Il Mercato del Lavoro_dati e analisi Banca d'Italia_gennaio 2021

Il mercato del lavoro: dati e analisi
Le Comunicazioni obbligatorie                                               N. 1 – gennaio 2021




Questa nota è frutto di una collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Banca d’Italia
finalizzata a sfruttare una fonte di dati amministrativi completa e tempestiva quale quella delle Comunicazioni
obbligatorie. In questo primo numero si commenta l’andamento delle posizioni di lavoro alle dipendenze nel
2020, analizzando le tendenze nazionali e locali. In futuro l’attenzione si sposterà sulle dinamiche generali più
recenti, con approfondimenti analitici su temi ritenuti di volta in volta di specifico interesse.


L’EVOLUZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO ALLE DIPENDENZE

  Il quadro di insieme. – Nel 2020 il numero dei contratti di lavoro cessati nel settore privato
non agricolo ha di poco superato quello dei contratti attivati (42.000 unità); il saldo era stato di
segno opposto nel 2019, quando erano stati creati quasi 300.000 posti di lavoro (fig. 1.a e tav. 1 in
Appendice; cfr. Nota metodologica). Tale andamento è il risultato di un calo delle assunzioni e delle
cessazioni (le prime, pari a 4,78 milioni, sono diminuite di circa 1,9 milioni, le seconde di oltre 1,5).
L’evoluzione dei flussi è stata fortemente condizionata dalla pandemia: nei mesi di gennaio e febbraio
del 2020 la creazione di posti di lavoro era sugli stessi livelli del 2019. Con l’emergere dei primi contagi
da Covid-19 alla fine di febbraio, il mercato del lavoro ha subito invece un rapido deterioramento e il
saldo tra attivazioni e cessazioni è pentato negativo: a metà giugno era di 595.000 unità inferiore a
quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Tra la fine di giugno e ottobre tale pario
si è ridotto sensibilmente, con la creazione di circa 285.000 posti di lavoro in più rispetto al 2019.
Il recupero si è però interrotto in novembre, in concomitanza con il nuovo aumento dei contagi e con
l’adozione delle necessarie misure restrittive. L’effetto di questa seconda ondata sul mercato del lavoro
è stato comunque molto più contenuto di quello della prima, con un saldo tra attivazioni e cessazioni
più basso di circa 25.000 unità nel bimestre novembre-dicembre rispetto allo stesso periodo del 2019.


  Attivazioni nette                                                             Figura 1
  (migliaia di unità)

  (a) attivazioni nette cumulate dal 1°gennaio di ciascun anno          (b) attivazioni nette cumulate dal 1°gennaio 2020
                                         (differenza rispetto allo stesso periodo del 2019)




 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Medie mobili a sette giorni; cfr. Nota
 metodologica.




                                                                              1
  L’andamento delle perse tipologie contrattuali. – I contratti di lavoro a tempo determinato
hanno assorbito gran parte della contrazione della domanda di lavoro durante la prima fase
dell’emergenza sanitaria, per poi alimentare la ripresa occupazionale nei mesi estivi e azzerare,
alla fine di novembre, il pario rispetto al 2019. Questo è poi tornato ad ampliarsi nell’ultimo
mese dell’anno (fig. 1.b): alla fine di dicembre il saldo era negativo per circa 250.000 unità,
157.000 posizioni perse in più rispetto all’anno precedente.
Le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono state quasi sempre inferiori rispetto all’anno
prima (fig. 2.a); da marzo i flussi netti sono stati sostenuti dal calo delle cessazioni, dovuto sia al
blocco dei licenziamenti sia al minor numero di lavoratori che hanno scelto di dimettersi, anche
per le ridotte possibilità di cambiare impiego (fig. 2.b). Le stabilizzazioni di contratti temporanei
sono state quasi 427.000 di cui circa 80.000 in dicembre, verosimilmente per effetto degli sgravi
contributivi in scadenza introdotti dal decreto “agosto” (DL 104/2020). Il flusso complessivo di
nuove posizioni di lavoro permanente alla fine del 2020 è stato positivo e pari a 260.000 (circa
nuovi 90.000 contratti in meno rispetto a quelli creati nel 2019).


 Posizioni a tempo indeterminato                                                      Figura 2
 (differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; migliaia di unità)

 (a) attivazioni                                  (b) cessazioni




 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; cfr. Nota metodologica.




