determina

                   PROVINCIA DI VICENZA
                  Contrà Gazzolle n. 1 – 36100 VICENZA C. Fisc. P. IVA 00496080243




               DETERMINAZIONE N° 1070 DEL 11/09/2020

                          Servizio VIA VINCA

     OGGETTO: ESCLUSIONE PROCEDURA DI VIA ART. 19 D.LGS. 152/2006 E S.M. E I.
     DITTA:DI.S.E.G. SRL
     PROGETTO: AUMENTO QUANTITATIVI E TIPOLOGIE DI RIFIUTI - ATTIVITÀ
     RECUPERO RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI .
     LOCALIZZAZIONE INTERVENTO: COMUNE DI MALO

                            IL DIRIGENTE
     Vista la documentazione presentata con nota prot. 17542 del 27-04-2020, da parte della ditta
     DI.S.E.G. SRL con sede legale e operativa in comune di Malo, via Schio n.84, relativa al progetto
     di un “Aumento quantitativi e tipologie di rifiuti - attività recupero rifiuti speciali non pericolosi”
     richiedendo, contestualmente, l’attivazione della procedura di verifica ai sensi dell’art.19 del D.Lgs.
     152/2006.
     Dato atto che il progetto proposto rientra nella tipologia progettuale indicata al punto 7. Progetti di
     infrastrutture z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità
     complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9,
     della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
     Tenuto conto che la verifica per tali progetti rientra tra le competenze inpiduate in capo alla
     Provincia dalla Legge Regionale n. 4/2016 (Allegato A), con riferimento alla tipologia degli
     interventi, come inpiduati negli allegati III e IV alla Parte II del D.Lgs. n. 152/2006.
     Dato atto che, ai sensi dell’art. 19 c.2 del D.Lgs 152/2006, è stata effettuata tempestiva
     pubblicazione sul sito provinciale dello studio preliminare ambientale e che ne è stata data
     informativa al pubblico sul sito web della Provincia in data 7-05-2020, contestualmente alla
     comunicazione di avvio procedimento alle amministrazioni e agli enti interessati per le opportune
     valutazioni di competenza.
     Considerato che il citato art. 19 prevede che l'autorità competente, verificato che il progetto non
     abbia possibili effetti negativi e significativi sull'ambiente, dispone l’esclusione dalla procedura di
     valutazione ambientale e, se del caso, impartisce le necessarie prescrizioni, ovvero, se il progetto ha
     possibili impatti negativi e significativi sull'ambiente, applica le disposizioni del comma 9 del
     presente articolo.
     Tenuto conto che non sono pervenute osservazioni, ai sensi dell’art. 19 c.4 del D.Lgs. n. 152/2006.
     Dato atto che il Comitato tecnico provinciale VIA, nella seduta del giorno 03-09-2020, ha disposto
     l’esclusione dalla procedura di valutazione ambientale con le prescrizioni contenute nel parere
     16/2020 allegato al presente provvedimento per costituirne parte integrante e sostanziale.



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     Ritenuto di far proprie le citate prescrizioni/raccomandazioni al fine di mitigare gli impatti
     ambientali e monitorare nel tempo la situazione aziendale.
     Dato atto che non è oggetto della presente procedura la verifica della conformità urbanistica/edilizia
     dell’intervento e tenuto conto che rimangono in capo alle autorità competenti il rilascio di eventuali
     pareri, nulla osta, autorizzazioni e assensi comunque denominati necessari per l’autorizzazione
     dell’intervento.
     Vista l’istruttoria del Comitato tecnico provinciale VIA conservata agli atti.
     Viste le norme di procedura di VIA di cui al D.Lgs. 152/2006 e s.m.i..
     Visto che il presente provvedimento viene emanato nel rispetto della tempistica prevista dal
     succitato D.Lgs. 152/2006 e dal Regolamento sui procedimenti amministrativi di competenza della
     Provincia di Vicenza (Deliberazione di Consiglio n. 37/2013) che è di giorni 90 ID PROC 45.
     Vista la Legge Regionale 4 del 18 febbraio 2016 “Disposizioni in materia di valutazione di impatto
     ambientale e di competenze in materia di autorizzazione integrata ambientale”.
     Dato atto che con Decreto Presidenziale n. 28 del 24/02/2020 è stato approvato il Piano Esecutivo
     di Gestione 2020/2022 e il Piano delle Performance anni 2020/2021;
     Visti gli artt. 151 comma 4 e 107 del D.Lgs. n. 267/2000;
     Richiamata la deliberazione del Consiglio Provinciale n.3 del 03/02/2020 con la quale è stato
     approvato il Bilancio di Previsione 2020-2022;

                         DETERMINA

      1. che il progetto della ditta DI.S.E.G. SRL con sede legale e operativa in comune di Malo, via
        Schio n.84, relativa al progetto di un “Aumento quantitativi e tipologie di rifiuti - attività
        recupero rifiuti speciali non pericolosi” è escluso dalla procedura di valutazione di
        impatto ambientale di cui al D.Lgs. n. 152/2006 e alla L.R. 4/2016 e s.m.i. con le
        prescrizioni riportate nel parere 16/2020 allegato alla presente determinazione per
        costituirne parte integrante e sostanziale;
      2. che il Responsabile del procedimento provvederà alla pubblicazione del presente
        provvedimento sul sito di questa Provincia;
      3. che il presente provvedimento verrà pubblicato ai sensi dell’art. 23 D.Lgs. 33/2013;
      4. Di attestare che il presente provvedimento non comporta spese, minori entrate, nè riflessi
        diretti o indiretti sulla situazione economico-finanziaria o sul patrimonio della Provincia (ai
        sensi art 49 del TUEL come modificato dalla Legge 213/2012).
      5. di dare atto che al presente provvedimento sarà data esecuzione ad avvenuta pubblicazione
        all'albo pretorio on line.
      6. di trasmettere il presente provvedimento alla ditta e consulente, al comune di Malo, ad
        ARPAV, all’Azienda ULSS n.7 Pedemontana, Consorzio di Bonifica alta pianura veneta,
        Vi.acqua spa, VI.abilità srl;


                             INFORMA
     Avverso il presente provvedimento è ammesso ricorso avanti al Tribunale Amministrativo
     Regionale per il Veneto, nel termine di 60 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione del
     presente atto, ovvero in alternativa ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla
     data di ricevimento della comunicazione del presente atto.




copia informatica per consultazione
     Rimangono in capo alle autorità competenti il rilascio di eventuali ulteriori pareri, nulla osta,
     autorizzazioni e assensi comunque denominati, necessari per l’attuazione dell’intervento.



     Vicenza, 11/09/2020



                                   Sottoscritta dal Dirigente
                                    (MACCHIA ANGELO)
                                     con firma digitale



     ---
     Responsabile del Procedimento: Andrea BALDISSERI




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                DETERMINAZIONE N° 1070 DEL 11/09/2020


     OGGETTO: ESCLUSIONE PROCEDURA DI VIA ART. 19 D.LGS. 152/2006 E S.M. E I.
     DITTA:DI.S.E.G.           SRL
     PROGETTO: AUMENTO QUANTITATIVI E TIPOLOGIE DI RIFIUTI - ATTIVITÀ
     RECUPERO    RIFIUTI SPECIALI   NON    PERICOLOSI     .
     LOCALIZZAZIONE INTERVENTO: COMUNE DI MALO




                   CERTIFICATO DI PUBBLICAZIONE


     Si certifica che copia della presente determinazione è pubblicata all'albo pretorio di questa
     Provincia per 15 giorni dal 11/09/2020.


