Relazione finale

PROVINCIA di      UNIVERSITA di   REGIONE          ULSS 6       COMUNE    COMUNE   COMUNE
 VICENZA        PADOVA     DEL VENETO        di VICENZA     di BRENDOLA  di CORNEDO  di NANTO
Servizio Agricoltura   DAFNAE    Settore Fitosanitario  Dipart. Prevenzione         VICENTINO




                            PROGETTO

             MONITORAGGIO E CONTROLLO
            DELLE PULLULAZIONI DI CAVALLETTE
              NEL TERRITORIO VICENTINO
                   -2014-



                       RELAZIONE FINALE
A cura di:

Luca Mazzon (DAFNAE - Università di Padova)
Filippo Giannone (DAFNAE - Università di Padova)
Giacomo Cavaletto (DAFNAE - Università di Padova)
Sergio Carraro (Servizio Agricoltura – Provincia di Vicenza)
Fabio Chinellato (libero professionista)
Stefano Ferrarini (Dipartimento Prevenzione - ULSS 6 di Vicenza)
Pier Luigi Crema (Dipartimento Prevenzione - ULSS 6 di Vicenza)
Alessandro Tiziani (Dipartimento Prevenzione - ULSS 6 di Vicenza)
Filippo Buzzetti (Museo di Storia Naturale di Vicenza)




                        2
                         INDICE


  Premessa e Obiettivi del lavoro


1. SPECIE IMPLICATE NELLE PULLULAZIONI


2. FENOLOGIA E DIFFUSIONE SUL TERRITORIO
  2.1. Calliptamus italicus
  2.2. Barbitistes vicetinus


3. STRATEGIE DI CONTROLLO DI Calliptamus italicus
  3.1. Efficacia delle lavorazioni autunnali
  3.2. Possibilità di impiego delle faraone
  3.3. Prove di efficacia di alcuni insetticidi in laboratorio
  3.4. Efficacia di insetticidi di origine naturale in pieno campo
   3.4.1. Trattamenti a base di funghi entomopatogeni (Metarhizium anisopliae)
   3.4.2. Trattamenti a base di spinosad
   3.4.3. Utilizzo di esche alimentari a base di spinosad
  3.5. Esperienze di controllo precoce delle grillare


4. STRATEGIE DI CONTROLLO DI Barbitistes vicetinus
  4.1. Efficacia di prodotti insetticidi in laboratorio


5. DOCUMENTAZIONE E DIVULGAZIONE


6. CONSIDERAZIONI FINALI




                          3
Premessa
Durante la stagione primaverile-estiva 2013 si è manifestata in quasi tutti i comuni dei Colli
Berici ed in alcuni dei Colli Lessini una presenza massiccia di cavallette delle specie Barbitistes
vicetinus dapprima e, soprattutto, di Calliptamus italicus successivamente.
Le infestazioni hanno riguardato in particolare le aree collinari e pedecollinari arrecando disagio
alla popolazione e danni alle colture agrarie su medicai e prati polifiti, ma anche a orti, vigneti e
frutteti domestici oltreché al verde ornamentale e boschivo.
Le dimensioni del fenomeno hanno creato viva preoccupazione tra i privati cittadini, gli
agricoltori e gli amministratori locali anche a causa della mancanza di informazioni su come,
quando e con che cosa combattere le invasioni. Le notizie delle infestazioni sul territorio
venivano enfatizzate nelle televisioni locali e nei quotidiani.
Ad agosto 2013, nell'ambito di un incontro indetto dal Servizio Agricoltura della Provincia di
Vicenza con la Coldiretti di Noventa Vicentina, il DAFNAE dell’Università di Padova, le
Amministrazioni comunali dell'Area Berica, il Dipartimento Prevenzione dell'ULSS6 di Vicenza e
tutte le Organizzazioni di categoria degli agricoltori per discutere il problema, è stato deciso di
incaricare il Servizio Agricoltura medesimo di predisporre un programma di attività nel 2014 per
studiare il fenomeno, contrastare/ridurre le infestazioni e diffondere le conoscenze acquisite
alla popolazione.



Obiettivi
1) Definire la reale diffusione e intensità territoriale del fenomeno, monitorare le specie di
Ortotteri presenti e i loro antagonisti nonché la loro evoluzione nel corso dell'anno.
2) Testare e ottimizzare metodologie di lotta già proposte in altre Regioni (Piemonte, Emilia
Romagna) assieme ad altre innovative di nuova concezione compatibili nel rispetto degli
equilibri naturali esistenti.
3) Divulgare all'opinione pubblica le conoscenze note e quelle acquisite in corso d'opera delle
attività, le tempistiche e i sistemi di controllo da attuare per contenere il problema entro
livelli accettabili/sostenibili.




                          4
1. SPECIE IMPLICATE NELLE PULLULAZIONI

Calliptamus italicus (Linnaeus, 1758)

Calliptamus italicus (Fam. Acrididae) è una specie molto comune in Veneto e presente in gran
parte dell’Europa continentale. La specie è riconoscibile per le ali posteriori rosate visibili solo
durante i brevi voli, da cui il nome volgare “Locusta dalle ali rosa” (Fig. 1). Tra tutti gli ortotteri
italiani è una delle specie che più spesso ha causato problemi in agricoltura con pullulazioni di
portata storica. In tempi recente grossi problemi si sono registrati in parecchie province dell’Emilia
Romagna e del Piemonte. Dalle ripetute segnalazioni che si sono avute soprattutto a partire dal
2012, soprattutto dalle province di Verona, Padova e Vicenza, è evidente che questa specie risulta
attualmente in espansione anche in Veneto.
L’insetto compie una sola generazione all’anno. Gli insetti nascono da fine maggio a fine luglio ed
in circa 40 giorni pentano adulti. Di regola gli accoppiamenti hanno inizio ai primi di luglio
                     quando compaiono i primi adulti che permangono
                     solitamente sino ad ottobre. Le femmine, dai primi di
                     agosto, iniziano a deporre le uova nel terreno sino a circa
                     2-3 cm di profondità in gruppi di 25-55 unità (ooteche).
                     Ogni femmina sembra effettuare dalle 3 alle 6 deposizioni
                     nel corso della vita.
                     È importante sottolineare che la deposizione delle uova
                     avviene di solito in aree circoscritte dette “grillare”,
                     localizzate soprattutto in terreni incolti preferibilmente
                     esposti a sud e quindi assolati. A queste aree si alternano
                     superfici in cui le ovature sono rade o del tutto assenti.
                     I neonati appena emersi dal terreno, sono poco mobili e
                     restano concentrati in superfici estremamente limitate;
                     solo con il passaggio agli stadi successivi iniziano a
                     disperdersi nell’ambiente circostante.
                     Le cause delle pullulazioni possono essere imputate
                     all’abbandono delle zone collinari, con il conseguente
                     aumento di aree incolte o scarsamente lavorate che
                     creano ambienti ideali per la riproduzione. Anche le
                     annate particolarmente siccitose sembrano favorire gli
                     incrementi numerici delle cavallette (anche per gli anni
                     successivi) dato che l’elevata umidità rappresenta un
                     fattore ambientale considerato avverso per le uova nel
                     terreno.
Fig. 1 - Femmina adulta di Calliptamus
italicus




