Credit Gender Gap

                 CREDIT GENDER GAP
    (in collaborazione con le Donne del Dipartimento Internazionale della Fisac)

Le donne in generale devono ancora affrontare ostacoli significativi quando si tratta di
accedere al credito necessario per costruire ed espandere la propria attività. Diversi studi
indicano che esiste un pario di genere quando si tratta di ottenere fnanziamenti.
(Commissione europea e OCSE, 2017; Women entrepreneurs’ financing revisited: taking
stock and looking forward Claire Leitch).

Secondo una ricerca di Emma Galli e Stefania P.S. Rossi (Bank Credit Access and Gender
Discrimination: An Empirical Analysis), confermata dai dati della BCE
(https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/scpwps/ecbwp1822.en.pdf) le imprese femminili in
tutta Europa hanno maggiori diffcoltà ad accedere ai fnanziamenti bancari, con
differenze signifcative rispetto alle controparti maschili a parità di caratteristiche
dell'impresa, dei sistemi bancari e di livello di capitale sociale.

Inoltre, sempre secondo la ricerca menzionata, nel complesso le imprese di donne
richiedono prestiti bancari meno frequentemente rispetto agli uomini soprattutto per
paura del rifiuto; e, quando fanno domanda, affrontano un tasso di rigetto più elevato
rispetto alle aziende maschili. Quindi la paura del rifuto ha un fondamento reale.

Poche righe che inquadrano le difficoltà del mondo delle donne rispetto a credito e
finanziamenti.

Ci sono ostacoli sistemici che le donne devono ancora affrontare quando si tratta di
avviare la propria attività o di ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno per farla
crescere, alla base dei quali ci sono una serie di ragioni che possono aiutare a spiegare
perché le imprese di donne, come gruppo, sembrano ancora in ritardo rispetto alle
imprese guidate da uomini.

Le donne non avviano attività che assomigliano a tipici obiettivi di azionariato. Le start-
up femminili tendono ad essere più piccole, operano in persi settori e sono spesso a
minore intensità di capitale e meno orientate alla crescita (principalmente salute,
assistenza sociale e servizi - Commissione europea e OCSE, 2017).

Sono più avverse al rischio, e tendono ad essere più locali e giovani.

Hanno anche aspirazioni perse. Fare più soldi è una motivazione più forte per gli uomini
nel creare un'impresa rispetto alle donne, che sono più motivate dal desiderio di
perseguire un interesse (OCSE, 2018). Tuttavia, nelle high-tech di successo il pario di
motivazione e tipologia degli imprenditori è quasi nullo e sembrano molto simili
indipendentemente dal genere (Cohoon et al., Are Successful Women Entrepreneurs
Different from Men? 2010).

Le donne non chiedono. Le donne hanno meno probabilità degli uomini di chiedere
finanziamenti esterni e sono più frequentemente "prenditori scoraggiati", ovvero
persone meritevoli di credito che non chiedono fnanziamenti per paura di rigetto ,
come scritto sopra, questa non è una “sensazione”, ma la verità dei fatti.

Le donne imprenditrici sono frenate da una cultura stantia nel processo di investimento.

La discriminazione persiste, sotto forma sia di stereotipi di genere che di pregiudizi
di genere, anche inconsci.

"What If", un recente rapporto sul pario creditizio di genere, cita molteplici studi tra gli
anni '80 e oggi, indicando la presenza di stereotipi come fattore predominante che
influenza negativamente il cammino delle donne quando cercano di avanzare sul posto di
lavoro, come ci è ben noto, o quando cercano prestiti tradizionali o capitale di
rischio/investimenti per le loro attività. Quindi, il primo fattore negativo, sia a livello
palese che inconscio, sono gli stereotipi di genere, che hanno una storia di effetti negativi
sulla percezione della competenza delle donne e sulla loro capacità di ottenere
l'approvazione per il finanziamento. Le donne sono giudicate in base a standard persi e
percepite come comportanti un rischio maggiore. Gli investitori potenziali pongono
domande perse a potenziali imprenditrici e imprenditori, valutando le riposte secondo
criteri differenti in base al genere e, normalmente, preferiscono richieste presentate da
imprenditori maschi, anche quando il contenuto è esattamente lo stesso (Harvard
Business Review, 2017; Wood et al., 2014). Gran parte del pregiudizio è inconscio.

Un dato che ci arriva da Morgan&Stanely: nel 2018 l'investimento medio degli investitori
azionari è stato in generale di quasi 1 milione di USD, ma solo 213.000 USD per le
imprese femminili.

E non è affatto facile avere dati disaggregati per genere. Questo è un ulteriore fattore
discriminante: la mancanza di trasparenza e rigore nei dati pubblici rende complicato
dimostrare gli effetti di secoli di approccio sessista alla società in tutti i suoi ambiti.

Un altro fattore importante da considerare è il sempre presente pario salariale di
genere.

