parere

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       VERBALE DELLA COMITATO TECNICO PROVINCIALE VIA
               DEL 14/03/2024

L'anno 2024, il giorno 14 del mese di MARZO alle ore 17:20 il Comitato Tecnico Provinciale di V.I.A si è riu-
nito nella sede provinciale, a seguito di regolare convocazione, per trattare il seguente argomento: Bertacco
Armando Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi costi-
tuiti da inerti da costruzione e demolizione e terre e rocce, sviluppo con ampliamento dell’impianto esistente. Localizza -
zione - comune di Lusiana Conco, loc. Rubbietto..
All'appello risultano:
SQUARCINA FILIPPO               Presidente               Assente


BALDISSERI ANDREA          Responsabile del Servizio            Presente

BRADASCHIA MAURIZIO             Commissario                Assente

BUSATO FILIPPO               Commissario                Presente

CAMPAGNOLO MIRKO              Commissario                Presente

MENEGHINI ROBERTA              Commissario                Presente

MURARO TERESA                Commissario                Presente

PIVA MARCO                 Commissario                Presente

SVEGLIADO GIULIA              Commissario                Presente

VALVASSORI RIMSKY              Commissario                Presente

VICENTIN ALBERTO              Commissario                Presente

FERRARI CARLO                Commissario                Presente

SERRAIOTTO MARIO              Commissario             Presente on line



La Commissione viene presieduta da Andrea Baldisseri, giusta delega del Presidente prot. 12488 del
14/03/2024, che riconosciuta legale l’adunanza in conformità dell’art. 7 del Regolamento per il funziona-
mento del Comitato Tecnico Provincia VIA, udita la relazione istruttoria, accertata la completezza delle in-
formazioni e preso atto della proposta progettuale contenuta nella documentazione tecnica presentata,
esprime congiuntamente al CTP VIA parere unanime, per la pratica in oggetto, nel parere sotto riportato.

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                        Bertacco Armando
                         PARERE N. 04/2024

Oggetto: Impianto di recupero rifiuti inerti non pericolosi
PROPONENTE:             Bertacco Armando
SEDE LEGALE:             Contrà Brunello n.16 – Lusiana Conco
SEDE INTERVENTO:           Località Rubbietto – Lusiana Conco
TIPOLOGIA ATTIVITÀ:         Impianti di recupero di rifiuti non pericolosi
PROCEDIMENTO:            Valutazione di impatto ambientale ex art.27-bis del D.Lgs. 152/2006.
MOTIVAZIONE V.I.A:          ALLEGATO IV alla Parte II del D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. - 7. Progetti di
                   infrastrutture - z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non
                   pericolosi, con capacita' complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante
                   operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del
                   decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
COMUNE INTERESSATO:         Marostica e Bassano del Grappa
DATA DOMANDA:            30 settembre e 11 ottobre 2022
DATA PUBBLICAZIONE:         09 gennaio 2023
DATA INTEGRAZIONI:          22/30 settembre e 23 ottobre 2023, 08 gennaio e 04 marzo 2024

DOCUMENTAZIONE TECNICA ED ELABORATI GRAFICI PRESENTATI
            Descrizione elaborato                        Nome File

Relazione tecnica                          DE01_Rel.Tecnica
Layout a blocchi                          DE02_Layout a blocchi attività
Schede tecniche impianti                      DE03_Schede impianti
Specifiche tecniche dei materiali da utilizzare           DE04_Materiali
Piano di Gestione Operativa                     DE05_PGO
Modalità di gestione EoW                      DE06_SISTEMA GESTIONE EOW
Piano di Sicurezza                         DE07_Piano Sicurezza
Piano di Ripristino                         DE08_Piano Ripristino
Documentazione fotografica                     DE09_Rel.Fotografica
Documentazione disponibilità area                  DE10_Disponibilità area
Dichiarazione di non necessità di VIncA               DGR1400_All.E_Dichiarazione VINCA
Relazione ambientale di non necessità di VIncA           DGR1400_Rel.Tecnica
Studio di Impatto Ambientale                    SIA_REL
Sintesi non tecnica                         SIA_SNT
Relazione geologica                         SP01_Relazione Geologica
Valutazione di compatibilità idraulica               SP02_Valutazione Comp. Idraulica
Valutazione di compatibilità idraulica - Tavola 1          SP02_Valutazione Comp. Idraulica _TAV.1
Studio di impatto viabilistico                   SP03_Studio traffico
Documentazione previsionale di impatto acustico           SP04_DPIA

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Relazione paesaggistica                        SP05_Relazione Paesaggistica
Estratti cartografici                         TAV01_ESTRATTI
Stato autorizzato - Planimetria generale                TAV02_Layout autorizzato_AUA_N.1-2017
Stato autorizzato - Sezioni                      TAV03_Stato autorizzato_sezioni
Stato di progetto - Planimetria generale                TAV04_Stato di progetto_planimetria generale
Stato di progetto - Rete acque meteoriche               TAV05_Stato di progetto_rete scarichi
Stato di progetto - Rete acque meteoriche               TAV06_Stato di progetto_sezioni
Stato di progetto - Opere a verde                   TAV07_Stato di progetto_opere a verde
Stato di progetto - Planimetria di ripristino             TAV08_Stato di progetto_ripristino
Cronoprogramma lavori                         CRO_Cronoprogramma lavori


                               PREMESSE
L’oggetto riguarda il progetto di ampliamento e modifica di un impianto esistente per il recupero di rifiuti
speciali non pericolosi costituiti da inerti da costruzione e demolizione, terra e rocce, gestito dalla ditta Ber -
tacco Armando, impianto già attualmente autorizzato,
L’autorizzazione ad oggi presente rispecchia una situazione in cui l’attività prevalente è quella del commer-
cio di materiale naturale (circa 12.000 ton/anno), con una parte inerente il recupero dei rifiuti (pari a 2.500
ton/anno) e la ditta ha deciso di convertire l’attività di recupero rifiuti da appendice ad attività prevalente nel
proprio impianto, riorganizzando e migliorando lo spazio dell’impianto.
Dovendo gestire in modo distinto le due attività (materiale edile non rifiuto e materiale edile classificato
come rifiuto) risulta inoltre necessario ampliare lo spazio per garantire una gestione separata più agile.
Il progetto è pertanto volto a rispondere alle esigenze di sviluppo futuro dell’azienda e prevede:
- aumento dei CER relativi ai rifiuti in ingresso sempre provenienti dal comparto edile (101311, 170101,
170102, 170103, 170802) e sempre assimilabili alla tipologia 7.1 di cui al DM 5/2/1998;
- inserimento tra i rifiuti in ingresso delle terre e rocce da scavo (CER 170504) e delle miscele bituminose
(CER 170302);
- aumento dei rifiuti in ingresso da 2.500 ton/anno a 20.000 ton/anno con un massimo recupero giornaliero
pari a 550 ton/giorno (di cui 450 ton/giorno per il recupero di inerti, 100 ton/giorno recupero di terre e rocce);
- aumento del quantitativo di rifiuti in deposito da 930 ton a 2.100 ton, di cui 2.000 ton funzionali al recupero
in impianto e 100 ton sola messa in riserva in attesa di avvio ad impianti autorizzati;
- inserimento di un nuovo vaglio per il trattamento delle terre e rocce da scavo e di un mulino per la macina -
zione del materiale naturale fine;
- ampliamento dell’area impiantistica finalizzato ad una migliore organizzazione dell’impianto e ad aumen-
tare la superficie a disposizione per lo stoccaggio delle EoW e del materiale lavorato;
- riprogettazione della rete di raccolta e trattamento delle acque finalizzato ad una migliore gestione delle
stesse.
L’impianto oggetto del presente studio è sito su una ex-cava e attualmente insiste su un’area di 13.090 mq
composta di un ampio piazzale scoperto in parte in stabilizzato (circa 12.490 mq), in parte pavimentato in c.a.
(circa 600 mq). Sono inoltre presenti un edificio per uffici e una tettoia adibita a deposito.
L’impianto è attualmente autorizzato, per gli aspetti ambientali, da Autorizzazione Unica Ambientale ai sen-
si del DPR 59/2013 (AUA num. 1/2017 ricomprendente provvedimento 548/2016 del 21/10/2016 della Provin-
cia di Vicenza per la gestione rifiuti in procedura semplificata, autorizzazione allo scarico su suolo delle ac -


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que di dilavamento di prima e seconda pioggia dei piazzali ai sensi dell’art. 124 d.lgs. 152/06, Autorizzazione
di carattere generale alle emissioni in atmosfera ai sensi dell’art. 272 comma 2 D.lgs. 152/06).
Nell’ambito rifiuti la ditta si occupa del trattamento di rifiuti provenienti dal settore edile e degli scavi, ovve -
ro inerti e rifiuti da costruzione e demolizione. La ditta è iscritta al Registro Provinciale delle imprese che ef -
fettuano attività di recupero rifiuti in regime semplificato al n. 8/2011.
L’attività di gestione rifiuti attualmente autorizzata consiste nell’effettuazione di messa in riserva (R12) di ri -
fiuti inerti da costruzione e demolizione (EER 170107 e 170904) e nel loro riciclo (R5), consistente nel tratta-
mento dei rifiuti volto ad ottenere materiale che ha perso la qualifica di rifiuto che abbia le caratteristiche pre-
viste dalla normativa vigente.
A nord-ovest dell’impianto è stato realizzato un bacino artificiale per la raccolta delle acque piovane che ven-
gono utilizzate per l’umidificazione delle superfici e l’abbattimento delle polveri diffuse; è inoltre presente
una rete di raccolta delle acque dilavanti dalle zone di deposito dei rifiuti in ingresso che convoglia le acque
ad un impianto di prima pioggia (sedimentazione e disoleazione); lo scarico delle acque di prima e seconda
pioggia è sul suolo tramite subirrigazione.
Dal punto di vista strutturale il progetto prevede i seguenti interventi:
1. Ampliamento della superficie dello stabilimento, da circa 13.000 a circa 22.000 mq, previsto in zona ZTO
“E”, con richiesta di variante allo strumento urbanistico nell’ambito dell’Autorizzazione Unica dell’impianto
di gestione rifiuti ai sensi del comma 6, art. 208 del D.Lgs 152/2006;
2. Impermeabilizzazione con pavimentazione in cls delle aree di stoccaggio dei rifiuti in ingresso, delle zone
di lavorazione, della zona di lavaggio ruote e di rifornimento mezzi e in asfalto delle aree di stoccaggio del
materiale lavorato in attesa di certificazione della cessazione di qualifica di rifiuto;
3. Realizzazione di una nuova rete di raccolta e convogliamento sia delle acque dilavanti dalle aree di stoc-
caggio/lavorazione rifiuti e di deposito del materiale lavorato, dalla zona rifornimento carburanti e dalla
zona lavaggio ruote (impianto di prima pioggia di sedimentazione e disoleazione) che delle acque dilavanti
dalle restanti superfici (sedimentazione disoleazione in continuo) prima dello scarico sul suolo tramite un
impianto di subirrigazione appositamente dimensionato;
4. Revisione del layout organizzativo;
5. Integrazione del sistema di aspersione con inserimento di ugelli aggiuntivi per l’umidificazione dei cumu-
li, delle aree di lavoro e di passaggio dei mezzi.
Per quanto concerne la gestione rifiuti il progetto prevede l’aumento dei rifiuti in ingresso (EER101311*,
170101, 170102, 170103, 170802*, 170107*, 170904*, 170504*, 170302) sempre provenienti dal settore delle de-
molizioni e costruzioni, la loro messa in riserva (R13/R12), l’eventuale selezione e cernita (R12) per elimina -
zione impurezze e la eventuale miscelazione non in deroga consistente nella eventuale commistione di rifiuti
aventi codici CER persi finalizzata al successivo avvio all’impianto di frantumazione/vagliatura dove av-
viene il riciclo delle sostanze inorganiche (R5) consistente nel trattamento dei rifiuti volto ad ottenere mate-
riale che ha perso la qualifica di rifiuto.
                          UBICAZIONE
L’impianto è collocato nel territorio del Comune di Lusiana-Conco, comune ricadente nel territorio della
Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni e, più precisamente, in Località Rubbietto, strada
della Scaletta, Comune di Lusiana Conco (VI).
L’attività di recupero rifiuti inerti di cui trattasi insiste su di una ex-cava (ex-cava Ronchi) ad una altitudine
compresa tra 960 e 980 m s.l.m.
L’area attualmente occupata dall’impianto è urbanisticamente classificata dal vigente Piano degli Interventi
come Z.T.O. “D” con specifica inpiduazione di “attività regolamentata secondo la L.R. 3/2000”.




