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Liberata a Recoaro un’aquila curata al Centro Rapaci della Provincia

pubblicato il 02/05/2011, ultima modifica 02/05/2011

Recoaro Mille, 28 aprile 2011
Un improvviso vento freddo sulle penne, pochi colpi d’ali e in un istante è scomparsa dalla vista dell’uomo. Una cerimonia tanto veloce quanto emozionante, che ha avuto come protagonista un’aquila reale tornata questa mattina a volteggiare sui monti di Recoaro dopo un periodo di riabilitazione al Centro Recupero Rapaci di Arcugnano.
Una protagonista schiva per un evento eccezionale, tanto da attirare a Recoaro un nutrito numero di turisti, telecamere e macchine fotografiche alla mano, nonostante la leggera pioggia quasi ghiacciata, un freddo e un vento invernali. Condizioni climatiche che non hanno scoraggiato la Polizia Provinciale, guidata dall’Assessore Marcello Spigolon, agenti del Corpo Forestale dello Stato con il comandante Davide Simeoni, il Presidente del Comprensorio Alpino Ivano Cornale, il Sindaco di Recoaro Franco Perlotto, Alberto Fagan responsabile del Centro Rapaci e tanti giornalisti. Tutti desiderosi di prendere parte ad una storia che non ha molti precedenti.

Una storia iniziata il 1° marzo scorso, quando nel centro abitato di Recoaro Terme un passante ha avvistato una giovane aquila in evidente difficoltà: svolazzava, ma non riusciva a prendere quota e si era appollaiata sul parapetto del torrente Agno.
“Non è raro vedere le aquile ad alta quota –precisa Simeoni- visto che i nostri monti sono un habitat ottimale per loro, ma mai era capitato di vederne una in città. Nel primo anno di vita è alta la mortalità di questi rapaci e capita, sulle cime, di recuperare piccoli corpi.” La nostra aquila invece è scesa in città a cercare aiuto. E l’ha trovato nel Corpo Forestale dello Stato, che l’ha catturata per affidarla al Centro Riabilitazione Rapaci gestito dalla Provincia di Vicenza e dall’ATC Vicenza SUD, in particolare alle cure di Alberto Fagan, riconosciuto come il maggiore esperto di rapaci a livello nazionale.

“L’aquilotto pesava 2,7 kg –ricorda Fagan- aveva meno di un anno di vita e presentava le “barre di fame” sulle penne, ossia un piumaggio non perfetto a causa della denutrizione patita ancora nel nido. L’ho fatto visitare da un veterinario specialista in rapaci, Massimo Vinelli, e l’ho sottoposto ad esami e accertamenti alla clinica veterinaria dell’Università di Bologna, diretta dal professore Mauro Delogu, per escludere parassitosi, infezioni e altre gravi patologie”.
Fagan si è preso cura dell’aquila, l’ha alimentata stimolandone l’appetito, fino a farle raggiungere i 3,75 kg di peso, e soprattutto le ha fatto fare riabilitazione, facendola volare tra le colline di Arcugnano in preparazione al grande volo nel cuore delle Dolomiti.

Dopo due mesi, oggi, è arrivato il grande giorno del ritorno a casa. Come tutte le star, l’aquila si è fatta precedere da due gheppi e una pojana, anch’essi curati nei mesi scorsi al Centro Rapaci. Aperte le gabbie, i tre volatili si sono sgranchiti le ali e sono volati via. Dando tempo agli spettatori di capire la probabile traiettoria di volo dell’aquila.
L’Assessore Spigolon, affiancato dagli agenti della Polizia Provinciale e dal Sindaco Perlotto, ha aperto quindi la gabbia più grande. Appena il tempo di essere sfiorata dal vento freddo e l’aquila reale, imponente nella sua apertura alare, si è diretta fiera e decisa verso il cielo più alto. “La terremo sotto controllo con un radiotrasmettitore –spiega Fagan- ma sono certo che non avrà più bisogno di noi.”

Per i prossimi cinque anni si sposterà molto, afferma Cornale, percorrendo distanze che arrivano anche a qualche migliaio di chilometri. Ma tornerà a nidificare e a riprodursi sui monti di Recoaro, dove è nata e dove trascorrerà la maggior parte della vita.
“Un epilogo felice –conclude Spigolon- possibile grazie al Centro Rapaci, gestito dalla Provincia e sostenuto con i proventi delle licenze di caccia. Ci prendiamo cura di animali feriti, debilitati, denutriti, con l’obiettivo di restituirli in forza al loro habitat. Anche questo è rispetto per l’ambiente.”