 Gli andamenti territoriali. – Nel 2020 la perdita occupazionale si è concentrata nelle regioni
del Nord: in particolare Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e le province autonome di Trento
e Bolzano hanno registrato circa 200.000 attivazioni nette in meno rispetto all’anno precedente,
contribuendo per quasi due terzi ai minori flussi rilevati a livello nazionale (tav. 2 in Appendice). Il
fenomeno riflette la distribuzione dell’occupazione (nel 2019 in queste aree è stata creata oltre la
metà delle posizioni lavorative registrate sul territorio nazionale), gli andamenti dei persi settori
economici e l’impatto dei provvedimenti adottati nel corso dell’anno per fare fronte alla pandemia.
Anche a livello provinciale si evidenziano rilevanti eterogeneità. Nei primi mesi dell’emergenza
sanitaria, a fronte della generale sospensione di molte attività produttive, tutte le province hanno
segnato una riduzione marcata delle attivazioni nette rispetto all’anno precedente. La persa entità
del calo è rappresentata dalle sfumature del tono arancione/rosso nella fig. 3.a (ad una intensità
maggiore del colore corrisponde una flessione maggiore). Nei mesi estivi quasi tutte le aree del
Paese hanno registrato un generale recupero dell’occupazione (segnalato dall’intensità del colore
verde nella fig. 3.b; ad una intensità maggiore del colore corrisponde un recupero più marcato).
Infine, nei mesi autunnali, la ripresa ha mostrato segnali di rallentamento più evidenti in alcune
aree, soprattutto nel Nord e intorno ai maggiori centri metropolitani (cfr. il riquadro: L’occupazione
nelle grandi città durante la seconda ondata), mentre è proseguita in gran parte del Centro Sud.


                                                                            2
Il bilancio complessivo dell’anno, riportato nella fig. 3.c, indica che nel Mezzogiorno molte province
hanno registrato un numero di attivazioni nette cumulate lievemente superiore a quello del 2019.
Il miglioramento è stato alimentato soprattutto dai contratti a tempo indeterminato la cui durata,
tradizionalmente più breve nel Mezzogiorno, è stata prolungata dal blocco dei licenziamenti.


 Attivazioni nette cumulate per provincia                                                     Figura 3
 (differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; unità ogni 100 dipendenti)

 (a) marzo-giugno                    (b) luglio-settembre                  (c) gennaio-dicembre




 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat.
 Le attivazioni nette sono espresse per 100 dipendenti del settore privato non agricolo nel 2019 e sono cumulate dall’inizio del periodo di riferimento;
 cfr. Nota metodologica




  Gli andamenti settoriali. – Nell’industria la reazione dei flussi alla crisi pandemica è stata meno
intensa che nel terziario. In particolare, alla ripresa delle attività nel maggio scorso, le costruzioni
hanno mostrato un andamento positivo (fig. 4.a) mentre i servizi, trainati dal turismo, sono tornati a
crescere a ritmi significativi solo da luglio (fig. 4.b). Dall’autunno nei servizi la dinamica si è affievolita,
tornando in dicembre a essere fortemente negativa, soprattutto nel turismo, dove il saldo annuale
complessivo del 2020, pari a -140.000, è stato inferiore di quasi 230.000 posizioni rispetto al 2019.


 Attivazioni nette mensili per settore di attività                                                 Figura 4
 (differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; migliaia di unità)

 (a) industria                                   (b) servizi privati




 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nei servizi privati la voce “altro” include:
 fornitura acqua e gas, gestione dei rifiuti, trasporti e magazzinaggio, informazione e comunicazione, attività finanziarie, assicurative, immobiliari, dei
 servizi alle imprese e altre attività professionali e altri comparti non ricompresi negli aggregati esplicitamente considerati. Cfr. Nota metodologica.




                                                                                  3
Con riferimento a quest’ultimo comparto, dopo i cali marcati registrati nei mesi del lockdown
nazionale (fig. 5.a), in estate il numero di contratti è tornato a crescere, più intensamente nelle
zone costiere e montane che nelle città d’arte (fig. 5.b). La ripresa dei contagi in atto dalla metà
dell’autunno ha penalizzato la domanda di lavoro nei servizi turistici in molte parti del Paese e
in particolare in alcune aree montane, nelle quali la dinamica complessiva annuale è risultata
fortemente negativa (fig. 5.c).