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                         Ortofoto del sito

           QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE
Gli strumenti di pianificazione presi in considerazione dallo studio riguardano:
• Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) della Regione Veneto;
• Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P.) della Provincia di Vicenza;
•• Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) del Comune di Conco;
• Piano degli Interventi (P.I.) del Comune di Conco;

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• Piano d’Area dell’Altopiano dei Sette Comuni, dei Costi e delle Colline” ;
• Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali (P.R.G.R.U.S.);
• Piano Regionale di Tutela delle Acque (P.T.A.);
• Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera;
• Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.);
• Piano di Gestione dei Rischi Alluvionali;
• Rete Natura 2000.
Il Quadro Programmatico presenta un’adeguata inpiduazione ed analisi degli strumenti di pianificazione
territoriale che interessano l’area, ma si ritiene di chiedere specifici approfondimenti, considerata la necessità
di rapportare analiticamente il progetto con le sotto elencate sensibilità ambientali, coordinando le stesse,
eventualmente, con il Quadro Progettuale e/o le matrici di riferimento del Quadro Ambientale, anche al fine
di inpiduare possibili mitigazioni.
PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO (P.T.R.C.)
Nello S.I.A. si afferma come, in perse tavole non vi sia evidenze di elementi specifici, mentre, in realtà
risultano le seguenti sensibilità.
Tavola 1a - Uso del suolo / Terra
L’area attuale e/o l’ampliamento previsto potrebbero essere, in parte, interessate da:
- area a pascolo naturale;
- foresta ad alto valore naturalistico;
Tavola 2 – Biopersità
Si afferma che il progetto ricade all’esterno dell’area classificata come corridoio ecologico (a seguito di
verifica della delimitazione precisa inpiduata nel PTCP; in realtà, l’area attuale e/o l’ampliamento previsto
potrebbero essere, in parte, interessate proprio da detto tematismo del PTRC.
Tavola 9 - Sistema del territorio rurale e della rete ecologica: ambito 09 Altopiano dei Sette Comuni
L’area attuale e/o l’ampliamento previsto potrebbero essere, in parte, interessate da:
- corridoi ecologici.
Le integrazioni che la ditta presenterà relativamente a quanto sopra indicato andranno direttamente inserite
nel Quadro Ambientale nella parte relativa alla “Caratterizzazione delle risorse naturali ed agronomiche” e
“Caratterizzazione della flora e fauna”.
Si dovrà inoltre analizzare e mettere i relazione con l’impianto l’elaborato denominato “Documento per la
valorizzazione del paesaggio veneto.” In particolar modo il capitolo “4. Atlante ricognitivo” nella parte
relativa al capitolo “09 Altopiano dei Sette Comuni” – Indirizzi di qualità paesaggistica (pag. 257) ”; tali
integrazioni andranno direttamente inserite nel Quadro Ambientale nella parte relativa alla
“Caratterizzazione dell’impatto paesaggistico.
PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE DI COORDINAMENTO (P.T.C.P.)
Tavola 1.1.A - Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale – Nord
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “L’impianto ricade al limite di un’area con
vincolo zone boscate (art. 34 NTA), all’interno di un Piano d’Area Regionale.” e, successivamente, riguardo a
detta tavola e relativamente all’area con vincolo zone boscate e vincolo idrogeologico (art. 34 NTA), che
“L’impianto esistente ricade all’esterno di tali aree. L’ampliamento ricade marginalmente dell’area con
vincolo “zone boscate”.
In realtà , l’area attuale e/o l’ampliamento previsto potrebbero essere, in parte, interessate da:
- Vincolo idrogeologico.
Tavola 2.3 - Carta Idrogeologica
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “Non si evidenziano elementi specifici.”,
mentre, in realtà, l’area attuale e/o l’ampliamento previsto potrebbero essere, in parte, interessate da:
- Aree carsiche
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Tavola 3.1.A - Carta del Sistema Ambientale – Nord
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che l’area attuale e/o l’ampliamento sono
interessate da “Area carsica (art. 14)” e “ ambito caratterizzato dalla presenza di zone boscate (Art. 34). ”, ma
dette sensibilità non sono state analizzate e messe in relazione con l’attività attuale e con l’ampliamento
proposto.
Sarebbe opportuno che le integrazioni che la ditta presenterà relativamente a quanto sopra indicato per le 3
tavole del PTCP succitate vengano direttamente inserite nel Quadro Ambientale nella parte relativa alla:
- “Caratterizzazione dell’ambiente idrico” e “Caratterizzazione del suolo e del sottosuolo” (per la parte
relativa al vincolo idrogeologico e per le aree carsiche)
- “Caratterizzazione delle risorse naturali ed agronomiche”, “Caratterizzazione dell’impatto paesaggistico”, e
“Caratterizzazione della flora e fauna” per la parte relativa alle zone boscate.
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (P.A.T.) DEL COMUNE DI CONCO
Tavola 1 - Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “Le zone di ampliamento dell’impianto
ricadono marginalmente all’interno di aree con Vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - Zone Boscate (art. 8
NTA) ”, mentre l’area attuale e/o l’ampliamento previsto potrebbero essere, in parte, interessate da:
- Vincolo idrogeologico.
Tavola 2 - Carta delle Invarianti
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “Le zone di ampliamento dell’impianto
ricadono all’interno di aree con destinazione “Zone Boscate” (art. 32 NTA)”, ma detta sensibilità non è stata
però analizzata e messa in relazione con l’attività attuale e con l’ampliamento proposto.
Tavola 3 - Carta delle Fragilità
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “L’impianto e le aree in ampliamento sono
classificate dal punto di vista della compatibilità geologica, come aree idonee a condizione (SubComp B) e
solo marginalmente in aree non idonee (SubComp M) (art.11). Le zone di ampliamento dell’impianto
ricadono all’interno di aree sottoposte a tutela con destinazione “Aree Boschive” (art. 34 NTA) “ e più avanti
si afferma a riguardo che “ L’impianto ricade in zona idonea a condizione. Si rimanda alla relazione
geologica allegata precisando comunque che si provvederà ad una analisi di dettaglio delle caratteristiche
geotecniche dei terreni nelle successive fasi di progettazione prima degli scavi per la realizzazione dei
piazzali.
Le aree ricadenti in zone non idonee sono aree marginali dell’ampliamento in tali zone si prevede l’analisi
specifica degli interventi con l’accurata progettazione delle strutture di sostegno delle scarpate durante le
successive fasi di progettazione.”
Sarebbe opportuno che le sopracitate considerazione vengano prese in considerazione nel Quadro
Ambientale nella parte relativa alla “Caratterizzazione dell’ambiente idrico” e “Caratterizzazione del suolo e
del sottosuolo”
Tavola 4 - Carta della Trasformabilità
Nello S.I.A., relativamente alla tavola in questione, si afferma che “Le zone di ampliamento dell’impianto
ricadono all’interno di aree sottoposte a tutela con destinazione “Superfici boscate” (art. 37 NTA)“
Non è stato indicato il fatto che l’area attuale e/o l’ampliamento previsto sono interessate da:
- Aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale (art. 23) AS3
- ATO 2 sistema delle contrade (art. 14).
Sarebbe opportuno che le integrazioni che la ditta presenterà relativamente a quanto sopra indicato vengano
direttamente inserite nel Quadro Ambientale nella parte relativa alla:
- “Caratterizzazione dell’ambiente idrico” e “Caratterizzazione del suolo e del sottosuolo” (per la parte
relativa al vincolo idrogeologico)

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- “Caratterizzazione delle risorse naturali ed agronomiche”, “Caratterizzazione dell’impatto paesaggistico”, e
“Caratterizzazione della flora e fauna” (per la parte relativa alle zone boscate).
Le integrazioni che riguarderanno Tavola 4 - Carta della Trasformabilità relative a:
- Aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale (art. 23) AS3
- ATO 2 sistema delle contrade (art. 14).
dovranno essere inserite nel Quadro Programmatico
PIANO DEGLI INTERVENTI (P.I.) DEL COMUNE DI CONCO
Nello S.I.A., relativamente al piano in questione, si afferma che “L’area attualmente interessata dall’impianto
è inserita in area idonea classificata come Zona “D” – Zone artigianali e industriali di espansione e di
completamento regolamentata all’art. 21 delle N.T.O., Norme Tecniche Operative aggiornate a Dicembre
2018.”, non specificando il fatto che in realtà trattasi di “Zona produttiva (ZTO D) – art. 21 – attività
regolamentata secondo la LR 3/2000”
Inoltre, “La zona di ampliamento ... è attualmente classificata come zona agricola ZTO E. L’ampliamento
dell’impianto ricade inoltre parzialmente in zona vincolata “zone boscate” ai sensi del D.Lgs 42/2004. Si
riporta di seguito un estratto delle NTO del PI relative alle zone boscate. Ampliamento in parte in zona
soggetta a Vincolo idrogeologico – forestale R.D. 3267/1923”
Detta sensibilità non è stata però analizzata e messa in relazione con l’attività attuale e con l’ampliamento
proposto.
Sarebbe opportuno che le integrazioni che la ditta presenterà relativamente a quanto sopra indicato vengano
direttamente inserite nel Quadro Ambientale nella parte relativa alla:
- “Caratterizzazione dell’ambiente idrico” e “Caratterizzazione del suolo e del sottosuolo” (per la parte
relativa al vincolo idrogeologico)
- “Caratterizzazione delle risorse naturali ed agronomiche”, “Caratterizzazione dell’impatto paesaggistico”, e
“Caratterizzazione della flora e fauna” (per la parte relativa alle zone boscate).
Le altre integrazioni che riguarderanno il PI dovranno essere inserite nel Quadro Programmatico.
PIANO REGIONALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI E SPECIALI (P.R.G.R.U.S.)
Relativamente ai Vincoli di esclusione lo S.I.A. afferma che:
Punto 1.1.1 Vincolo paesaggistico
“Piccole porzioni dell’area di ampliamento dell’impianto seguenti ambiti: ricadono in aree soggette a
vincolo paesaggistico “aree boscate”, tali aree però non sono soggette al deposito/trattamento di rifiuti. Si
evidenzia inoltre che trattasi di un impianto esistente Si provvede inoltre ad allegare apposita rel.
paesaggistica. “
1.1.3 Biopersità e geopersità
“L’impianto non ricade in tali ambiti.”, in realtà l’area attuale e/o quella di ampliamento potrebbero andare
ad interessare i “corridoi ecologici ... (art. 27 ... del PTRC)” (vedere tavole PTRC).
1.1.6.6 Grotte ed aree carsiche
“Impianto conforme: non si evidenziano criticità.”, mentre l’area attuale e quella di ampliamento, secondo il
geoportale regionale, sono all’interno delle zone indicate nel catasto delle aree carsiche come “Sistema di
conche di scarpata Lusiana - Conco “.
Inoltre, secondo il PTCP, sono all’interno delle zone sotto indicate:
     - Tavola 2.3 - Carta Idrogeologica - Aree carsiche
     - Tavola 3.1.A - Carta del Sistema Ambientale – Nord - “Area carsica (art. 14)”
Si ricorda che l'all. A0 del piano suddetto, al punto 1.1.1 (Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio)
dell’ “ELABORATO D: PROGRAMMI E LINEE GUIDA” - “1. CRITERI PER LA DEFINIZIONE DELLE
AREE NON IDONEE ALLA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI RECUPERO E SMALTIMENTO DEI
RIFIUTI” indica che al punto 1.1.1 Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio è esclusa la
realizzazione di impianti appartenenti ad ogni tipologia impiantistica nei seguenti ambiti:
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- Aree tutelate per legge inpiduate dall'art. 142 del D. Lgs. n. 42/2004. “
L’ Articolo 142 (Aree tutelate per legge), al comma 1, indica che sono comunque di interesse paesaggistico e
sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo:
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a
vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001,
n. 227;
al punto 1.1.3 Biopersità e geopersità, è esclusa la realizzazione di impianti appartenenti ad ogni
tipologia impiantistica nelle seguenti aree:
- Rete ecologica regionale:
- corridoi ecologici e grotte (artt. 27, 28 del PTRC);
Per quanto riguarda i corridoi ecologici sono le Provincie e la Città Metropolitana di Venezia che nel proprio
strumento di pianificazione territoriale definiscono le azioni necessarie per il miglioramento della
funzionalità ecologica degli habitat e delle specie nei corridoi ecologici; a tal fine inpiduano e disciplinano i
corridoi ecologici sulla base di quanto indicato nelle Tav. 02 e 09 deel PTRC e della presenza di parchi e
riserve di interesse locale istituiti ai sensi dell’articolo 27 della legge regionale 16 agosto 1984, n. 40 “Nuove
norme per la istituzione di parchi e riserve naturali regionali”.
al punto 1.1.6 Altri elementi da considerare
1.1.6.6 Grotte ed aree carsiche – art. 4, LR 54/1980
“Tali zone risultano particolarmente delicate per la possibile rapida contaminazione delle falde acquifere
sottostanti.
Criteri di esclusione
All’interno delle zone previste dall’art. 4 della L.R. 54/1980 vanno inpiduate e delimitate le zone che
possono presentare un elevato grado di rischio per la rapida contaminazione delle falde acquifere.
All'interno di tali zone le Province, sulla base del censimento del catasto regionale delle grotte e aree carsiche
del Veneto, inpiduano e delimitano le zone che possono presentare un elevato grado di rischio per la
rapida contaminazione delle falde acquifere. Tali zone sono dichiarate inidonee per qualunque tipologia di
impianto.”
A riguardo, relativamente ai punti sopracitati si ricorda che il piano in questione precisa che
“ … l’applicazione dei criteri di esclusione o di “vincolo assoluto” deve essere condotta nell’ambito del
procedimento finalizzato all’approvazione del progetto, all’atto dell’esame dell’istanza, nei casi di
realizzazione di “nuovi” impianti, di modifiche sostanziali ai sensi dell’art. 5, comma 1, lett. l-bis) del D.Lgs.
n. 152/2006 e s.m.i. di impianti esistenti, ovvero dell’estensione dell’attività di trattamento rifiuti a ulteriori
superfici rispetto a quelle precedentemente autorizzate ricadenti in area di esclusione assoluta.
Si intendono quindi per “ulteriori o nuove superfici” ricadenti in aree sottoposte a vincolo assoluto, gli spazi
aggiuntivi richiesti in cui non possono essere effettivamente svolte operazioni di recupero o smaltimento.
Va da sé che in tali circostanze è preclusa l’installazione di qualsiasi attività di recupero o smaltimento rifiuti
e non è, pertanto, possibile invocare variante dello strumento urbanistico a seguito di dichiarazione di
pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori, come previsto dall’art. 208, comma 6 del D.Lgs. n.
152/2006 e s.m. … “
Inoltre l’articolo 16 (Disposizioni generali in materia di impianti di recupero e smaltimento di rifiuti) del
piano in questione, al comma 3, detta che “ … 3. Gli impianti in esercizio in aree di esclusione assoluta, di cui
all’art. 13, all’entrata in vigore del presente Piano, sono tenuti ad adeguarsi nel rispetto delle migliori
tecniche disponibili. Non sono consentite inoltre modifiche sostanziali, ai sensi dell’art. 5, comma 1, lett. l-bis)
del D.Lgs. n. 152/2006 s.m.i., che comportino un aumento della potenzialità complessiva di trattamento
annua e l’aumento dei quantitativi di rifiuti pericolosi trattati, nonché l’estensione dell’attività di trattamento
rifiuti a ulteriori superfici rispetto a quelle precedentemente autorizzate ricadenti in area di esclusione
assoluta.
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Appare inoltre opportuno che vengano analizzate e messe in relazione con l’impianto esistente e con
l’ampliamento proposto tutte le cosiddette “aree con raccomandazioni” inpiduate da detto piano.
Le integrazioni che riguarderanno il Piano Regionale di Gestione Rifiuti Urbani e Speciali (P.R.G.R.U.S.)
dovranno essere inserite nel Quadro Progettuale.
                          Valutazioni
Per quanto concerne il Quadro Programmatico si ritiene che le integrazioni siano state esaustive rispetto a
quanto richiesto. Si rileva, tuttavia, la permanenza di aspetti di criticità per le quali risulta necessaria una
variante urbanistica; inoltre, l’intervento risulta interferire con aree con Vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004
- Zone Boscate (art. 8 NTA) con valutazioni di dettaglio, in merito, riportate all’interno delle specifiche
matrici del Quadro Ambientale. In tal senso si prende atto di quanto pervenuto da parte del Comune di
Lusiana-Conco che comunica che nel caso l’intervento non sia ritenuto completamente compatibile sotto il
profilo ambientale, il proprio parere deve intendersi contrario.
                       Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne il Quadro Programmatico sono riportate
come punto 1, con lettere da a) ad i).
A parte la richiesta di acquisizione del parere del comune (lettera a), cui provvederanno gli uffici provinciali,
per quanto riportato successivamente (lettere b, f, g, h), ci si riferisce ad aspetti di impatto/mitigazione che
risultano definiti nell’ambito delle specifiche matrici ambientali. Per quanto concerne gli altri aspetti (lettere c,
d, e, i), non vi è alcun rilievo ulteriore rispetto alla documentazione presentata che, come da precedente
esame, risultava già esaustiva.
Si conferma integralmente, pertanto, la precedente valutazione, in considerazione del parere espresso dal
Comune.