     Vicenza, 11/09/2020




                                    Sottoscritto dall'addetto alla pubblicazione
                                        (BERTACCHE CRISTINA)
                                           con firma digitale




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                        AREA SERVIZI AL CITTADINO E AL TERRITORIO
                         SETTORE AMBIENTE - SERVIZIO VIA
                            Partita IVA e Codice Fiscale: 00496080243
                 Domicilio fiscale e Uffici: Palazzo Godi - Nievo, Contra’ Gazzolle 1 – 36100 VICENZA




                          DI.S.E.G. S.R.L.
                            PARERE N. 16/2020

     Oggetto: Aumento quantitativi e tipologie di rifiuti - attività recupero rifiuti speciali non pericolosi.
     PROPONENTE:            DI.S.E.G. srl
     SEDE LEGALE:           Via Schio n.84 – Malo
     SEDE INTERVENTO:         Via Schio n.84 – Malo
     TIPOLOGIA ATTIVITÀ:        Impianti di recupero di rifiuti non pericolosi
     PROCEDIMENTO:           Verifica di assoggettabilità ex art.19 del D.Lgs. 152/2006.
     MOTIVAZIONE V.I.A:        ALLEGATO IV alla Parte II del D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. - 7. Progetti di
                      infrastrutture z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non
                      pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante
                      operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del
                      decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
     COMUNE INTERESSATO:        \\\
     DATA DOMANDA:           27 aprile 2020
     DATA PUBBLICAZIONE:        07 maggio 2020
     DATA INTEGRAZIONI:        04 agosto e 02 settembre 2020

     DOCUMENTAZIONE TECNICA ED ELABORATI GRAFICI PRESENTATI
       -  Studio preliminare ambientale
       -  Allegato 1 - Autorizzazioni Iscrizioni œrtificati
       -  Allegato 2 - Lay-out attuale e di progetto
       -  Allegato 3 - Gestione Acque Meteoriche
       -  Allegato 4 - Previsione Impatto Acustico
       -  Allegato 5 - Relazioni precedenti

                                 PREMESSE
     La ditta opera dal 2010 nel settore del recupero inerti, in regime ordinario, ha sede legale e operativa nel Co -
     mune di Malo (VI), Via Schio, n. 84 ed è autorizzata dal provvedimento N° Registro 67/Suolo Rifiuti/ 2010
     del 28 aprile 2010.
     Le operazioni di recupero autorizzate nel sito sono la messa in riserva funzionale al recupero (R13) e il recu-
     pero (R5), per un quantitativo massimo di rifiuti in stoccaggio di 1540 tonnellate e per una capacità massima
     di trattamento rifiuti (intesa come produzione di MPS/EoW) pari a 50 ton/giorno.
     Per varie motivazioni legate sia a strategie di mercato, sia ad un’ottimizzazione dell’utilizzo degli impianti,
     la Proprietà ha intenzione di aumentare il quantitativo di rifiuti, classificati speciali non pericolosi, avviati ad
     operazioni di recupero, sino ad un massimo di 80.000 tonnellate/anno, di aumentare le tipologie dei rifiuti ri-
     cevuti, da avviare a recupero, e di aumentare la quantità stoccata in messa in riserva di rifiuti entranti, per un
     massimo di 2210 tonnellate.
     L’azienda recupera inerti tramite le fasi di selezione, macinazione, deferrizzazione e vagliatura, grazie ad un
     impianto di macinazione primaria con capacità impiantistica di 100-200 ton/h.
     Gli impianti utilizzati per l’attività di recupero rimangono gli stessi, la proprietà non prevede nuove installa -
     zioni di macchinari.

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     L’attività è svolta in un’area che ospita un capannone, un piazzale con uffici, una “piattaforma rifiuti” rialza -
     ta rispetto al piano campagna, a cui si accede attraverso una rampa, due impianti di frantumazione e selezio-
     ne fissi, un impianto mobile, aree di stoccaggio del materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto e aree di
     stoccaggio di materiali inerti.
     Tutti i piazzali sono in stabilizzato, tranne la “piattaforma rifiuti” che ha un sistema di raccolta delle acque
     meteoriche di prima pioggia. Il sito risulta recintato sul lato Nord da un muro perimetrale di confine con
     un'altra ditta.
     L'area dell'impianto ha un'estensione di oltre 15.000 mq.

                              UBICAZIONE
     L'area dell'impianto si trova all'estremità settentrionale del territorio comunale, lungo la Strada Statale n. 46,
     in una zona pianeggiante, ad una quota di circa 142 m s.l.m.m.
     Il sito in studio confina ad Ovest con il torrente Proa e la strada statale SP 49, a Nord con la residenza del ti -
     tolare e, sempre a Nord e a Nord-Est con l'impianto di produzione calcestruzzi della ditta Grotto Calcestruz-
     zi S.r.l., ad Est e a Sud con aree agricole di proprietà.
     L’area interessata dall’impianto è sita in zona agricola E, la ditta a riguardo ha allegato C.D.U datato
     21.05.2019 – (inserito nel file All. 1 - Atti bis.pdf alle pagine 29-34).




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                              Ortofoto del sito

               QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
     STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE
     Gli strumenti di pianificazione presi in considerazione dallo studio riguardano:
     • Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) della Regione Veneto;
     • Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P.) della Provincia di Vicenza;
     • Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) del Comune di Malo;
     • Piano degli Interventi (P.I.) del Comune di Malo;
     • Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali;
     • Piano di Gestione dei Rischi Alluvionali;
     • Rete Natura 2000.
     Il Quadro Programmatico evidenzia un inpiduazione ed analisi degli strumenti di pianificazione che deve
     essere integrata, così come si ritengono necessari specifici approfondimenti.
     L'area dell'impianto non viene messa in relazione con il Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.) e
     conseguentemente non è stato indicato il fatto che l’area dell’impianto è all’interno:
     - delle zone omogenee di protezione – zona della ricarica (Tav. 36 relativa alle “Zone Omogenee di
     protezione dall’inquinamento”).
     - delle le zone vulnerabili “Alta pianura – zona di ricarica degli acquiferi (Fig. 2.3 - Zone vulnerabili da
     nitrati di origine agricola (Deliberazione del consiglio regionale n. 62 del 17 maggio 2006))
     - di un area con grado di vulnerabilità A-alto (Valori sintacs 50-70) (Fig. 2.2 relativa alla “Carta delle
     Vulnerabilità Intrinseca della falda freatica della Pianura Veneta”).
     Occorre che nello studio presentato siano messe in relazione con l’impianto le sopra indicate tematiche
     riguardanti il PTA.