                         5
Barbitistes vicetinus Galvagni e Fontana, 1993

Barbitistes vicetinus (Fam. Tettigoniidae) è una specie autoctona tipica delle zone collinari del
Veneto (Fig. 2). Predilige ambienti boscosi dove frequenta solitamente le chiome degli alberi e
degli arbusti. La specie è stata descritta solo nel 1993 ed è sempre stata ritenuta dagli specialisti
una specie rara.
L’insetto presenta un’unica generazione annua e sverna come uovo nel terreno. Le femmine
iniziano a deporre le uova a partire dalla metà di giugno nei primi centimetri del terreno grazie al
loro robusto ovopositore. Le schiuse iniziano di regola a fine marzo. I neonati si portano
immediatamente sulle fronde iniziando a erodere la vegetazione. Gli adulti compaiono dalla metà
di maggio e sono rinvenibili sino alla fine di luglio. Rari esemplari possono essere presenti ancora
in agosto. La specie può essere presente nella forma melanica (nera) o normalmente, nella forma
tipica di colorazione verde.
La prima segnalazione ufficiale di pullulazione di B. vicetinus si è avuta nel 2008 sui Colli Euganei
(Comune di Baone). Tale segnalazione è anche la prima in assoluto per questa specie che con il
passare degli anni ha interessato superfici progressivamente più ampie anche sui Colli Berici. La
superficie coinvolta sembrerebbe quindi in espansione. L’esplosione demografica di B. vicetinus
appare    un   fenomeno
piuttosto interessante dal
punto di vista ecologico
soprattutto perché si tratta
del   primo   caso   di
pullulazione noto per questa
specie ritenuta specie rara.
Allo stato attuale delle
conoscenze non sono note le
cause di tali pullulazioni
anche se probabilmente
sono da ricercare in una
concomitante azione di
andamenti       stagionali
particolarmente favorevoli e
della inefficace azione dei
tradizionali  e   numerosi
nemici naturali.
                Fig. 2 - Adulti di Barbitistes vicetinus (femmina a sinistra, maschio a destra).




                           6
2. FENOLOGIA E DIFFUSIONE SUL TERRITORIO
2.1. Calliptamus italicus
Per C. italicus le prime schiuse sono state rilevate il 7 maggio 2014 (Fig. 3-4 e Tab. 1). Le schiuse
sono proseguite per circa 5 settimane e la comparsa degli adulti è avvenuta a partire dalla metà di
giugno, con maggior precocità nella parte meridionale dei Colli Berici.
Va rilevato che negli ultimi giorni di luglio sono stati inpiduati in tutta la Provincia alcuni casi di
mortalità; tale fenomeno si è diffuso rapidamente nel corso del mese di agosto determinando un
declino della popolazione (Fig. 4). La raccolta in campo di alcuni cadaveri e le indagini di
laboratorio hanno permesso di isolare funghi entomopatogeni del genere Metarhizium sp. e
Beauveria sp. a cui potrebbe essere imputato il declino delle popolazioni riscontrato. La diffusione
di questi funghi potrebbe essere stata agevolata dal periodo particolarmente piovoso (Fig. 5).
Al fine di determinare la diffusione della specie sul territorio l’area di studio è stata sudpisa in
aree di 4 km2 utilizzando una griglia di 2x2 km. Per ogni area sono stati inpiduati i siti le cui
caratteristiche potevano essere potenzialmente idonee alla presenza di C. italicus (aree scoperte
con presenza di vegetazione erbacea permanente). Su tali siti è stata monitorata la presenza e la
densità della specie (Fig. 6). I rilievi hanno avuto inizio tra fine giugno e inizio luglio in un momento
in cui ancora vi era una prevalente presenza di stadi giovanili.
Per il campionamento degli insetti è stato utilizzato un cilindro di policarbonato (eco-
campionatore), con area pari a 0.20 m2, aperto su entrambi i lati. Il cilindro è stato posizionato sul
terreno in 10 o 15 posizioni (a seconda dell’ampiezza della superficie da indagare) lungo
un’immaginaria diagonale; il valore totale degli insetti conteggiati è stato poi espresso per metro
quadrato e attribuito ad una classe di frequenza (Tab. 2).
 La presenza di C. italicus nei Colli Berici è risultata legata solo ad aree incolte, prative o a
coltivazioni di foraggere poliennali. Esso scompare completamente nelle aree ad agricoltura
intensiva e nelle zone forestali, ma ricompare in vigneti posti in zone cacuminali, con terreno
inerbito permanentemente, con buona esposizione meridionale e spesso a ridosso di aree aperte
incolte. Frequentemente tali aree risultano asciutte e con presenza di scheletro calcareo. Come
viene evidenziato nella mappa, le pullulazioni e le popolazioni a densità più elevata sono
concentrate nella porzione meridionale dei Colli Berici.
Villaga                    07/05
                                         2
S. Germano dei Berici             08/05          Insetti/m    Classe di frequenza
Villaga – Pozzolo               09/05       0      0-3    Assente o poco frequente
Grancona                    09/05       1     4-10    Frequente
Brendola – Loc. Monte Comunale nord      21/05       2     11-30    Molto frequente
Nanto – Loc. S. Giovanni in Monte       28/05       3     31-50    Pullulazione
Cornedo – Contrada Xotta            28/05       4     >50    Pullulazione intensa
Tab. 1 – Zone indagate e epoche di inizio schiuse        Tab. 2 – Categorie di densità di C. italicus




Fig. 3 – Fenologia di C. italicus rilevata nel corso    Fig. 4 - Andamento della popolazione di C. italicus rilevata
dell’estate 2014 nell’area di studio.            in un’area dei Colli Berici (S. Germano dei Berici) non
                              sottoposta ad azioni di controllo.

                            7
      A)




Fig. 5 – Parametri climatici medi (T°, precipitazioni e UR) rilevati nel 2014 rispettivamente per Barbarano Vicentino A)
e Brendola B) a confronto con quelli del periodo 1993-2013.




           Fig. 6 - Diffusione e densità di Calliptamus italicus nei Colli Berici – 2014.
                                             2
           Non sono evidenziate le aree con densità inferiore ai 4 insetti/m


                              8
2.2. Barbitistes vicetinus
Nel corso della primavera-estate 2014, si è rilevata la fenologia di B. vicetinus (Fig. 7). Al fine di
determinare la diffusione sul territorio si è proceduto come per C. italicus con la differenza che si
sono considerate siepi e aree boscate. La densità è stata valutata contando gli inpidui osservati
sulla vegetazione in un intervallo di tempo di 3 minuti. I dati rilevati sono stati categorizzati come
segue:
   0=0       assente
   1=1–5      poco frequente
   2 = 6 – 25    frequente
   3 = > 25     pullulazione

B. vicetinus è risultato complessivamente poco frequente. Solo sporadicamente si sono inpiduate
densità rilevanti. Valori importanti si sono riscontrati solo nella parte meridionale dei Colli Berici
(Comuni di Villaga, Barbarano e Mossano) (Fig. 8).




                            DEPOSIZIONI

                               ADULTI
                   STADI GIOVANILI
                  SCHIUSE



             F    M     A   M     G    L    A     S


        Fig. 7 – Fenologia di B. vicetinus rilevata nel corso dell’estate 2014 nell’area di studio.




      Fig. 8 - Aree di presenza di Barbitistes vicetinus nei Colli Berici – 2014.