                       VALUTAZIONE
L‘esame del Quadro Programmatico evidenzia incompatibilità di tipo urbanistico che non risultano adeguatamente
affrontate e/o mitigate.


             QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO E CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL’IMPIANTO
                           L’impianto è collocato nel territorio del Comune di
                           Lusiana-Conco, comune ricadente nel territorio della
                           Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette
                           Comuni. L’area in cui sorge l’impianto è sita in
                           Località Rubbietto, strada della Scaletta, Comune di
                           Lusiana Conco (VI). L’attività di recupero rifiuti inerti
                           di cui trattasi insiste su di una ex-cava (ex-cava
                           Ronchi) ad una altitudine compresa tra 960 e 980 m
                           s.l.m. Il contesto territoriale in cui si inserisce
                           l’impianto è un ambito montano caratterizzato dalla
                           prevalenza di aree agricole incolte, aree destinate al
                           pascolo e aree forestali con presenza di piccoli centri
                           abitati sparsi, generalmente posti lungo le strade o
                           nelle zone più in rilievo
L’attività della ditta consiste in escavazioni e movimento terra, lavori stradali, acquedotti e fognature e
sgombero neve, demolizioni e sterri, frantumazione di materiali inerti e da demolizione. La ditta è iscritta al
Registro Provinciale delle imprese che effettuano attività di recupero rifiuti in regime semplificato al n.
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8/2011. L’impianto attualmente insiste su un’area di 13.090 mq composta di un ampio piazzale scoperto in
parte in stabilizzato (circa 12.490 mq), in parte pavimentato in c.a. (circa 600 mq).




Nello stabilimento sono inoltre presenti un edificio per uffici e una tettoia adibita a deposito. L’impianto è
sudpiso nelle seguenti zone principali:
Zona di deposito dei rifiuti in ingresso, pavimentata in cls;
Zona di deposito del materiale da cava;
Zona di deposito dei rifiuti prodotti su cassoni coperti, su stabilizzato, in adiacenza alla zona di stoccaggio
dei rifiuti in ingresso;
Zona di lavorazione inerti (impianto di frantumazione e vagliatura) su pavimentazione in cls, provvista di
appositi sistemi di abbattimento acustico;
Zona di parcheggio e movimentazione mezzi;
Zona di deposito del materiale naturale lavorato e delle EoW prodotte, su superficie in stabilizzato.
A nord-ovest dell’impianto è stato realizzato un bacino artificiale per la raccolta delle acque piovane che
vengono utilizzate per l’umidificazione delle superfici e l’abbattimento delle polveri diffuse. L’attività è
autorizzata con A.U.A num. 1/2017 di cui costituisce parte sostanziale ed integrante il Provvedimento
548/2016 del 21/10/2016 della Provincia di Vicenza – Settore Ambiente, Servizio Ambiente e Territorio.
L'impresa è autorizzata con provvedimento n. 148/Acqua /2012 del 26/10/2012 prot. n. 82054 per lo scarico su
suolo delle acque meteoriche di prima e di seconda pioggia dilavanti i piazzali dello stabilimento sito in loc.
Rubbietto in comune di Conco.
L’impianto risulta allo stato attuale già dotato dei seguenti presidi ambientali:
• Pavimentazione impermeabile, in cls, nelle aree di stoccaggio e lavorazione rifiuti;
• Presenza di cassoni coperti per i rifiuti prodotti;
• Sistema di raccolta e depurazione (prima pioggia) delle acque di dilavamento dai piazzali di deposito
rifiuti in ingresso;
• Sistema di bagnatura dei cumuli di materiali polverulenti in stoccaggio;
• Sistema di umidificazione delle zone di transito dei mezzi;
• Area di mascheramento costituita da barriera arborea con essenze autoctone (essenze a basso e alto fusto
tipo faggio, acero o sorbo, carpino nero, maggiociondolo, nocciolo a confine dell’impianto e nella zona di
mascheramento a nord-ovest dello stesso);
• Pannelli fonoisolanti/fonoassorbenti in corrispondenza dell’impianto di frantumazione.

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO
Il progetto prevede:
• Ampliamento della superficie dello stabilimento, da circa 13.000 a circa 22.000 mq, previsto in zona ZTO
“E”, con richiesta di variante allo strumento urbanistico nell’ambito dell’Autorizzazione Unica dell’impianto
di gestione rifiuti ai sensi del comma 6, art. 208 del D.Lgs 152/2006;
• Previsione pavimentazione impermeabile in
tutte le aree aggiuntive di deposito e
lavorazione rifiuti e anche nelle zone di
deposito del materiale lavorati in attesa di
certificazione, oltre alla zona di lavaggio ruote
e rifornimento mezzi;
    la riprogettazione della rete di raccolta
 e trattamento delle acque a seguito
 dell’ampliamento e della riorganizzazione
 del layout;
• l’integrazione del sistema di umidificazione
con aggiunta di nuovi punti di aspersione dei
cumuli e delle zone di movimentazione;
• la previsione di una siepe arborea a confine
della zona in ampliamento;
• l’inserimento di una idropulitrice per il lavaggio delle ruote dei mezzi in uscita dall’area di stoccaggio del
materiale polverulento, che nelle zone montane risulta più efficace e meno soggetta a rotture o
malfunzionamenti rispetto alla vasca di lavaggio ruote a causa delle basse temperature.
Si evidenzia che il sistema di bagnatura dei cumuli e l’idropulitrice saranno alimentati, come allo stato
attuale, dal bacino di raccolta delle acque piovane presente a nord-ovest dell’impianto.
Le attività per le quali si richiede l’autorizzazione ai sensi dell’art. 208 D.Lgs.152/06 sono:
-R13/R12A → Messa in riserva dei rifiuti con eventuale accorpamento di rifiuti con caratteristiche
merceologiche simili e stesso codice CER provenienti da produttori persi in attesa di trattamento presso lo
stesso impianto o presso altri impianti autorizzati (Protocollo p_vi/aooprovi GE/2022/0051710 del 22/12/2022
- Pag. 15 di 31);
-R12 → Eliminazione Impurezze, pretrattamento dei rifiuti, consistente nella selezione/cernita per eliminare
eventuali materiali non conformi (ottenendo così rifiuto classificato con il rispettivo codice EER 1912XX per la
frazione minoritaria eliminata, e rifiuto con lo stesso EER per la frazione maggioritaria). I rifiuti ottenuti
saranno sottoposti a successivo trattamento R5 presso l’impianto o presso altri impianti autorizzati.




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-R5 → Riciclo/Recupero di sostanze inorganiche, consistente nel trattamento dei rifiuti volto ad ottenere
materiale che ha perso la qualifica di rifiuto, cosiddetto “aggregato recuperato” che abbia le caratteristiche
previste dalla normativa vigente;
-R12 → Raggruppamento non in deroga, (DGRV 119/2018) consistente nella eventuale commistione di rifiuti
aventi codici EER persi finalizzata all’avvio all’impianto di frantumazione. Il codice EER esitante
dall’operazione è il EER 19.12.09.
                             Valutazioni
Per quanto concerne il Quadro progettuale si ritiene sia complessivamente carente per i seguenti aspetti.
  1. Non è fornita una descrizione in merito alle modalità operative di realizzazione dei piazzali di
     ampliamento e gestione del materiale di scavo di risulta; si richiede pertanto approfondimento
     relativamente:
     ◦ descrizione e quantificazione dei volumi di scavo nei piazzali di ampliamento;
     ◦ destinazione dei volumi rimossi;
     ◦ modalità di intervento per l’asportazione dei volumi di roccia;
     ◦ modalità di mitigazione delle attività di asportazione dei volumi di roccia.
Qualora la ditta preveda di gestire le terre e rocce da scavo, prodotte in fase di realizzazione dei piazzali di
ampliamento, come sottoprodotto è necessario sia presentato un Piano di Utilizzo, nelle modalità e contenuti
previsti dal DPR 120/2017.
  2. Presenza di incongruenze tra il contenuto degli elaborati documentali ( Relazione tecnico descrittiva, PGO,
     Modalità di gestione EoW ) e il layout progettuale ( Tav. 03 – layout stato di progetto ) e si richiede pertanto una
     planimetria aggiornata fornita di:
     ◦ descrizione univoca dei persi settori in cui la ditta prevede di riorganizzare/sudpidere
       l’impianto, differenziando le aree di deposito/lavorazione degli inerti naturali da quelle preposte
       al recupero dei rifiuti;
     ◦ ubicazione e tipologia dei macchinari presenti, differenziando quelli prettamente ad uso di
       recupero rifiuti da quello mono-dedicato alla lavorazione del materiale naturale ( mulino - impianto
       frantumazione e vagliatura ditta PCM MOD.66 );
     ◦ dimensionamento delle aree destinate allo stoccaggio, alla caratterizzazione del rifiuto lavorato,
       al materiale EoW;
     ◦ rappresentazione della viabilità interna dei mezzi, con volumi di ingombro, differenziata tra
       percorsi in ingresso e uscita.
  3. A seguito dell’entrata in vigore del recente Decreto Ministeriale n. 152/2022 “Regolamento che
     disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti
     inerti di origine minerale, ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” ,
     si richiede un aggiornamento complessivo della documentazione presentata in aderenza alle nuove
     previsioni normative. In particolare, la relazione tecnico descrittiva dell’impianto deve approfondire
     i seguenti aspetti:
     ◦ descrizione della riorganizzazione delle aree di stoccaggio, lavorazione, caratterizzazione e
       deposito EoW dei rifiuti in impianto, differenziando chiaramente i flussi di recupero delle
       miscele bituminose (R13-R12), degli aggregati riciclati (R13-R5) e delle terre recuperate (R13-R5);
     ◦ descrizione della riorganizzazione delle aree di deposito/lavorazione dei materiali inerti
       naturali, differenziando chiaramente il flusso di produzione e gestione del materiale naturale dal
       flusso di recupero di rifiuti, con riferimento anche alle quantità stoccabili nelle singole aree;
     ◦ descrizione delle tipologie e caratteristiche del materiale EoW prodotto dall’impianto, definendo
       eventuali situazioni al di fuori dell’ambito di applicazione del DM 152/2022 e quindi
       riconducibili alla fattispecie End of Waste “caso per caso”;

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    ◦   descrizione della gestione dei possibili scenari di non conformità, distinguendo tra non
       conformità prestazionali ed ambientali;
     ◦ piano di automonitoraggio dell’impianto;
     ◦ procedure di campionamento dei rifiuti lavorati in attesa di qualifica EoW;
     ◦ revisione dell’importo da assicurare con polizza fideiussoria all’esercizio ai sensi della DGRV
       2721/2014, in quanto tra i rifiuti inerti conferibili in impianto c’è anche il rifiuto EER 101311 non
       ascrivibile al capitolo 17 dell’allegato D alla parte IV del D.Lgs. 152/2006.
   4. Il Piano di Gestione Operativa e il manuale “Modalità di gestione EoW, DE06, settembre 2022”
     devono recepire i nuovi dettami normativi del D.M. 152/2022 ed essere predisposti in aderenza alle
     linee guida SNPA n. 41/2022.
   5. Presentazione di un elaborato planimetrico che riporti per ogni settore dell’impianto la tipologia di
     superficie impermeabilizzata (asfalto, cls, stabilizzato) prevista nello stato di progetto, con relativi
     dati dimensionali, predisponendo una procedura gestionale per il controllo ed il mantenimento di un
     adeguato stato di integrità delle pavimentazioni.
                         Valutazione finale
A seguito delle integrazioni pervenute, risulta tuttora carente la documentazione tecnica atta a fornire gli
elementi necessari alla verifica della corretta attività di recupero rifiuti. In particolare:
    il Piano di Gestione Operativa “DE05_PGO_REV1” e i relativi allegati “DE06_Allegati al PGO” non
     sono stati predisposti in accordo con il riferimento normativo del DM 152/2022 e secondo le linee
     guida SNPA n. 41/2022;
    il modello di dichiarazione di conformità (ALL.2) si discosta dall’Allegato 3 del suddetto Decreto
     ministeriale prevedendo utilizzi specifici dell’aggregato recuperato non normati e frequenze di
     controllo analitico e prestazionale differenti rispetto a quanto chiaramente previsto al punto d.1)
     dell’Allegato 1 del DM 152/2022;
    la relazione tecnica ”DE01_Rel.Tecnica_Rev2” non fornisce una descrizione né delle tipologie e
     caratteristiche del materiale EoW prodotto dall’impianto ai sensi del DM 152/2022 né delle tipologie
     e caratteristiche del materiale EoW prodotto dall’impianto fuori dall’ambito di applicazione del DM
     152/2022. Dalle caratteristiche dell’impianto, similare a molti altri sul territorio provinciale di
     Vicenza, appare evidente il recupero delle terre a composizione fine presso l’impianto in oggetto; tali
     rifiuti conferiti o prodotti dalle operazioni di vagliatura producono un materiale definito come “Terra
     Recuperata” che deve essere oggetto di procedura EoW caso per caso, dunque sottoposto a parere
     obbligatorio e vincolante di ARPAV (art. 184-ter del D.Lgs. 152/2006);
    presenza di incongruenze tra l’elenco dei rifiuti oggetto di conferimento e trattamento nei persi
     documenti presentati dalla ditta ”DE01_Rel.Tecnica_Rev2”, “DE05_PGO_REV1”                e
     “SIA_REL_Rev2”;
    assenza di riscontro sul possesso della certificazione UNI EN ISO 9001 prevista all’art. 6 del DM
     152/2022 e necessaria per la produzione di aggregato recuperato;
    la ditta non fornisce la planimetria rappresentante la viabilità interna dei mezzi, con volumi di
     ingombro, differenziata tra percorsi in ingresso e uscita.
In senso generale, si evidenzia come si tratti di un ampliamento di superficie di oltre il 50% rispetto alla
situazione attuale, con uno sbancamento rilevante di circa 37.000 m 3, in un contesto di spiccata
caratterizzazione naturalistica (cfr. Quadro Ambientale); si noti, peraltro, come il proponente affermi che
nelle aree in ampliamento e riperimetrazione non saranno presenti rifiuti e non saranno presenti macchinari
la lavorazione.