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     PTRC vigente
     E’ stato indicato il fatto che l’area interessata dall’impianto è all’interno della “Fascia di ricarica degli
     acquiferi (art. 12 N.d.A. )” (Tav. 1 Difesa del suolo e degli insediamenti), ma occorre che nello studio
     presentato sia messa in relazione con l’impianto la sopra indicata tematica anche al fine di inpiduare
     correttamente le eventuali misure di mitigazione necessarie.
     Nello S.P.A. è stato analizzato solo in parte il PTRC adottato “AMBITI DI PAESAGGIO ATLANTE
     RICOGNITIVO” ed occorre che l’attività in essere e le modifiche siano rapportate con gli “OBIETTIVI E
     INDIRIZZI DI QUALITA’ PAESAGGISTICA” indicate per la Scheda degli ambiti di paesaggio “23 ALTA
     PIANURA VICENTINA” anche al fine di indicare le eventuali misure di mitigazione paesaggistica
     necessarie.
     PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO DI MALO
     Lo S.P.A. inpidua le sottoelencate tematiche e occorre rapportare l’attività in essere/attività di progetto con
     dette tematiche anche al fine di inpiduare le eventuali opere mitigative, nonché dimostrare che le attività in
     essere svolte all’interno della fascia di rispetto fluviale siano state regolarmente autorizzate.
     - Tavola 1 Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale
     Al confine ovest della stessa scorre il torrente Proa, indicato dal tematismo azzurro con tratteggio nero che
     identifica l'idrografia e il rispetto idraulico.
     - Tavola 2 – Carta delle Invarianti
     Il torrente Proa e destra idrografica sono considerate invarianti di natura paesaggistica: nello specifico sono
     delimitati dal tematismo areale a tratto obliqui azzurri che indica “ambiti fluviali e delle rogge di valenza
     paesaggistica”.
     - Tavola 4 – carta delle trasformabilità
     L’azienda si trova nell'ATO 1, ambito urbanizzato del capoluogo, in aree idonee ad interventi diretti al
     miglioramento della qualità urbana e, nello specifico, in quello ricadente nel progetto di riqualificazione della
     SP 46.
     PIANO DEGLI INTERVENTI - VIGENTE
     Lo S.P.A. inpidua la sottoelencata tematica, ma occorre rapportare l’attività in essere/attività di progetto
     con detta tematica anche al fine di inpiduare le eventuali opere mitigative: la SP 46 è oggetto di un progetto
     speciale.
     Le integrazioni fornite hanno parzialmente soddisfatto quanto richiesto e risulta pertanto necessario che
     nella successiva fase di approvazione progetto, oltre alla definizione dell’eventuale necessità di variante
     urbanistica puntuale, vi sia adeguato riscontro a:
     - autorizzazione dal Consorzio di bonifica competente per le attività in essere svolte all’interno della fascia di
     rispetto fluviale siano state regolarmente;
     - conformità, in accordo con il Comune di Malo, rispetto al P.A.T. ( Tavola 2 – Carta delle Invarianti – dove il
     torrente Proa e destra idrografica sono considerate invarianti di natura paesaggistica: nello specifico sono
     delimitati dal tematismo areale a tratto obliqui azzurri che indica “ambiti fluviali e delle rogge di valenza
     paesaggistica” e - Tavola 4 – carta delle trasformabilità – dove l’azienda si trova nell'ATO 1, ambito
     urbanizzato del capoluogo, in aree idonee ad interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e, nello
     specifico, in quello ricadente nel progetto di riqualificazione della SP 46.) ed al P.I. vigente (dove il progetto
     speciale relativo alla SP 46 viene descritto nell’elaborato del P.I. n. 13.2.3.a e prevede, a ridosso dell’area
     interessata dall’intervento in questione, una serie di opere quali una pista ciclo-pedonale e filari alberati.

                               VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento, pur necessitando delle suddette prescrizioni.


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                  QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
     DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO E CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL’IMPIANTO
     L’azienda recupera inerti tramite le fasi di selezione, macinazione, deferrizzazione e vagliatura, grazie ad un
     impianto di macinazione primaria con capacità impiantistica di 100-200 ton/h; il progetto consiste
     nell’aumento della quantità annuale di rifiuti, classificati non pericolosi, da sottoporre ad operazioni di
     recupero e nell’aumento della quantità di messa in riserva dei rifiuti stessi; gli impianti, descritti in seguito,
     utilizzati per l’attività di recupero, rimangono gli stessi, la proprietà non prevede nuove installazioni di
     macchinari.
     L’attività è svolta in un’area che ospita un capannone, un piazzale con uffici, una “piattaforma rifiuti”
     rialzata rispetto al piano campagna, a cui si accede attraverso una rampa, due impianti di frantumazione e
     selezione fissi, un impianto mobile, aree di stoccaggio del materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto e aree
     di stoccaggio di materiali inerti. Tutti i piazzali sono in stabilizzato, tranne la “piattaforma rifiuti” che ha un
     sistema di raccolta delle acque meteoriche di prima pioggia. Il sito risulta recintato sul lato Nord da un muro
     perimetrale di confine con un'altra ditta.
     La ditta è autorizzata in regime ordinario a recuperare rifiuti inerti tramite operazioni di selezione e
     triturazione/macinatura, deferrizzazione e vagliatura, e a ricevere terre e rocce da scavo per sottoporle ad
     operazioni di recupero, quali vagliatura.
     La tabella seguente, ricavata dall’autorizzazione, riporta le tipologie, i codici CER, le operazioni di recupero
     e la codifica del materiale in uscita.




     La piattaforma prevista per la messa in riserva dei rifiuti è situata nell’area sopraelevata, in modo da
     facilitare l’alimentazione all’impianto A, utilizzato per il recupero dei rifiuti.La zona dedicata ha una forma
     rettangolare di 26 x 45 m, per un’area di 1.170 m2.
     Sotto alla zona inpiduata è stato realizzato un "vassoio impermeabile": una vasca ottenuta con una
     geomembrana in HDPE (polietilene ad alta densità), posto in opera a fasce saldate, risvoltata sui bordi dello
     scavo e sostenuta da un cordolo in calcestruzzo armato.
     Tale vasca è stata riempita con un sottofondo in ghiaia e stabilizzato di 40 cm di spessore che costituisce la
     base d'appoggio dei materiali, sulla quale transitano i mezzi d'opera, e rappresenta un'adeguata protezione
     alla membrana stessa. La membrana in HDPE è normalmente utilizzata per l'impermeabilizzazione dei fondi
     delle discariche, e fornisce adeguate garanzie di resistenza al taglio, alla punzonatura, all'usura, garantendo
     la tenuta delle acque meteoriche.
     In seguito a controllo visivo, si provvede ad integrare la massicciata del materiale (stabilizzato o ghiaione)
     che viene asportato nel corso delle lavorazioni.


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     Le acque meteoriche raccolte dalla piattaforma rifiuti sono smaltite come indicato nel capitolo dedicato alla
     gestione delle acque.
     Impianto dove vengono recuperati i rifiuti –
     Impianto A
     L’impianto è un gruppo primario di frantumazione,
     fornito dalla Officine Meccaniche Tonon S.r.l. di
     Povegliano (TV), completo di dichiarazione del
     fabbricante ai sensi della Direttiva 98/392/CEE. Il
     gruppo di frantumazione primaria è costituito da:
      5 nastri trasportatori di varie dimensioni;
      Un alimentatore a piastre mod. APS 850 x 4500;
      Un vaglio sgrossatore mod. VVS 200;
      Un frantoio primario mod. F 1050 x 750.
     Per dichiarazione della ditta costruttrice il gruppo
     primario di frantumazione ha una potenzialità da 100
     a 200 ton/h in funzione della dimensione del
     materiale in alimentazione (pezzatura max 600 mm).
     Impianto dove vengono vagliate le terre e rocce da
     scavo – Vaglio mobile
     Il vaglio è un gruppo mobile di selezione, costruito
     negli stabilimenti della Finlay Hydrascreens (Omagh)
     LTD, N. Ireland, modello 595 HYDRATRAK,
     matricola FQA 580411, anno di costruzione 2008.
     Impianto dove viene lavorato il materiale che ha
     cessato la qualifica di rifiuto – Impianto B.
     L’impianto   è   un  gruppo    secondario  di
     frantumazione, fornito dalla Loro & Parisini di
     Assago (MI).
     Il gruppo di frantumazione secondaria è costituito da
     nastri trasportatori, vaglio e frantoio.
     La produzione varia, a seconda della regolazione delle mascelle (da 30 a 70 mm) da 32 a 80 ton/h,
     considerando materiali di media durezza aventi peso specifico in cumulo di 1600 kg/m3.
     Gli impianti fissi sono azionati da un generatore elettrico funzionante a gasolio, posto in prossimità
     dell’impianto B. Il vaglio funziona a gasolio.
     DESCRIZIONE DEL CICLO DI LAVORAZIONE
                              Stato di fatto
     La struttura è attualmente costituita da due impianti fissi di frantumazione e selezione inerti (impianto A e
     impianto B) e da un vaglio mobile (non indicato in figura 7), utilizzato principalmente per le terre.
     L’impianto A è utilizzato per la macinazione, deferrizzazione e vagliatura dei detriti da demolizione, mentre
     l’impianto B è utilizzato esclusivamente per il materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto (nelle pratiche
     precedenti depositate in provincia la denominazione degli impianti è invertita).
     I rifiuti entranti sono stoccati per tipologia, come autorizzato, nell’apposita area sopraelevata, dotata di
     raccolta delle acque meteoriche, inoltre i rifiuti, anche identificati dallo stesso CER, sono pisi per tipologia
     di materiale: rifiuti contenenti principalmente cemento e sasso e rifiuti contenenti cemento, sasso e laterizio,
     dove per laterizio si intendono i materiali da costruzione realizzati con argilla cotta in fornaci, come mattoni
     e tegole. Sostanzialmente sono pisi i materiali derivanti da demolizioni di edifici in calcestruzzo, dai