                             9
3. STRATEGIE DI CONTROLLO DI Calliptamus italicus
3.1. EFFICACIA DELLE LAVORAZIONI AUTUNNALI
Nel maggio e nel giugno del 2014, è stata messa a confronto la densità di popolazione derivata da
superfici lavorate (nel periodo autunnale) e superfici non lavorate (di circa 5000 mq) in due località
site nel comune di San Germano dei Berici note per essere state soggette a pullulazioni di C.
italicus nella passata stagione. Le aree oggetto di studio erano costituite da una superficie a
vigneto e da una superficie ad erba medica di cui una parte polifita e a fine ciclo e una parte di
nuova esecuzione seminata in autunno 2013 dopo le consuete lavorazioni del terreno.
Il numero di insetti schiusi su terreno non lavorato è risultato ad ogni data ed in entrambe le
situazioni significativamente superiore rispetto al terreno lavorato tranne che in erbaio alla data
del 21 giu (Fig. 9). Anche considerando i dati medi complessivi è schiuso un numero di insetti
significativamente inferiore (1,5 inpidui mq) rispetto al terreno non lavorato in autunno (oltre 23
inpidui mq) (Fig. 10).
I dati hanno confermato l’azione importante esercitata dalle lavorazioni autunnali o invernali sul
contenimento di C. italicus. Le lavorazioni vanno quindi sicuramente incoraggiate dove possibile
soprattutto per il rinnovo nelle zone collinari di vecchi erbai spesso ospitanti grillare. Le lavorazioni
superficiali del terreno nei mesi autunnali consentono infatti di portare in superficie ed esporre ai
rigori invernali, nonché all’opera dei nemici naturali le ovature. Inoltre le lavorazioni, quali le
fresature ed erpicature, causano il danneggiamento meccanico di una frazione di uova.
Sarebbe auspicabile in futuro inserire nel Programma di Sviluppo Rurale misure preventive volte
ad incentivare la corretta gestione indirizzata soprattutto a non mantenere superfici con colture
foraggere oltre il loro normale periodo produttivo. Questi semplici accorgimenti potrebbero avere
ripercussioni determinanti nella riduzione delle infestazioni.




     Fig. 9 – Confronto tra il n° di insetti rilevato su “non lavorato “ e “lavorato” su vigneto e erbaio. Gli
     asterischi indicano differenze statisticamente significative (Fisher's exact test; n.s. non significativo).




     Fig. 10 – Numero medio di insetti catturato complessivamente su lavorato e non lavorato a
     confronto. Le barre verticali corrispondono a ± errore standard. Lettere perse
     corrispondono a differenze statisticamente significative (ANOVA: d.f.=1,6; F=12.4; P=0.012).

                              10
3.2. POSSIBILITÀ DI IMPIEGO DELLE FARAONE
Sulla base dell’esperienza maturata in altre regioni (Emilia Romagna e Piemonte), si è valutata la
possibilità di impiegare avifauna da cortile (Faraone - Numida meleagris) per contrastare le
pullulazioni di C. italicus nell’area Berica. La Faraona è un predatore naturale di cavallette e si
adatta bene a qualsiasi territorio. Scopo della sperimentazione era verificare quante cavallette
venivano mangiate dalle Faraone e quindi se esistevano differenze fra il numero di cavallette
presenti dove le Faraone pascolavano e dove no.
Il progetto è stato finanziato dall’ Ulss n. 6 di Vicenza con l’acquisto di faraone e l’assistenza ai
detentori degli animali di personale Medico Veterinario. Lo studio si è svolto in collaborazione con
l’Università degli Studi di Padova ed il Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza.

Introduzione ed imprinting dei volatili
Nell’iniziativa sono state coinvolte 6 aziende agricole in cui si erano verificate pullulazioni nel 2013
e che avevano gli spazi e la disponibilità nell'accogliere i volatili. Il 23 Aprile 2014, sono state
consegnate alle sei aziende complessivamente 200 faraone di 31 giorni e un peso medio di 1.100g.
La fase di introduzione dei volatili è avvenuta in un intervallo di tempo piuttosto limitato essendo
imminente la fase di schiusa delle cavallette.
In seguito ad un primo sopralluogo nelle aziende sono state inpiduate le aree dove predisporre i
ricoveri (arche) garantendo in questo modo il rispetto delle esigenze biologiche ed etologiche. La
prima fase di attività delle faraone è stata di ambientamento. In alcuni casi sono state oggetto di
attacco da parte di predatori quali volpi e cani. Con sopralluoghi settimanali si è osservata una
progressiva confidenza con l'ambiente circostante, caratterizzata dalla continua ricerca di spazi
nuovi. Inoltre superata la fase iniziale in tutto il periodo di osservazione è stata rilevata una
sufficiente autonomia dell’animale.
Le osservazioni eseguite nell’arco di circa 3 mesi portano tre considerazioni: è necessario inserire
nel territorio faraoncini di almeno una settimana di vita, per facilitare l’imprinting; i detentori
devono dedicare almeno 30 minuti il mattino e trenta alla sera per abituare l’animale al
pascolamento dopo tre/quattro giorni di segregazione nelle arche; sono necessarie ordinanze ad
hoc dei sindaci per tutelare le faraone dai predatori domestici in particolare dai cani, con cartelli
che segnalino a cacciatori la sperimentazione in atto; è auspicabile che nelle aziende interessate si
attivi la cova di uova fertili per ottenere un ciclo chiuso in grado di agevolare la fase di imprinting
delle faraone.

Verifica dell’efficacia delle faraone nel contenimento di C. italicus
La scelta dell’area su cui testare l’efficacia dei volatili in pieno campo è ricaduta nell’azienda
Cooperativa “Le Valli” di San Germano dei Berici (VI) che ha dimostrato disponibilità ad ospitare le
sperimentazioni. Inoltre, in tale azienda negli anni precedenti si erano verificate pesanti
pullulazioni.
I rilievi condotti per valutare la densità di popolazione di C. italicus sono stati eseguiti
settimanalmente con due metodi al fine di aumentare la solidità dei dati raccolti: mediante eco-
campionatore e mediante retino entomologico da “sfalcio”.
Le primissime schiuse di C. italicus si sono verificate a fine aprile mentre l’8 maggio sono iniziati i
campionamenti. L’entrata in attività delle Faraone è stata concomitante all’inizio dei
campionamenti. Il numero di Faraone è calato (da 42 inpidui iniziali) a causa di vari motivi per
attestarsi a 26 capi il 21 giugno (25 neointrodotti ed 1 del 2013). Le cause della perdita di Faraone
sono state principalmente due: l’errata stabulazione e la predazione.
Nella fase iniziale l’attività delle faraone era limitata alle zone immediatamente vicine all’arca
usata come ricovero. In questa fase si è notato che i volatili tendevano a trascurare i neonati di C.