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                      Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne il Quadro Progettuale sono riportate
come punto 2, con lettere da a) ad h).
Quanto descritto dall’azienda in termini di produzione di End of Waste (lettere a, b, c, d, e), riduce le criticità
ad un mero aspetto documentale, in quanto non comporterebbe alcuna modifica sostanziale del lay-out,
mentre trattasi, invece, di documentazione indispensabile per verificare la conformità rispetto alla normativa
sul recupero dei rifiuti, ricordando che la presente procedura comporterebbe, in caso di esito favorevole,
anche la relativa autorizzazione ex art. 208 del D.Lgs. 152/2006; si evidenzia, inoltre, che il possesso della
certificazione ISO 9001 è già un obbligo per l’attività esistente della ditta, con adeguamento previsto entro
novembre del corrente anno.
Per quanto la planimetria sulla viabilità interna (lettera f), si prende atto e si conpide quanto riportato dal
proponente.
Per quanto concerne, infine, gli altri aspetti (lettere g, h), si prende atto del volume corretto quantificato in
15.545,19 m3, evidenziando, comunque, il rilevante ampliamento di superficie in un contesto di spiccata
caratterizzazione.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma integralmente la precedente valutazione.

                           VALUTAZIONE
Il Quadro Progettuale presente aspetti di criticità rilevanti in relazione al contesto territoriale circostante, cui il progetto
e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, e che portano a ritenere sussistere possibili
impatti negativi e significativi sull’ambiente.

               QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
COMPONENTI AMBIENTALI ANALIZZATE NELLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
CARATTERIZZAZIONE DELL'ARIA E DEL CLIMA
Il clima in generale è caratterizzato da estati miti ed inverni freddi e nevosi. Durante l'anno, la temperatura
in genere va da -5 °C a 25 °C ed è raramente inferiore a -8 °C o superiore a 26 °C. La stagione più piovosa si
concentra generalmente da aprile a novembre. I mesi generalmente più asciutti sono invece gennaio e
febbraio. Il vento proviene prevalentemente da nord e la velocità media risulta generalmente contenuta
La piovosità complessiva annuale è variata da un minimo di 1038,8 mm nel 2001 ad un massimo di 2502,4
mm nel 2014, con una media di 1519,6 mm/anno.
Dal punto di vista amministrativo l’attività rientra in quelle per le quali è possibile l’adesione
all’autorizzazione generale alle emissioni in atmosfera, prot. n. 24774 del 02/04/2008 rilasciata da Provincia di
Vicenza. L’attività svolta non produce emissioni in atmosfera convogliabili. Le emissioni generate
dall’attività sono riconducibili a:
-Emissioni diffuse di polveri generate dalle attività di movimentazione, deposito, carico/scarico e dal
processo di frantumazione del materiale inerte;
-Emissioni provenienti dalla combustione dei mezzi d’opera in funzione nell’impianto, dei mezzi di
trasporto diretti e provenienti dall’impianto.
Le polveri che si producono dalle fasi di deposito e movimentazione del materiale, dalle operazioni di
frantumazione e vagliatura vengono abbattute mediante un sistema di bagnatura attivo in tutta l’area
dell’impianto. La velocità di uscita dei mezzi viene limitata il più possibile per ridurre la produzione di
polveri nella fase di movimentazione. La morfologia dell’area e il mascheramento (area arborea a verde) a
nord ovest dell’impianto consentono di proteggere completamente le aree abitate presenti nell’intorno.
L’attuazione delle modifiche di progetto non comporterà variazioni significative dal punto di vista del
disturbo e/o inquinamento nell’area circostante, infatti:

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  1.  la nuova area di deposito e di movimentazione del materiale sarà dotata di sistema di bagnatura per
     garantire l’abbattimento delle polveri;
   2. al confine della nuova area di deposito si prevederà la messa a dimora di essenze arboree sempre
     verdi autoctone;
   3. si prevede l’inserimento di una idropulitrice per la pulitura dei mezzi in uscita dall’impianto;
   4. i mezzi saranno tenuti accesi solo durante le lavorazioni.
In generale il territorio veneto risulta caratterizzato da un superamento diffuso del limite giornaliero dei
PM10 (numero massimo di superamenti annui pari a 35). Le medie annuali del particolato PM10 nel periodo
2015-2019 risultano inferiori al limite di 40 μg/m3. Nelle zone sopra i 200 m s.l.m., pertanto anche il territorio
che comprende l’impianto oggetto di studio, si riduce la problematica legata alle polveri poiché i valori medi
rilevabili sono mediamente inferiori a 10 μg/m3.
Si ritiene pertanto che l’impatto per la componente aria resterà non significativo e comunque adeguatamente
mitigato grazie agli apprestamenti già presenti in impianto e da quelli aggiuntivi previsti da progetto.

                        VALUTAZIONE
Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
dall’intervento.

CARATTERIZZAZIONE DELL’AMBIENTE IDRICO
                       Il progetto in esame prevede l’ampliamento dell’attività
                       esistente con rivisitazione logistica dei piazzali,
                       contestualmente ad una risistemazione e riqualificazione
                       dell’area.
                       In particolare, il progetto propone una sistemazione finale
                       e definitiva della configurazione dell’area produttiva della
                       ditta Bertacco Armando in osservanza alla normativa
                       specifica in tema ambientale, nonché la disposizione di
                       interventi atti a mitigare dal punto di vista idraulico gli
                       eventuali impatti sul sistema di drenaggio locale che il
                       progetto può eventualmente arrecare, ma anche potenziali
                       criticità già segnalate. La superficie del lotto in questione
                       si pone ad una quota altimetrica variabile tra 960 e 980 m
                       s.l.m. degradante da nord‐ovest a sud‐est, e copre un’area
complessiva di 21.960 m2 di cui 13.090 m2 attualmente rientranti nel comparto produttivo autorizzato,
mentre i restanti 8.870 m2, da considerarsi incolti o allo stato naturale, riguardano nello specifico
l’ampliamento in progetto.
                           I piazzali di progetto saranno dotati di sistema di
                           drenaggio che convergerà ad un impianto finale di
                           dissabbiatura in continuo per poi scaricare in una
                           trincea drenante. Allo stesso modo il tratto in
                           ampliamento sul lato sud, confinante con i piazzali
                           esistenti, e le aree di confine lato est saranno dotati
                           di linee di drenaggio dedicate che scaricheranno
                           nello stesso impianto di dissabbiatura.
                           Le aree di lavorazione e deposito materiali in
                           asfalto o cls saranno invece dotate di sistema di
                           collettamento specifico dedicato che condurrà tutte

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le acque di dilavamento ad un impianto di trattamento con dissabbiatore e disoleatore per poi essere
recapitate al medesimo sistema di subirrigazione dimensionato per l’intero comparto.
La possibilità di smaltire le acque meteoriche al suolo attraverso sistemi disperdenti è stata valutata in base
alla buona filtrazione offerta dal tipo di sottosuolo presente al di sotto dell’area in esame e alla assenza di
una falda potenzialmente interferente.
La natura del terreno permette la completa dispersione in sottosuolo mediante trincee drenanti, con questo
sistema i volumi d’acqua generati dall’incremento delle portate di scolo superficiale derivanti dalle aree di
piazzale vengono direttamente dispersi nel terreno e non è necessario prevedere dispositivi di invarianza
idraulica.
Il sistema di dispersione sarà costituito da una condotta
fessurata posta in una trincea drenante profonda 1.0 m e larga
1.0 m e avrà una inclinazione variabile, tra 0.2 e 0.5 %.
Le condotte saranno avviluppate da una massa ghiaiosa di
granulometria compresa tra 40 e 70 mm, la trincea viene
riempita per una altezza di cm 60 di ghiaione lavato; la parte
                              superiore
                              della trincea, prima di essere coperta con il terreno da
                              scavo, sarà protetta con uno strato di “tessuto non
                              tessuto” che impedisce l’intasamento del terreno
                              sovrastante e garantisce l’areazione del sistema
                              drenante.
                              Si ritiene opportuno citare la DGRV 2948/2009 che
                              all’allegato A cita quanto segue: “Qualora le condizioni
                              del suolo lo consentano e nel caso in cui non sia prevista una
                              canalizzazione e/o scarico delle acque verso un corpo recettore,
                              ma i deflussi vengano dispersi sul terreno, non è necessario
                              prevedere dispositivi di invarianza idraulica in quanto si può
                              supporre ragionevolmente che la laminazione delle portate in
                              eccesso avvenga direttamente sul terreno. Occorre comunque
                              tenere presente che la mancanza di sistemi di scolo delle
acque, in terreni di acclività non trascurabile, può portare ad altre controindicazioni in termini di stabilità del
versante.”
                            Valutazioni
Sulla base di quanto sopra riportato si ritiene opportuno e necessario che venga svolta una specifica analisi
atta a verificare la stabilità delle opere in relazione alla dinamica del versante sottostante le opere di
drenaggio, anche al fine di valutarne le potenziali interazioni con proprietà altrui.
Inoltre, non essendo del tutto esaustive le informazioni fornite in merito alla gestione degli scarichi, dovrà
essere presentato un bilancio idrico complessivo, partendo dai dati di piovosità assunti, che definisca i flussi
anche in relazione al bacino di accumulo utilizzato come riserva per il sistema di abbattimento della
polverosità diffusa e, quindi, ai volumi di scarico dell’impianto discontinuo.
In termini qualitativi, invece, risulta necessaria una caratterizzazione degli scarichi, a partire dai dati analitici
attuali, tenendo conto che:
- risultano previsti rifiuti con caratteristiche tali da creare potenziali criticità per uno scarico sul suolo;
- l’impianto discontinuo sembra prevedere il trattamento dei primi 5 mm di pioggia, senza alcuna
motivazione sul fatto che tale volume esaurisca la potenziale contaminazione e, quindi, garanzie di un
trattamento efficacie;
- non vengono forniti dati circa il dimensionamento e l’efficienza di trattamento dell’impianto in continuo;
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- non vi sono evidenze circa le motivazioni tecniche assunte per la progettazione dei due sistemi di raccolta,
per cui su un sistema è previsto un trattamento di disabbiatura/disoleatura, mentre per l’altro è presente la
sola la disabbiatura.
                          Valutazione finale
Nelle integrazioni presentate non sono reperibili specifici e circostanziati elementi di analisi che consentano
di ritenere verificata la stabilità delle opere in relazione alla dinamica del versante sottostante alle opere di
drenaggio. Le considerazioni sviluppate si concentrano sulla capacità di filtrazione/assorbimento del suolo e
del sottosuolo e sulla stabilità in relazione allo stato di progetto delle opere, senza entrare nel merito dei
potenziali fenomeni di destabilizzazione dovuti alla dispersione delle acque meteoriche pretrattate né delle
possibili interazioni con proprietà altrui.
Il bilancio idrico sviluppa una stima del fabbisogno idrico per la bagnatura di materiali e superfici comparata
con la disponibilità derivante dal bacino di accumulo esistente (volume proprio + apporto meteorico)
arrivando a conclusioni di congruenza; tuttavia, in un’ulteriore stima comparativa, estesa all’intero anno,
anzichè ad un semestre, viene rilevata la necessità di realizzare un bacino aggiuntivo.
La relazione integrativa non riporta elementi in merito alle previsioni quantitative di scarico discontinuo
dell’impianto di trattamento delle acque di dilavamento.
                         Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.2, con lettere da a) ad e).
Lettera a)
Rispetto al merito del parere della Commissione, le osservazioni della ditta si limitano ad evidenziare che:
- “non può essere presente alcuna interazione con proprietà altrui” in quanto “il mappale sottostante è sempre di
  proprietà del sig. Bertacco”, senza entrare nel merito di una più puntuale ed estesa valutazione (sia in senso
  di approfondimento tecnico sia in senso di scala geografica) sulla stabilità delle opere e del versante
  sottostante alle stesse e senza fornire una documentata valutazione che consenta di escludere un rischio
  di destabilizzazione dei pendii, anche non contigui agli interventi, in relazione morfologia del sito ed alle
  circolazioni idriche sotterranee, pregresse e innescate post operam;
- “in caso di parere positivo è possibile effettuare valutazioni di dettaglio per definire eventuali interventi puntuali di
  rafforzo del piede della scarpata pur evidenziando che la tipologia di suolo favorirà la filtrazione rapida delle acque
  nel sottosuolo senza particolari fenomeni di instabilità” e “la Ditta potrà provvedere ad effettuare controlli specifici
  periodici di verifica dello stato della scarpata”, attestando di fatto che tali valutazioni di dettaglio e tali
  previsioni di controlli specifici, pur possibili e pur espressamente richieste a titolo integrativo dalla
  Commissione, non sono state fornite, omettendo quindi di fornire alla Commissione stessa tutti gli
  elementi ritenuti utili e necessari per esprimere la valutazione di competenza.
Tutto quanto sopra porta a confermare il precedente parere secondo cui il progetto e le successive integrazio-
ni prodotte non forniscono adeguato e sufficiente riscontro per escludere impatti negativi e significativi
sull’ambiente.
Lettera b)
Rispetto al merito del parere della Commissione, nel merito delle stime del fabbisogno idrico nei persi
orizzonti temporali, le osservazioni aggiuntive pervenute risultano idonee a chiarire i criteri adottati e
l’opportunità di realizzare, in via cautelativa, l’ulteriore bacino idrico da 835 m 3, che addizionato con il
bacino esistente da 842 m3 porta ad una capacità totale dei bacini superiore al fabbisogno idrico annuo
complessivo, stimato in circa 1.500 m3/anno.
Tutto quanto sopra porta a ritenere soddisfacenti le integrazioni prodotte rispetto alla criticità evidenziata.
Lettere c), d), e)
Premesso che la discontinuità dello scarico è intrinseca nell’origine stessa delle acque reflue in esame,
derivanti da eventi meteorici e pertanto naturalmente caratterizzate da un regime non continuo, la richiesta
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integrativa di fornire una previsione quantitativa sullo scarico dell’impianto di trattamento delle acque di
dilavamento è correlata con il riferimento al bilancio idrico dell’attività, così descritto in sede istruttoria:
“bilancio idrico complessivo, partendo dai dati di piovosità assunti, che definisca i flussi anche in relazione al bacino di
accumulo utilizzato come riserva per il sistema di abbattimento della polverosità diffusa e, quindi, ai volumi di scarico
dell’impianto discontinuo”
Nulla eccependo sulle valutazioni fornite in merito alla scelta ed al dimensionamento degli impianti di
trattamento della prima e della seconda pioggia ed in merito alle aspettative di rispetto dei limiti allo scarico,
non può che concludersi che l’integrazione fornita sul bilancio idrico permane solo parzialmente riscontrata.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione.