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     materiali derivanti da demolizioni di costruzioni edili residenziali, in quanto hanno proprietà di resistenza e
     compattezza fisica perse.
     Il ciclo di recupero può essere così schematizzato:
      Procedura di ricezione materiale;
      Ingresso nell’impianto dei materiali di demolizione/scavo/scarto su camion;
      Prima cernita dei pezzi di maggiori dimensioni;
      Separazione dei materiali estranei riciclabili quali legno, materiali plastici e ferrosi, vetro, accumulati in
     prima battuta in contenitori in prossimità delle tramogge, quindi nelle vasche di raccolta poste sotto il
     capannone;
      Messa in riserva dei rifiuti in un'area impermeabilizzata di 1.170 m2 sopraelevata su un terrapieno, nella
     quale saranno ricavate aree separate da pannelli (new jersey) in cemento utilizzabili a rotazione, secondo la
     necessità, con i persi materiali, correttamente identificate ed etichettate;
      Avvio dei rifiuti in impianto A: frantumazione dei rifiuti, loro deferrizzazione, separazione e accumulo;
      Rispetto circolare 5205 del luglio 2005;
      In caso di necessità rilavorazione e selezione dei materiali, in impianto B, ed eventuale marcatura CE;
      partenza dell'inerte riciclato, su camion.
                             Stato di progetto
     Il progetto consiste nell’aumento del quantitativo di rifiuti sottoposti ad operazioni di recupero, sino ad un
     massimo di 80.000 tonnellate/anno, nell’inserimento di nuovi codici CER da sottoporre a recupero,
     nell’inserimento di nuovi CER da sottoporre alla sola messa in riserva e nell’aumento del quantitativo di
     messa in riserva.




     Attività di messa in riserva e selezione
     Per tutti i rifiuti entranti, quelli già autorizzati e quelli futuri, elencati in tabella 6, l’azienda chiede la
     possibilità di operare l’attività di messa in riserva, in modo tale che, se dovessero presentarsi delle
     problematiche agli impianti o gestionali, l’azienda abbia la possibilità di inviare i rifiuti ad un altro impianto
     di recupero; analogamente si prevede la possibilità di operare l’attività di selezione e cernita, in modo tale
     che, se dovessero presentarsi dei materiali persi all’interno di un rifiuto, identificato da un tal codice,
     l’azienda abbia la possibilità di rendere omogeno il rifiuto (esempio un pezzo di plastica dentro ad un
     cassone di sfalci).
     Attività 1: Recupero inerti
     I codici 17 01 01, 17 01 02 e 17 01 03, rientrano nell’attività 1, precedentemente descritta di recupero inerti.
     Tali codici rientrano nella tipologia 7.1 del D.M. 5/02/98 e s.m.i., e possono essere stoccati in messa in riserva
     insieme al 17 01 07 e al 17 09 04 già autorizzati.

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     Attività 2: Recupero terre (precedentemente illustrata, non cambia)
     Attività 3: Messa in Riserva
     L’azienda, per andare incontro alle necessità dei propri clienti che le conferiscono rifiuti derivanti da
     lavorazioni edili, avrebbe l’intenzione di inserire i codici 17 02 01 (Legno), 17 06 04 (Materiali isolanti), 17 08
     02 (Cartongesso), per avviarli alla sola messa in riserva (nella planimetria futura sono indicati gli spazi dove
     saranno posizionati i nuovi codici CER per la sola messa in riserva). Inoltre l’azienda avrebbe intenzione di
     ricevere, in sola messa in riserva, il codice 20 02 01 “rifiuti biodegradabili”, che inpidua gli sfalci e potature.
     Attività 4: Recupero Asfalto
     Il recupero dell’asfalto, inpiduato dal codice 17 03 02, segue le regole del D.M. 69/2018.
     1. Verifiche del rifiuto in ingresso, denominato conglomerato bituminoso, (DM 69/18, Allegato 1, parte b)
     punto b.1). Vedi Procedura di accettazione del rifiuto.
     2. Messa in riserva dedicata (con identificazione nella piattaforma rifiuti)
     3. Operazioni di recupero: fasi interconnesse di macinazione e vagliatura, ottenibili con l’impianto A.
     4. Verifiche sul materiale in uscita, denominato granulato di conglomerato bituminoso.
     Attività 5: Recupero pietrisco tolto d’opera
     Il recupero del pietrisco tolto d’opera, inpiduato dal codice 17 05 08, segue le regole del D.M. 05/02/1998,
     tipologia 7.11.
     1. Verifiche del rifiuto in ingresso, in particolare la provenienza: manutenzione delle strutture ferroviarie, e le
     caratteristiche del rifiuto: pietrisco tolto d’opera costituito da roccia silicea e cristallina o calcare per circa il
     70%, con sabbia e argilla per circa il 30%.
     2. Messa in riserva dedicata (con identificazione nella piattaforma rifiuti)
     3. Operazioni di recupero:
     a. Fasi interconnesse di macinazione e vagliatura, ottenibili con l’impianto A.
     b. Omogeneizzazione e integrazione con materia prima inerte
     c. Formazione di rilevati, sottofondi stradali e piazzali industriali
     4. Verifiche sul materiale: prima di procedere alle fasi b e c, il materiale deve avere caratteristiche conformi
     all’allegato C della Circolare del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n.
     UL/2005/5205.
     Riepilogo quantità di rifiuti in gestione
     Nella descrizione del progetto, l’azienda chiede l’aumento delle quantità stoccabili in messa in riserva di
     rifiuti entranti, per un massimo di 2210 tonnellate, così sudpise:
     - la piattaforma rifiuti potrà essere utilizzata per tutti i codici appartenenti alla tipologia 7.1, o, per i codici
     “17 03 02” o “17 05 08” per un massimo di 1965 tonnellate;
     - all’interno del suddetto quantitativo potranno essere messi in riserva i codici 01 04 08, 01 04 13, tipologia
     7.2, per un massimo di 126 tonnellate;
     - le terre e rocce da scavo saranno stoccate a lato della piattaforma e protette da teli impermeabili per un
     massimo di 200 tonnellate;
     - i codici ritirati e stoccati in sola messa in riserva, saranno posizionati in box, visibili nel layout futuro, con
     capacità perse, per un massimo di 45 tonnellate (dettaglio nella tabella di seguito).