                         11
italicus concentrandosi su altri insetti quali gli abbondanti grilli Melanogryllus desertus (Pallas,
1771) e Eumodicogryllus bordigalensis (Latreille, 1804).
L’attività delle Faraone nel controllo di C. italicus penta evidente a giugno, cioè circa un mese
dopo la loro entrata in attività e successivamente al picco di schiusa di C. italicus. Entrambi i
metodi di campionamento da questo momento sino a fine prova (21/08) evidenziano densità
medie minori nella grillara soggetta al pascolamento. I dati raccolti hanno evidenziato nelle aree
interessate dalla sperimentazione una azione di controllo su C. italicus da parte delle faraone
introdotte (Fig. 11). Tale controllo risulta evidente a partire circa dalla metà di giugno quindi nei
confronti degli stadi giovanili più sviluppati. È probabile che gli insetti più grossi siano
maggiormente appetiti oltre che più facilmente visibili rispetto ai neonati. La minore efficacia
dimostrata dalle faraone nella prima parte della stagione potrebbe anche essere imputata al fatto
che i volatili non avevano ancora avuto il tempo di ambientarsi nel nuovo contesto.
Le Faraone sono animali gregari dalla complessa etologia, volti alla costituzione di gruppi di
inpidui coetanei e molto sensibili alle interferenze dirette al gruppo e alla sua integrità. Anche
inpidualmente, la Faraona è incline ad attacchi di panico se disturbata eccessivamente o
attaccata da predatori. Pertanto è necessario un ricovero idoneo che permetta il mantenimento
dei gruppi costituiti, senza turbare l’integrità del nucleo di inpidui (ad es. mescolando inpidui
provenienti da nuclei persi o inpidui di età perse).
Oltre al problema della stabulazione, è stata riscontrata predazione sui capi impiegati. Gli inpidui
morti durante la stagione di ricerca sono stati 18, di cui 10 sicuramente a causa di predazione,
essendo sati attaccati non solo da fauna selvatica (Volpe e Tasso), ma soprattutto da cani
domestici liberi.
Vista la stagione estiva 2014 particolarmente piovosa, è auspicabile che le ricerche siano ripetute
nel 2015 per avvalorare le conclusioni fin qui tratte. E’ necessario comunque, tenendo conto della
passata esperienza, agire preventivamente già in fase di impostazione della ricerca.
Innanzitutto l’inpiduazione delle grillare è alla base di un efficace controllo di C. italicus, in
quanto permette di conoscere con esattezza il luogo di emergenza degli inpidui ed agire
puntualmente e tempestivamente. Una volta inpiduata la grillara, si possono attuare localmente
azioni meccaniche, trattamenti chimici ed in seguito mettere in campo, lì e nelle immediate
vicinanze, le Faraone.
Considerando la complessa etologia delle Faraone e l’esperienza delle ricerche 2014, è auspicabile
che: ci sia un accompagnamento ed imprinting di circa 10 giorni degli inpidui neo-introdotti;
siano predisposti ambienti adatti alla ricezione delle Faraone; sarebbe ideale che ciascun
allevatore potesse disporre di un nucleo già acclimatato, che ovideponga in loco e la cui prole
possa nascere e crescere nell’area in cui sarà attiva. Ciò permetterebbe la costituzione di nuovi
nuclei omogenei già ambientati al luogo e solidali con gli altri membri dello stesso nucleo.




Fig. 11 – Confronto delle densità medie rilevate per mq nelle grillare pascolate con faraone e “non trattate”, con entrambi i
metodi di campionamento (retino e cilindro).


                             12
3.3. PROVE DI EFFICACIA DI ALCUNI INSETTICIDI IN LABORATORIO
Sono stati testati persi principi attivi al fine di ricavare informazioni preliminari utili alle
successive sperimentazioni di campo (Tab. 3-4). Alcuni insetticidi testati rientrano nella categoria
dei prodotti di sintesi mentre altri sono principi attivi di origine naturale. Va considerato che, allo
stato attuale, solo il piretroide Deltametrina è registrato come insetticida contro le cavallette.
Pertanto, per gli altri principi attivi, mancando il riferimento alle specifiche dosi d’impiego, per i
fini sperimentali, si sono impiegati dosi di etichetta per trattamenti contro altri insetti. Di seguito
vengono riportate alcune caratteristiche principali dei prodotti testati.
- Piretro naturale: estratto dal capolino di alcune composite. L’attività insetticida è dovuta alla
presenza delle piretrine. Agisce per contatto sul sistema nervoso portando a paralisi. È un
insetticida non selettivo ma, per contro, degrada velocemente con l’esposizione alla luce solare,
per cui esplica la sua azione in un lasso di tempo ristretto.
- Spinosad: insetticida derivato da tossine naturali (spinosine) prodotte da un batterio presente
comunemente nel terreno. Agisce sul sistema nervoso; l’azione è principalmente per ingestione e,
secondariamente, per contatto. Spinosad viene rapidamente degradato nel suolo e quindi può
essere definito non persistente.
- Metarhizium: fungo entomopatogeno piuttosto diffuso in natura in grado di penetrare la cuticola
degli insetti. In questo studio si sono prese in considerazione le due specie principali di questo
fungo: M. anisopliae e M. acridum.
- Lufenuron: insetticida regolatore di crescita (IGR) che agisce inibendo la sintesi della chitina
necessaria nel processo di muta. Non agisce quindi nei confronti di stadi adulti.
- Deltametrina: insetticida di sintesi della categoria dei piretroidi che agisce prevalentemente per
contatto e per ingestione. Ha un forte potere abbattente ed è fotostabile e persistente. Per tali
motivi non è selettivo perciò si rivela particolarmente nocivo nei confronti degli insetti utili.
L’efficacia dei prodotti è stata verificata nei confronti dei neonati (Fig. 12) e dei giovani (Fig. 13) e
messa a confronto con insetti non trattati (controllo). La valutazione dell’efficacia è avvenuta a 1,
3, 5, 7 e 9-10 giorni dal trattamento.
Tra i prodotti di origine naturale spinosad si è dimostrato un principio attivo efficace subito dopo
24 ore nei neonati e dopo 3 giorni negli stadi più grossi. Per quanto riguarda i funghi
entomopatogeni hanno avuto efficacia contro i neonati a 5 giorni e contro gli stadi più grossi dopo
3 gg. È probabile che l’azione insetticida del fungo sia molto influenzata da UR e T presente nel
periodo in cui si esegue il trattamento per cui l’uso di questi funghi non sempre fornirebbe
garanzie di successo. Infine, piretro naturale ha evidenziato una inattesa mancanza di efficacia
anche contro i neonati.
Tra i prodotti di sintesi deltametrina si conferma principio attivo di pronta efficacia già a 24 ore dal
trattamento in entrambe le prove condotte. Sorprende invece l’assoluta mancanza di efficacia del
regolatore di crescita.



     Principio attivo/ Entomopatogeno       Nome commerciale    Dose/hl   Dose/ha
                                  ®
            Spinosad               Laser      15ml     150ml
                                  ®
          Piretro naturale             Asset      120ml    1200ml
                                  ®
          Piretro naturale             Asset     240ml (2D)  2400ml(2D)
                                   ®
           Deltametrina             Decis Jet      60ml     600ml
                                  ®
        Metarhizium anisopliae            Met52        5g      50g
                                    ®
        Metarhizium acridum           Green Muscle      5g      50g
     Tab. 3 – Insetticidi e prodotti testati sui neonati.




                             13
     Principio attivo/ Entomopatogeno       Nome commerciale    Dose/hl      Dose/ha
                                   ®
            Spinosad                Laser       15ml       150ml
                                   ®
            Spinosad*                Laser        -        -
                                    ®
           Deltametrina              Decis Jet      60ml       600ml
                                   ®
            Lufenuron                Match       200ml      2000ml
                                     ®
         Metarhizium acridum           Green Muscle       5g        50g
     Tab. 4 – Insetticidi e prodotti testati sui giovani.




Fig. 12 - Efficacia dei prodotti testati a confronto su neonati di C. italicus. Le barre verticali rappresentano + errore
standard. Dati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) e al Tukey HSD test. A lettere perse corrispondono
differenze statisticamente significative per P<0,01.