Non è una rivelazione che il sistema bancario vuole vedere entrate costanti, accumulo di
ricchezza e beni per valutare l'affidabilità creditizia di un'azienda o di un potenziale
debitore. Questi fattori, insieme alle entrate di un soggetto, influiscono sul modo in cui
viene definito il merito creditizio. Quindi, guadagnare meno degli uomini ci rende anche
meno bancabili.
Dallo stereotipo alla realtà.
Ma se andiamo a guardare la realtà dei dati, le aziende con una forte presenza di donne
mostrano rendimenti più forti e superano i riferimenti di mercato.
(https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2016/wp1650.pdf).

Una maggiore persità di genere è correlata a una maggiore redditività, innovazione
e creazione di valore (McKinsey & Company, 2015; Nordea, 2018). Ha anche effetti
macroeconomici significativi in termini di crescita del PIL, maggiore produttività e
aumento dei salari (Lagarde e Ostry, 2018; Ostry et al., 2018).

L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE, 2017) stima che l'implementazione
di misure di parità nella nostra economia e società potrebbero portare ad un
aumento del PIL pro capite fno a 10% negli Stati membri UE. Studi simili stimano che
aumenti della presenza delle donne nel digitale, oltre ad incidere positivamente sul
numero dei posti di lavoro, potrebbe aumentare il PIL dell'UE di circa 16 miliardi di euro
grazie a processi di innovazione più persificati, pratiche di gestione e marketing
(Commissione europea, 2018). Di più, con pari partecipazione imprenditoriale, il PIL
globale potrebbe aumentare del 3-6%, stimolando l'economia mondiale di USD 2,5-5
trilioni (Boston Consulting Group, 2019).

Le aziende guidate da donne tendono a richiedere meno Venture Capital offrendo al
contempo rendimenti più elevati. In uno studio della Boston Consulting Group del 2018,
le donne risultano aver fatto meglio delle loro controparti maschili nonostante
abbiano raccolto meno fondi. Per ogni dollaro di investimento raccolto, le start-up
gestite da donne hanno generato 78 centesimi di entrate, mentre quelle maschili, a parità
di parametri, hanno generato solo 31 centesimi. Infine, perché il concetto ci pare ormai
molto chiaro, un sondaggio condotto su quasi 600 fondatori di aziende ha rilevato che
quelle che avevano una fondatrice donna avevano ottenuto risultati migliori del 63%
rispetto alle controparti esclusivamente maschili (First Year Capital, 2015).

Perché questa valanga di citazioni di studi?
All'inizio del secolo, una analisi della letteratura ha concluso che solo una percentuale
limitata di studi sul genere hanno analizzato l'esperienza delle donne nell'accesso agli
investimenti azionari (Leitch e Hill, 2015). Quindi, è cruciale usare bene i dati che oggi
definiscono la realtà contro ogni credenza stereotipata.

Per sopperire alla mancanza di trasparenza è fondamentale appigliarsi all’approccio
scientifco di ricerche per dimostrare ciò che noi donne diciamo da tanto: la
discriminazione di genere è un’ingiustizia sociale, in primis, che non viene ancora
riconosciuta adeguatamente e la cui negazione è ancora uno strumento discriminante di
per se. All’ineguaglianza e al vulnus democratico, si accompagna la perdita di valore
sociale legato all’innovazione che accompagna il pensiero differente. Infine, per chi
guarda alla società solo dal lato produttivistico, è anche una perdita economica
notevole.

Ma come si risponde a tutto ciò?
Intanto aggiungo un’altra osservazione. Vi è una crescente attenzione alla persità e alle
motivazioni, che guidano il lato dell'offerta di finanziamento.

Oggi, in particolare negli Stati Uniti, social e stampa guardano di più a donne
imprenditrici che denunciano la mancanza di persità nella comunità degli investitori e
lanciano proprie iniziative, contribuendo così a cambiare lo status quo. Le donne non
sono più semplicemente benefciarie di fnanza sociale, ma driver di un ecosistema di
investimenti sostenibili che ha al centro il potere fnanziario femminile.

Dove la ricchezza al femminile è in aumento, le donne tendono ad investire in progetti
più a lungo termine e di impatto maggiormente sostenibile.

La ricchezza delle donne ha recentemente attirato maggiore attenzione. Un rapporto del
Credit Suisse del 2018 stima che le donne rappresentino circa il 40% della ricchezza
globale. La loro quota è aumentata considerevolmente nel XX secolo ed è aumentata
insieme a tutta la ricchezza delle famiglie dal 2000 (soprattutto in Asia con l'aumento
della ricchezza cinese). Le donne sono ora le principali fonti di sostentamento in oltre il
40% delle famiglie statunitensi. Ciò rappresenta un aumento quasi quadruplicato rispetto
al 1960 (BMO Wealth Institute Report, 2015).

È più probabile che le donne investano in aree sostenibili e sociali, anche con una lente di
genere. Le donne tendono a investire per avere un impatto positivo chiaro e
misurabile sulla società, non solo per generare proftto.

Investire nelle e con le donne è quindi un'opportunità che l'Europa deve cogliere per una
maggiore sostenibilità e crescita inclusiva.

InvestEU, il programma di investimenti dell'UE, deve fungere da catalizzatore di questi
benefici stimolando finanziamenti intelligenti di genere, ovvero che finanziano,
responsabilizzano e ispirano le donne e i possibili investitori.