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     Il quantitativo massimo di rifiuti entranti si attesta quindi in 2210 tonnellate, a cui si sommeranno 20
     tonnellate di rifiuti prodotti, per un massimo di rifiuti stoccati in azienda di 2230 tonnellate.
     Gestione acque meteoriche di dilavamento
     Il progetto, inoltre,
     prevede anche una
     modifica della gestione
     delle acque meteoriche
     di dilavamento, che
     nella situazione attuale
     è così descrivibile:
     1. l’acqua piovana
     viene   raccolta   nel
     sottofondo
     impermeabile      in
     ghiaione stabilizzato
     dell’area di accumulo;
     2. da qui, attraverso gli
     scarichi       della
     piattaforma     viene
     convogliata in due
     cisterne, la prima, V1,
     a ridosso della rampa
     (Vol. 50 m3), la
     seconda, V2, alla base
     dell’impianto A (Vol.
     15,7 m3);
     3. l’acqua delle cisterne
     viene     utilizzata
     primariamente     per
     alimentare        i
     nebulizzatori
     dell’impianto      di
     abbattimento polveri,
     collocati nei frantoi, e
     altri nebulizzatori che
     consentono di bagnare
     il piazzale della pesa,
     la rampa di accesso
     alla piattaforma rifiuti
     e la piattaforma rifiuti
     stessa;
     4. un primo troppo pieno di V1 è collegato alla seconda cisterna, V2, alla base dell’impianto A;
     5. l’acqua passa attraverso un disloeatore a valle della cisterna V2 e viene convogliata in pozzo perdente
     (autorizzato);
     6. un ulteriore troppo pieno, collegato alla prima cisterna, recapitante in fognatura consortile, è stato previsto
     affinché anche in occasione di precipitazioni eccezionali, che potrebbero riempire le cisterne e intasare il

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     pozzo perdente, non si generi uno scarico incontrollato sul suolo; risulterebbe che questo secondo troppo
     pieno non si sia mai attivato.
     Le acque meteoriche che insistono sulle piazzole dove sono ubicati gli impianti A e B, sono raccolte e avviate
     alla seconda cisterna e da qui sono riutilizzate per bagnare gli impianti stessi.
     I nastri trasportatori dell’impianto A sono tutti coperti.
     I piazzali non sono pavimentati e la loro superficie è drenante.
     L’intervento proposto prevede la realizzazione di un nuovo bacino impermeabile nell’area sud dell’impianto
     di recupero, a protezione dell’area interessata dai due cumuli di materiale generati dai due bracci di
     espulsione del gruppo primario di frantumazione esistente (impianto A).
     Grazie a tale opera anche le acque di dilavamento meteorico di competenza dei due cumuli di materiale
     trattato, in attesa di essere sottoposto alle verifiche previste dalla normativa vigente per la sua classificazione
     in Materia Prima Seconda, verranno interamente captate e raccolte in un bacino impermeabile, con sicuro
     miglioramento della sicurezza ambientale del sito.
     Il nuovo bacino verrà realizzato con le medesime caratteristiche di quello esistente e l’area, di dimensioni
     complessive 40 x 20 m e superficie pari a circa 800 m2 verrà delimitata perimetralmente da un cordolo in c.a.;
     il fondo del bacino, di profondità pari a 50 cm circa, verrà reso impermeabile tramite la stesura di una
     geomembrana in HDPE (polietilene da alta densità), posta in opera a fasce adeguatamente saldate tra loro e
     risvoltata sui bordi del bacino, lungo il profilo del cordolo in c.a. di delimitazione.
     La sommità del cordolo in c.a. coinciderà con la quota del piazzale (piano di transito) in modo tale che sia
     sempre inpiduabile il perimetro dell’area impermeabile.
     Al di sopra della geomembrana verrà steso uno spessore di circa 50 cm di materiale inerte costituito da un
     primo strato di sabbia di circa 20 cm di spessore (a protezione del geosinstetico) e da uno strato più
     superficiale di circa 30 cm in ghiaione e stabilizzato; è prevista inoltre la realizzazione di due porzioni di due
     piazzole pavimentate in cls di superficie complessiva pari a circa 100 m2 sulle quali verranno posizionati
     fusti dotati di copertura, per l’accumulo temporaneo del rifiuto da selezione. Le acque di dilavamento
     meteorico provenienti da tali piazzole verranno captate da apposito pozzetto dotato di caditoia ed
     indirizzate tramite opportuna tubazione in pvc nel sistema di accumulo V2 a servizio dell’impianto di
     abbattimento polveri.
     E’ prevista poi la realizzazione di due tettoie, di superficie complessiva paria circa 160 m2, una a protezione
     di materiale trattato (terre) in attesa di analisi di verifica ed una a protezione di deposito di rifiuto da
     selezione (materiale ferroso).
     Anche le acque di dilavamento meteorico provenienti da tali superfici verranno captate ed indirizzate
     tramite opportuna rete di pluviali nel sistema di accumulo V2, a servizio dell’impianto di abbattimento
     polveri.
     Le acque di dilavamento meteorico provenienti dal nuovo bacino impermeabile di accumulo BI-2 verranno
     captate da tre pozzetti di drenaggio posti a margine del bacino. Una tubazione interrata convoglierà poi tali
     acque nel vano di accumulo V2 per l’accumulo delle acque utilizzate poi dall’impianto di abbattimento delle
     polveri. Il comparto di accumulo V2 verrà potenziato prevedendo l’inserimento di n. due ulteriori vasche
     prefabbricate in c.a.v. aventi diam. 2 m e altezza 5 m circa.
     In tal modo il volume utile del comparto di accumulo V2 passerà a circa 46 m2.
     Il troppo pieno della vasca V2 verrà collegato ad un pozzetto a due uscite, poste a medesima quota, dal quale
     si dipartiranno due linee di smaltimento acque. La prima linea verrà collegata al disoleatore esistente
     collegato a sua volta al pozzo disperdente esistente.
     La seconda linea verrà collegata ad un ulteriore nuovo disoleatore collegato a sua volta ad un pozzo
     disperdente di progetto.
     Su entrambe le linee di smaltimento, immediatamente a monte dei sistemi disperdenti, è prevista la presenza
     di un pozzetto di ispezione.
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     Va comunque considerato che l’utilizzo nell’impianto di abbattimento polveri delle acque accumulate nel
     comparto di accumulo risulterà sempre prioritario.
     Integrazioni
     - gestione EoW (quantità, stoccaggio, sistema di gestione, conformità etc..), inoltre, con riferimento ai codici
     CER 01 04 08, 01 04 13, 17 05 04, 17 05 08, 19 09 04, non essendo prevista l’operazione R5 con produzione di
     MPS in base all. C Circolare 15/07/2005, si configura la presenza di un EoW “caso per caso”;
     - specificare, in relazione al CER 17 06 04, quali siano i materiali isolanti considerati;
     - per l’Attività 1 - Recupero inerti indicare il codice CER prodotto dall’accorpamento;
     - per l’Attività 2: Recupero terre, trattandosi di EoW si veda quanto richiesto al primo punto;
     - in relazione al CER 20 02 01 “rifiuti biodegradabili”, che inpidua gli sfalci e potature, si chiede di
     analizzare le possibili problematiche legate agli odori ed al dilavamento, inpiduando le modalità di
     gestione, destinazione percolato, tempi di permanenza presso l’impianto;
     - inpiduare modalità alternative al pozzo perdente per l’acqua derivante dalla cisterna V2;
     - inpiduare e definire i sistemi di svuotamento delle vasche di accumulo al fine di liberarle per evento
     meteorico successivo.
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                              VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.
                                111
                  QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
     COMPONENTI AMBIENTALI ANALIZZATE NELLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
     CARATTERIZZAZIONE DELL'ARIA E DEL CLIMA
     L’attività dell’azienda produce emissioni diffuse di polveri dovute all’azione del vento sui cumuli di
     materiali, alle lavorazioni e al sollevamento delle polveri dei piazzali dovute al transito dei mezzi.
     Queste emissioni sono attualmente gestite con sistemi di bagnatura sia degli impianti, durante l’attività di
     recupero, che delle strade interne. Sono attivi tre getti d’acqua, uno localizzato vicino alla pesa, uno sulla
     rampa di accesso alla piattaforma rifiuti e uno vicino alla piattaforma rifiuti stessa. I tre getti sono attivati
     manualmente con sistema centralizzato.
     Le vie di accesso e le strade presso gli impianti sono irrorate periodicamente tramite carrobotte. L’acqua
     utilizzata è l’acqua meteorica recuperata; inoltre la barriera arborea all’intorno del sito aziendale permette
     una riduzione di tali emissioni verso l’esterno.
     Il progetto prevede un aumento delle quantità lavorate con conseguente aumento dei mezzi in entrata e
     uscita e delle ore di attività degli impianti; per gestire le polveri sarà aumentata la periodicità di bagnatura
     degli impianti, dei piazzali e delle strade interne.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DELL’AMBIENTE IDRICO
     Dalla Cartografia del Consorzio Alta Pianura Veneta si evince che il sito in studio è in fregio al torrente Proa,
     il quale, nel territorio comunale di Malo ,confluisce nel Torrente Giara, che prende il nome di Torrente Orolo
     a Sud di Malo, per confluire nel Bacchiglione.