Fig. 13 - Efficacia dei prodotti testati a confronto su giovani di C. italicus. Le barre verticali rappresentano + errore
standard. Dati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) e al Tukey HSD test. A lettere perse corrispondono
differenze statisticamente significative per P<0,01.




                              14
3.4 EFFICACIA DI INSETTICIDI DI ORIGINE NATURALE IN PIENO CAMPO
Sono stati testati in pieno campo i prodotti di origine naturale che hanno dimostrato maggiore
efficacia nelle prove di laboratorio:
- Metarhizium anisopliae
- Spinosad
- Esche alimentari a base di spinosad
Tutti i test sono stati condotti solo sugli stadi giovanili contro i quali ha un certo senso una lotta
insetticida in quanto ancora concentrati nei luoghi di schiusa, poco mobili e vulnerabili a
concentrazioni inferiori di principio attivo rispetto a quelle necessarie per gli adulti.

3.4.1 Trattamenti a base di FUNGHI ENTOMOPATOGENI (Metarhizium anisopliae)
La prova è stata effettuata in un vigneto posto in comune di S. Germano dei Berici (Tab. 5). Il
vigneto era condotto rispettando il disciplinare per il biologico e non era trattato con altri
insetticidi. Complessivamente sono stati condotti 2 trattamenti con le medesime modalità (Fig. 14-
15) . I rilievi venivano condotti, conteggiando gli inpidui, prima del trattamento e a 7 giorni
effettuando 10 campionamenti per ciascun interfila; il valore totale è stato poi espresso come
densità media di inpidui per mq.
I funghi entomopatogeni impiegati si sono dimostrati in grado di determinare un abbassamento
della popolazione di C. italicus anche se è stato necessario intervenire con due irrorazioni
distanziate di circa 20 giorni (Fig. 16-18). Questi funghi, la cui efficacia risulta comunque sempre
influenzata in qualche misura da T e UR, si dimostrerebbero un valido strumento soprattutto nelle
situazioni in cui non è richiesto un rapido controllo della popolazione o in aree di un certo
interesse naturalistico dove si voglia evitare l’impiego di prodotti biologici più generici e
impattanti.
Un aspetto che dovrà essere approfondito è quello legato alle tecniche di distribuzione del
prodotto. Ad es. barre di distribuzione posizionate posteriormente alla trattrice potrebbero essere
non ottimali per consentire una precisa distribuzione del prodotto in quanto potrebbero indurre le
cavallette alla fuga. Tale fenomeno si è verificato soprattutto nel corso del secondo trattamento,
quando era aumentata la mobilità delle cavallette.

      S. GERMANO DEI BERICI (vigneto)
      Superfice trattata - mq            15.000
      Principio attivo               Metarhizium anisopliae
      Nome commerciale               Met52
      Dose – gr./ha                 50
      Quantità tot. – gr.              75
      Volume di acqua - lt             1.500
     Tab. 5 – Caratteristiche del sito in cui si è svolta la sperimentazione e del prodotto impiegato.




   Fig. 14 – Attrezzatura utilizzata per      la Fig. 15 - Foto aerea del vigneto oggetto di
   distribuzione di Metarhizium anisopliae.      trattamento con M. anisopliae. Sono evidenziati gli
                            interfila in cui sono stati effettuati i rilievi.

                             15
       Fig. 16 – Andamento del numero di inpidui rilevati in ciascuno degli
       interfila considerati. Le frecce indicano il momento del trattamento con
       Metarhizium anisopliae.




       Fig. 17 – Numero medio di inpidui mq per ciascuna data di rilievo. Le
       frecce indicano il momento del trattamento con Metarhizium anisopliae. La
       barre verticali rappresentano ± errore standard.




Fig. 18 – Inpidui di C. italicus rinvenuti morti in seguito al trattamenti con i funghi entomopatogeni.




                          16
3.4.2 Trattamenti a base di SPINOSAD
La sperimentazione è stata effettuata in comune di
Cornedo    Vicentino    su   prato  stabile.
L’appezzamento ha una superficie di circa 1 ha con
esposizione est-sud-est e ad una altitudine di circa
280m s.l.m. L’appezzamento è stato sudpiso in 3
zone (Fig. 19). Il trattamento è stato effettuato
mediante irrorazione con atomizzatore assiale con
raggio d’azione di 12 metri portato da un pick-up,
con una soluzione acquosa a base di Spinosad (Tab.
6; Fig. 20). Spinosad, come soluzione spray si è
dimostrato indubbiamente il prodotto di origine
biologica che ha dimostrato la maggiore efficacia.
Come anticipato dalle prove di laboratorio l’effetto
si esplica entro i tre giorni dal trattamento (Fig. 21-
                            Fig.19– Rappresentazione delle tre superfici
22).
                                  inpiduate  nella  superfice  oggetto  dei
                                  trattamenti.

CORNEDO VICENTINO (prato polifita)
Superfice trattata - mq       10.000
Principio attivo          spinosad
Nome commerciale          Laser
Dose – ml/ha            150
Quantità tot. – ml         150
Volume di acqua - lt        600
Tab. 6 - tabella riassuntiva con le caratteristiche del sito
in cui si è svolta la sperimentazione e del prodotto
impiegato.                             Fig. 20 – Atomizzatore impiegato per il trattamento
                                  con spinosad.




Fig. 21 – Andamento del numero di inpidui rilevati in     Fig. 22 – Numero medio di inpidui mq per ciascuna data
ciascuna zona considerata. La freccia indica il momento     di rilievo. Le frecce indicano il momento del trattamento
del trattamento con Spinosad.                  con spinosad. La barre verticali rappresentano ±ES.
                                Lettere perse indicano differenze statisticamente
                                significative (Test: Tukey's HSD; p<0,05).