                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO
L’area in esame si colloca nelle Prealpi Vicentine, nella parte meridionale dell’Altopiano dei Sette Comuni,
un massiccio costituito prevalentemente da rocce sedimentarie che si sono depositate in ambiente marino tra
i 223 e i 35 milioni di anni fa. La morfologia generale del territorio comunale è tipica dell’area prealpina, con
quote che vanno da un minimo di 223 m s.l.m. ad un massimo di 1383 m s.l.m., con una pendenza variabile
da 0 ° a circa 77 °.
Le litologie presenti nell’area di indagine sono per la quasi totalità di natura calcarea (Calcari Grigi, Rosso
Ammonitico, Maiolica), caratteristica che si riflette nel profilo topografico del territorio, costituito da pendii
accentuati solo localmente e segnati dall’assenza di scarpate di roccia.




Per quanto riguarda gli aspetti idrogeologici, la zona è caratterizzata da una circolazione idrica nella rete
superficiale, praticamente assente, limitata ad eventi piovosi particolarmente consistenti o allo scioglimento
del manto nevoso. L’assenza della circolazione superficiale è da ricondursi alla natura permeabile delle rocce
costituenti l’ossatura dei rilievi, ed in particolare alla presenza di una diffusa ed estesa fenomenologia
carsica, che favorisce il rapido smaltimento in profondità delle acque meteoriche. Si tratta quindi di una
circolazione idrogeologica profonda, con movimento prevalentemente discendente a livello di base a quote
molto basse, con punti di emergenza delle acque ai piedi dei rilievi montuosi”.
Con riferiemnto alle prescrizioni delle NTA del PAT, la carta delle fragilità classifica il sito preso in esame
come “Area idonea a condizione – B: acclività media e medio-alta associata in prevalenza a substrati

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stratificati teneri”. Essa rappresenta la categoria a maggior estensione areale interessando le zone
caratterizzate dalla presenza di formazioni a Biancone associate ad acclività inferiore a 20°. Le prescrizioni e i
vincoli associati a questa condizione sono le seguenti:
    indagine geognostica e geofisica finalizzata ad accertare i parametri geotecnici dei terreni di
     copertura, lo spessore della stessa, eventuali cavità e disomogeneità del substrato roccioso;
    accurata progettazione delle strutture di sostegno delle scarpate, muri, movimenti terra.
                             Valutazioni
Sulla base di quanto argomentato si ritiene necessario che la relazione geologica e geotecnica venga integrata
da adeguate indagini in sito finalizzate alla determinazione dei parametri necessari alle valutazioni
geotecniche di cui alle NTC 2018, mettendo quindi in relazione le opere in progetto con il contesto geologico,
valutandone le specifiche interazioni opere-sottosuolo.
Per quanto riguarda il Piano di ripristino si richiede uno specifico approfondimento tecnico-esecutivo ed
economico per la definizione delle azioni contenute a pg. 11 del piano stesso:
4) La rimodellazione delle aree al fine di riportarle all’originale conformazione e ripristinare quindi il natural
declivio;
5) Risistemazione a prato delle aree interessate dall’ampliamento di progetto, motivando le considerazioni
per le quali si preferisca una risistemazione a prato anziché una risistemazione a bosco come nello stato
attuale.
                           Valutazione finale
Si ritiene che la caratterizzazione geomeccanica del sito sia carente in quanto non risultano effettuati specifici
rilievi geomeccanici degli affioramenti e di conseguenza risulta assente la classificazione geomeccanica
dell’ammasso roccioso, da cui derivano i parametri necessari alla valutazione delle interazioni tra opere e
sottosuolo. Nello specifico, in considerazione del rapporto tra il grado di fratturazione e le dimensioni del
“problema geomeccanico”, non risulta conpisibile l’approccio alla verifica della stabilità con equilibrio
limite, tipicamente utilizzabile solo per ammassi rocciosi equivalenti, ovvero nei casi in cui l’orientazione
spaziale delle discontinuità risulta non influente, a differenza del caso in esame.
                         Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.3.
Si ritiene, contrariamente a quanto asserito dal proponente, che le verifiche geomeccaniche siano necessarie e
fondamentali per valutare gli impatti in fase di realizzazione e in fase di esercizio dell’intervento,
specificatamente rispetto alle attività di sbancamento, che pur non configurandosi a rigore normativo come
“attività estrattiva”, considerati i volumi rocciosi oggetto della sbancamento stesso, risulta di fatto
assimilabile.
A tale proposito, le affermazioni secondo cui “le giaciture degli strati rocciosi rilevate in sito hanno confermato una
situazione di generale stabilità delle scarpate in roccia affiorante in quanto si tratta di strati praticamente piano paralleli
e sub-orizzontali” non trova riscontro oggettivo e documentale negli elaborati, confermando la necessità di
adeguati rilievi geoemeccanici in fase di SIA.
Allo stesso modo risulta, di conseguenza, non conpisibile l’affermazione secondo cui “indagini specifiche sul
suolo siano molto costose in rapporto ai risultati ottenibili in termini di “valutazione degli impatti”.
A conclusione della disamina delle considerazioni della proponente, in merito alla sicurezza delle aree di
lavoro che “si svolgerà prevalentemente nelle aree più distali rispetto le scarpate rocciose più elevate”, si osserva
come tale valutazione non rivesta alcun valore oggettivo in quanto la sicurezza deve essere garantita in tutta
l’area indipendentemente dalle attività svolte alla base delle scarpate e previste nel progetto.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione.



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                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO ACUSTICO
In base al Piano di Classificazione Acustica Comunale l’intorno dell’area impiantistica e l’impianto stesso
risultano collocati in classe acustica III “Aree di tipo misto”.
La Documentazione Previsionale di Impatto Acustico è stata redatta al fine di valutare l’impatto acustico
generato dalla ditta nei confronti dei ricettori maggiormente impattati (ricettori posti in località Rubbietto a
nord-ovest dell’impianto) a seguito dell’ampliamento dell’attività.
Attualmente nell’area è presente un’attività di lavorazione (frantumazione e vagliatura) e stoccaggio di
materiale inerte, con ciclo produttivo compreso tra le 8:00 e le 12:00 e le 13:00 e le 18:00.
Le sorgenti di rumore principali sono rappresentate dal sistema frantoio + vaglio, dalla movimentazione del
materiale con pala gommata, dallo scavo con escavatore cingolato (dotato di martellone), dal transito degli
autocarri di proprietà o dei clienti e dal generatore.
L’attività attualmente genera un flusso di mezzi pesanti medio pari a 20 mezzi al giorno.
Nello stato di progetto si prevede la riorganizzazione del layout aziendale e l’inserimento di un vaglio
sgrossatore (Robotrac di Extec) per l’attività di recupero rifiuti, di un mulino per lavorazione inerti naturali,
di un’idropulitrice per il lavaggio gomme. Si fa riferimento inoltre ad un’attrezzatura mobile per la
separazione delle componenti leggere.




Per quel che riguarda il traffico indotto si prevede un aumento del 50% rispetto allo scenario attuale, con un
numero di movimenti orari che passerà da 4 a 6.
Per caratterizzare il rumore presente nell’area di influenza dell’attività è stata effettuata una campagna di
misura dei livelli sonori in corrispondenza delle sorgenti sonore e presso 1 ricettore. Durante la campagna
fonometrica è stato inoltre caratterizzato il nuovo mulino, che opererà al momento dell’ampliamento
dell’attività.
Tramite software è stato poi possibile valutare il clima acustico attuale nella sfera di influenza a partire dalle
misure effettuate.
Nella tabella a lato viene inpiduato il punto di misura a ricettore e in tabella il livello equivalente delle
misure effettuate.
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Sulla base dei calcoli effettuati, con tutte gli impianti accesi, si ottengono livelli in facciata ai persi ricettori
che rispettano i limiti assoluti di immissione e i limiti di emissione.
Per quel che riguarda il differenziale il tecnico sostiene la non applicabilità essendo i livelli di immissione
sempre inferiori a 50 dB(A) sia allo stato di fatto che con l’introduzione delle sorgenti di progetto.
                          Valutazione
Dai calcoli che sono stati effettuati il livello di immissione risulta molto prossimo al limite di applicabilità
(49.3 dBA in R1) per cui sono possibili superamenti della soglia dei 50 dBA, ponendosi nelle condizioni di
massime emissioni; si consideri, inoltre, che il livello di immissione in detto ricettore e nella gran parte degli
altri è uguale al livello di emissione, per cui il residuo od è trascurabile oppure non sono state inserite nel
modello di calcolo le sorgenti di rumore residuale poste in prossimità dei ricettori. Infine, sebbene non sia
stato rappresentato il rumore residuo, si può fondatamente ritenere che in caso di applicabilità del
differenziale il limite sia superato.
Non viene poi motivata la discrepanza fra il livello misurato in P1 e i livelli forniti dal software a ricettore; si
evidenzia, in aggiunta, che un tempo di misura di 10 minuti è insufficiente a monitorare un’attività molto
variabile come quella in esame e che non è stato riportato il tipo di sorgenti attive durante la fase di misura;
rimane poi l’incertezza in merito alla presenza di componenti impulsive, soprattutto in caso di utilizzo di
martellone.
In merito alla caratterizzazione delle sorgenti sonore di progetto non vengono forniti dettagli sulla
caratterizzazione acustica del vaglio Robotrac di Extec (potenza sonora / pressione sonora, direttività, fonte
dei dati, ecc.) e non sembra essere stato considerato il traffico indotto oltre all’attrezzatura mobile per la
separazione delle componenti leggere.
Da ultimo si rileva la mancanza di approfondimenti in merito all’attività di ampliamento dei piazzali e
asportazione di materiale lapideo se non con una generica affermazione contenuta a pag 72 del SIA: “Si
prevede il potenziale superamento dei limiti di immissione differenziali esclusivamente durante gli scavi che
comportino la necessità di demolizione di roccia. In tali casi si provvederà alla presentazione di richiesta di
deroga ai limiti ai sensi della L. Quadro 447/1995. L’impatto sarà comunque eventualmente limitato alla sola
fase di scavo. Si considera quindi l’impatto del cantiere REVERSIBILE e TEMPORANEO”.
Si richiede pertanto uno specifico approfondimento in relazione alle caratteristiche acustiche delle attività di
demolizione e movimentazione della roccia, all’organizzazione e durata di dette attività ed ai periodi in cui
verranno svolte.
Si richiede inoltre una valutazione degli impatti del rumore sulla fauna selvatica presente in loco in
conseguenza della delicatezza del territorio circostante (corridoio ecologico PTRC).