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     Dalla documentazione visionata non risultano scarichi nel torrente Proa e l’attività fa uso di acqua meteorica
     recuperata per l’abbattimento delle emissioni diffuse.
     Si richiede di integrare la documentazione alla luce della nuova gestione delle acque meteoriche di
     dilavamento che si configurerà a seguito dell’esame delle richiesta indicate nel Quadro Progettuale ed al
     successivo punto su “suolo e sottosuolo”.
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO
     Nel 2001 è stata condotta dal dott. Geol. Roberto Rech, una “Indagine geologico tecnica” sui terreni dove
     insiste l’attività, riportata in Allegato 5, il cui fine è stato quello di verificare le caratteristiche geolitologiche e
     le proprietà geotecniche dei terreni di fondazione sui quali è prevista la costruzione di un impianto per il
     trattamento inerti. Allo scopo sono stati eseguiti: rilievo locale geomorfologico e quattro prove
     penetrometriche, condotte dai 7,20 ai 10,80 metri di profondità.
     Nelle conclusioni si riporta la seguente stratigrafia: “I terreni oggetto di indagine risultano tipici dell’Alta
     Pianura Vicentina di origine alluvionale con ghiaie miste a sabbie e ciottoli, dotate di buona omogeneità”.
     Per descrivere l’andamento della falda sottostante si è considerata la Carta Idrologica del P.A.T., da cui si
     evince che l’area dove insiste il sito in studio è un’area con profondità falda dai 100 ai 90 m in quota assoluta.
     L’area è pavimentata con stabilizzato, a parte il capannone e la piattaforma rifiuti impermeabilizzata. E
     l’intervento prevede un progetto di impermeabilizzazione e raccolta di acque meteoriche, incidenti sopra al
     materiale trattato in attesa di conformità ai sensi della circolare del 2005.
     Nell’area sono presenti dei pozzi perdenti, in particolare a Nord per lo scolo delle acque meteoriche dai tetti
     del capannone e a Sud, per il troppo pieno delle cisterne di raccolta delle acque meteoriche, previa
     disoleazione.
     Per quel che riguarda i pozzi perdenti posizionati a Nord, per lo scolo dei tetti del capannone, nel 2011 è
     stata condotta una relazione di compatibilità idraulica per il dimensionamento della rete di raccolta,
     laminazione e smaltimento controllato delle acque meteoriche, a firma del dott. Ing. Federico Bertoldo e del
     dott. geol. Roberto Rech, riportata in Allegato 5.
     Nelle conclusioni si indica come sia possibile che lo smaltimento delle acque meteoriche avvenga tramite
     pozzi perdenti e serbatoi di prima pioggia (laminazione).
     Devono essere inpiduate modalità alternative al pozzo perdente per l’acqua derivante dalla cisterna V2,
     considerata la particolare sensibilità del territorio interessato (fascia di ricarica degli acquiferi).
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO ACUSTICO
     Il progetto non comporta modifiche agli impianti ma solo l’aumento delle ore di lavoro e del numero di
     mezzi pesanti in transito, che aumentando da 2 a 12 mezzi/giorno; la relazione, alla quale si rimanda per
     ulteriori dettagli, ha dunque analizzato lo stato di fatto, escludendo il funzionamento contestuale degli
     impianti.
     Le sorgenti della ditta che sono state identificate e di cui è stata misurata l’emissione sonora sono l’impianto
     fisso di frantumazione e vagliatura A, l’impianto fisso di frantumazione e vagliatura B, il gruppo elettrogeno.
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     Per l’impianto mobile di vagliatura invece sono stati utilizzati dati acustici determinati presso un impianto
     analogo in comune di Vicenza.
     Per quanto riguarda il rumore generato dal traffico indotto esso è stato valutato trascurabile.
     Dall’analisi della documentazione è emersa la necessità di informazioni e valutazioni integrative alla luce
     delle seguenti considerazioni:
     - non è stata inpiduata l’area di influenza e non sono stati riportati i motivi per cui si escludono dall’analisi
     a priori alcuni ricettori (ad esempio casa a nord e agriturismo posto a sud est);
     - non è precisato se la strada SS 46 sia dotata o meno di fasce di pertinenza ex DPR 142/2004 all’interno delle
     quali vi sono limiti specifici per il traffico stradale;
     - vista la presenza della ditta Grotto Calcestruzzi in adiacenza si ritiene necessario caratterizzare anche il
     rumore dovuto a detta attività che contribuisce a definire il livello di immissione da confrontare con i limiti.
     - i tempi di misura risultano troppo brevi, in particolar modo quelli relativi ai punti di misura m1 e m2 che
     forniscono indicazioni anche sul rumore causato dalla strada;
     - la simulazione del rumore stradale risulta non riferibile, mancando qualsiasi informazione sui flussi di
     traffico;
     - nella misura M2 con impianto A acceso e nella misura M2 con impianto B acceso è stata riscontrata una
     componente tonale penalizzabile (KT=3 dB) che poi non viene considerata nell’analisi dell’impatto;
     - per le misure orientate alla sorgente (misure a,b,c,d,e,f,g,h,i) non sono riportati i risultati di dettaglio nè i
     tempi di misura, a differenza di quanto fatto invece per le misure m1 e m2.
     - non sono fornite sufficienti informazioni relativamente ai dati di rumorosità del vaglio mobile; si chiede poi
     se la posizione inpiduata sia la peggiore in termini di impatto a ricettore;
     - non sono forniti dettagli sull’uso del generatore, su relativi livelli di sorgente e livelli di emissione a
     ricettore;
     - i calcoli di propagazione con software previsionale non sono sufficientemente documentati (mancano
     dettagli sulla tipologia di sorgenti, caratteristiche di direttività, ground factor, ecc.);
     - non sono riportati i livelli di calibrazione derivanti dal confronto degli esiti del modello con le misurazioni;
     - i livelli a ricettore risultano condizionati dalla presenza di cumuli di materiale inerte, simulati con curve di
     livello, posti in prossimità dell’impianto B. Non è dato sapere come cambierebbe la propagazione in caso di
     assenza di materiale.
     - la mappa delle isolivello con Impianto A attivo (pag.14) sembrerebbe mostrare il contestuale
     funzionamento anche dell’Impianto B. Si chiedono chiarimenti.
     Si precisa, infine, che nel calcolo del livello assoluto di immissione (LAeq,TR) deve essere ridotto per tempo
     di funzionamento solo la quota parte dei livelli di emissione. Il calcolo del differenziale riportato in tabella
     risulta non corretto. Non sono forniti i livelli di emissione.
     Le integrazioni fornite a seguito delle nuove misurazione ed analisi effettuate, giungono alla conclusione
     della sostanziale assenza di impatto sia in termini di rispetto del limite assoluto che del limite differenziale.
     Con riferimento all’analisi dei limiti assoluti sono riportati i tempi di funzionamento considerati, pari a 3h
     per l’impianto A (impianto fisso di frantumazione e vagliatura A), 3h per l’impianto B (impianto fisso di
     frantumazione e vagliatura B), 1 h per l’impianto M (Impianto mobile di vagliatura).
     Su questa base si da indicazioni di effettuare un collaudo alla messa a regime dell’impianto da effettuare al
     ricettore R1, con verifica di eventuali componenti tonali ed impulsive. Detto collaudo dovrà essere ripetuto
     ogni 3 anni.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.