                                17
3.4.3 Utilizzo di esche alimentari a base di SPINOSAD
La prova è stata condotta in comune di Brendola su di un prato permanente polifita con
esposizione nord-est ed una altitudine media di circa 290m s.l.m. All’interno dell’appezzamento,
nel quale è stata rilevata la maggiore densità di ortotteri è stata inpiduata una parcella di 200 mq
(Fig. 23). La parcella non è stata delimitata fisicamente in alcun modo in maniera tale da non
interferire con i movimenti degli insetti. Come controllo è stato utilizzata la popolazione della
porzione non trattata della zona 1 (Fig. 23).
L’esca alimentare costituita da crusca è stata idratata al 33% del suo volume iniziale mediante una
soluzione di H2O e Spinosad; tale percentuale di idratazione è stata considerata quella ottimale in
quanto consente di inumidire omogeneamente la crusca, senza causare perdite per gocciolamento
(Tab. 7). Si è poi proceduto alla distribuzione manuale dell’esca sulla superficie. Tutte le operazioni
di preparazione sono state effettuate in azienda al momento dell’avvio della prova.
L’impiego di esche alimentari a base di spinosad, non è nuovo contro le infestazioni di acrididi. In
Sardegna nei primi anni del ‘900 si è fatto grande uso di esche alimentari associate ad arsenico
mentre in vari paesi del mondo si utilizzano in combinazione con insetticidi di sintesi. Tali esche in
pieno campo hanno confermato i buoni risultati già mostrati in laboratorio contro i giovani
evidenziando differenze significative rispetto al non trattato, al rilievo post-trattamento dopo 10
gg (Fig. 24). L’uso di esche alimentari miscelate ad un insetticida di origine biologica può essere
ritenuto una tecnica di controllo a C. italicus da tenere in considerazione e da sviluppare in futuro.
Anche se in generale, rispetto allo stesso insetticida distribuito come spray, l’esca alimentare può
                        avere un’ efficacia meno spettacolare e di pronto effetto
                        quest’ultima presenta indiscutibili vantaggi ambientali. Le
                        esche infatti risultano più mirate agli acrididi in generale e
                        riducono o addirittura eliminano l’effetto dell’insetticida
                        su artropodi non bersaglio. Inoltre, il principio attivo con
                        cui sono state attivate è considerato privo di effetti nocivi
                        su mammiferi e uccelli e lombrico, presenta bassa tossicità
                        sui pesci e si degrada rapidamente nell’ambiente. Per
                        questo motivo le esche impiegate con l’aggiunta di
                        spinosad possono essere considerate una tecnica di lotta a
                        C. italicus efficace e a basso impatto ambientale.
                        Si ricorda che non sono ad oggi presenti esche di questo
                        tipo registrate in Italia contro le cavallette e che le esche
                        oggetto della presente sperimentazione sono state
                        preparate artigianalmente a partire da crusca di frumento.
                        La dose di spinosad con cui è stata attivata l’esca
                        alimentare è stata scelta sulla base della concentrazione
                        dello stesso principio attivo presente in esche registrate
                        contro la mosca domestica. L’efficacia manifestata dalle
                        esche nella presente sperimentazione stimola a successivi
                        ulteriori approfondimenti volti da un lato a valutare
Fig. 23 - Azienda oggetto di studio. La zona l’efficacia dell’esca, testando concentrazioni di spinosad
trattata con esca alimentare ricade via via inferiori, e dall’altro ad aumentarne l’appetibilità
all’interno della zona uno (rettangolo rosso). con l’aggiunta di attrattivi.




                           18
BRENDOLA (prato polifita)
Superficie trattata - mq          200 mq
Principio attivo              Spinosad
Nome commerciale              Laser
Dose - ml/lt                0.5
Quantità tot. - ml             7
Volume di acqua - lt            14
Crusca - kg                10
Volume - lt                42
Idratazione esca - % volume iniziale    33
Tab. 7 – Caratteristiche del sito in cui si è svolta la  Fig. 24 – N° di inpidui mq per data di rilievo. La freccia
sperimentazione e del prodotto impiegato.         indica il momento in cui è stata distribuita l’esca a base di
                             spinosad. Gli asterischi indicano differenze statisticamente
                                                 2
                             significative; NS= non significativo (χ = 4,96; p=0,025).

3.5 ESPERIENZE DI CONTROLLO PRECOCE DELLE GRILLARE
La particolare scalarità di schiusa delle ovature di C. italicus, fa sì che la presenza dell’insetto
aumenti gradualmente nei siti di schiusa per poi diffondersi sul territorio man mano che gli insetti
aumentano di dimensione e di capacità di spostamento. Questo modello si propone immutato
anche a livello di aree limitate, di incolti prativi o di singoli appezzamenti di terreno coltivati a
erbaio o a cereali. Per questo motivo in due aziende si è sperimentato il controllo precoce delle
grillare mediante sopraluoghi periodici della superficie aziendale al fine di identificare ed eliminare
precocemente i singoli focolai di schiusa al momento della loro comparsa. L’obiettivo di tale
attività è stato quello di verificare la possibilità di limitare le infestazioni di cavallette agendo
tempestivamente ed in modo localizzato esclusivamente sui focolai.
Le prove si sono svolte presso una azienda in comune di Brendola (circa 10 ha) e una in comune di
Nanto (circa 12 ha). Ciascuna azienda è stata sudpisa in zone omogenee a prato permanente,
identificate da confini naturali o artificiali (es. viabilità, terrazzamenti, ecc.) (Fig. 25). Ad intervalli
settimanali si è proceduto a monitorare le popolazioni dell’insetto in ogni zona identificata. Nel
corso di ogni uscita si è proceduto a:
- ispezionare l’intera superficie dell’area per rilevare la comparsa di eventuali focolai di neonati;
- rilevare la densità di popolazione generale di ciascuna area;
- rilevare la densità di popolazione degli eventuali focolai inpiduati;
- successivo trattamento dei focolai inpiduati con insetticida a forte potere abbattente.
Per focolaio si intende un’area di limitata superficie (al più di pochi metri quadrati) con presenza di
neonati del primo stadio giovanile in densità molto superiore a quella media della zona di
appartenenza. I focolai sono stati numerati progressivamente sulla base dell’ordine cronologico di
comparsa.
Per gli interventi è stato utilizzato un piretroide a base di deltametrina, autorizzato per gli
ortotteri in erbaio e prato, nella dose di 0,9 ml in 1.500 cc di acqua (pari a 600 ml/1000 lt/1 ha). La
soluzione è stata distribuita con una piccola pompa manuale per giardinaggio. Tutti i dati di
densità sono stati espressi in n° di inpidui/mq. Dai rilievi della densità generale delle aree di
ciascuna azienda (senza includere quindi i dati relativi ai focolai) è stata ricavata la densità media
aziendale nelle perse date di rilievo, al fine di ottenere una curva della dinamica di popolazione
di C. italicus.
In entrambe le aziende tutti i focolai sono stati rilevati su suolo poco profondo, sassoso e con
roccia affiorante.
In entrambe le aziende le schiuse sono iniziate nella seconda metà di maggio. Gli ultimi focolai
sono stati inpiduati nella seconda metà di luglio. A Brendola si sono rilevati i focolai con densità

                             19
più elevate, con punte di circa 230 inpidui/mq (Fig. 27, Tab. 8A). A Nanto, in 2 delle 5 zone non si
sono mai rinvenuti focolai per cui sono state escluse dalle successive analisi (Fig. 28; Tab. 8B). I
trattamenti sono terminati con il controllo dell’ultimo focolaio inpiduato.
I dati di densità di popolazione media delle superfici trattate delle due aziende sono stati messi a
confronto con la densità media rilevata in una circostante area non trattata. Il controllo precoce
dei focolai ha mantenuto le densità nelle due aziende a partire dall’inizio delle schiuse
significativamente più basso. Tale differenza si è mantenuta per tutto il periodo considerato (Fig.
26). In particolare, nelle aziende trattate precocemente la popolazione non ha mai superato i 13
inpidui per metro quadrato contro punte di quasi 50 inpidui nel non trattato (Fig. 26).
Il controllo precoce dei focolai si è dimostrata una valida strategia al fine di ridurre l’impatto
delle pullulazioni. Questo approccio da una notevole serie di vantaggi tra i quali:

  -  La distruzione precoce dei neonati concentrati nei focolai delle grillare impedisce la
    successiva diffusione sul territorio evitando così di dover ricorrere a trattamenti
    diffusi.
  - La concentrazione dell’insetticida necessaria a provocare la morte dei neonati è
    notevolmente più bassa di quella necessaria agli stadi giovanili successivi e a maggior
    ragione agli adulti. A questo proposito sono auspicabili studi volti ad evidenziare la
    dose minima sufficiente per controllare i neonati (determinazione della DL50).
  - Non sono necessari trattamenti su tutta la superficie bensì localizzati in modo
    puntiforme in qualche metro quadrato essendo le piccole cavallette neonate poco
    mobili e concentrate in massa nei luoghi di schiusa.
  - Le concentrazioni necessarie e i modesti quantitativi di insetticida distribuito
    sull’ambiente per il controllo dei focolai consentono anche il ricorso a insetticidi
    abbattenti di sintesi (es. piretroidi) alcuni dei quali già registrati su erbai contro le
    cavallette.
  - I trattamenti possono essere condotti con attrezzature leggere e portatili.
Per contro, per chi intende adottarlo, un approccio di questo tipo richiede:
  - Conoscenza del ciclo biologico dell’insetto in modo particolare del periodo dell’anno
    interessato dalle schiuse delle ovature.
  - Conoscenza della localizzazione delle superfici che potenzialmente possono essere
    adatte alle deposizioni (grillare).
  - Presidio del territorio inteso come necessità di frequenti sopralluoghi nelle potenziali
    grillare da effettuare nel periodo delle schiuse al fine di inpiduare il più
    precocemente possibile i focolai.