 Attivazioni nette cumulate nel turismo per provincia                                               Figura 5
 (differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; unità ogni 100 dipendenti)

 (a) marzo-giugno                    (b) luglio-settembre                  (c) gennaio-dicembre




 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat.
 Le attivazioni nette sono espresse per 100 dipendenti del turismo nel 2019 e sono cumulate dall’inizio del periodo di riferimento; cfr. Nota metodologica.




  Gli andamenti per genere ed età. – La flessione delle attivazioni nette è stata più accentuata
per l’occupazione femminile (fig. 6.a), maggiormente diffusa nei settori con andamenti meno
favorevoli, come i servizi turistici; viceversa, dopo la fase di contrazione durante il lockdown, la
componente maschile ha beneficiato della più rapida ripresa dell’industria e in particolare delle
costruzioni, in cui oltre il 90 per cento dei lavoratori sono uomini. Negli ultimi due mesi dell’anno,
la nuova flessione dei servizi ha ulteriormente ampliato il pario di genere.
L’emergenza sanitaria ha colpito in misura marcatamente eterogenea i persi gruppi anagrafici
(fig. 6.b): la fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni, che rappresenta solo un quarto dell’occupazione
alle dipendenze nel settore privato non agricolo, ha contribuito per oltre la metà al calo complessivo
dei posti di lavoro creati. La dinamica occupazionale dei più giovani ha risentito non solo dell’elevata
incidenza di impieghi nel turismo, ma anche della maggiore diffusione dei contratti a tempo
determinato che hanno assorbito la caduta della domanda di lavoro nella prima e nella seconda
ondata di contagi.




                                                                                  4
Attivazioni nette cumulate dal 1o gennaio per genere ed età                                            Figura 6
(differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; unità ogni 100 dipendenti)

(a) genere                                     (b) età




Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat.
Medie mobili a sette giorni; ogni 100 dipendenti del settore privato non agricolo del 2019. I dati fanno riferimento all’età al momento della Comunicazione;
nel confronto tra anni persi non si tiene conto dell’eventuale passaggio da una classe all’altra. Cfr. Nota metodologica.




L’OCCUPAZIONE NELLE GRANDI CITTÀ DURANTE LA SECONDA ONDATA
Durante la prima fase della pandemia, anche per i provvedimenti di fermo delle attività
applicati su tutto il territorio nazionale, la domanda di lavoro è ovunque diminuita; l’intensità
di tale calo ha riflesso prevalentemente la composizione settoriale delle economie locali;
la struttura economica ha poi influito sull’ampiezza del recupero nei mesi estivi.
Dalla fine dell’estate alcune grandi città italiane hanno registrato una diffusione
particolarmente sostenuta dei contagi da Covid-191; dall’autunno le misure adottate per il
contenimento dell’infezione sono state differenziate, a seconda della situazione sanitaria
(ripartizione in zone di perso colore, con associati vincoli)2. Anche i mercati del lavoro
locali hanno fatto registrare tendenze eterogenee.
La figura A mostra, per le sei città italiane con oltre 500.000 abitanti (Roma, Milano,
Napoli, Torino, Palermo e Genova), l’andamento settimanale del totale dei casi di Covid-19
e delle posizioni di lavoro create dall’inizio dell’anno fino all’ultima settimana del 20203,
espresse in differenza rispetto allo stesso periodo del 2019.
A fronte di un miglioramento nel resto del Paese, a Milano, Torino, Genova e Roma,
in concomitanza con l’accelerazione del numero dei casi di positività registrata tra la
metà di ottobre e quella di novembre, le attivazioni nette sono bruscamente diminuite.
A Genova e Roma il calo si è manifestato anche se il grado di restrizioni era inferiore
rispetto a quello di Torino e Milano. Con il rallentamento dei contagi e l’allentamento
delle limitazioni, dalla seconda settimana di dicembre la domanda di lavoro ha recuperato
(più debolmente a Milano e a Genova, in misura maggiore a Torino e Roma).
Anche a Napoli le dinamiche dei saldi occupazionali, simili a quelle osservate nel resto
del Paese nel bimestre settembre-ottobre, sono successivamente peggiorate. Palermo




1 L’andamento dei contagi è tratto dai dati della Protezione civile e si riferisce ai soli casi rilevati.
2 Dal mese di novembre 2020 il Ministero della Salute emana provvedimenti con i quali sudpide le regioni in zone: “zona gialla”, “zona arancione”
  e “zona rossa”, in ordine crescente di rischiosità.
3 L’ultima settimana completa del 2020 è terminata il 27 dicembre. Il 31 dicembre è stato un giovedì.