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                            Partita IVA e Codice Fiscale: 00496080243
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     CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO DA AGENTI FISICI
     Radiazioni ionizzanti
     Le radiazioni ionizzanti sono particelle e onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto energetico, in
     grado di rompere i legami atomici del corpo urtato e caricare elettricamente atomi e molecole neutri - con un
     uguale numero di protoni e di elettroni- ionizzandoli.
     Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio,
     generato a sua volta dal decadimento dell’uranio, elementi che sono presenti, in quantità variabile, ovunque
     nella crosta terrestre. La principale fonte di immissione di radon nell’ambiente è il suolo, insieme ad alcuni
     materiali di costruzione.
     Nelle basi informative messe a disposizione della Regione sono riportate con dettaglio comunale le
     percentuali di abitazioni attese superare il livello di riferimento di 200 Bq/m3 per tutti i 581 Comuni del
     Veneto. Il Comune di Malo rientra nell’elenco dei Comuni a Rischio radon.
     Radiazioni non ionizzanti
     Le radiazioni non ionizzanti sono forme di radiazioni elettromagnetiche - comunemente chiamate campi
     elettromagnetici - che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non possiedono l’energia sufficiente per
     modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi, molecole).
     Le radiazioni non ionizzanti possono essere sudpise in basse frequenze (ELF) e alte frequenze
     (radiofrequenze).
     Nel progetto non vi sono ipotesi di costruzioni di piani interrati/scantinati dove è possibile la presenza
     costante di persone.
     Inquinamento luminose
     Nel valutare la “CARTOGRAFIA TEMATICA DELLA REGIONE VENETO - NORME PER LA
     PREVENZIONE DELL'INQUINAMENTO LUMINOSO” redatta ai sensi della Legge regionale 27 giugno
     1997 n. 22 (B.U.R. 53/1997), si evince che il Comune di Malo rientra nella fascia di protezione relativa agli
     osservatori professionali (Asiago); viene dichiarato che nel sistema di illuminazione illustrato, i fari saranno
     riorientati secondo le prescrizioni di legge.
     Si chiede un progetto di dettaglio sul riorientamento proposto esaminata.
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO PAESAGGISTICO E SULLE RISORSE NATURALI ED
     AGRONOMICHE
     Il sito in studio è localizzata in via Schio – SP 46, in prossimità del confine col comune di San Vito di
     Leguzzano e l'inquadramento fotografico inserito nello SPA inquadra la panoramica dell'area di
     insediamento. Si tratta di un contesto di pianura, prevalentemente ma non esclusivamente agricolo, in
     prossimità della SP 46 e dell'ampia zona industriale sita nel confinante comune di San Vito di Leguzzano.
     Il paesaggio vegetale dell’ambito è caratterizzato dagli elementi tipici della fascia di alta pianura, con prati,
     filari alberati e aree agricole ad elevata utilizzazione.
     La vegetazione di pregio presente nell’ambito è scarsa e costituita da formazioni di ostrio-querceto tipico
     (presenti nel Bosco di Dueville) di saliceti ed altre formazioni riparie lungo fiumi o aree di risorgiva e da
     castagneti dei suoli mesici e dei substrati magmatici.
     L’ambito è caratterizzato da uno sviluppo massiccio di seminativi, alternati, nella parte est dell’ambito, da
     sistemi agricoli maggiormente complessi con presenza di siepi campestri e prati.
     Non emergono, nell'analisi paesaggistica, elementi di difformità tra il sito in studio e il territorio circostante.

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     Si chiede di integrare con una documentazione fotografica che illustri più compiutamente lo stato di fatto; si
     propone di migliorare l’inserimento paesaggistico completando il filare di acero (Acer campestre) anche sul
     lato corto nord, a confine con l’area dell’impianto Grotto Calcestruzzi.
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO VIABILISTICO
     L’attività è in fregio alla Strada Provinciale 46, e il collegamento autostradale con il casello più vicino (casello
     di Thiene) è attraverso la Strada Provinciale 122.
     L’azienda lavora principalmente per campagne di demolizione e successiva costruzione di grosse
     dimensioni. I clienti stessi preferiscono ottimizzare i viaggi, conferendo materiali da demolizione e ritirando
     materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto.
     A fronte di ciò si può ragionevolmente supporre che i mezzi entranti con inerti da demolizione siano gli
     stessi uscenti, con materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto.
     Il volume di traffico pesante attuale, considerando una portata di 30 tonnellate a mezzo, un ritiro di 50
     tonnellate di rifiuto al giorno e una produzione di materiale, che ha cessato la qualifica di rifiuto di 50
     tonnellate al giorno, vede circa tre passaggi giorno di mezzi pesanti.
     Considerata l’ipotesi suesposta, di ottimizzazione dei viaggi, per fornire un dato indicativo sul volume di
     traffico futuro, si ipotizza di ritirare il massimo delle tonnellate di rifiuti richieste, 80.000 ton/anno, e che
     siano tutte lavorabili e trasformabili in materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto.
     Il progetto prevede un massimo di ventiquattro passaggi giorno, calcolati su una portata massima di 30
     tonnellate a mezzo; è noto, da tempo, che la SP 46 è oggetto di un progetto di riqualificazione Provinciale e
     Comunale (Progetto speciale del Piano degli Interventi del Comune di Malo) e si sono reperiti nel web stralci
     di progetti di riqualificazione della SP 49, sia a livello Provinciale, con la proposta di un nuovo tracciato e con
     l’inizio dei lavori dello Stralcio A “Vicenza Costabissara” nel marzo del 2018.
     Si evidenzia che lo studio preliminare ambientale non riporta rilievi di traffico sulla percorrenza giornaliera
     media né della SP 46, né della strada di accesso al comparto industriale, e non sono presenti valutazioni sulla
     interferenza dei veicoli indotti dichiarati nello studio rispetto alla viabilità principale.
     Si ritiene opportuno suffragare tale valutazione con rilevamenti di traffico al fine di caratterizzare i flussi in
     corrispondenza dell’intersezione tra la SP 46 e Via Schio, nell’ora ritenuta di maggiore interferenza tra la
     viabilità ordinaria e l’indotto generato e relazionare, quindi, i passaggi previsti di mezzi pesanti in progetto
     con i flussi attuali, di cui non è dato alcun riscontro numerico, ed evidenziare le direttrici di provenienza dei
     flussi in ingresso, così come i percorsi dei mezzi in uscita.
     Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DELLA FLORA E FAUNA E PER LA TUTELA DEI SITI S.I.C./Z.P.S PER LA
     V.INC.A.
     La vegetazione è costituita da molteplici entità botaniche ed è rappresentata soprattutto nella zona collinare,
     da un’estrema varietà di generi e specie d’alberi, arbusti e piante erbacee: dalla flora tipicamente xerofila e
     mediterranea, fino a quella più propriamente termofila e planiziale.


