici (per via di impo- Licei socio-psico-ped., comun., sc. sociali 75,4
stazioni culturali e stereotipi an- Liceo linguistico
Liceo artistico
cora molto forti) e a trascurare, fin Liceo classico
dalla scuola secondaria di secondo Istituto d'arte
grado, le specializzazioni tecniche Istituto prof. per i servizi commerciali
(graf. 18). Istituto tecnico commerciale
Altri istituti tecnici
Questo provoca un forte disallinea- Liceo scientifico
mento con il fabbisogno espresso TOTALE 49,2
Istituto prof. servizi alberghieri e ristor.
dal contesto produttivo locale de-
Altri istituti professionali
terminando ricadute importanti sia Istituto prof. industria e artigianato
in relazione alle effettive possibilità Istituto tecnico per geometri
di inserimento nel mercato del lavo- Istituto tecnico industriale 12,0
ro, sia in termini di opportunità e Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat, Istruzione e formazione scolastica
sviluppi professionali.
BOX 2 – L’inserimento occupazionale delle donne straniere. Un universo a sé?
La crescita dei livelli di occupazione femminile è stata sostenuta da un importante ingresso di donne straniere
nelle attività di cura all’interno delle famiglie e nei servizi alla persona. Un fenomeno penuto particolarmente
rilevante fin dai primi anni duemila e che ha avuto un duplice effetto: rendere possibile alle donne italiane
l’accesso al mercato del lavoro sostituendosi loro nei ruoli di cura; incrementare con il loro lavoro salariato tra
le mura domestiche il numero delle donne occupate (anche da un punto di vista statistico).
L’inserimento occupazionale delle donne straniere si caratterizza per una marcata concentrazione nel la-
voro domestico e/o di cura alla persona e, in modo non molto difforme dalle donne italiane, in alcuni com-
parti del terziario. Molto spesso, le donne straniere occupano posizioni di lavoro temporanee e rivestono
basse qualifiche. 32
La partecipazione delle donne straniere al mercato del lavoro, pur molto differenziata a seconda dei gruppi na-
zionali, è andata aumentando nel corso degli anni. Oggi, nel mercato del lavoro regionale troviamo sia donne
“primo migranti”, soprattutto dai paesi dell’est Europa, con un’elevata propensione al lavoro; donne arrivate in
Italia per ricongiungimento familiare e, successivamente, entrate nel mercato del lavoro a supporto delle entrate
familiari; giovani straniere nate o cresciute in Italia con percorsi di carriera molto simili alle italiane.
Nell’emergenza sanitaria, anche per le donne straniere è stato segnalato un forte rischio di sovraesposizione
alla crisi dovuta alla pandemia.33 Le motivazioni, nel caso specifico, sono da ricercarsi soprattutto nell’elevato
coinvolgimento nelle attività di cura alla persona, sia nei servizi sanitari sia tra le mura domestiche.34 Attività,
naturalmente, non trasferibili “a distanza”.
31
Sabbadini L.L. (2020), op. cit.
32
Osservatorio Regionale Immigrazione (2019), Immigrazione straniera in Veneto. Rapporto 2018, www.venetoimmigrazione.it
33
Capesciotti M. (2020), “Le straniere in Italia lavorano prevalentemente nel settore domestico e dei servizi alla persona, la
pandemia ha reso queste donne ancora più vulnerabili e allo stesso tempo necessarie. Cosa dicono i dati del nuovo Dossier sta-
tistico immigrazione”, inGenere, 9 novembre, www.ingenere.it
34
Nel caso delle donne straniere va ad aggiungersi un ulteriore elemento di criticità inerente il tema della socializzazione, ov-
vero il possibile incremento del rischio di marginalizzazione ed esclusione.
16/19
Nell’ambito del lavoro dipendente (dove la presenza di donne straniere è ancora relativamente limitata), la di-
namica delle posizioni occupazionali nel corso del 2020 ha evidenziato una rilevante contrazione nei mesi pri-
maverili, in coincidenza con la sospensione delle attività lavorative e il blocco del settore turistico (graf. B3). A
maggio, la perdita occupazionale registrata era di circa 5mila posizioni di lavoro (-15mila per le italiane); a fine
anno, grazie alla ripresa delle attività, le posizioni di lavoro sono state quasi completamente recuperate.