                         20
               A                                     B




Fig. 25 - Zone oggetto di studio all’interno delle due aziende (numeri cerchiati): A) Brendola; B) Nanto.
I focolai inpiduati nel corso della stagione sono evidenziati in rosso.




  Fig. 26 – Andamento della densità di popolazione dove è stato condotto il contenimento
  precoce dei focolai a confronto con una superfice non trattata. Barre verticali = ±errore
  standard.




                          21
Fig. 27 - Andamento della densità per ciascuna zona alle varie date di rilievo (curva verde) con densità e data di
comparsa dei singoli focolai (istogrammi rossi) (Az. Ceron – Brendola).




                               Fig.28- Andamento della densità per ciascuna zona alle
                               varie date di rilievo (curva verde) con densità e data di
                               comparsa dei singoli focolai (istogrammi rossi) (Az.
                               Arcobaleno – Nanto).




                A


                            22
23
4 STRATEGIE DI CONTROLLO DI Barbitistes vicetinus
4.1 EFFICACIA DI ALCUNI PRODOTTI INSETTICIDI IN LABORATORIO
Nei confronti di B. vicetinus sono stati condotti solo test di laboratorio dal momento che nell’area
oggetto di studio non si sono registrate forti infestazioni dell’insetto.
Le prove sono state condotte presso i laboratori dell’Università di Padova (DAFNAE). Per le
sperimentazioni si sono impiegati singoli stadi giovanili di 2°-3° stadio. Il trattamento di ciascun
campione è stato eseguito irrorando l’insetto e il substrato vegetale, con 1 ml di
soluzione/sospensione. Questo quantitativo, in sede di prove preliminari, è risultato idoneo ad
ottenere una sufficiente bagnatura. I campioni trattati sono stati 24 (sudpisi in 4 repliche da 6)
per ciascun principio attivo testato e per il testimone non trattato. Sono stati testati 5 prodotti
(Tab. 9). La valutazione dell’efficacia, attraverso il monitoraggio degli inpidui vivi e morti, è
avvenuta a 1, 3, 6, 8 e 10 giorni dal trattamento.
I dati ottenuti ricalcano in buona parte quanto si era delineato per C. italicus e cioè l’effetto
abbattente immediato della deltametrina, la buona efficacia a 3 giorni dello spinosad, l’efficacia
dei funghi Metarhizium spp. a partire da circa una settimana e la sostanziale inefficacia del piretro
naturale almeno alla dose impiegata (Fig. 29).

        Principio attivo/ Entomopatogeno      Nome commerciale    Dose/hl   Dose/ha
                                     ®
                Spinosad               Laser     15ml     150ml
                                     ®
              Piretro naturale             Asset     120ml    1200ml
                                       ®
               Deltametrina             Decis Jet    60ml     600ml
                                      ®
           Metarhizium anisopliae            Met52       5g     50g
                                        ®
            Metarhizium acridum          Green Muscle      5g     50g
       Tab. 9 – tabella riassuntiva degli insetticidi e delle dosi impiegate nella prova di
       efficacia di laboratorio su B. vicetinus avviata il 16/04/2014.




Fig. 29 - Efficacia insetticida di alcuni insetticidi su stadi giovanili di B. vicetinus (2°-3° stadio). Le barre verticali
rappresentano ± errore standard. Dati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) e al Tukey HSD test. A
lettere perse corrispondono differenze statisticamente significative per P<0,01.




                               24
5 DOCUMENTAZIONE E DIVULGAZIONE

Considerati gli evidenti impatti delle pullulazioni di cavallette nelle aree coltivate e non, si è
ritenuto di primaria importanza sviluppare una efficace strategia pulgativa per i cittadini e i
portatori di interesse delle aree interessate, in grado di trasmettere con rapidità tutte le
informazioni disponibili sullo stato delle attività di monitoraggio e di sperimentazione e sui rimedi
da adottare.
Questo compito è stato svolto in particolare dal Servizio Fitopatologico Provinciale, Organo di
riferimento e coordinamento delle attività progettuali (Fig. 30), il quale si è avvalso a tal scopo
della collaborazione di un professionista esterno (dott. for. Fabio Chinellato).
Le informazioni sono state rese prevalentemente in forma di rubriche, ma anche di articoli di
approfondimento, e diffuse sia attraverso i canali mediatici tradizionali (trasmissioni televisive,
incontri frontali, schede illustrative) che quelli innovativi (sito internet dedicato, social network e
mailing list). In particolare sono stati realizzati:
1) 20 Bollettini SOS cavallette. Notiziari settimanali di informazione sullo stato delle pullulazioni
nel territorio e sui modi e tempi di lotta, redatti in forma sintetica e di facile comprensione dal 3
aprile al 21 agosto. La diffusione è stata fatta principalmente tramite il web sul portale
istituzionale    della   Provincia    (http://www.provincia.vicenza.it/ente/la-struttura-della-
provincia/servizi/agricoltura/serv-fitopatologico-sos-cavallette)     e la trasmissione televisiva
“Bollettino Fitopatologico” di TVA Vicenza e Tele Chiara.
2) Un sito internet SOS cavallette (http://soscavallette.wordpress.com). Spazio appositamente
creato per trattare in modo più approfondito la problematica e dove sono stati pubblicati e resi
disponibili al download:
    il Progetto di attività 2014;
    20 articoli di approfondimento;
    le schede descrittive delle due specie di cavallette oggetto di studio (Barbitistes vicetinus e
     Calliptamus italicus);
Il sito ha avuto un totale di 2486 visite con una media di 15 visite al giorno ed un picco di 71.
3) Due profili social networks Facebook (http://www.facebook.com/soscavallette) e Twitter
(http://twitter.com/soscavallette), per diffondere ulteriormente i contenuti del sito internet e i
bollettini.
Su Facebook: 74 utenti registrati (likes), 13 articoli (post) e 323 visite per l’articolo più visto
Su Twitter: 19 utenti registrati (followers) e 32 articoli (tweets).
4) 3 report televisivi. Due produzioni di approfondimento di TVA Vicenza con interviste ai referenti
del Progetto trasmesse il 13 marzo e il 28 giugno 2014 e un servizio del TGR di Rai 3 trasmesso il 15
maggio.
5) Un indirizzo mail dedicato sos-cavallette@provincia.vicenza.it. Spazio creato per ricevere
domande e inviare risposte alle numerose richieste di assistenza dei privati cittadini, degli enti e
istituzioni territoriali, nonché per inoltrare i bollettini ai circa 40 Comuni della Provincia interessati
dal problema.
6) 4 incontri frontali. Uno iniziale di presentazione del Progetto per i Comuni dell’areale berico e
lessino e altri tre a beneficio della cittadinanza tenuti a Lonigo (13 maggio), Nanto (14 maggio) e
Cornedo Vicentino (15 maggio) giusto all’inizio del periodo di rischio pullulazioni di C. italicus.
5) svariati comunicati stampa per le testate giornalistiche locali