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                          Valutazione finale
Le integrazioni fornite non permettono ancora una comprensione delle dinamiche e delle problematiche. Il
punto P1-bis potrebbe essere considerato a riferimento per la caratterizzazione dello stato di fatto ma è stato
spostato rispetto al ricettore maggiormente critico (punto P1). Il fonometro inoltre è stato posto ad un’altezza
poco significativa (1.5 m o meno), che non corrisponde con alla collocazione degli ambienti abitativi
maggiormente critici e che risente dell’assorbimento del terreno.
Sarebbe stato utile invece effettuare una adeguata campagna di misure fonometriche in facciata al ricettore
critico (R5) per avere una chiara rappresentazione del differenziale (approfondendo emissioni e residuo)
quantomeno nello stato di fatto, ponendosi in una condizione impiantistica cautelativa ma realistica.
Nello stesso punto dovrebbero essere concentrate le valutazioni in merito al differenziale nello stato di
progetto, consci che la simulazione è effettivamente complessa e quindi soggetta ad elevata incertezza, visti
in particolare la morfologia, la presenza di schermature, l’effetto del vento.
Ciò premesso si rileva una situazione di criticità; considerati i bassi livelli residui in gioco, si può anche
ritenere che, come riportato, il limite di applicabilità del differenziale in fase di progetto possa risultare non
superato, tuttavia è da considerare che il rumore nella zona di Rubbietto e nella zona a sud dell’impianto
verrà ulteriormente innalzato, determinando una situazione che peggiora lo stato dei luoghi.
A quanto sopra si aggiunge la criticità relativa alla fase di cantiere che di fatto si configura come un’attività
simile a quella ordinaria, con l’aggiunta di un utilizzo più continuativo del “martellone”. Le emissioni sonore
in detta fase risultano, già da quanto riportato in relazione, non trascurabili in intensità e durata e inoltre
difficilmente attenuabili considerate la natura delle sorgenti e la conformazione dell’area.
Ulteriori considerazioni riguardano il fatto che si tratta di un territorio con un rilevante interesse
paesaggistico-ambientale e turistico.
                         Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.4, lettere da a) a g).
Lettera a)
Rispetto al merito del parere della Commissione che riporta “Le integrazioni fornite non permettono ancora una
comprensione delle dinamiche e delle problematiche”, la proponente riporta che “Tale affermazione poco si concilia
con la valutazione di impatto ambientale negativa poi espressa. Se non sono comprese le dinamiche e le problematiche
non può essere espressa una valutazione negativa”.
Trattasi, semplicemente, dell’introduzione alla valutazione, in cui viene evidenziato che l’analisi dell’impatto
è risultata ancora non completamente chiarificatrice e dunque non univoca in merito all’assenza di impatto
negativo.
Lettere b), c), d), e)
Il parere della Commissione riportava “Il punto P1-bis potrebbe essere considerato a riferimento per la
caratterizzazione dello stato di fatto ma è stato spostato rispetto al ricettore maggiormente critico (punto P1). Il
fonometro inoltre è stato posto ad un’altezza poco significativa (1.5 m o meno), che non corrisponde con alla
collocazione degli ambienti abitativi maggiormente critici e che risente dell’assorbimento del terreno”, la proponente
riporta che “Tale affermazione poco si concilia con la valutazione di impatto ambientale negativa poi espressa. Se non
sono comprese le dinamiche e le problematiche non può essere espressa una valutazione negativa”.
La proponente espone le seguenti considerazioni:
   • La posizione del fonometro è “più cautelativa” rispetto a quella della prima campagna di rilievo in quanto il
     fonometro è stato posto in una posizione “più elevata” ad una quota corrispondente a quella del piano primo
     (quota sul l.m. m.). Va detto che il rilievo è servito per tarare il modello: il punto di rilievo è stato posto alla
     stessa quota. Inoltre, il rilievo è stato fatto su superficie in asfalto con caratteristiche più “riflettenti” che
     “assorbenti”. La taratura del modello inoltre è stata effettuata sempre ponendosi in condizioni di sicurezza. Si
     evidenzia che la valutazione è stata effettuata a “livello previsionale”, rilievi fonometrici, misure in facciata o,
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    ancor meglio, negli ambienti abitativi sono effettivamente ideali ma presuppongono la necessità di entrare in
    proprietà altrui con permesso da parte dei legittimi proprietari (che non sempre è possibile avere in fase di
    rilievo, come successo nel presente caso).
  • Visti i livelli sonori rilevati, vista l’assenza di esposti nei confronti della Ditta in relazione all’attività attuale e
    l’evidenza di superamenti, vista l’assenza di modifiche che comportino un inserimento di sorgenti/lavorazioni
    con impatti rilevanti soprattutto in corrispondenza dell’ampliamento previsto a progetto, vista la presenza di
    opportune mitigazioni in corrispondenza della zona principale di lavorazione (zona frantoio) e considerato che
    il potenziamento dell’attività di gestione rifiuti comporterà una riduzione del recupero di materiale naturale (e
    quindi di utilizzo della sorgente di maggiori emissioni sonore ovvero il martellone) si ritiene che l’impatto del
    progetto sia non rilevante e comunque non comporti alcun superamento dei limiti normativi.
  • Si sottolinea inoltre che, differentemente rispetto a quanto indicato nella valutazione finale, l’impianto è dotato
    di schermature in corrispondenza delle zone di lavoro. Tali schermature sono in parte “naturali” (cioè,
    derivanti dall’orografia del terreno) in corrispondenza dell’area di utilizzo del martellone e del vaglio e in parte
    artificiali (muro di blocchi in pietra in corrispondenza della zona di utilizzo del martellone e pannelli
    fonoisolanti e fonoassorbenti nella zona di macinazione e vagliatura degli inerti). Al fine di verificare la
    permanenza di tale condizione anche a seguito dell’ampliamento si potrà prescrivere l’effettuazione di
    monitoraggi fonometrici post operam per assicurare il rispetto dei limiti anche nella nuova configurazione.
  • Si sottolinea infine che il rumore non sarà necessariamente maggiore: tutti gli impianti sono già presenti e
    funzionanti e allo stato attuale possono andare durante l’intero periodo diurno se non per la lavorazione dei
    rifiuti per la lavorazione del materiale da cava. Come già detto la lavorazione del materiale da cava comporta la
    necessità di utilizzo del martellone (sorgente più impattante) che non è invece necessario per la lavorazione dei
    rifiuti da costruzione e demolizione. Il maggiore disturbo deriverebbe esclusivamente dall’aumento dei giorni di
    lavoro dedicati alla lavorazione dei rifiuti e dai momenti di utilizzo della pala per la movimentazione di EoW
    nella zona di ampliamento, disturbo comunque contenuto entro i limiti normativi in base alla valutazione
    previsionale (che ha considerato la contemporaneità di utilizzo delle macchine, cosa che effettivamente
    difficilmente avviene – se non mai).
In merito a quanto sopra esposto in modo articolato, si riscontra quanto segue.
La morfologia dell’area, la presenza di scarpate, verde e manufatti, la molteplicità di sorgenti, la presenza del
vento rendono di fatto la taratura del modello ( sia essa in termini di rumore residuo che di emissioni di molte sorgenti )
molto difficile al ricettore e, sicuramente, non risolvibile con una breve misura nel punto P1bis; inoltre, si
considerti che essendo il differenziale il limite critico, ed essendo il differenziale altamente condizionato dalla
collocazione del punto di misura, un’idonea campagna di misure in prossimità della facciata maggiormente
esposta del ricettore critico avrebbe fornito una rappresentazione dei livelli in gioco più precisa. Tutto ciò
doveva essere preso in seria considerazione, considerato che i livelli di immissione calcolati in via
previsionale sono risultati molto vicini al limite di applicabilità del differenziale come riportato nella
Documentazione Previsionale di Impatto acustico-rev.01 (Livello di immissione di 49,3 in R5).
Per quel che riguarda, invece, gli interventi di mitigazione ( schermature sul frantoio/vaglio e barriera in massi ), essi
erano presenti già in fase di misura per cui gli effetti già “effettivi” e rilevati. Come interventi aggiuntivi si
ipotizzano una barriera (di 30 m di lunghezza con elemento difrattore e altezza non definita ) o un rilevato in terra ( di
altezza di 5 m e lunghezza non definita ), con miglioramenti contenuti già in fase di previsione ( “il ridotto beneficio
ottenuto non giustifica l’elevato investimento economico necessario per l’intervento tra opere strutturali e costo dei pannelli” ).

Lettere f), g)
Il parere della Commissione riportava “A quanto sopra si aggiunge la criticità. relativa alla fase di cantiere che di
fatto si configura come un’attività simile a quella ordinaria, con l’aggiunta di un utilizzo pi. continuativo del
“martellone”. Le emissioni sonore in detta fase risultano, gi. da quanto riportato in relazione, non trascurabili in
intensità. e durata e inoltre difficilmente attenuabili considerate la natura delle sorgenti e la conformazione dell’area”.

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La proponente espone le seguenti considerazioni:
  • La fase di cantiere, più critica, è comunque temporanea e la sua durata dipende dal fatto che il cantiere dovrà
    essere interrotto nei periodi più delicati di potenziale disturbo della fauna (come indicato nel documento
    SP04_DPIA_REV 01 inviato a settembre 2023). Sarà comunque possibile adottare misure per la riduzione del
    disturbo come l’effettuazione degli scavi esclusivamente in alcune ore del giorno (ad esempio 9-12 e 16-18).
    Inoltre, invece che il “martellone” per le attività di scavo su roccia sarà possibile usare altri metodi quali
    “motosega” o “filo diamantato”, tecnologie già adottare e in uso corrente alla ditta che garantiranno un ridotto
    impatto acustico e che possono essere previste come prescrizione. Anche i limiti acustici da rispettare in fase di
    cantiere possono eventualmente essere oggetto di prescrizione specifica, così come le fasce orarie di lavoro.
  • Anche se il territorio presenta un rilevante interesse paesaggistico-ambientale e turistico, si fa presente che
    l’attività di Bertacco Armando è già presente da anni, collocata in zona urbanisticamente idonea (zona
    produttiva) ed autorizzata per tutti gli aspetti ambientali propri dell’attività stessa, valutati dalle autorità
    competenti al rilascio delle autorizzazioni stesse. Pertanto, si ritiene che in una valutazione complessiva della
    vocazione dell’area, si debba tenere conto della presenza consolidata dell’attività che, peraltro, rispetta tutti i
    limiti previsti dalla normativa vigente (come dimostrato dalle campagne di rilievo effettuate nel tempo anche
    dagli enti di controllo).
  • Si ritiene pertanto che le “effettive criticità” riscontrate non evidenzino la sussistenza di un impatto negativo
    rilevante del progetto e che le criticità del cantiere siano comunque temporanee e mitigabili.
In merito a quanto sopra esposto in modo articolato, si riscontra quanto segue.
La fase di cantiere ha senza dubbio effetti non trascurabili in termini di entità del rumore e durata delle
operazioni che si sommano alle emissioni già esistenti. Pur essendo state richieste delucidazioni in merito al
cantiere in fase di prima istruttoria ( “Si richiede pertanto uno specifico approfondimento in relazione alle caratteristiche
acustiche delle attività di demolizione e movimentazione della roccia, all’organizzazione e durata di dette attività ed ai periodi in cui
verranno svolte “)non si è avuto alcun riscontro in merito. Considerati il tipo e l’entità delle lavorazioni, si può
ipotizzare una durata non certo di pochi mesi e quindi una situazione di effettivo impatto prolungato ai
ricettori.
Si ritiene che la mitigabilità delle emissioni, anche alla luce delle valutazioni della propoente in merito
all’efficacia delle barriere, e la conseguente effettiva riduzione degli impatti legate all’attività di cantiere siano
difficili da garantire considerata la tipologia di attività e la collocazione ambientale.
In tal caso i limiti da rispettare in fase di cantiere potrebbero di fatto non essere raggiungibili.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione.

                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO DA AGENTI FISICI
              Nello specifico la zona dell’impianto ricade in un’area inquinata
              caratterizzata da livelli di luminanza totale compresi tra il 100% e il
              300% rispetto a quella naturale, un cielo moderatamente luminoso
              nonostante la presenza del vicino Osservatorio Astronomico di
              Asiago (posto a circa 12 km dall’impianto) e della Stazione
              Osservativa di Cima Ekar (a circa 8 km dallo stesso).
              Nella configurazione di progetto verranno mantenuti gli apparecchi
              attualmente presenti nell’impianto, con le stesse modalità attuali: i 3
              faretti crepuscolari in funzione durante l’intero periodo notturno

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per esigenze legate alla sicurezza dell’impianto e i 3 proiettori accesi esclusivamente al bisogno durante
l’attività lavorativa. In tutti i casi la direzione del fascio luminoso è verso il basso.
Il progetto non prevede l’aggiunta di apparecchi illuminanti nell’area in ampliamento. Si evidenzia in ogni
caso che gli impianti attuali e quelli che dovessero eventualmente essere aggiunti successivamente sono
soggetti al rispetto di quanto previsto dalla LR 17/2009 per evitare emissioni luminose verso l’alto.
Il proponente ritiene pertanto non significativo.
Nel SIA non vengono esaminati altri agenti fisici.
                            Valutazione
In considerazione del fatto che il comune di Lusiana rientra tra i territori per i quali la Regione Veneto ha
definito il rischio Radon, oltre che all’art.30 del regolamento edilizio del comune di Conco, si chiede di
affrontare tale tematica.
                          Valutazione finale
Le integrazioni fornite hanno soddisfatto quanto richiesto.

                        VALUTAZIONE
Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
dall’intervento.

CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO PAESAGGISTICO
                           Il paesaggio in cui si inserisce lo stabilimento è un
                           paesaggio tipico montano, caratterizzato da vaste zone
                           boscate intervallate da aree a pascolo e piccoli centri
                           urbani collocati lungo le strade di collegamento. Lo
                           stabilimento occupa l’area di una ex cava ed è pertanto
                           posto in una “conca” che consente di renderlo poco
                           percepibile dal contesto. Il PTCP di Vicenza inpidua
                           nella Carta del Sistema del Paesaggio, un’area a prato
                           stabile a nord dell’area impiantistica e un ambito boscato a
                           sud. Tutta l’area ricade nell’Ambito naturalistico di livello
                           regionale (Art.19 - Art. 35 PTRC) dell’Altopiano dei Sette
                           Comuni.
In prossimità dell’impianto esistente è presente una zona boscata con vincolo paesaggistico ai sensi del
D.Lgs. 41/2004, è stata pertanto redatta Relazione Paesaggistica per valutare l’eventuale impatto delle opere
di progetto e gli interventi di inserimento paesaggistico necessari.
Per quanto concerne i beni culturali si evidenzia la presenza di Manufatti di Archeologia industriale presso
la località Fontanelle, comunque a distanza riguardevole dall’impianto.
L’attività aziendale è già esistente e dotata di idoneo mascheramento costituito da riporto di terreno
piantumato con essenze arboree sempreverdi. Tale intervento, come si evidenzia dalla figura riportata di
seguito, consente di nascondere l’impianto nei confronti dei ricettori posti a nord-ovest (località Rubbietto).
L’attuale area impiantistica autorizzata ricade inoltre all’esterno delle aree soggette a vincolo paesaggistico.
L’ampliamento di progetto ricade solo marginalmente a sud e a est all’interno dell’area vincolata come “zona
boscata” si evidenzia comunque l’assenza di essenze arbustive di importanza e pregio.
L’impatto generato dallo scenario attuale sul paesaggio circostante risulta pertanto trascurabile grazie alle
mitigazioni adottate. Il mascheramento attualmente presente risulta inoltre efficace a mascherare anche l’area
di ampliamento. Dagli altri punti di vista (e in particolare dai centri storici di Rubbio e Rubbietto) l’impianto
risulta non visibile per l’orografia del terreno e risulta non percepibile anche la zona di ampliamento.