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     In pianura vi sono filari semplici o doppi, occasionalmente fino a quattro insieme, che si sviluppano per la
     lunghezza di un campo o meno. Rispetto ad altri comuni dell’alto vicentino a Malo la presenza di filari
     alberati è inferiore per quantità, povera di specie rispetto alle potenzialità ambientali, probabile segno di una
     trasformazione delle campagne particolarmente significativa; il grado di manutenzione dell’esistente è
     comunque buono; elementi forti che caratterizzano la pianura agricola sono i corsi d’acqua Leogra,
     Leogretta, Timonchio, Trozzo-Marano, Proa, Vedesai.
     L’assenza di SIC e ZPS all’interno del territorio comunale non diminuisce l’importanza dei corridoi di
     connessione in particolare per tutta la fascia che nella parte nord-est è attraversata dal Leogra-Timonchio;
     tutta la parte collinare boscata nel territorio a sud-ovest è da considerarsi in connessione con il SIC biotopo
     "Le Poscole" distante poche centinaia di metri da confine comunale; particolare è la presenza del Montecio
     all’interno dell’urbanizzato, rilevante sia come elemento di discontinuità del territorio pedecollinare sia come
     elemento di naturalità potenzialmente a stretto contatto con la popolazione.
     Si sottolinea che il torrente Leogra è identificato come corridoio ecologico di interesse regionale.
     Si reputa che la componente biopersità non risenta in modo tangibile dell'attuazione delle richieste del sito
     in studio, visto che non vi sono interferenze con corridoi ecologici, soppressione o modifica di habitat,
     riduzione di superfici vegetate o disturbi alla fauna.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.

     CARATTERIZZAZIONE DEGLI IMPATTI SULLA SALUTE DEI LAVORATORI E DELLE PERSONE
     Per la redazione dello Studio Preliminare Ambientale si possono considerare i rischi accidentali che possono
     avere delle conseguenze importanti sull’ambiente circostante e seguendo tale logica si valutano:
      Rischio incendio;
      Rischio sversamento;
      Rischio alluvione.
     Per quel che riguarda il rischio incendio, si fa presente che l’azienda tratta rifiuti inerti e che è dotata di CPI
     legato alla presenza della cisterna di gasolio (vedere Allegato 1);
     Per il rischio sversamento, invece, l’azienda non tratta rifiuti liquidi, ma solo solidi e quindi l’unico fattore è
     dato dalla cisterna carburante posizionata nel piazzale, come da lay-out presentato, la cisterna è dotata di
     tutti i dispositivi, fra i quali il bacino di contenimento, per evitare sversamenti.
     Per valutare il rischio Alluvione il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, elaborati dall'Autorità di Bacino,
     che si riferiscono uno alle altezze idriche, con tempi di ritorno di 30, 100 e 300 anni, l’altro alle classi di
     rischio, con gli stessi tempi di ritorno, non evidenziate particolari criticità.
     Non vengono segnalate criticità da parte dell’Ulss competente per territorio.

                            VALUTAZIONE
     Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
     dall’intervento.


                  VALUTAZIONE FINALE D’IMPATTO
                              CONCLUSIONI
     Il progetto in esame non si pone in contrasto o in condizioni di interferenze rispetto ad altri piani, progetti o
     interventi in zone limitrofe, né questi ultimi possono interagire con l’intervento oggetto del parere.
     Non si ravvedono condizioni di contrasto ovvero ostative circa i vincoli territoriali vigenti.
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     Il grado di approfondimento documentale, anche dopo l’invio delle specifiche integrazioni richieste, la
     tipologia degli elaborati e l’accuratezza degli elementi ivi riportati possono essere considerati adeguati alle
     finalità che il proponente intende conseguire.
     Non si ritiene di richiedere ulteriori integrazioni, approfondimenti o chiarimenti di sorta, prescrivendo,
     tuttavia, l’acquisizione di specifici dati nella successiva fase di approvazione del progetto.
     Non sussistono osservazioni contrarie alla realizzazione del progetto.
     La considerazione degli impatti, riferibili alle specifiche attività oggetto dell’istanza, porta a ritenere come il
     progetto non comporta pressioni o effetti significativi per l’ambiente.
     Parimenti il progetto non determina alcun impatto aggiuntivo significativo rispetto all’esercizio delle altre
     attività in atto, necessitando tuttavia di alcune specifiche prescrizioni al fine di consentire un adeguato
     monitoraggio post-operam finalizzato alla verifica dei dati progettuali proposti, in tema di rispetto dei limiti
     concernenti l’inquinamento acustico.
     Rispetto al territorio circostante l’iniziativa in esame va interpretata positivamente, sussistendo un’assenza di
     rischi ambientali, sanitari ed ecologici.

                         Tutto ciò premesso il Comitato esprime
                                  PARERE
             al non assoggettamento alla V.I.A. con le prescrizioni di seguito citate.
     1) L’azienda è impegnata ad acquisire dalle autorità competenti le autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività,
     in particolare per quanto riguarda la gestione/recupero dei rifiuti, le emissioni in atmosfera e lo scarico dei reflui.
     2) Successivamente al rilascio del provvedimento autorizzativo, in fase di collaudo, l’azienda dovrà:
     - effettuare una mirata ed accurata indagine acustica di verifica del rispetto del criterio differenzial e e del limite di
     emissione, da ripetersi poi con frequenza triennale, e mirata ai ricettori presenti in prossimità dell’impianto con
     modalità di effettuazione delle misurazioni, sia con riguardo al campionamento spaziale (scelta dei punti di misura), sia
     con riguardo al campionamento temporale (scelta dei tempi di misura), comunicate con congruo preavviso ad Arpav;
     - nel caso i valori non siano rispettati, dovranno essere messi in opera i correttivi necessari, mediante una specifica
     progettazione da presentarsi all’Amministrazione comunale ed ARPAV, a cui, nel frattempo, saranno stati comunicati i
     risultati delle analisi;
     - l’indagine dovrà essere condotta da un soggetto qualificato terzo, rispetto all’estensore dello Studio Previsionale di
     Impatto Acustico.
     3) Si chiede di realizzare idoneo impianto lavaggio pneumatici, poichè risulta presente materiale inerte proveniente
     dall'attività che interessa anche la S.P., creando pregiudizio alla sicurezza stradale.
     4) Dovranno essere rispettate le prescrizioni del parere del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta (prot.8165/2020).
     5) L’azienda dovrà procedere ad inpiduare ed attuare un’idonea procedura di formazione del personale addetto al rice-
     vimento-selezione-trattamento dei rifiuti, tenendo conto degli aspetti ambientali e di sicurezza/rischio segnalati (chimico
     e rumore); di tale definizione dovrà essere dato riscontro in occasione della presentazione del certificato di collaudo fina -
     lizzato all’ottenimento dell’autorizzazione all’esercizio.

     Vicenza, 03 settembre 2020
      F.to Il Segretario                                      F.to Il Presidente
     Dott.ssa Silvia Chierchia                                    Andrea Baldisseri




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