                          25
Conclusioni
I mezzi adottati e il tempismo della comunicazione sono risultati decisivi in perse situazioni di
pullulazione di cavallette.
L’utilizzo delle tecnologie informatiche in particolare ha agevolato enormemente la veicolazione
delle informazioni e la realizzazione degli interventi di contenimento consigliati. Nelle aree collinari
maggiormente interessate al problema tuttavia esistono delle difficoltà di accesso a internet, sia
oggettive che soggettive, che non consentono una diffusa penetrazione dei messaggi. In queste
realtà critiche il passaparola tra gli abitanti ha svolto un ruolo significativo ma non sufficiente alle
necessità.
Gli incontri frontali con la cittadinanza si sono rivelati di indubbia utilità per consentire al Gruppo
di lavoro di ricavare conoscenze e osservazioni locali utili alla taratura delle attività programmate.




               Regione                         Comuni
                                          Uffici Ambiente
               Veneto
                Settore
              Fitosanitario




    DAFNAE                  IGSA                Organizz.
     UniPD                 ProvVI                  di
    Responsabile              Responsabile
                        Organizzativo
                                           categoria
   Tecnico-scientifico




               ULSS 6                        Portatori
              Dipartimento
              Prevenzione
                                          interesse




Fig. 30 – Organigramma e funzioni delle Strutture operanti nel Progetto.




                             26
6 CONSIDERAZIONI FINALI

 Anche nel corso del 2014 si è ripresentato nelle aree collinari del vicentino ad esclusione della
 pedemontana, il problema delle pullulazioni di Calliptamus italicus (con punte di oltre 45
 inpidui per metro quadrato) con danni alle colture erbacee e fastidio ai residenti.
 Le attività condotte nel presente programma hanno mirato da un lato allo studio della
 diffusione delle pullulazioni sul territorio e dall’altro all’inpiduazione di strategie di controllo
 a basso impatto ambientale e impegno economico. Nel contempo, essendo per gli abitanti e
 agricoltori quello delle cavallette un fenomeno nuovo, parecchio spazio si è dedicato alla
 pulgazione delle problematiche connesse alle pullulazioni e alle loro possibilità di controllo.
 Ai fini del successo del controllo delle pullulazioni di C. italicus è risultato determinante un
 approccio integrato che metta insieme semplici tecniche agronomiche, l’impiego di insetticidi
 di origine biologica e di antagonisti naturali, la conoscenza del ciclo dell’insetto e dei siti di
 ovideposizione.
 Le lavorazioni autunnali delle superfici adatte ad ospitare le ovature di C. italicus si sono
 dimostrate sicuramente la migliore azione preventiva possibile in grado di ridurre in modo
 significativo l’entità delle schiuse primaverili. Laddove possibile, sarebbe indubbiamente utile
 incentivare i proprietari alla corretta gestione delle colture foraggere al fine di rinnovarle alla
 fine del normale periodo produttivo. Alcune criticità sono emerse a questo proposito. Molte
 superfici potenzialmente pericolose appartengono a proprietari non conduttori e non residenti
 i quali hanno scarsa attenzione o interesse a praticare una qualche forma di controllo/lotta.
 Frequentemente tali superfici presentano caratteristiche stazionali tali (es. rocce affioranti e
 abbondanza di scheletro) da rendere difficili o impossibili le lavorazioni.
 Nei confronti delle azioni di contenimento l’impiego dell’avifauna da cortile (faraone) fornisce
 sicuramente un valido contributo in tutte quelle situazioni in cui risulti possibile il
 mantenimento di una colonia stabile e ambientata. Nell’esperienza maturata nel corso della
 presente attività è emersa l’importanza di avere sin dall’inizio della stagione animali ben
 ambientati nel territorio. Sarebbe auspicabile per il prossimo anno diffondere ed incentivare
 tra le aziende del territorio l’allevamento delle faraone.
 Nei confronti degli insetticidi si è sin dall’inizio deciso di non enfatizzare il ricorso alla lotta
 chimica e di puntare, oltre che all’avifauna da cortile, all’impiego di insetticidi di origine
 naturale. È noto che l’impiego massiccio e prolungato di principi attivi di sintesi, a fronte di una
 momentanea efficacia, potrebbe causare nel tempo effetti collaterali ancora più gravi per
 alterazione dell’ecosistema.
 Premesso che la lotta mediante qualsiasi tipo di insetticida ha senso esclusivamente contro gli
 stadi giovanili, alcuni insetticidi di origine naturale, come lo spinosad, si sono rivelati
 estremamente efficaci. In particolare, lo stesso principio attivo addizionato ad esche a base di
 crusca di frumento ha dato ottimi risultati in termini di contenimento delle cavallette e di
 impatto nei confronti di insetti non target. Si ritiene molto importante approfondire le
 possibilità di impiego di questo tipo di esche anche al fine di migliorarne l’appetibilità e di
 verificare la quantità di insetticida minima efficace da addizionare. Anche i risultati altalenanti,
 in termini di efficacia, forniti dai funghi entomopatogeni rendono auspicabili ulteriori
 approfondimenti.
 Una strategia di contenimento precoce che ha fornito ottimi risultati è stata indubbiamente
 quella del controllo precoce dei focolai nelle grillare. L’esperienza acquisita nel presente
 lavoro ha evidenziato la possibilità di controllare con estrema efficacia i focolai mediante il
 trattamento dei neonati che alla nascita sono estremamente concentrati su piccole superfici. I
 modesti volumi di insetticida necessari a questo scopo rendono compatibile anche il ricorso a
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  principi attivi di sintesi come il piretroide Deltametrina (il cui impiego tra l’altro risulta
  autorizzato su erba medica contro le cavallette). Per contro un approccio di questo tipo
  richiede una certa preparazione da parte dell’operatore intesa come conoscenza della
  fenologia dell’insetto, della sua biologia e dei potenziali siti di ovideposizione nonché un
  costante presidio del territorio. Tali sistemi di lotta poco impattanti per l’ambiente richiedono
  di essere messi a punto nel metodo al fine di poter dare risultati più costanti ed essere quindi
  proposti su ambiti comprensoriali.
  Circa la pulgazione, infine, è necessario assicurare un adeguato supporto informativo alla
  cittadinanza anche in futuro. Gli strumenti utilizzati nel 2014, Bollettini SOS cavallette e sito
  internet in particolare, si sono rivelati strumenti potenti che però devono essere
  maggiormente conosciuti. Ciò si può raggiungere attraverso una campagna di amplificazione
  mediatica alla quale devono prendere parte in maniera più consistente e attiva le
  Organizzazioni di Categoria, i portatori di interesse e soprattutto i Comuni del territorio.




Il Progetto di attività per il monitoraggio e il controllo delle infestazioni di cavallette in provincia
di Vicenza -anno 2014- è stato finanziato dalla Provincia di Vicenza, dalla Regione del Veneto,
dai Comuni di Brendola - Cornedo Vicentino - Nanto.
L’ impegno economico complessivo è stato di 17.000 euro.




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