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                           Valutazioni
Al fine di analizzare nel dettaglio l’impatto delle opere sul paesaggio, e in particolare sulle zone soggette a
vincolo paesaggistico, e valutare gli interventi necessari al fine della mitigazione delle stesse è stata redatta
apposita Relazione Paesaggistica semplificata (mod. C). Dato che l’intervento viene realizzato su Impianto di
smaltimento dei rifiuti, viene previsto l’ampliamento su terreno classificato “a bosco” ed in parte soggette a
vincolo paesaggistico, che il fronte di intervento per la realizzazione dei nuovi piazzali è di circa 20 m sulla
costa del monte, si ritiene che il modello semplificato di Relazione Paesaggistica non sia sufficiente a definire
l’impatto di simili interventi progettuali. Si richiede pertanto di approfondire adeguatamente l’impatto
paesaggistico, fornendo adeguati rendering dell’area di intervento in rapporto alla consistenza delle opere di
progetto specificando e motivando con maggiore dettaglio le motivazioni del non impatto paesaggistico degli
interventi.
Si richiede inoltre una specifica progettuale ed un quadro economico per le azioni di mitigazione previste che
andranno eseguite a regola d’arte con il supporto di ditte specializzate.
                         Valutazione finale
La documentazione integrativa presentata consente una valutazione complessiva del progetto per quanto
riguarda la presente matrice ambientale.
Per quanto riguarda la mitigazione prevista, quanto proposto e meglio analizzato nella matrice “risorse
naturali”, evidenzia un’impostazione non naturaliforme degli impianti previsti e ciò risulta riscontrabile
anche dai rendering prodotti.
In tali simulazioni fotocompositive, che comprendono anche gli sbancamenti e le successive pavimentazioni,
emergono in maniera significativa elementi di rilevante alterazione della componente paesaggio rispetto allo
stato di fatto, senza adeguati interventi di mitigazione.
                       Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.6, lettere da a) a f).
Per quanto riguarda le lettere a), b), la proponente riporta due aspetti che sono riferiti alla prima valutazione
istruttoria, che ha poi portato alla richiesta di integrazioni; in relazione alle lettere c), d), e), f), si veda quanto
riportato nella matrice “risorse naturali”.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione

                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE DELL’IMPATTO VIABILISTICO
                                    L’accesso alla sede operativa dell’azienda
                                    Bertacco Armando – Escavazioni e lavorazioni
                                    inerti, è garantito, sia provenendo da nord-est,
                                    e dunque dal centro abitato della frazione di
                                    Rubbio di Lusiana Conco (VI), che provenendo
                                    da sud-ovest, ovvero dalla località di Tortima o
                                    da quella di Brombe, frazioni del medesimo
                                    Comune, da Strada della Scaletta, toponimo
                                    assunto, in località Rubbietto, dalla strada che
                                    collega Rubbio agli altri centri abitati locali
                                    collocati a sud-ovest. Per quanto riguarda nello

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specifico l’accessibilità dell’impianto, l’accesso/egresso dall’impianto risulta facilitato dalla presenza di uno
slargo (si vedano le foto seguenti) che consente un inserimento agevole sulla strada locale.
L’analisi generale del sistema viabilistico ha avuto come oggetto, all’interno dello studio di impatto viabile, la
rete viaria di afferenza alla Ditta che risulta in grado di garantire due persi percorsi:
- il percorso di risalita verso nord comporta l’utilizzo della porzione terminale di strada della Scaletta, di via
Monte Grappa, di Contra’ Tedeschi ed alternativamente di via Monte Caina, per i veicoli diretti verso est, e
di Contra’ Brunello / Cortese per quelli diretti verso ovest;
- il percorso di discesa verso sud, comporta l’utilizzo della porzione iniziale di strada della Scaletta, che
precede l’accesso carrabile allo stabilimento, ed alternativamente di Contra’ Tortima per i veicoli diretti verso
est / nord-est, e di Via Bressani, per i veicoli diretti verso ovest / sud-ovest, entrambe tratti persi della S.P.
72 “Strada della Fratellanza” che collega Bassano del Grappa (VI) ad Asiago (VI); è necessario precisare, a tal
proposito, che i veicoli che si immettono in Contra’ Tortima, non si dirigono a valle, ma usufruiscono di un
percorso alternativo di risalita verso est, al fine di raggiungere i nuclei abitati sparsi, a quota più elevata,
presenti in questa porzione del territorio comunale di Lusiana Conco (VI).
Si evidenzia che i flussi di traffico che caratterizzano l’attuale sistema viabilistico utilizzato per l’accesso
all’impianto appaiono esigui e non suscettibili di compromettere l’ambiente e la funzionalità della rete viaria
di afferenza.
Le attività attualmente svolte dall’azienda comportano la presenza di n° 3 operai, oltre al titolare, il Sig.
Armando Bertacco, e si svolgono nei giorni infrasettimanali, secondo l’orario di una regolare giornata
lavorativa di 9 ore:
− Mattina: 7:45 - 12:00;
− Pomeriggio: 13:15 - 18:00.
Considerato l’esiguo numero di operai presenti, si ritiene il traffico indotto dai loro mezzi personali, utilizzati
per raggiungere la sede operativa, del tutto trascurabile ai fini delle analisi. Oltre ad i mezzi imputabili al
trasporto di materiali inerti naturali e rifiuti, l’attività dell’azienda comporta ulteriori flussi di traffico per
buona parte dovuti alla presenza di una pesa pubblica di cui usufruiscono anche altri veicoli. I flussi di
traffico generati dall’azienda sono costituiti quasi esclusivamente da mezzi pesanti. I veicoli in
ingresso/uscita dallo stabilimento sono solitamente camion a 4 assi. La portata dei mezzi pesanti utilizzati
per il trasporto di materiale per/dall’azienda è ordinariamente pari a 10 tonnellate (100 quintali). Dal registro
carico/scarico 2021, al fine di affinare la precisione dell’analisi, il proponente ha calcolato e stabilito una
portata media di 14 ton/mezzo.
Secondo quanto riferito, l’attività comporta:
1. il passaggio di circa 1 mezzo pesante al giorno, imputabile al servizio di trattamento e recupero dei rifiuti
da demolizione e costruzione;
2. l’ingresso di circa 8 mezzi pesanti al giorno, imputabile al servizio di pesa pubblica offerto in sito in favore
di soggetti esterni ed imprese perse dalla proponente, provenienti dal territorio circostante;
3. l’accesso alla sede operativa di circa 3 mezzi pesanti al giorno, riguardante invece il trasporto di materiale
naturale da cava reperibile direttamente in sito; è necessario precisare che tale numero, in particolare, è stato
calcolato pidendo il quantitativo totale riportato dal registro, circa 9.400 ton/anno trasportate nel 2021, per
il numero di giorni lavorati, 225, e per la portata media dei mezzi pesanti utilizzati, corrispondente, come già
riportato a circa 14 tonnellate.
Approssimando tutti le informazioni ricevute riguardanti i restanti servizi, l’attività della Ditta Bertacco
Armando comporta attualmente il passaggio di circa 12 mezzi pesanti al giorno per un totale, considerando
l’ingresso e l’uscita dei veicoli dalla sede operativa, di 24 movimenti al giorno, corrispondenti, nelle 9 ore
lavorate, a circa 4 movimenti all’ora per la totalità delle sue prestazioni.
La realizzazione di quanto previsto dall’istanza, ovvero l’ampliamento del sito operativo e l’aumento della
capacità produttiva della ditta Bertacco Armando, comporterà un incremento dei flussi veicolari che
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interessano la rete viaria di afferenza, volendo considerare la condizione più sfavorevole, di circa 7 mezzi
pesanti in più nel corso della giornata, passando dai 12 mp/g dello scenario attuale ai 19 mp/g di quello
futuro, con 1 mezzo pesante in entrata ed 1 mezzo pesante in uscita in più, nel corso della singola ora, per un
totale di 6 mov/h anziché i 4 mov/h mediamente attuati alla configurazione attuale, che porterebbero la rete
ad essere impegnata da 38 mov/g, rispetto ai 24 mov/g attualmente effettuati, in media, per conto
dell’impresa in oggetto, con una differenza di 14 mov/g (+ 58,41 %) così imputabili allo stabilimento.
Considerato l’aumento dei flussi veicolari stimato e la possibilità, per i mezzi generati/attratti dallo
stabilimento in oggetto, di intraprendere differenti percorsi per risalire il rilievo dell’Altopiano dei Sette
Comuni e raggiungere i nuclei abitativi collocati ad una quota più elevata, imboccando alternativamente
Contra’ Brunello o Contra’ Cortese, si ritiene che il traffico indotto dal possibile accoglimento dell’istanza,
possa essere ritenuto accettabile e non pregiudizievole delle condizioni ambientali e viabilistiche del
territorio circostante la sede operativa e la relativa rete viaria di afferenza.

                        VALUTAZIONE
Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
dall’intervento.

CARATTERIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI ED AGRONOMICHE
Il territorio comunale è caratterizzato da un’elevata valenza naturalistica per il considerevole numero di
specie animali e vegetali presenti. La maggior parte della superficie comunale è coperta da foreste. La
funzione prevalente della struttura vegetazionale è di tipo ambientale e produttiva.
Analizzando nello specifico il contesto in cui si inserisce l’attività, l’area impiantistica risulta circondata da
prati incolti utilizzati per il pascolo e ricade in prossimità di una zona boscata, interessata dalle seguenti
tipologie forestali:
• “Orno-ostrieto tipico” a est e sud-est dell’impianto con copertura tra il 31 e il 70%;
• “Arbusteto” a sud, sud-ovest dell’impianto con copertura tra il 71-100%
A maggiore distanza dall’impianto si evidenzia la presenza di faggete (in verde nella figura sottostante).




L’orno-ostrieto è caratterizzato da formazioni infraperte, sottobosco non abbondante, privo o con scarsa
presenza di Sesleria varia, mentre sono frequenti Vinca minor ed Euphorbia amygdaloides. È localizzato
principalmente nei basso-versanti su suoli mai con elevata pendenza. L’arbusteto è invece una unità

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eterogenea comprendente varie formazioni a prevalente portamento arbustivo, escluse le alnete di ontano
verde e le mughete. L’impianto, già esistente e funzionante, si inserisce in un ambito territoriale montano
caratterizzato dalla compresenza di aree a prato incolto destinato a pascolo inframmezzate da aree boschive
con presenza di piccoli centri abitati. L’area dell’impianto attuale ricade in prossimità di un’area boschiva
vincolata da vincolo paesaggistico ai sensi del d.lgs. 42/2004. La presenza dell’uomo caratterizza comunque
fortemente l’ambito oggetto di intervento: l’area su cui è previsto l’ampliamento di progetto non è
caratterizzata dalla presenza di essenze arboree di pregio.
L’ampliamento previsto da progetto ricadrà solo marginalmente all’interno dell’area boschiva vincolata. In
base alla carta regionale delle categorie forestali le superfici interessate dall’ampliamento sono caratterizzate
dalla presenza di “arbusteti” a sud-ovest e di “orno-ostrieti” a est.
Si evidenzia che la fascia boscata a sud dell’impianto, fascia che costituisce il corridoio ecologico primario a
livello provinciale, non sarà interrotta dalla presenza dell’impianto che infatti è posto a nord della stessa. Si
evidenzia inoltre che l’impianto è già esistente ed attivo. Per limitare comunque l’impatto potenziale
generato dalle modifiche dell’impianto sul sistema vegetazionale e faunistico presente nell’intorno, impatto
correlato principalmente alla generazione e diffusione di polveri, si prevede l’inserimento di una barriera
arborea sempreverde, integrando la barriera arborea sempreverde già realizzata dalla Ditta a nord-ovest
dell’impianto e l’implementazione del sistema di umidificazione per la copertura anche delle aree in
ampliamento.
                          Valutazioni
Così come già osservato nella matrice relativa all’impatto paesaggistico, lo S.I.A. necessità dei specifiche
integrazioni.
In particolare si evidenzia come, a fronte di una riduzione boscata (compensata monetariamente), le opere a
verde di mitigazione risultano poco approfondite e mostrano evidenti contraddizioni tra la parte cartografica
ed il testo dello SIA.
Si richiede, pertanto, che venga presentata una analisi paesaggistico-vegetazionale dello stato di fatto e vada
progettato un adeguato intervento di mitigazione ed inserimento paesaggistico.
Quanto sopra dovrà essere accompagnato da adeguate cartografie di raffronto tra lo stato di fatto e lo stato di
progetto, con indicazioni delle specie impiegate (arboree ed arbustive), i relativi sesti di impianto; il computo
metrico estimativo risultante dovrà considerare, oltre alla utilizzazione di adeguato materiale vegetale, anche
i costi della manutenzione/gestione per almeno i primi tre anni.
                        Valutazione finale
In considerazione del fatto che le principali vulnerabilità del territorio sono legate principalmente alla
fruizione turistico-ricreativa (insediamenti turistici, strutture per l’attività sportiva e ricreativa, rete
escursionistica e sentieristica, calpestio della vegetazione, raccolta di esemplari floristici di pregio, etc.), si
rileva come permanga la rilevante riduzione di superficie boscata (7.419 m 2), la cui compensazione monetaria
non ha alcuna rilevanza rispetto alla tutela del contesto naturale in cui si inserisce l’intervento..
Per quanto riguarda invece la mitigazione prevista, si rileva che la specie prescelta, “ Cupressus leylandii” non
è una specie autoctona e conferisce un aspetto non naturaliforme alla siepe e al contesto che, seppur
confinante con un'attività antropica, presenta caratteri prossimi-naturali.
Inoltre, nel CME non si riporta il prezziario di riferimento e mancano alcune voci sia nella fase di impianto
che di cure colturali successive:
- non sono stati computati i dischi pacciamanti e gli shelter che sono indispensabili in un luogo aperto con
possibilità di danni da ungulati alle nuove piantine;
- manca la voce ammendanti.
Il tipo di intervento e l’assenza di adeguate mitigazioni rispetto alla rilevante riduzione di area boscata e di
habitat, determina una situazione di marcata criticità rispetto alle risorse naturali.