                                                                                 5
invece ha registrato, tra le province considerate, la più bassa circolazione del virus e la
più favorevole dinamica occupazionale: alla fine di dicembre 2020 le attivazioni nette
cumulate sono risultate superiori di circa 1.000 unità rispetto a quelle osservate nello
stesso periodo del 2019.

 Attivazioni nette cumulate dal 1o gennaio e contagi da Covid-19                                         Figura A
 (differenze rispetto allo stesso periodo del 2019; casi accertati)
 (a) Torino                                      (b) Milano




 (c) Genova                                      (d) Roma




 (e) Napoli                                      (f) Palermo




                            differenze nel saldo cumulato nella città (asse interno)
                            differenze nel saldo cumulato nel resto d’Italia (asse esterno)
                            casi totali rispetto alla popolazione nella provincia (scala di destra)

 Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Protezione civile; cfr. Nota
 metodologica. Sull’asse di sinistra è riportato l’andamento delle attivazioni nette nel comune (espresse in media settimanale e in differenza rispetto al
 valore osservato nella settimana corrispondente del 2019). Sull’asse di destra è riportato l’andamento del numero di casi accertati di Covid-19 nella
 provincia alla fine della settimana in rapporto alla popolazione (dati Istat). Le bande colorate verticali segnalano il periodo in cui la regione di riferimento
 si trova in zona gialla, arancione o rossa. Nel caso di cambiamenti di colore avvenuti durante la settimana si considera il livello massimo di rischiosità.




                                                                                   6
APPENDICE

                                                                         Tavola 1
              Attivazioni, trasformazioni e cessazioni per tipologia di contratto (1)
                                     (migliaia di unità)

                                    Tempo determinato

                                 Trasformazioni
              Attivazioni lorde           a tempo indet.            Cessazioni           Attivazioni nette
                   (A)                  (B)                (C)                (A-B-C)
     2016          3.794                 291                3.275                228
     2017          4.648                 265                3.991                392
     2018          4.977                 502                4.445                 30
     2019          4.987                 569                4.513                -95
     2020          3.589                 427                3.414                -252
                                     Apprendistato

                                 Trasformazioni
              Attivazioni lorde           a tempo indet.            Cessazioni           Attivazioni nette
                   (D)                  (E)                (F)                (D-E-F)
     2016            265                 93                 146                 26
     2017            326                 98                 176                 52
     2018            366                 98                 205                 63
     2019            392                 127                 230                 35
     2020            270                 142                 178                 -50

                                    Tempo indeterminato

                                Trasformazioni
              Attivazioni lorde         a tempo det. e appr.            Cessazioni           Attivazioni nette
                   (G)                (H=B+E)                 (I)               (G+H-I)
     2016          1.171                  384                1.524                 30
     2017          1.074                 363                1.528                -91
     2018          1.183                 600                1.530                253
     2019          1.261                 696                1.604                353
     2020           922                 569                1.231                260

                                        Totale

              Attivazioni lorde                              Cessazioni           Attivazioni nette
                                   
               (L=A+D+G)                                 (M=C+F+I)               (L-M)
     2016          5.230                                  4.945                285
     2017          6.048                                  5.695                353
     2018          6.526                                  6.181                345
     2019          6.640                                  6.347                293
     2020          4.781                                  4.823                -42
  Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; cfr. Nota metodologica.
  (1) Minime discrepanze tra aggregati riferiti allo stesso fenomeno sono ascrivibili ad arrotondamenti.