Graf. B3 –Veneto. Posizioni di lavoro dipendente* per cittadinanza nel 2020 - DONNE
Variazioni tendenziali a 12 mesi
15.000
10.000
5.000
0
-5.000
-10.000
Italiane
-15.000
Straniere
-20.000
Giugno
Gennaio
Maggio
Agosto
Ottobre
Novembre
Marzo
Luglio
Settembre
Dicembre
Febbraio
Aprile
* tempo indeterminato, determinato, apprendistato e somministrazione
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silv/Co
Un discorso a parte va fatto per il lavoro domestico, ambito nel quale la presenza femminile straniera è pre-
dominante. I dati sulla dinamica occupazionale registrata nel 2020 evidenziano un tendenziale incremento sia
delle assunzioni che dei rapporti di lavoro in essere soprattutto nei primi sei mesi dell’anno. In particolare è
evidente un forte incremento dei flussi delle assunzioni soprattutto nel primo trimestre, allo scoppio
dell’emergenza sanitaria e in coincidenza con l’avvento delle restrizioni alla libertà di movimento. La crescita
delle assunzioni – pur con livelli di incremento decisamente meno marcati – si è protratta anche nei mesi suc-
cessivi, grazie anche al progressivo dispiegarsi degli effetti del processo di regolarizzazione attivato per “ga-
rantire l’accoglienza dei migranti ed assicurare la tutela della loro salute”.
Con il decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. decreto “Rilancio”) è stata introdotta una procedura di emer-
sione del lavoro irregolare di cittadini stranieri e italiani impiegati in agricoltura, nel lavoro domestico e nella
cura della persona.
Questo processo di emersione ha interessato un numero non del tutto trascurabile di cittadini stranieri irre-
golari, in particolare impiegati nel lavoro domestico portando alla luce perse situazioni di lavoro sommerso.35
35
Per una disanima degli esiti della sanatoria in Veneto si veda Osservatorio Regionale Immigrazione (2020), “Il processo di
emersione dei rapporti di lavoro ai tempi del Covid-19”, Frecce 17, dicembre, www.venetoimmigrazione.it
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5. Quali opportunità dai cambiamenti in atto?
Le proiezioni per i prossimi anni, seppur connotate da un’incertezza senza precedenti, suggeriscono
che il PIL nel nostro paese non recupererà il livello registrato alla vigilia dello scoppio della pandemia
prima della seconda metà del 2023 ed ancor più tempo sarà necessario per riuscire a tornare ai valori
del 2007.36 Il percorso di ripresa dell’occupazione appare quindi, nel complesso, difficile ed è atteso
evolversi, congiuntamente agli effetti di ricomposizione nel mercato del lavoro, con un graduale au-
mento della disoccupazione e una contestuale riduzione dell’inattività solo qualora i ritmi produttivi
torneranno a livelli sostenuti.37
Il venir meno delle misure poste a tutela dell’occupazione durante l’emergenza sanitaria porterà sicu-
ramente con sé molte nuove espulsioni38 ed il bilancio finora sfuocato della crisi nel mercato del lavoro
subirà molto probabilmente un nuovo pesante contraccolpo.
L’attuale situazione di difficoltà e grande incertezza che interessa persi ambiti della nostra vita, come
anche l’economia e il mercato del lavoro, rappresenta (nonostante tutto) un momento di grande cam-
biamento con trasformazioni che interessano il nostro modo di vivere, di comunicare, di stare insieme e,
non da ultimo, di lavorare.
La necessaria ricomposizione dell’economia e del mercato del lavoro conseguente ai mutamenti indotti
dalla pandemia determinerà, inevitabilmente, molte difficoltà, ma nonostante tutto aprirà anche a
nuove opportunità. In particolare, per quanto riguarda il mercato del lavoro, ci saranno molti cambia-
menti. Alcuni sono già avvenuti, altri determineranno importanti cambi di rotta oppure daranno nuovo
impulso alle trasformazioni già da tempo presenti anche a livello regionale.
Nonostante le difficoltà, nonostante la bolla che oggi blocca e per certi aspetti protegge il mercato del
lavoro, in realtà “molto” si sta muovendo. Stiamo osservando cambiamenti importanti che si ripercuo-
tono nel modo di lavorare, nelle opportunità professionali, nelle richieste delle aziende, nelle compe-
tenze richieste ai lavoratori, ecc.
Come osservato anche in questo report, a fronte di molti settori lavorativi fermi per via delle restrizioni
imposte per contenere la pandemia (e nei quali si stanno registrando pesanti perdite occupazionali),
molti stanno crescendo e si stanno sviluppando su fronti fino a poco tempo fa impensabili. Il modo in cui
sono organizzate le attività produttive si sta adattando a nuove esigenze e anche il modo di lavorare sta
conoscendo degli sviluppi fino a poco tempo fa impensati.39
In tutto questo, la tecnologia sta avendo un ruolo fondamentale nel ridisegnare il mercato del lavoro del
futuro. Secondo il World Economic Forum40 “entro il 2025, nel mondo, si perderanno 85milioni di posti
di lavoro, ma con le nuove tecnologie, se ne produrranno 97milioni”. Dunque, alcuni lavori scompari-
ranno mentre altri nasceranno; questi però, naturalmente, saranno molto persi da quelli del passato.
La richiesta di nuove professionalità da parte delle aziende rimarrà elevata, ma serviranno profili e com-
petenze in grado di rispondere a una domanda di lavoro che sarà, soprattutto in alcuni segmenti, molto
persa da quella di oggi.