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                          Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.8, lettere da a) a c).
Lettera a)
La proponente riporta che “Anche in questo caso la Commissione esprime la necessità di una integrazione dello SIA
(pag. 29 valutazioni)”.
Non risulta comprensibile tale affermazione, considerato che si riferisce semplicemente alla fase istruttoria
iniziale, cui è seguita una richiesta di integrazioni.
Lettera b)
Il parere della Commissione riportava “Per quanto riguarda invece la mitigazione prevista, si rileva che la specie
prescelta, “Cupressus leylandii” non una specie autoctona e conferisce un aspetto non naturaliforme alla siepe e al
contesto che, seppur confinante con un'attività. antropica, presenta caratteri prossimi-naturali”.
La proponente espone le seguenti considerazioni:
   • La ricomposizione ambientale presentata al comune per un primo confronto era priva della siepe sempreverde.
     È la stessa amministrazione che ha imposto tale soluzione come barriera per polveri e rumore. Nella versione
     del progetto presentata a seguito delle integrazioni (settembre 2023 e dicembre 2023) era specificato che al posto
     del Cupressus leylandii poteva essere utilizzato il Carpino bianco.
   • Il sesto di impianto a siepe non è comunque da sottovalutare rispetto alla tipologia forestale potenziale, in
     quanto offre la possibilità di nidificazione a numerose specie di uccelli.
In merito a quanto sopra esposto in modo articolato, si riscontra quanto segue.
Nel documento SP08_Rev2_Piano_del_verde dicembre 2023 si menziona il Cupressus leylandii oppure il Carpinus betulus
e nel medesimo documento si menziona più volte il Cupressus leylandii.
Nel Computo Metrico estimativo delle opere a verde (DE14_Computo_opere_verde – Settembre 2023) è riportata la
fornitura della medesima specie (voce 4 - H.03.04).
Si ribadisce che il Cupressu leylandii non è una specie autoctona e adatta in un contesto dai caratteri pressoché naturali.
Lettera c)
Il parere della Commissione riportava “Inoltre, nel CME non si riporta il prezziario di riferimento e mancano
alcune voci sia nella fase di impianto che di cure colturali successive: non sono stati computati i dischi pacciamanti e gli
shelter che sono indispensabili in un luogo aperto con possibilità. di danni da ungulati alle nuove piantine; - manca la
voce ammendantili in intensità. e durata e inoltre difficilmente attenuabili considerate la natura delle sorgenti e la
conformazione dell’area”.
La proponente espone le seguenti considerazioni:
   • Data la vicinanza al sito produttivo in progetto non si riteneva necessario adottare gli shelter per la scarsa
     probabilità che gli ungulati frequentino l’area.
   • Le indicazioni riguardanti i dischi pacciamanti, gli shelter e gli ammendanti verranno ben accolti come
     prescrizioni in fase valutativa. Di fatto poteva essere emesso parere favorevole con prescrizioni perché tali
     accorgimenti risultano minimali e non certo sostanziali con gli obiettivi del progetto.
In merito a quanto sopra esposto in modo articolato, si riscontra quanto segue.
Nel documento SP08_Rev2_Piano_del_verde dicembre 2023 a pag. 39 si legge che “Le siepi/barriere di Cupressus
Leilandii o di Carpino bianco creerebbero un effetto barriera schermante, raggiungendo negli anni i 10 15 mt di altezza.
Nel periodo in cui le piante sono più basse la ditta provvederà a mascherare con teli verdi camuflage oscuranti e ad
utilizzare dei sistemi di protezione per le piantine contro gli ungulati.”; ciò evidenzia, quindi, un dettaglio
progettuale conpiso dalla Ditta e, pertanto, il Computo Metrico Estimativo (DE14_Computo_opere_verde –
Settembre 2023) andava aggiornato con l’inserimento della voce sistemi di protezione per le piantine contro gli
ungulati e che la Ditta avrebbe provveduto a utilizzare teli verdi camuflage oscuranti, anch’essi non inseriti
nel Computo Metrico Estimativo.


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Nel CME è ancora presente la voce Ricostruzione di habitat di specie (voce 1 I.01.27) che però è stata eliminata
della Tav_06_Rev1_Stato_di_prgetto_opere_a_verde_rev1 e dalla descrizione degli interventi previsti nel Piano
del verde (SP08_Rev2_Piano_del_verde dicembre 2023).
In ultima analisi, il CME andava aggiornato secondo quanto indicato nel Piano del verde
(SP08_Rev2_Piano_del_verde dicembre 2023) per coerenza documentale, vista l’importanza degli interventi
mitigativi, importanza più volte sottolineata dalla Ditta.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione.

                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE DELLA FLORA E FAUNA
                                La fauna presente nel territorio ricomprende
                                perse specie di ungulati: il capriolo, il cervo,
                                il camoscio, il muflone ed il cinghiale. Sono
                                presenti il lupo e la volpe, l'istrice. La zona
                                ospita un'importante popolazione di uccelli: tra
                                le specie forestali sono presenti il picchio nero,
                                il picchio rosso maggiore, l'astore, lo sparviere,
                                il francolino di monte ed il gallo cedrone, tra i
                                tetraonidi sono presenti anche il gallo forcello e
                                la pernice bianca oltre poi a numerose specie di
                                passeriformi. La zona è frequentata dall'aquila
                                reale e da molte specie di rapaci che sfruttano
                                le correnti termiche generate dall'orografia del
                                territorio,  in  particolare  sul  versante
                                meridionale. Inoltre la zona è interessata dalle
                                rotte migratorie di perse specie ornitiche.
                                Parte del territorio comunale collocato a nord
rappresenta l'habitat tipico della Salamandra atra aurorae, sottospecie di salamandra alpina che vive solo in
una ristretta area dell'altopiano dei Sette Comuni.
Analizzando la tavola 3.1.A del PTCP della Provincia di Vicenza “Sistema Ambientale”, l’impianto risulta
collocato in prossimità di aree boscate, in zone carsiche. Si evidenzia la presenza di un corridoio ecologico
principale che interessa la fascia boscata a sud dell’impianto.
Per limitare comunque l’impatto potenziale generato dalle modifiche dell’impianto sul sistema vegetazionale
e faunistico presente nell’intorno, impatto correlato principalmente alla generazione e diffusione di polveri,
si prevede l’inserimento di una barriera arborea sempreverde, integrando la barriera arborea sempreverde
già realizzata dalla Ditta a nord-ovest dell’impianto e l’implementazione del sistema di umidificazione per la
copertura anche delle aree in ampliamento. Per quanto concerne inoltre il disturbo della fauna legato al
rumore si evidenzia che l’impianto è già esistente e la rumorosità prodotta risulta entro i limiti previsti dalla
normativa vigente sia allo stato attuale che con le modifiche previste a progetto (si veda Documentazione
Previsionale di Impatto Acustico) grazie ai sistemi di abbattimento del rumore già realizzati.
Si evidenzia inoltre che non si prevede alcuna nuova sorgente luminosa oltre a quelle già presenti che possa
disturbare la fauna e avifauna presente.


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Viste le caratteristiche degli ambienti naturali posti in prossimità dell’impianto e considerato il fatto che
l’impianto è già esistente e dotato di opportuni sistemi di mitigazione (mascherature arboree, sistema di
trattamento delle acque, bagnatura dei cumuli, schermature antirumore), si ritiene che l’attività svolta non
arrechi impatti negativi rilevanti all’ecosistema circostante.
È possibile affermare che le modifiche a progetto possano quindi considerarsi NON SIGNIFICATIVE e non
necessitino di alcuna mitigazione, oltre a quelle già previste.
                          Valutazione
Si richiede una specifica progettuale ed un quadro economico per le azioni di mitigazione previste che
andranno eseguite a regola d’arte con il supporto di ditte specializzate.
Data la presenza sul territorio di specie inserite nella lista rossa dell’IUCN, citate nel SIA, e specie di interesse
comunitario il cui areale distributivo e la cui presenza sono conclamate nel territorio circostante, si richiede
di approfondire l’impatto delle sorgenti di rumore in fase di cantiere (specialmente nell’attività di
sbancamento delle rocce) e in fase di esercizio, ed il disturbo conseguente all’aumento del traffico indotto.
                         Valutazione finale
Nel riportare le medesime considerazioni esposte nella matrice ambientale precedente “Caratterizzazione delle
Risorse Naturali ed Agronomiche” ed in particolare la rilevante riduzione di superficie boscata e la conseguente
perdita di habitat, si rileva la mancanza della stima dell'impatto del traffico indotto sulle specie, così come
richiesto in sede di integrazioni.
                       Valutazioni post 10 bis
Le controdeduzioni prodotte dalla proponente per quanto concerne la presente matrice ambientale sono
riportate come punto 3.9, lettere da a) a c).
Per quanto riguarda le lettere a), b), la proponente riporta due aspetti che sono riferiti alla prima valutazione
istruttoria, che ha poi portato alla richiesta di integrazioni; in relazione alle lettera c), invece, la proponente
afferma che “La presenza del nuovo bosco e dei cespugli di specie autoctone, a sotituzione di un’area invasa da rovi e di
un erbaio a scarsissima valenza naturalistica, è da ritenere una soluzione migliorativa dell’area. Il nuovo bacino di
raccolta delle acque, inoltre, creerebbe un microhabotat per numerose specie e sarebbe fonte di abbeveraggio per
altrettante.”; trattasi di una considerazione priva di elementi oggettivi e come tale non accoglibile.
A seguito di quanto sopra esposto si conferma la precedente valutazione

                           VALUTAZIONE
Il tema relativo alla caratterizzazione dell’impatto sulla presente matrice ambientale evidenzia effettive criticità, cui il
progetto e le successive integrazioni prodotte non hanno fornito adeguato riscontro, che portano a ritenere sussistere
possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente.

CARATTERIZZAZIONE PER LA TUTELA DEI SITI S.I.C./Z.P.S PER LA V.INC.A.
Per quanto riguarda le aree Natura 2000, le aree IBA e le aree RAMSAR si ricorda che tali aree sono a
distanza superiore a 4 km dall’impianto, all’esterno della zona di potenziale influenza dello stesso.
Per quanto riguarda l’impatto sui Siti Natura 2000 si evidenzia che sono a distanza tale dall'impianto da non
subire effetti viste le attività di cantiere, le opere e le lavorazioni previste e le caratteristiche dei luoghi.
Non sono pertanto attesi specifici impatti.

                        VALUTAZIONE
Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
dall’intervento.




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CARATTERIZZAZIONE DEGLI IMPATTI SULLA SALUTE DEI LAVORATORI E DELLE PERSONE
La realizzazione degli interventi di progetto non comporta alcun impatto significativo sulla salute pubblica:
analizzando infatti i possibili disturbi legati a inquinamento dell’ambiente idrico, emissioni in atmosfera e
rumore si evince che l’impatto è sempre entro i limiti di legge o trascurabile e mitigabile grazie alle misure di
contenimento inpiduate e riassumibili in:
- Presenza di pavimentazione impermeabile e sistemi di raccolta e trattamento delle acque nelle situazioni di
potenziale presenza di sostanze inquinanti;
- Contenimento delle polveri garantito dalla presenza di essenze arboree tra l’impianto e i potenziali ricettori,
dalla presenza e integrazione del sistema di umidificazione per l’abbattimento delle polveri, dal lavaggio
ruote dei mezzi in uscita dall’impianto
- Contenimento del rumore grazie alle schermature antirumore già presenti in impianto. Si evidenzia che le
nuove sorgenti impiantistiche non comportano, in base alle analisi riportate nella Documentazione
Previsionale di Impatto Acustico allegata, il superamento dei limiti di legge presso i ricettori maggiormente
esposti.
Anche per quanto concerne gli aspetti legati al traffico stradale, dall’analisi della componente (si veda studio
del traffico allegato) non si rileva alcun elemento critico che possa comportare un impatto sulla componente
in termini di inquinamento prodotto (traffico complessivo comunque limitato – da 4 a 6 mezzi/ora -
nonostante l’aumento di potenzialità dell’impianto) o di rischi per la sicurezza (l’accesso all’impianto
avviene attraverso uno slargo che consente le manovre dei mezzi in sicurezza).
Si ritiene pertanto che l’impatto sulla salute pubblica non sia significativo grazie alle mitigazioni già presenti
e a quelle previste.
Per quanto riguarda la fase di cantiere, si prevede gli impatti principali possano riguardare la rumorosità di
cantiere, potenzialmente superiore ai limiti solo in periodo diurno e per la durata degli scavi di materiale
roccioso, e la produzione di polveri comunque mitigata dalle misure di gestione adottate (nebulizzazione e
riduzione altezza di caduta del materiale).
Non vi sono segnalazioni da parte dell’Ulss competente per territorio.

                        VALUTAZIONE
Non si ravvisano particolari elementi che evidenzino impatti aggiuntivi e significativi sull'ambiente determinati
dall’intervento.


              VALUTAZIONE FINALE D’IMPATTO
                          CONCLUSIONI
Il grado di approfondimento documentale, anche valutando le integrazioni prodotte, non risulta adeguato e
presenta la necessità di approfondimenti e ulteriori valutazioni di dettaglio, sia per quanto riguarda il
Quadro Progettuale che per quanto riguarda il Quadro Ambientale, risultando non soddisfacenti parte delle
integrazioni prodotte.
Le considerazioni specifiche e le criticità rilevate che sono state svolte all’interno del Quadro Ambientale,
risultano esplicitate nelle singole matrici ambientali sopra descritte.
Il progetto presenta numerose criticità che non risultano adeguatamente approfondite e/o considerate, in
relazione sia alla significatività degli aspetti ambientali e delle relative mitigazioni, considerando in
particolare l’elevata sensibilità del contesto del sito inpiduato, piuttosto che l’impiantistica e le operazioni
ipotizzate.



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Rilevato la presenza di puntuali e sostanziali osservazioni pervenute dal Comune di Lusiana-Conco, Regione
del Veneto (uffici del Genio Civile e Servizio Forestale), Ulss n.7 Pedemontana e da persi cittadini e
valutate le controdeduzioni e le integrazioni pervenute dal proponente.
Considerato che il progetto in esame si pone in contrasto con la vigente normativa urbanistica del Comune di
Lusiana-Conco e si ravvedono condizioni di contrasto ovvero ostative circa i vincoli territoriali vigenti.
Il presente parere, ad integrazione del precedente n. 01/2024, prende in considerazione le controdeduzioni
prodotte dalla proponente a seguito della procedura ex art. 10bis della Legge 241/90; le valutazioni del
Comitato rispetto a tale documentazione, sono riportate in premessa nelle perse sezioni.

                       Tutto ciò premesso si esprime
                        PARERE CONTRARIO
               all’intervento,in considerazione delle motivazioni sotto descritte

L'impianto interferisce con le sensibilità ambientali in tema di Ambiente idrico, Suolo e sottosuolo, Impatto
Acustico, Paesaggio, Tutela delle risorse naturali ed agronomiche, Flora e Fauna, e presenta criticità che non
sono adeguatamente affrontate e/o supportate da proposte di mitigazione, per cui sono possibili impatti
ambientali negativi e significativi; inoltre l’iniziativa verrebbe realizzata in contrasto con le norme
urbanistiche comunali.
Vicenza, 14 marzo 2024


  F.to Il Segretario                                      F.to Il Presidente
dott.ssa Silvia Chierchia                                    Andrea Baldisseri




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