                                                                               7
                                                                          Tavola 2
                       Attivazioni, cessazioni e attivazioni nette (1)
                            (migliaia di unità e unità per 100 dipendenti)
                       2019                  2020                     Differenze

                                                                            Att. nette
Regione                           Att.                  Att.                  Att.    per 100
                 Att.     Cess.            Att.    Cess.            Att.    Cess.
                              nette                  nette                 nette    dipendenti
                                                                              (2)

Piemonte             303      291      13      226     233      -7      -78     -58     -20      -1,9
Valle d’Aosta            27      26      2      15      20     -5      -12      -5      -6     -25,2
Lombardia            1.118     1.056      61      751     776     -25     -367     -280     -87      -3,1
Liguria              149      142       6     106     108      -2      -43     -35      -8      -2,7
Trentino Alto Adige        191      181      10      126     159     -32      -65     -22     -43     -16,1
 Prov. aut. Bolzano       108      103       5      71      92     -20      -37     -11     -26     -18,5
 Prov. aut. Trento         83      78      5      55      67     -12      -28     -11     -17     -13,6
Veneto              492      459      33      347     357     -10     -145     -102     -43      -3,4
Friuli Venezia Giulia        98      92      6      72      73     -1      -26     -19      -7      -2,4
Emilia-Romagna          485      456      29      358     358       0    -127      -98     -29      -2,5
Toscana              411      389      22      273     280      -7     -138     -109     -28      -3,4
Umbria               72      68      4      47      47      0     -25     -21      -3      -1,9
Marche              150      143       7     109     109       0     -41     -34      -6      -1,8
Lazio               989      969      20      688     693      -6     -302     -276     -25      -2,1
Abruzzo              140      135       5     108     106       1     -32     -29      -4      -1,4
Molise               26      26      0      20      19      1      -6      -7      0      0,5
Campania             627      598      29      466     444      22     -161     -153      -7      -0,9
Puglia              530      514      16      418     412       6    -112     -102     -10      -1,7
Basilicata             71      68      2      47      46      0     -24     -22      -2      -1,9
Calabria             146      141       5     121     115       6     -25     -26      1      0,5
Sicilia              433      416      17      347     331      16      -85     -85      -1      -0,2
Sardegna             183      176       7     138     138       1     -45     -39      -6      -2,6
ITALIA             6.640     6.347     293     4.782     4.823     -42    -1.858    -1.524     -335      -2,7

Fonte: elaborazioni su dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat;
cfr. Nota metodologica.
(1) Minime discrepanze tra aggregati riferiti allo stesso fenomeno sono ascrivibili ad arrotondamenti. - (2) Dipendenti del settore privato non agricolo nel 2019.




                                                                                   8
NOTA METODOLOGICA
I dati delle Comunicazioni obbligatorie sono soggetti a frequenti, seppure modeste, revisioni e non
possono essere considerati come definitivi.
I contratti analizzati sono quelli a tempo indeterminato, a tempo determinato (incluso il tempo
determinato per sostituzione) e di apprendistato1, relativi al settore privato non agricolo. Non si
considerano, pertanto: (a) le attività inerenti all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca (settori da
01 a 03 nella classificazione Ateco a due cifre); (b) le attività dove i datori di lavoro sono famiglie/
convivenze o organizzazioni extra-territoriali (settori da 97 a 99); (c) le attività dell’Amministrazione
pubblica, della difesa e dell’assicurazione sociale obbligatoria (settore 84) e le attività dove la quota
di datori di lavoro pubblici è elevata (istruzione, sanità e servizi di assistenza sociale; settori da 85
a 88). Si escludono infine i rapporti di lavoro la cui sede è all’estero2.
Le attivazioni nette avvenute nel giorno t sono date dalla differenza tra le attivazioni avvenute nel
giorno t e le cessazioni registrate nel giorno t-1. Poiché il 2020 è stato un anno bisestile, i saldi tra
attivazioni e cessazioni relativi al 29 febbraio sono sommati a quelli del 28 febbraio.
Il numero di dipendenti nel 2019 è tratto dalla Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat.
Nei grafici l’andamento giornaliero delle variabili considerate è rappresentato in media mobile a
sette giorni, per tener conto della periodicità infrasettimanale. Per i primi sei giorni di ogni anno la
media mobile è calcolata dal 1° gennaio fino al giorno stesso.




1   Si selezionano i record per i quali la variabile “tipologia contratto” assume valori 1, 2 o 3.
2   Si escludono i record con codice “regione” uguale a “99”.


Referenti:
Fabrizio Colonna, Banca d’Italia (fabrizio.colonna@bancaditalia.it); Oreste Nazzaro, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (ONazzaro@lavoro.gov.it)




                                                                              9