36
Visco I. (2020), “Economia, innovazione, conoscenza”, Lectio magistralis, Gran Sasso Science Institute Inaugurazione anno
accademico 2020-2021, Evento online, 16 dicembre, www.bancaditalia.it
37
Istat (2020), “Le prospettive per l’economia italiana nel 2020-2021”, in Previsioni, 3 dicembre, www.istat.it
38
Anastasia B. (2021), “Bivio difficile per il mercato del lavoro”, in lavoce.info, 26 febbraio, www.lavoce.info
39
Anche per quanto riguarda le misure di conciliazione vita-lavoro e le modalità lavorative, la pandemia e le misure adottate per
limitare il rischio sanitario hanno sicuramente dato un impulso inaspettato a modalità organizzative e di tutela del lavoro fino a
poco tempo fa impensati o scarsamente utilizzati. Il massiccio ricorso al lavoro agile è solo l’esempio più emblematico.
40
World Economic Forum (2020), The future of jobs, Report 2020, October, www.weforum.org
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Non sappiamo dire nel dettaglio quali caratteristiche avrà questa domanda, ma le informazioni che noi
oggi abbiamo a disposizione ci dicono, ad esempio che, alcune competenze tecniche legate al “mondo
digitale” faranno la differenza, mentre alcune capacità personali quali pensiero critico, capacità di ana-
lisi, di problem solving, flessibilità (solo per citarne alcune) saranno invece fondamentali a prescindere da
qualsivoglia specializzazione.
Anche oggi e anche nella nostra regione, a fronte delle difficoltà che il mercato del lavoro sta attraver-
sando, e molte persone alla ricerca di un’occupazione, molti posti di lavoro restano “scoperti”41. È per-
ché restano scoperti? In alcuni casi perché a mancare sono proprio le competenze tecniche che il si-
stema produttivo locale ricerca, in molti altri perché non sempre c’è corrispondenza tra quello che chie-
dono le aziende e le competenze e abilità possedute dai lavoratori; tra esigenze delle aziende e le ne-
cessità dei lavoratori.
Ma quali nuove opportunità possono generarsi per le donne dai cambiamenti in atto?
Sicuramente il connubio tra i cambiamenti nei settori tradizionali e l’emergere di nuovi ambiti occupa-
zionali porta con sé una domanda di lavoro rinnovata. Un fabbisogno, potenzialmente declinabile al
femminile anche in ragione dell’introduzione o il consolidamento delle nuove modalità organizzative
sperimentate durante la pandemia.
I cambiamenti nei modi di lavorare, aprendo spazi inediti sul fronte delle possibilità di conciliazione vita-
lavoro, possono avere effetti positivi nei percorsi professionali delle donne, limitando le fuoriuscite dal
mercato del lavoro e aumentando la continuità lavorativa.
Allo stesso tempo, complice una potenziale maggiore stabilità lavorativa, un perso approccio al lavoro
(task oriented come nel caso dello smart working) potrebbe influire positivamente nelle carriere profes-
sionali e nelle possibilità di crescita.
In definitiva, è chiaro che il processo di trasformazione del mercato del lavoro indotto o accelerato dalla
pandemia se adeguatamente valorizzato potrebbe portare con sé nuove opportunità di conciliazione
per carriere più stabili e, anche sulla scia della spinta tecnologica, aumentare le opportunità di lavoro e
di carriera per le donne.
Bisogna tuttavia prestare molta attenzione a stimolare e supportare adeguatamente non solo l’inseri-
mento lavorativo delle donne – non da ultimo intervenendo precocemente orientando adeguatamente
le scelte formative – ma anche incentivando la qualità dell’occupazione e le carriere al femminile.
Il lavoro delle donne, però, non deve essere percepito come un “problema” di conciliazione tra vita e
famiglia, bensì come una leva di sviluppo economico, produttivo, tecnologico e sociale.42 In questo
senso, gli obiettivi della Strategia dell’Unione Europea per la parità di genere43 se adeguatamente perse-
guiti possono rappresentare un importante incentivo per garantire pari partecipazione e opportunità
anche nel mercato del lavoro.
41
Cfr. Istat (2021), “Posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi – stime preliminari”, www.istat.it, ma anche gli esiti
della rilevazione Excelsior a cura di Unioncamere e Anpal con riferimento alle entrate previste dalle aziende e alle difficoltà di
reperimento dei profili professionali.
42
Carlini R. (2021), Audizione informale presso le Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali) della Camera dei Deputati,
nell’ambito dell’esame della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18), 2 febbraio, www.camera.it
43
Risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sulla Strategia dell’UE per la parità di genere, www.europarl.europa.eu.
La Strategia per la parità di genere presentata della Commissione per il periodo 2020-2025, giudicata molto ambiziosa nei suoi
obiettivi generali, viene in parte criticata per mancanza di obiettivi specifici da raggiungere e l’assenza di un piano concreto per
la valutazione dei risultati raggiunti.
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